Ivan Timofeev: Cosa significa per la Russia il “price-cap” imposto dall’Occidente e come reagirà Mosca?

Dopo mesi di tira e molla l’iniziativa è partita, anche se rimangono dubbi su come funzionerà in pratica

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Ivan Timofeev, direttore del programma del Valdai Club e uno dei maggiori esperti di politica estera della Russia.

Lunedì è stato il D-Day per il tentativo dell’Occidente di porre un tetto ai prezzi delle esportazioni del petrolio russo. Nell’aumentare la pressione su Mosca, gli Stati Uniti e i loro alleati useranno la loro considerevole esperienza di restrizioni maturata nei confronti dell’Iran. Teheran continua a sopravvivere sotto le sanzioni, anche se ha subito delle perdite. Non c’è dubbio che anche la Russia riuscirà a fornire in modo efficiente il suo petrolio ai mercati esteri. Tuttavia, come nel caso dell’Iran, le sanzioni aumenteranno il costo di queste esportazioni.

La soglia di prezzo per il petrolio russo era stata discussa per diversi mesi. L’ipotesi era stata annunciata all’inizio di settembre in una dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7. Questa ipotesi prevedeva il divieto trasporto via mare del petrolio e dei prodotti petroliferi russi quando il prezzo del contratto avesse superato un livello predeterminato. Oltre al trasporto, sono interessati i servizi correlati, come l’assicurazione, il finanziamento e i servizi di intermediazione. Era stata formata una “coalizione per la soglia dei prezzi” che, oltre ai membri del G7, comprendeva l’Australia e gli Stati membri dell’UE.

Washington, Londra e Bruxelles hanno già messo a punto i meccanismi legali per le nuove restrizioni. Lunedì scorso sono entrati in vigore e, a febbraio, dovrebbero essere applicate ai prodotti petroliferi. I promotori delle sanzioni prevedono tentativi di aggiramento e hanno cercato di chiudere in anticipo le possibili scappatoie. Che tipo di soluzioni si aspettano i Paesi occidentali e quali sono le possibilità che riescano ad imporre un tetto di prezzo ad altri Stati?

Il tetto al prezzo del petrolio è un tipo di sanzione relativamente nuovo e non standard. Il tipo di embargo più comune è rappresentato dalle restrizioni alle esportazioni e alle importazioni, nonché dal blocco vero e proprio. Quest’ultimo comporta il divieto di effettuare transazioni finanziarie con organizzazioni o individui colpiti dal provvedimento di blocco.

L’industria petrolifera russa ha già dovuto affrontare un’ampia gamma di restrizioni, sia alle esportazioni che alle importazioni. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Regno Unito e diversi altri Paesi hanno introdotto o stanno gradualmente introducendo divieti sull’importazione di petrolio e prodotti petroliferi dalla Russia. Hanno in gran parte bloccato la fornitura di attrezzature per il settore energetico nazionale. Anche prima del conflitto in Ucraina, alcune grandi compagnie petrolifere russe erano soggette a restrizioni settoriali sotto forma di divieto di prestiti a lungo termine e blocco delle forniture per singoli progetti.

L’imposizione di quest’ultimo tipo di restrizioni si è rivelata più difficile. Un certo numero di top manager e di grandi azionisti del settore petrolifero russo sono stati inclusi negli elenchi delle persone sanzionate. Tuttavia, l’Occidente non ha osato escludere le società stesse – la Russia è un fornitore di petrolio troppo grande per il mercato mondiale. Vietare le transazioni finanziarie dei fornitori russi provocherebbe il panico sul mercato e un aumento astronomico dei prezzi. Pertanto, è il timore di danni collaterali l’unica cosa che ha impedito all’Occidente di bloccare le compagnie petrolifere russe.

Così, come misura più morbida, hanno proposto un tetto ai prezzo del petrolio. Gli Stati Uniti e i loro partner puntano sul fatto che le compagnie occidentali controllano volumi significativi di trasporto e le relative assicurazioni. Stanno anche scommettendo sul dominio del dollaro USA nei mercati finanziari globali. [Secondo Washington], i produttori russi dovranno forzatamente scegliere se vendere il petrolio entro la soglia di prezzo, oppure, semplicemente, essere impossibilitati a consegnarlo. Infatti, tali carichi non potranno essere assicurati e le transazioni finanziarie con le banche della “coalizione della soglia” diventeranno impossibili. Mosca ha già minacciato di interrompere le forniture ai Paesi che si atterranno alle decisioni della “coalizione.” Ma questi erano Paesi che avevano già in gran parte rinunciato al petrolio russo. L’India, la Cina e altri Stati amici potrebbero non aderire, ma, in questo caso i vettori occidentali non consegnerebbero il greggio russo.

