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La Redazione

 

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La questione ucraina e l’amministrazione Trump

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A cura di Markus
Il 15 Novembre 2024
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Alexander Dugin
arktosjournal.com

Alexander Dugin sostiene che l’irremovibile volontà della Russia di integrare pienamente l’Ucraina nella sua sfera è un imperativo geopolitico, guidato da necessità esistenziali piuttosto che da ambizioni espansionistiche, e deve essere chiaramente comunicata ai leader occidentali, in modo particolare a Trump, per evitare equivoci disastrosi.

Quando diciamo che tutta l’Ucraina dovrebbe far parte di uno spazio russo unificato, non facciamo richieste troppo estreme. Non si tratta di massimalismo. Lo stato attuale dell’Ucraina è incompatibile con l’esistenza stessa della Russia. E, se la questione venisse congelata ancora una volta, anche con l’inclusione di tutti i nostri nuovi territori all’interno dei confini amministrativi, non risolveremo nulla. Si riarmeranno e attaccheranno di nuovo. Nessuno può garantire il contrario.

Ma neanche una simile proposta di tregua ci viene offerta.

Pertanto, per quanto ci riguarda, i negoziati con Trump sull’Ucraina saranno condotti come segue: l’Ucraina è nostra; tutto il resto è negoziabile. Un accordo? Certo, non ci verrà regalato. Ma non ne abbiamo bisogno. La libereremo da soli, a qualunque costo.

L’unica domanda è se, lungo questo percorso, riusciremo a evitare la guerra nucleare o, purtroppo, no.

Sarebbe meglio evitarla, ma siamo pronti a tutto. L’Ucraina, per noi, non è il desiderio di conquistare qualcosa di più, ma la minaccia esistenziale di perdere tutto. E questa non è un’ipotesi, è un dato di fatto.

È molto preoccupante che la gravità della nostra situazione non sia compresa in Occidente. I globalisti di Biden sono riusciti a spostare la finestra di Overton così tanto verso la realtà della sconfitta strategica della Russia che questa tendenza è diventata centrale. Coloro che sono più ragionevoli e vicini alla Russia dicono: forse non vale la pena cercare di sconfiggere la Russia, perché il costo sarebbe troppo alto. Ma quelli che sono infuriati con noi, quelli che cavalcano l’onda della russofobia, proclamano: diamole questa sconfitta strategica, la Russia non oserà lanciare un attacco nucleare, è un bluff. Bluff o no, lo si saprà solo quando sarà troppo tardi.

Tutto questo, questa mappa mentale, crea una seria minaccia alle relazioni dell’amministrazione Trump con la Russia – l’ipnosi della russofobia è troppo radicata ed efficace. Questo era il piano. Con le migliori intenzioni, Trump potrebbe dire: Mosca, prenditi tutto entro la LBS (Linea di Contatto). E questo è tutto. Facciamo l’accordo?

Per noi questo è assolutamente inaccettabile. Sarebbe un’inevitabile nuova guerra e un probabile collasso della Russia stessa. Perché sarebbe una sconfitta. In tutti i sensi. Trump potrebbe anche pensare che sta dandoci ciò che vogliamo. Ma per noi sarebbe una sfida diretta, un ricatto e un invito alla resa.

Questa è una situazione molto pericolosa in cui le realtà geopolitiche si scontrano con cliché mentali artificiali. Nel complesso, crea una dissonanza cognitiva estremamente pericolosa.

Washington deve capire che la Russia ha bisogno di tutta l’Ucraina, punto e basta. Allora lasciamo parlare il “compagno arma nucleare”.

È un peccato avviare un dialogo con la nuova amministrazione americana, generalmente contraria al globalismo e ai valori antitradizionali, su una nota così dura. Ma questa è l’ennesima trappola lasciata dai globalisti. Forse Trump non lo capisce. E noi, pur manovrando diplomaticamente, esitiamo a chiamare le cose con il loro nome. Con Trump è meglio essere schietti. L’Ucraina (tutta) è nostra e questo non è in discussione. Lì combattiamo con le armi convenzionali fino alla vittoria. Quali sacrifici sopportiamo sono affari nostri. Occupatevi di qualcos’altro.

Le sanzioni possono rimanere, non è necessario rinnovare i rapporti. Questo sarà per dopo. Ma l’Ucraina sarà nostra, interamente e incondizionatamente.

Perché senza questo, periremo. E noi non vogliamo morire. Anche in questo caso non c’è estremismo, ma solo le fredde leggi della geopolitica, chiaramente descritte da entrambe le parti: da noi e da Brzezinski. Il distacco dell’Ucraina dalla Russia era stato un imperativo dell’intera scuola atlantica di geopolitica fin dalla sua fondazione – da Mackinder (e anche prima). È semplicemente una legge. Per la scuola eurasiatica vale l’assioma opposto: l’Ucraina sarà russa, oppure non ci saranno né l’Ucraina, né la Russia, né nessun altro.

Si sta delineando una situazione molto delicata. Con Biden e i fanatici globalisti era tutto chiaro. Avevano avanzato richieste inaccettabili e le nostre richieste erano sembrate loro inaccettabili. Con Trump la questione è diversa. Quello che a lui appare come un “regalo”, per noi sarebbe una dichiarazione di guerra.

Pertanto, è essenziale spiegare tutto questo a Trump in modo chiaro e inequivocabile, senza pathos o emozioni. Se lasceremo quelli della nostra “sesta colonna” a gestire questo percorso negoziale, acconsentiranno a qualunque richiesta, immediatamente. Ma il nostro popolo, credo, lo capisce. Tuttavia, la nuova amministrazione Trump a Washington, che, anche teoricamente, non può essere priva di neoconservatori o di incaricati dello Stato profondo, potrebbe facilmente scambiare una cosa per un’altra.

Credo che la soluzione più diretta sarebbe quella di dichiarare ora, durante il periodo di transizione a Washington, i veri piani della Russia per l’Ucraina. La Russia si fermerà solo dopo la resa incondizionata di Kiev e il pieno controllo dell’intero territorio. L’Ucraina è la Russia. Questa è la nostra posizione nucleare.

Alexander Dugin

Fonte: arktosjournal.com
Link: https://www.arktosjournal.com/p/the-ukraine-question-and-the-trump-administration
12.11.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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