Larry Johnson
sonar21.com
La guerra è un piacere colpevole e indiretto, a patto che non siate rintanati in uno scantinato o in una trincea a pregare che un colpo di artiglieria non colpisca direttamente la vostra posizione. Carri armati che rombano, razzi e missili che fischiano e truppe che sparano con armi automatiche sono le cose che Hollywood propone per intrattenere le masse che accendono la televisione per guardare un film di guerra o, meglio ancora, le dirette dal fronte per gentile concessione di intrepidi reporter.
Ma il vero danno dell’invasione russa dell’Ucraina è economico e determinerà l’esito di questa guerra. L’invasione della Russia in Ucraina non solo sta creando scompiglio in Ucraina, ma sta causando danni reali in tutto il mondo. Alcuni ritengono che gli Stati Uniti e la NATO stiano usando l’Ucraina come leva per indebolire la Russia e liberarsi di Putin. Il crimine di Putin? Si è rifiutato di farsi stuprare dall’Occidente. Ma un rapporto RAND del gennaio 2022 suggerisce qualcosa di più oscuro, addirittura diabolico. Ne parleremo più avanti.
Le sanzioni economiche erano state concepite per danneggiare tutti i Russi, non solo Putin e i suoi leader di spicco. Vi ricordate i giorni di euforia all’inizio della guerra, quando i beni russi al di fuori della Russia erano stati sequestrati, gli oligarchi russi, compresi quelli che si opponevano a Putin, si erano visti confiscare le loro proprietà e gli artisti e gli atleti erano stati trattati come lebbrosi ammalati di ebola. L’Occidente aveva di fatto dichiarato alla Russia una guerra non guerreggiata e si era seduto in attesa del collasso dell’economia russa.
Ma la cosa si era ritorta contro e lo aveva fatto in un modo massiccio e inaspettato. Invece di crollare come una tenda da poco prezzo in un uragano, l’economia russa aveva continuato a tirare avanti con un’inflazione minima perché i furbetti di Washington, Londra e Berlino non lo avevano previsto. Non avevano capito che la posizione della Russia come grande esportatore di petrolio, gas, fertilizzanti e altri metalli critici e terre rare la isolava dal dolore che l’Occidente voleva disperatamente infliggerle. La Russia aveva iniziato a stringere legami più forti con la Cina, la cui economia era in difficoltà, accelerando lo sviluppo di una valuta di riserva internazionale alternativa che le avrebbe permesso di commerciare con altre nazioni al di fuori del club NATO.
Ora i nodi stanno venendo al pettine ed è una brutta notizia, non per la Russia, ma per l’Europa. Forse vi sono sfuggite queste recenti notizie:
La crisi energetica in Germania si sta trasformando in una crisi produttiva: un dirigente dell’azienda siderurgica ArcelorMittal ha dichiarato che la consorziata tedesca della società non è più in grado di competere a causa dell’impennata dei costi energetici.
“La produzione in Germania non è più competitiva,” ha dichiarato Reiner Blaschek, amministratore delegato di ArcelorMittal Germania, che ha recentemente chiuso due impianti nel Paese. Egli chiede un rapido intervento politico: “Abbiamo bisogno di prezzi energetici competitivi per l’industria.”
I prezzi del gas e dell’elettricità, saliti alle stelle negli ultimi mesi a causa delle sanzioni e della decisione della Russia di tagliare i flussi di gas, hanno lasciato molte aziende industriali con costi di produzione troppo elevati per rimanere redditizie e molti esperti economici prevedono per il settore industriale tedesco ulteriori sofferenze, che avrebbero effetti a catena sul resto dell’economia tedesca.
Avete capito? ArcelorMittal ha già chiuso due stabilimenti in Germania. Ciò significa lavoratori qualificati disoccupati. E questa disoccupazione si ripercuoterà su altri settori dell’economia tedesca. Quei lavoratori non avranno più denaro extra da spendere in ristoranti e bar. Non avranno i soldi per comprare nuove case o ristrutturare la cucina o il bagno. Tutto questo è il risultato dell'”impennata dei prezzi dell’energia,” conseguenza diretta di politiche verdi idiote e dell’ostilità tedesca verso la Russia manifestata attraverso le sanzioni. L’impennata del prezzo del gas e del petrolio non si ridurrà a breve termine e la Russia ha dato un giro di vite all’Europa tagliando le forniture di gas dal Nordstream.
