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La Redazione

 

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La Guerra

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A cura di Davide
Il 21 Dicembre 2018
959 Views

DI JEAN PINIARSKI

lesakerfrancophone.fr

Non passa un mese, a volte neanche una settimana, senza che un media evochi i rischi di guerra. Ricavando le lezioni da secoli di storia, e in particolare per la Francia da annate come il 1870, il 1914 -18 o il 1939-1945, i nostri insostituibili mezzi di comunicazione possono presentare il nemico: la Russia. La Russia, il più grande paese del pianeta, probabilmente uno dei più ricchi di materie prime, chiaramente abitato da una popolazione insufficiente, che essendosi ritirata dall’Europa dell’Est dopo avervi combattuto e vinto il fascismo, adesso sognerebbe di invadere tutta l’Europa per distrarsi un po’; la Russia, potenza militare di primo piano e che per secoli non è mai stata vinta in casa sua.

Poche persone si stupiscono di questo continuo ritornello di canti guerrieri, ma sappiamo veramente che cos’è la guerra? Non parlo degli omicidi di massa, per esempio i bombardamenti delle città e dei civili da parte dei militari, innovazione del regime nazista durante la Seconda guerra mondiale, che fu ripresa con entusiasmo da altri, e neppure delle altre eredità nauseabonde di questo regime, del resto. Vorrei parlare di cose semplici, della vita di tutti i giorni che deve continuare.

Quando ci promettono la guerra, quell’azione sempre rapida grazie alla quale noi trionferemo senza fatica dei peggiori nemici, che cosa significa per davvero?

Immaginiamo delle bombe che atterrano sulle nostre centrali elettriche. Per cominciare, delle bombe sulle nostre centrali nucleari. Ecco saremo proprio comodi in una situazione che ci metterebbe alle prese con i nostri propri prodotti radioattivi sparsi un po’ dovunque. Non ci sarebbe più bisogno di riciclare i rifiuti, sarà tutto il paese che dovrà essere riciclato. E non bisognerà trovarsi troppo vicini a una centrale nucleare e che il vento soffi nella direzione giusta.

Quanto alle conseguenze dirette: niente elettricità. Ovvero niente più divertimento radiotelevisivo; niente più internet; niente più portatili e tablet; niente più collegamenti a distanza, tutte le macchine elettriche della casa immediatamente in panne. Senza elettricità vuol dire non potersi più scaldare per la maggioranza di noi. Se la guerra viene d’inverno, bisognerà comprare delle coperte e se mancano bisogna sperare di non essere anche in guerra contro la Cina che le fabbrica. Se avete dei pannelli solari, forse siete salvi, ma sbrigatevi almeno ad andare a comprare del materiale a 12 volt, perché non ce ne sarà per tutti: non si immagazzina più niente da molto tempo, e voi sapete dove è sostanzialmente fabbricato.

Senza elettricità, niente acqua nelle cisterne e niente acqua al rubinetto. Chi si sacrificherà per andare a cercare i 200 o 300 litri quotidiani “necessari”, alle nostre famiglie moderne? e dove andrà? anche gli idranti antincendio non funzioneranno più. Se ci sarà ancora un po’ di elettricità sarà consumata dalle chiamate telefoniche dei consumatori furiosi.

Immaginate che qualche bomba caschi su qualche punto di rifornimento di carburanti, quelli che i camionisti bloccavano quando erano in sciopero: niente carburante; niente più spostamenti in camion o in macchina; niente più trasporti di merci e ben presto niente più prodotti nei supermercati. Qui cominciamo ad arrivare all’essenziale.

Dove trovare gli alimentari?

Il congelatore (in panne dopo il taglio totale di elettricità) permetterà di resistere per quanto tempo?

Il felice proprietario di un giardino si dedicherà alla coltivazione delle patate?

Quante ne servono per nutrire una famiglia?

E come si fa, e quanto bisogna aspettare?

L’allevamento dei conigli e la fabbricazione del paté?

Tra l’altro, che cosa mangia un coniglio se non abbiamo più le crocchette del supermercato?

E il mio gatto che non avrà più il suo menu a tre stelle, che cosa diventerà quando avrà fame?

Quello che i media dimenticano di dire, è che durante l’ultima guerra si crepava di fame nelle città. La popolazione delle campagne allora era numerosa e gli abitanti delle città facevano decine di chilometri in bicicletta, senza pedalata assistita, per andare a cercare in campagna del cibo. Ma nelle nostre città diventate tentacolari, circondate di campagne desertificate o saccheggiate sostanzialmente dall’agricoltura industriale, come trovare il cibo se non ci forniscono tutto? I cetrioli spagnoli, le mele neozelandesi, la carne dell’Europa dell’Est, è lunga andarci in bici. Come fare?
Niente elettricità, dunque bucato a mano. Bisognerà chiedere alla nonna come si fa. Speriamo anche che vi siano riserve sufficienti di carburante e altre cose negli ospedali perché altrimenti, senza energia e senza approvvigionamenti, le urgenze saranno trattate in modo meno allegramente spensierato di quello che ci fanno vedere nelle serie televisive attuali. Senza carburanti, se il posto di lavoro è lontano, quante persone faranno domani decine di chilometri per arrivare al lavoro o per portare i bambini a scuola? dormire al lavoro e i bambini a scuola? Chi custodirà la casa? Senza elettricità, anche la produzione completamente computerizzata avrà Il singhiozzo. Senza lavoro, niente salario. Ma le banche porteranno pazienza per le mungiture.

Allora siamo pronti? Per cominciare: niente elettricità, niente riscaldamento, lavarsi con l’acqua fredda se la troviamo, spostarsi a piedi, non più trovare cibo o medicine.

Tra la guerra in casa d’altri che guardiamo alla televisione e quella che viene a battere alla nostra porta, c’è una bella differenza! È certo che i nostri “responsabili politici” e i “giornalisti” dei media che sono pronti alla guerra hanno previsto tutto questo da molto tempo, ma noi, come vivremo noi questo? Per quanti giorni accetteremo di abbandonare le nostre comodità perché per esempio un presidente lettone o un responsabile della NATO possa mostrare i muscoli alla Russia o magari alla Cina?

Quando la guerra sarà cominciata, forse allora ci ricorderemo dei nostri nonni che non si sono affatto divertiti anche se non erano al fronte, e forse cercheremo di capire, un po’ tardi, come ci hanno fatto arrivare fin lì.

 

Jean Piniarski

Fonte: http://lesakerfrancophone.fr

Link: http://lesakerfrancophone.fr/la-guerre

3.12.2018

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a a cura di GIAKKI49

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