La malattia come concetto e logica di vita nell’uomo contemporaneo

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di Elsa Forner
comedonchisciotte.org

Il fenomeno pandemico ha messo in evidenza un aspetto tanto irrazionale, quanto inaspettato: il concetto di malattia fa ormai parte dello stile e della logica di vita dell’uomo moderno. In particolare l’individuo di oggi si è abituato a pensare di abitare un corpo segmentato e affetto in ogni sua porzione da sintomi e disagi, in altre parole l’uomo moderno si adatta a sottoporsi a cure di ogni genere per ogni sintomo, in fuga dall’unico intollerabile disagio: l’angoscia di vivere.
In questa concezione, non è la salute a far parte della vita degli individui, ma è la malattia la nuova filosofia di vita. l’idea di essere malati di qualcosa, affetti da qualcosa dà un nome proprio all’angoscia e dunque rende reale la possibilità che possa essere debellata. Questo attraverso l’illusoria certezza che di tutto si possa guarire, persino dall’ansia di vivere, per ottenere una salute perfetta: stato irrinunciabile nel mondo del benessere. Per arrivare a questo è necessario “vaccinare” gli individui dal senso di realtà a favore di uno stato di salute del tutto immaginario. Per godere di ottima salute è necessario ammettere, o per meglio dire, convincersi che si è malati, sempre, da subito. Persino la gravidanza è divenuto un fenomeno da tenere sotto il massimo e rigoroso controllo (parallelamente abbiamo gli sviluppi dell’eugenetica che ci mettono a disposizione delle sperimentazioni in atto, finalizzate ad ottenere un “figlio”, se così ancora si può chiamare, con le caratteristiche fisiologiche desiderate, dal colore degli occhi ad altro).
Ma se la medicina ha fatto passi da gigante per la salute dell’uomo, come mai l’individuo moderno è sempre più soggetto a percepirsi come malato e ad una costante somministrazione farmacologica?
L’individuo contemporaneo vive costantemente sotto l’imperativo di un benessere direttamente connesso ad un ideale sociale irrinunciabile. Benessere associato ad una salute non più intesa come valore soggettivamente costituito e, in quanto tale, indipendente da “linee guida” sanitarie, bensì come carta di credito commisurata al proprio insediamento nella piramide sociale.
Per meglio comprendere questo punto è necessario specificare una differenza di ordine sia storico ma anche epistemologico che segna la differenza fra i due termini SALUTE e SANITA’
La SALUTE è un concetto che da sempre accompagna l’uomo e la sua storia. Lo si ritrova facilmente negli scritti filosofici e nella letteratura spesso per designare il suo “star bene” nel mondo e nel suo tempo. Termine quindi antico come antiche e diversificate tra le popolazioni sono le condizioni che la favoriscono e la costituiscono nel suo significato.
La SANITA’ è un termine decisamente meno antico. Risale alla fine dell’800, inizi ‘900 ed è inteso come sistema sanitario organizzato e diffuso, in altre parole la condizione che regolamenta la salute uniformandola secondo una somministrazione concettuale di salute senza differenze che, come in ogni dittatura che si rispetti, viene consolidata allo slogan “per il bene di tutti”. (bisognerebbe ricordare che in epoche non remote, sempre per il bene di un intero popolo o razza sono stati “scientificamente eliminati” oltre sei milioni di individui).
L’orientamento omologante della salute, sembra muoversi ad una vorticosa velocità con il cambiamento delle politiche internazionali che entrano all’interno dei confini del nostro come di altri Stati, promuovendo forme ancora meno diversificate, ancora più comuni all’insegna del UGUALE PER TUTTI.
Un ottimo esempio è il DSM 5. Una bibbia per gli addetti ai lavori della psico-sfera. Contiene un elenco di centinaia di sintomi entro i quali ogni individuo può riconoscersi ed identificarsi, ma anche sollevarsi da ogni ragionevole dubbio con la promozione della cura, perlopiù farmacodiretta, ad eliminazione del sintomo stesso (che il sintomo sia eliminabile è un’altra illusionistica certezza. Per farlo deve trasformarsi appunto in malattia.