Anche la Svezia, che ha recentemente aderito alla NATO, sta ricevendo un pugno sul naso dal punto di vista economico:
Il produttore svedese di elettrodomestici Electrolux AB ha annunciato un programma di riduzione dei costi, dopo aver registrato un crollo della domanda dei suoi elettrodomestici in Europa e negli Stati Uniti.
Il secondo produttore di elettrodomestici al mondo dopo Whirlpool ha dichiarato che “si stima che la domanda di elettrodomestici di base in Europa e negli Stati Uniti nel terzo trimestre sia diminuita ad un ritmo significativamente accelerato rispetto al secondo trimestre, a causa dell’impatto dell’alta inflazione sugli acquisti di beni durevoli e della bassa fiducia dei consumatori.”
Anche l’Unione Europea sta lottando per affrontare i forti venti economici scatenati dalle sanzioni alla Russia:
L’incontro di venerdì a Bruxelles ha coronato una settimana frenetica di attività governative in tutto il blocco dei 27 Paesi, in cui è emerso chiaramente quanto sia complesso forgiare una risposta comune alla crisi energetica, data l’ampiezza delle sfide. . . .
La Russia ha alzato la posta in gioco poco più di una settimana fa, quando Gazprom PJSC ha interrotto a tempo indeterminato le forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream.
Questo ha scatenato un’altra serie di misure di bilancio, con i governi che hanno annunciato ulteriori iniziative per aiutare i cittadini a pagare le bollette. Inoltre, sono stati costretti ad affrontare una nuova minaccia finanziaria derivante dalla crisi. Poiché l’impennata dei prezzi dell’energia ha messo in difficoltà alcune imprese che non riescono a trovare liquidità sufficiente per far fronte alle richieste di margini, i Paesi hanno annunciato finanziamenti di liquidità per miliardi di euro.
Dietro il caos economico in Europa si cela il disastro economico in corso in Ucraina. L’economia ucraina non produce un flusso di denaro sufficiente a sostenere lo sforzo militare. Ora dipende totalmente dalla generosità degli Stati Uniti e dell’Europa. Ecco quindi la domanda cruciale: fino a quando i governi europei, alle prese con crescenti disordini interni, continueranno a firmare assegni in bianco a Volodomyr Zelensky e ad esaurire le proprie scorte militari?
Torniamo ancora una volta alla Seconda Guerra Mondiale. L’Unione Sovietica aveva subito perdite catastrofiche durante il primo anno di guerra con la Germania. Mentre le armate naziste affluivano verso est, i Sovietici si erano affettati a smantellare le fabbriche e gli impianti produttivi e a spedirli a est degli Urali. Pensate che gli Stati Uniti, se fossero stati invasi, avrebbero potuto smontare le loro fabbriche di automobili e aerei nell’Illinois e spedirle in Alaska, riassemblarle e farle tornare produttive nel giro di un anno? Perché è quello che avevano fatto i Sovietici. Pur avendo subito perdite inimmaginabili in termini di uomini sul fronte e con villaggi e città rasi al suolo, l’Unione Sovietica aveva continuato ad avere una capacità produttiva e a ricostruire i propri eserciti con nuove reclute.
L’Ucraina non sta facendo nulla di tutto ciò. L’Ucraina non può portare in sicurezza le reclute nei campi dell’Ucraina occidentale per l’addestramento di base senza rischiare di essere colpita dai missili di precisione russi. Gran parte dei centri di produzione dell’Ucraina sono ora nelle mani della Russia. Ricordate Mariupol? Senza centri di addestramento militare sicuri e fabbriche attive, l’Ucraina non può compiere il miracolo economico fatto dai Sovietici nella Seconda Guerra Mondiale.
