LA CRISI ECONOMICA VISTA DAL CINEMA

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blankDI CARLOS BERZOSA
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Quest’ultimo fine settimana ho guardato due film, “Il capitalismo: una storia d’amore”, di Michael Moore, e “ Tra le Nuvole” di Jason Reitman. Sono film differenti, ma con un nesso comune ovvero i disastri che derivano dall’ attuale crisi globale, soprattutto per coloro che stanno perdendo il lavoro.

Al di là della crisi, tutti e due i film mettono l’accento sulla crudeltà del sistema economico che ci governa. Sono ambedue, senza dubbio, una buona lezione d’economia che supera di gran lunga ciò che ci propongono attualmente molti economisti. E’ mia opinione che sia meglio il film di Reitman, ma ciò non toglie nulla agli aspetti interessanti offerti da Michel Moore.

“Il capitalismo: una storia d’amore” sarà valutato da tanti conservatori come demagogico, e cercheranno, come spesso succede in questi casi, di screditarlo, dato che scuoterà le nostre coscienze nel raccontare con molto acume sia le conseguenze che i ruoli dei reali artefici della crisi. Ad ogni modo, anche se il film è bollato come demagogico, certo è che riflette in verità la demagogia dei fatti. Nulla di ciò che viene raccontato è falso. Ma a certi sembrerà che innalza con esasperazione i singoli casi a generalità di fatto, o che forse dipinga i possibili responsabili dello scatenarsi della crisi come troppo burleschi.Sfortunatamente le singole situazioni narrate non sono purtroppo minoritarie e in ogni caso sono lo specchio di drammi umani veri, che anche se di pochi si trattassero, e non è questo il caso, ci mostrano uno dei lati del sistema: la sua disumanizzazione. Lo sviluppo, i profitti eccessivi, la speculazione, il consumo sfrenato, lo sfruttamento a cui sono sottoposti molti lavoratori senza quasi alcun diritto sul posto di lavoro, prevalgono sulla propria dignità, persone queste che vedono impotentemente come perdono il lavoro, le abitazioni e i loro averi. Alcuni gruppi o famiglie non si rassegnano e lottano per difendere quello che per loro è fondamentale: il loro impiego, la loro casa o anche certe assicurazioni sulla vita. Lotte di cui, peraltro, non abbiamo avuto nessun tipo di notizie. Vedremo anche la presa di posizione di alcuni clericali, fra gli altri un vescovo, a favore dei lavoratori.

Uno dei migliori pezzi del film è la descrizione dei comportamenti degli uomini di Wall Street, che impongono le loro teorie finanziarie e cercano di garantire la loro posizione dominante durante il governo Bush, ma anche nel governo Obama, che nonostante sia questo il suo primo rivale, loda e ripone in lui grandi speranze. Non meno ad effetto è la scena nella quale accusano il salvataggio delle banche grazie ai soldi dei risparmiatori, che non hanno intenzione di restituire, e che anzi servirà per iniziare tutto da capo. Tuttavia Michael Moore non si limita ad accusare singoli uomini, ma accusa un sistema, il capitalismo, e le sue odierne forme di imporsi, oligarchiche, e cerca di opporvi la democrazia: un governo del popolo, che è ben lontano dall’essere raggiunto.

In sintesi, un film interessante e che vi consiglio di vedere, dato che sicuramente aiuterà a farsi una chiara idea della situazione, anche se con qualche difetto nel modo veloce e a volte sconnesso di affrontare troppi problemi in una sola volta, problemi attinenti agli Stati Uniti, a volte non semplici da capire per gli spettatori europei. Con una stesura non lineare il film, a mio avviso, rappresenta un’occasione persa per farsi portavoce di una più chiara e profonda indagine di una tematica molto avvincente.

Per quanto riguarda l’altro film, che ha George Clooney come protagonista principale, propone un uomo con un lavoro assai sgradevole: licenziare i lavoratori dalle aziende che vogliono drasticamente ridurre il loro personale. Un uomo che vive in aereo, negli aeroporti, negli alberghi, certo circondato dal lusso, ma senza una casa stabile né una famiglia da cui fare ritorno, niente relazioni personali o d’amicizia. E’ uno dei volti più crudeli di un sistema che genera un uomo che si assume il rischio di vivere ad alta velocità, pieno di carte di credito, che si avvale dell’alta tecnologia e del lusso degli alberghi e delle prime classi negli aerei, che da una parte si dedica a licenziare in tronco, e dall’altra è un fallito incapace di apprezzare le piccole cose della vita, le relazioni con i suoi simili e l’amicizia.

La trama, in se stessa atemporale, non è da identificare per forza nella odierna situazione mondiale, ma fa riferimento a persone licenziate nell’ultimo anno come conseguenza della crisi globale. Le scene dei licenziamenti sono commoventi e, come fa notare il regista, mettono un volto alle cifre. E’ un buon film, ben prodotto, ritmico con senso umoristico, e Clooney nel suo personaggio freddo e distaccato riesce a non essere sgradevole fino in fondo, grazie soprattutto alla sua fisicità.

Per finire, questi due film oltre che divertirci ci insegnano a prendere coscienza del mondo ingiusto, competitivo e per nulla solidale nel quale viviamo. Servono a mostrarci la faccia occulta del sistema e a non sbagliare quando vorremo determinare dove siano le responsabilità di chi ha creato tante vittime che devono soffrire le conseguenze di situazioni estremamente gravi, che non hanno certo cercato ma a cui tocca scontare il dramma sulla propria pelle.

Carlos Berzosa, cattedratico di economia e rettore della Università Complutense di Madrid.

Titolo originale: “La crisis económica en el cine”

Fonte: http://www.rebelion.org/
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02.02.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARISA CRUZCA

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