In sintesi, il vademecum della vita psichica, elenca ogni condizione mentale della vita psichica nella sua formulazione “patologica”. Il manuale è attualmente il grande Altro delle abitudini dell’individuo. Rappresenta le nuove tavole della Legge cui sottostare per la propria salvezza. Una nuova Bibbia insomma, l’A-B-C dello stato di benessere universalmente inteso. Come non conformarsi?
La logica della classificazione procede con l’indicativo di un’affezione per chiunque. È dissociante sentirsi bene o restarne fuori.
Un glorioso successo per il processo di GLOBALIZZAZIONE messo in atto dal versante capitalistico per uniformare all’uno uguale per tutti un progresso che ha definitivamente violato ogni diversità popolativa a favore del solito profitto di pochi, a partire dal concetto di salute.
Nella logica sociale questo ha aperto le vie alla discriminazione verso i “comportamenti diversi” ora intesi come sintomatici. Nessuno sfugge al panoptico osservatorio della sanità: uomini, donne, bambini, anziani.
In altre parole, la malattia, a differenza del passato è diventata la norma attraverso cui confrontarsi. Un tempo concepita come innaturale e degna di un ascolto primo fra tutti quello del soggetto sofferente stesso, ora il primo statuto interpellato è il medico, scienza assoluta del sapere del corpo, reso universale, dunque individualmente inascoltato e quindi acefalo.
Oltre che della propria unicità psico-organica, sempre più alienata al grande Altro della Sanità cosmica, l’individuo è eterodiretto e privato del proprio ruolo nel mondo, intrapreso ed inghiottito nell’ingranaggio dell’efficienza e della produttività, figlie del capitalismo moderno, e somministrate a dosi massicce. Un vero e proprio vaccino psichico insomma.
Il vuoto di senso che incombe e significantizza l’angoscia onnipresente dell’uomo odierno, fino a paralizzarlo, è ben simbolizzato nei NSC i Nuovi Sintomi Contemporanei. Ce lo dicono fino a ridursi….all’osso, le nostre giovani anoressiche incarnando il vuoto stesso.
Questo cambia le cose e sposta definitivamente la posizione soggettiva alienandola ad un processo che soffoca definitivamente la volontà individuale. Immaginario e scalata sociale devono fondersi drogando l’individuo nell’illusoria fuga dalla morte e nel sembiante più effimero della eterna felicità.
Il capitalismo con la incessante produzione di oggetti-niente, oggetti illusori che ipnotizzano e coprono il senso di mancanza ad essere insito nell’uomo, tende strategicamente a vanificare nel corso del tempo ogni tentativo dell’individuo a riconoscersi in questa mancanza, indebolendo la sua stessa struttura di essere pensante.
La malattia è uno degli strumenti che fanno da tramite tra l’individuo ed il sistema sociale. Nelle scuole lo studente polemico o distratto va inserito in programmi valutativi del proprio bagaglio intellettivo e difficilmente ne riemerge privo di etichette.
Lo sviluppo della società così inteso ha sviluppato nell’uomo una sorta di farmaco-dipendenza.
La genialità del sistema ha prodotto l’illusione di una scienza medica onnipotente. Caratteristica che ha mostrato l’abisso della sua faglia proprio con l’avvento della pandemia. Le certezze finora somministrate si sono rivelate un falso.
Il grande Altro del discorso capitalista trae vantaggio proprio dall’individuo malato. La sua prospettiva è che non faccia a meno della malattia e dell’illusione che l’ha creata.
Oggi il concetto di salute è definito dal medico e non più dal soggetto stesso attraverso quella che in questo senso viene definita una dittatura sanitaria stipulando con il capitalismo un contratto per il controllo delle masse, come Foucault aveva chiarito molto bene.
In sostanza nell’attuale logica, non c’è salute senza una medicina che la procuri e che soprattutto tappi definitivamente il senso angoscioso della mancanza che altro non è che la sostanza stessa dell’uomo.
Elsa Forner

Pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org

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