Finché l’economia russa rimarrà intatta e potrà vendere i suoi prodotti essenziali ad altri Paesi non disposti a sostenere l’Ucraina, la Russia avrà la meglio. Concludo con un plauso agli analisti della Rand. A gennaio, Rand aveva pubblicato un preveggente rapporto in cui cinicamente e senza mezzi termini si spiega perché Washington stia spingendo Berlino a sostenere l’Ucraina e a tagliare i ponti con la Russia:
Ecco il testo integrale del rapporto. Documento RAND [Link scaricabile]
[Nota del traduttore: ovviamente non siamo in grado di verificarne l’autenticità ma, in attesa di smentite, riteniamo sia comunque una lettura interessante ed esplicativa]
Indebolire la Germania, rafforzare gli Stati Uniti
Lo stato attuale dell’economia statunitense non fa pensare che possa funzionare senza il sostegno finanziario e materiale di fonti esterne. La politica di quantitive easing, a cui la Fed ha fatto regolarmente ricorso negli ultimi anni, e l’emissione incontrollata di liquidità durante i lockdown per la Covid del 2020 e 2021, hanno portato ad un forte aumento del debito estero e ad un incremento dell’offerta di dollari.
Il continuo deterioramento della situazione economica porterà molto probabilmente ad una perdita di posizione del Partito Democratico al Congresso e al Senato nelle prossime elezioni che si terranno nel novembre 2022. In queste circostanze non si può escludere l’impeachment del Presidente, cosa che deve essere evitata a tutti i costi.
È urgente che le risorse affluiscano all’economia nazionale, soprattutto al sistema bancario. Solo i Paesi europei vincolati dagli impegni dell’UE e della NATO saranno in grado di fornirle senza che ciò comporti costi militari e politici significativi per noi.
Il principale ostacolo è la crescente indipendenza della Germania. Sebbene sia ancora un Paese a sovranità limitata, da decenni si sta muovendo in modo coerente per eliminare queste limitazioni e diventare uno Stato pienamente indipendente. Questo movimento è lento e cauto, ma costante. L’estrapolazione mostra che l’obiettivo finale potrà essere raggiunto solo tra diversi decenni. Tuttavia, se i problemi sociali ed economici degli Stati Uniti dovessero aggravarsi, il ritmo potrebbe accelerare notevolmente.
Un ulteriore fattore che contribuisce all’indipendenza economica della Germania è la Brexit. Con il ritiro del Regno Unito dalle strutture dell’UE, abbiamo perso un’opportunità significativa di influenzare la negoziazione delle decisioni intergovernative.
È il timore di una nostra reazione negativa a determinare la relativa lentezza di questi cambiamenti. Se un giorno abbandoneremo l’Europa, ci saranno buone possibilità per la Germania e la Francia di raggiungere un pieno consenso politico. Poi, l’Italia e altri Paesi della Vecchia Europa – in primo luogo gli ex membri della CECA – potrebbero aderirvi a determinate condizioni. La Gran Bretagna, che attualmente è fuori dall’Unione Europea, non sarà in grado di resistere da sola alle pressioni del duo franco-tedesco. Se attuato, questo scenario finirà per trasformare l’Europa in un concorrente non solo economico, ma anche politico degli Stati Uniti.
Inoltre, se gli Stati Uniti per un certo periodo saranno sommersi da problemi interni, la Vecchia Europa sarà in grado di resistere più efficacemente all’influenza dei Paesi filo-statunitensi dell’Europa orientale.
Vulnerabilità dell’economia tedesca e dell’UE
Si può prevedere un aumento del flusso di risorse dall’Europa agli Stati Uniti se la Germania iniziasse a sperimentare una crisi economica controllata. Il ritmo degli sviluppi economici nell’UE dipende quasi senza alternative dallo stato dell’economia tedesca. È la Germania a sopportare il peso delle spese dirette ai membri più poveri dell’UE.
L’attuale modello economico tedesco si basa su due pilastri. Si tratta dell’accesso illimitato alle risorse energetiche russe a basso costo e all’energia elettrica francese a basso costo, grazie al funzionamento delle centrali nucleari. L’importanza del primo fattore è notevolmente maggiore. L’interruzione delle forniture russe può creare una crisi sistemica che sarebbe devastante per l’economia tedesca e, indirettamente, per l’intera Unione Europea.
