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La Redazione

 

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La radioattività in Iraq è uguale a 250.000 bombe di Nagasaki

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A cura di Truman
Il 6 Novembre 2004
210 Views
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di Bob Nichols

Come scrittore non riesco a trovare molte parole per descrivere cosa siano 61° C all’ombra. So cosa sono 48,8° nel Phoenix e i 42° nella sauna che uso. Ma sessantuno gradi all’ombra mi lasciano senza parole. Proviamo ad immaginarci quella temperatura mentre indossiamo un elmetto, una camicia a maniche lunghe, pantaloni lunghi, un giubbotto a prova di proiettile e uno zaino di 32 chili. All’opposto gli inuit dell’Alaska e del Canada hanno 37 parole per parlare precisamente delle diverse forme della neve.

Dal momento che la temperatura in Iraq sta salendo sembrava giunta l’occasione di raccontare una storia. Nel 2003 c’era un soldato inglese di 19 anni il cui compito era quello di lavorare in un carro inglese. In Iraq. In estate. Da Londra si seppe che si dimenticò di bere sufficiente acqua e finì letteralmente cucinato nel suo carro. Ma quest’articolo non si occupa della temperatura in Iraq. Anche se possiamo scommettere che il tempo sarà veramente importante per gli americani abbastanza sfortunati da ritrovarsi ancora in Iraq quest’estate.

In questo articolo si parla delle armi americane costruite con componenti di uranio.

Tutto quello che abbiamo impiegato nella nostra guerra contro di loro contiene uranio (molto uranio): pallottole, struttura protettiva dei carri di 120 mm, bombe di tutti i tipi, comprese quelle intelligenti, bombe da 225 a 900 Kg, missili cruise, ecc. Nel caso di un missile cruise, si è inviato ben 360 Kg di materiale. Quest’articolo tratterà di quanto uranio radioattivo i nostri ragazzi, che rappresentano noi, noi cittadini americani, hanno lasciato cadere in Iraq. Senza fare molti discorsi, essi hanno lasciato cadere sull’Iraq circa 1.800.000 chili di materiale.

Ora, la maggior parte di noi non ha la più pallida idea di cosa rappresentino 1,8 MILIONI DI CHILI di qualcosa, molto meno della polvere di uranio, che questo materiale produce quando viene sparato e esplode. Come paragone si può dire che questa cifra è uguale a 1.333 auto che pesano circa 1350 Kg l’una. Sono molte auto; possiamo immaginarci quanto esteso sia un parcheggio che contiene mille e trecento trentatrè auto. Il punto è: questa è stata ed è un’operazione di grandezza industriale. E sta ancora andando avanti.

Mettere 1,8 milioni di Kg di polvere d’uranio radioattiva sul terreno in Iraq è stata una cosa chiaramente deliberata. Non è stato un incidente. Noi, cittadini americani, attraverso i nostri ragazzi nell’esercito, lo abbiamo fatto di proposito.

Quando le pallottole, le bombe o i missili all’uranio colpiscono qualcosa o esplodono la maggior parte dell’uranio immediatamente si trasforma in particelle di polvere molto, molto piccole, troppo fini da poter essere viste. Quando i soldati americani o gli iracheni ne respirano solo una piccola quantità nei loro polmoni, piccola quanto un grammo, è come se fossero sottoposti ad una radiografia ogni ora per il resto della loro breve vita.

L’uranio non può essere rimosso, non c’è alcuna terapia, non ci sono cure. L’uranio sopravviverà più a lungo dei corpi dei Veterani e degli iracheni; perché esso dura praticamente per sempre.

Ma c’è di peggio. Sembra che un Ammiraglio, ex capo di stato maggiore della marina indiana, si sia domandato quanta radiazione esso rappresenti. Egli inoltre voleva tradurre quella cifra in una immagine che il mondo, ma specialmente il mondo non americano, poteva facilmente capire.

L’Ammiraglio decise di calcolare quante Bombe Atomiche di Nagasaki si devono far esplodere per ottenere la quantità totale di radioattività dispiegata in Iraq nel 2003 (1,8 milioni di Kg di uranio).

L’Ammiraglio inoltre voleva calcolare quanta radioattività le forze militari americane avevano impiegato nelle ultime 5 guerre americane, le cosiddette 5 guerre nucleari.

Questo è un obiettivo abbastanza semplice per una persona come un capo di stato maggiore della marina di un paese che è membro del Club Nucleare. Usare la bomba di Nagasaki come unità di misura è una svolta particolarmente raccapricciante. Per coloro che negli Stati Uniti non la conoscono, si ricorda che le Forze Militari Americane gettarono due bombe nucleari sul Giappone alla fine della II Guerra Mondiale. Tutto il mondo lo ricorda.

Una bomba atomica venne gettata sulla città di Hiroshima, l’altra sulla città di Nagasaki tre giorni dopo. Circa 170.000 persone furono immediatamente incenerite. Fu veramente un grosso regalo.

E’ un’unità di misura che può essere compresa nel resto del mondo; ma non molto bene da Fox News (c) o dal resto dei media americani Fox-simili. Il Dipartimento dell’Energia infatti parla ancora delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki adoperando il termine “test”. L’Ammiraglio ha rilasciato i suoi dati mesi fa ad una conferenza scientifica in India. Questo articolo è il primo resoconto fornito negli Stati Uniti. Ed è stato dapprima rilasciato su Internet.