Anche il settore energetico francese potrebbe presto andare incontro a pesanti problemi. La prevedibile interruzione delle forniture nucleari controllate dalla Russia, unita all’instabilità della situazione nella regione del Sahel, renderebbe il settore energetico francese dipendente in modo critico dal combustibile [nucleare] australiano e canadese. In relazione alla creazione di AUKUS, si creano nuove opportunità per esercitare pressioni. Tuttavia, questo tema esula dall’ambito del presente rapporto.
Una crisi controllata
A causa dei vincoli di coalizione, la leadership tedesca non ha il pieno controllo della situazione nel Paese. Grazie alle nostre azioni mirate, è stato possibile bloccare la messa in funzione del gasdotto Nord Stream 2, nonostante l’opposizione dei lobbisti dell’industria siderurgica e chimica. Tuttavia, il drammatico deterioramento degli standard di vita potrebbe incoraggiare la leadership a riconsiderare la sua politica e a tornare all’idea di sovranità europea e di autonomia strategica.
L’unico modo possibile per garantire il rifiuto della Germania alle forniture energetiche russe è quello di coinvolgere entrambe le parti nel conflitto militare in Ucraina. Le nostre ulteriori azioni in questo Paese porteranno inevitabilmente ad una risposta militare da parte della Russia. I Russi non potranno ovviamente lasciare senza risposta la massiccia pressione dell’esercito ucraino sulle repubbliche non riconosciute del Donbass. Questo renderebbe possibile dichiarare la Russia un aggressore e applicare ad essa l’intero pacchetto di sanzioni preparato in precedenza.
Putin potrebbe a sua volta decidere di imporre contro-sanzioni limitate, principalmente sulle forniture energetiche russe all’Europa. In questo modo, il danno per i Paesi dell’UE sarà del tutto paragonabile a quello per i Russi e in alcuni Paesi, soprattutto in Germania, sarà maggiore.
Il prerequisito perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo guida dei partiti e dell’ideologia verde in Europa. I Verdi tedeschi sono un movimento fortemente dogmatico, quasi a livello di fanatismo, il che rende abbastanza facile far loro ignorare gli argomenti economici. Sotto questo aspetto, i Verdi tedeschi superano in qualche modo i loro omologhi nel resto d’Europa. Le caratteristiche personali e la mancanza di professionalità dei loro leader – in primo luogo Annalena Baerbock e Robert Habeck – lasciano presumere che sia quasi impossibile per loro ammettere i propri errori in modo tempestivo.
Pertanto, sarà sufficiente formare rapidamente l’immagine mediatica della guerra aggressiva di Putin per trasformare i Verdi in sostenitori accaniti delle sanzioni, in un “partito della guerra.” Ciò consentirà di introdurre il regime di sanzioni senza alcun ostacolo. La mancanza di professionalità degli attuali leader non permetterà una battuta d’arresto in futuro, anche quando l’impatto negativo della politica scelta diventerà abbastanza evidente. I partner della coalizione di governo tedesca dovranno semplicemente seguire i loro alleati – almeno fino a quando il carico di problemi economici non supererà il timore di provocare una crisi di governo.
Tuttavia, anche quando l’SPD e l’FDP saranno pronti a schierarsi contro i Verdi, la possibilità per il prossimo governo di riportare presto alla normalità le relazioni con la Russia sarà notevolmente limitata. Il coinvolgimento della Germania in grandi forniture di armi ed equipaggiamenti militari all’esercito ucraino genererà inevitabilmente una forte sfiducia nella Russia, che renderà il processo negoziale piuttosto lungo.
Se i crimini di guerra e l’aggressione russa contro l’Ucraina saranno confermati, la leadership politica tedesca non sarà in grado di superare il veto dei suoi partner dell’UE sull’assistenza all’Ucraina e sui pacchetti di sanzioni rafforzate. Ciò garantirà un divario sufficientemente lungo nella cooperazione tra Germania e Russia, che renderà non competitivi i grandi operatori economici tedeschi.