L’ammiraglio ha calcolato il numero di atomi radioattivi nella bomba di Nagasaki e lo ha comparato con il numero di atomi presenti nei 1,8 milioni di Kg di uranio lanciato sull’ Iraq dalla guerra del 2003. Ora, credetemi, è molto più complesso di come lo sto dicendo; ma, essenzialmente, è ciò che gli esperti in India hanno fatto.

Quante bombe nucleari tipo Nagasaki occorrono per raggiungere la radioattività dispersa nella Guerra irachena del 2003? Risposta: a circa 250.000 bombe nucleari.

Quante bombe nucleari tipo Nagasaki occorrono per raggiungere la radioattività dispersa nelle ultime 5 guerre nucleari americane? Risposta: Circa 400.000 bombe nucleari.

Chi avrebbe mai fatto una cosa come questa?

Noi. Il solo popolo nella storia del mondo che si è impegnato in guerre nucleari sono gli americani, i cittadini degli Stati Uniti. Si può supporre che anche i tedeschi e i giapponesi nella II Guerra Mondiale volevano confrontarsi in una Guerra nucleare e che forse i militari americani li hanno battuto sul tempo.

Numerosi studiosi accademici potrebbero dibattere a lungo se, oppure no, Herr Hitler, Fuhrer della Germania, avrebbe impiegato munizioni di uranio nei Sudeti se ne avesse avuto la disponibilità. Certamente i tedeschi ne sapevano molto, almeno quanto ne sapevamo noi. Ed è molto dubbio che Hitler avesse mai avuto l’intenzione di usarle anche perchè i Sudeti erano molto vicini alla madrepatria, la Germania nazista.

Un generale americano chiamato Leslie Groves era responsabile del progetto di fabbricazione della bomba chiamato Progetto Manhattan. Nel 1943 il Dipartimento della Guerra sapeva esattamente per cosa potevano servire le bombe e i proiettili all’uranio.

Se le bombe nucleari non fossero detonate in Giappone, l’uso dei proiettili e delle bombe all’uranio avrebbe fatto un passo indietro. E nel 1980 Ronald Reagan fece sì che il rinominato Dipartimento della Difesa facesse risorgere il materiale mortalmente radioattivo nei proiettili, bombe e missili. Nessun problema allora che il suo soprannome popolare fosse Ronnie RayGuns (pistole radioattive).

I militari americani nel 1943 conoscevano inoltre i sintomi dell’avvelenamento da radioattività; sintomi che iniziano con la sensazione di gola irritata per arrivare ad una morte agonizzante paragonabile ad un processo di cottura dall’interno.

Il Presidente Bush ha promesso di invadere 12 paesi nel suo discorso all’Unione degli Stati nel 2003. Io credo a quell’uomo. Per qualche ragione alcuni miscredenti americani non gli prestano fede o pensano che stia esagerando. Comunque il resto del mondo ha tutte le ragioni per credergli.

Non c’è da preoccuparsi perché il Presidente ha tanto di quel materiale grezzo per costruire munizioni all’uranio radioattivo. Ci sono più di 77.000 tonnellate depositate nei 103 impianti di smaltimento nucleare e nei molti laboratori per la fabbricazione di armi nucleari negli USA. Ciascuno è capace di produrre 113 Kg di materiale radioattivo al giorno per missili, bombe e proiettili all’uranio. Per dirla schietta, ciò è sufficiente per 40,5 campagne di glorioso successo come quella contro l’Iraq nel 2003.

Ogni anno in questo perio
do i venti del Sud lasciano una fine sabbia del deserto sulle auto parcheggiate all’esterno nell’Europa continentale e in Gran Bretagna. Presto questa polvere di sabbia porterà una sorpresa. Grazie agli americani. Grazie a noi. Noi abbiamo fatto questo al mondo. E, ci domandiamo perché ci odiano e ci disprezzano.

Questo risultato di uccisioni indiscriminate prodotte dalle armi all’uranio dà un significato nuovo ad un vecchio termine: carne da cannone. In Iraq, ciò che è andato, ritorna. Se non le stesse munizioni di uranio, la polvere d’uranio sarà dentro i corpi dei nostri soldati di ritorno, bombe a orologeria che lentamente portano via la vita degli ingenui e degli ignoranti con la loro propria fonte interna di radioattività, la carne da cannone delle guerre nucleari americane del 21° secolo.

Metti il tuo finale a questo articolo

Molte persone hanno fatto tutto ciò che è pensabile per fermare queste guerre nucleari. E più specificatamente per fermare l’uso dell’uranio come munizione e per cancellare gli impianti nucleari. Abbiamo tentato e fallito per anni. Perché non ci proviamo? Scrivi quali passi vorresti adottare per cambiare questa situazione.
Contattami a: [email protected].

Bob Nichols scrive a Oklahoma City ed è un editorialista per DemoOkie.com. Bob Nichols scrive anche contributi per LiberalSlant, Democratic Underground, OnlineJournal, AmericaHeldHostage, ed altre pubblicazioni online. Contribuisce anche a The Oklahoma Observer ed altre pubblicazioni a stampa. Vive e lavora a Oklahoma. E’ un membro del CASE (Azione dei cittadini per l’energia sicura) e presidente della Carrie Dickerson Foundation. CASE ha fatto fallire due importanti tentativi di costruire nuovi impianti nucleari nell’Oklahoma.

Copyright 2004, Bob Nichols. All rights reserved. Permission for reposting is allowed provided the complete text and attribution are kept intact.

Traduzione di comedonchisciotte.net

da www.dissidentvoice.org (March 27 2004)

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