Conseguenze attese
Una riduzione delle forniture energetiche russe – idealmente, un blocco completo di tali forniture – porterebbe a risultati disastrosi per l’industria tedesca. La necessità di dirottare quantità significative di gas russo per il riscaldamento invernale delle strutture residenziali e pubbliche aggraverà ulteriormente la carenza. Le chiusure nelle imprese industriali causeranno carenze di componenti e pezzi di ricambio per la produzione, un crollo della logistica e, infine, un effetto domino. Per ridurre il consumo di energia è probabile un blocco totale dei maggiori impianti chimici, metallurgici e del settore auto, che non hanno praticamente capacità di riserva. Si potrebbe arrivare alla chiusura delle attività a ciclo continuo, il che potrebbe significare la loro distruzione.
Le perdite cumulative dell’economia tedesca possono essere stimate solo approssimativamente. Anche se la restrizione delle forniture russe fosse limitata al 2022, le sue conseguenze si farebbero sentire per diversi anni e le perdite totali potrebbero raggiungere i 200-300 miliardi di euro. Non solo l’economia tedesca subirebbe un colpo devastante, ma l’intera economia dell’UE andrebbe incontro ad un inevitabile collasso. Non stiamo parlando di un calo del ritmo di crescita dell’economia, ma di una recessione sostenuta e di un calo del PIL, solo nella produzione di beni, del 3-4% all’anno per i prossimi 5-6 anni. Un tale calo causerà inevitabilmente il panico nei mercati finanziari e potrebbe portarli al collasso.
L’euro scenderà inevitabilmente, e molto probabilmente in modo irreversibile, al di sotto del dollaro. Una forte caduta dell’euro ne causerà di conseguenza la vendita a livello globale. Diventerà una valuta tossica e tutti i Paesi del mondo ridurranno rapidamente la sua quota nelle loro riserve valutarie. Questo divario sarà colmato principalmente con il dollaro e lo yuan.
Un’altra conseguenza inevitabile di una prolungata recessione economica sarà un forte calo del tenore di vita e un aumento della disoccupazione (fino a 200.000-400.000 solo in Germania), che comporterà l’esodo della manodopera qualificata e dei giovani ben istruiti. Oggi non ci sono letteralmente altre destinazioni per questa immigrazione oltre agli Stati Uniti. Ci si può aspettare un flusso di migranti un po’ più ridotto, ma anche piuttosto significativo, da altri Paesi dell’UE.
Lo scenario in esame servirà quindi a rafforzare le condizioni finanziarie nazionali, sia indirettamente che direttamente. Nel breve termine, invertirà la tendenza dell’incombente recessione economica e, inoltre, consoliderà la società americana distraendola dalle preoccupazioni economiche immediate. Questo, a sua volta, ridurrà i rischi elettorali.
A medio termine (4-5 anni), i benefici cumulativi della fuga di capitali, del riorientamento dei flussi logistici e della riduzione della concorrenza nei principali settori industriali potrebbero ammontare a 7-9 mila miliardi di dollari.
Purtroppo anche la Cina dovrebbe beneficiare a medio termine di questo scenario emergente. Allo stesso tempo, la profonda dipendenza politica dell’Europa dagli Stati Uniti ci permetterà di neutralizzare efficacemente eventuali tentativi di avvicinamento alla Cina da parte di singoli Stati europei.
Larry Johnson
Fonte: sonar21.com
Link: https://sonar21.com/is-the-war-in-ukraine-part-of-a-u-s-strategy-to-weaken-germany-rand-says-yes/
12.09.2022
Scelto e tradotto da Markus per comeconchisciotte.org
Larry C Johnson è un veterano della CIA e dell’Ufficio antiterrorismo del Dipartimento di Stato. È il fondatore e socio dirigente di BERG Associates, fondata nel 1998. Per 24 anni Larry ha fornito formazione alla comunità delle operazioni speciali dell’esercito statunitense. È stato diffamato da destra e da sinistra, il che significa che sta facendo qualcosa di buono.