I promotori delle sanzioni si aspettano che vengano tentati diversi schemi per aggirare le nuove misure. Il primo potrebbe essere il rispetto formale della soglia di prezzo, aggirato però tramite manipolazioni del prezzo di trasporto o di altri servizi correlati. Il Tesoro degli Stati Uniti ha avvertito in anticipo vettori, assicuratori, banchieri e altri operatori di mercato che tariffe commercialmente irragionevoli saranno considerate una violazione del regime di price cap. Questo concetto di giustificazione commerciale non è chiarito, ma l’avvertimento è comunque stato mandato.

Un’altra possibile opzione di elusione potrebbe essere la manipolazione della documentazione, sia da parte del fornitore che come risultato di una collusione tra il fornitore e il vettore. In questo caso, i vettori sono tenuti a conservare tutta la documentazione delle transazioni per cinque anni e i fornitori di assicurazioni e altri servizi dovranno inserire nei contratti una clausola che attesti che il prezzo del petrolio trasportato è al di sotto della soglia.

Questi archivi di per sé non sono un garanzia contro le violazioni, ma consentono ad un regolatore sospettoso di controllare rapidamente la cronistoria delle transazioni. In caso di violazioni non intenzionali le aziende se la caverebbero relativamente bene, ma l’elusione deliberata sarebbe soggetta a procedimenti penali. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di miscelare il petrolio russo con greggio di altra origine. Finora non sono stati definiti criteri chiari sui rapporti di miscelazione consentiti, anche se in tali transazioni il Tesoro statunitense invita alla cautela. Nel determinare questo parametro, l’UE potrebbe prendere in considerazione i chiarimenti della Commissione Europea sulle miscele soggette a restrizioni all’importazione.

Gli Stati Uniti hanno una certa esperienza nel far rispettare questo tipo di regole e prevedono che ci saranno violazioni al regime di sanzioni, perciò le autorità di regolamentazione americane hanno sviluppato i meccanismi per individuarle. L’UE e il Regno Unito hanno un’esperienza minore, anche se questo non esclude che i trasgressori potrebbero essere perseguiti attivamente. Tuttavia, i metodi di elusione indicati sembrano quasi dei rimedi all’acqua di rose, che non risolveranno in modo definitivo il problema della Russia. A Mosca possono essere sviluppate soluzioni molto più ambiziose.

La misura più ovvia sarebbe quella di costruire una propria flotta di navi cisterna. I media internazionali hanno riportato notizie di un tale passo, anche se è difficile fare stime affidabili. Comunque, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e gli Stati allineati hanno ancora i mezzi per contrastare questo tipo di risposta. Possono semplicemente aggiungere le petroliere russe agli elenchi delle navi bloccate. Questo ostacolerebbe in modo significativo la loro capacità di poter attraccare nei porti stranieri. Le sanzioni e le multe americane secondarie sono temute anche nei Paesi amici. Le sanzioni secondarie statunitensi utilizzate contro la cinese COSCO Shipping Tanker ed altre compagnie per il loro presunto ruolo nel trasporto del petrolio iraniano nel 2019 possono servire da monito. L’UE ha anche previsto un meccanismo per punire le navi che dovessero trasportare il petrolio russo al di sopra del tetto di prezzo. Alle navi che violeranno il meccanismo saranno negati i servizi finanziari, assicurativi e di altro tipo nella giurisdizione dell’UE. La formulazione del paragrafo 7 dell’articolo 3n del Regolamento del Consiglio dell’UE n. 833/2014 suggerisce che la misura potrebbe essere applicata a qualsiasi nave, indipendentemente dal Paese di origine.

Problemi analoghi potrebbero sorgere anche nel caso venisse costituita una compagnia assicurativa russa a copertura delle spedizioni di petrolio all’ingrosso o, se coinvolta, anche una compagnia di un Paese amico. In questo caso, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno in mano anche lo strumento delle sanzioni secondarie. Lo stesso vale per le transazioni finanziarie. Le operazioni nelle valute degli Stati promotori verrebbero bloccate.

Anche in questo caso si pone la questione dei pagamenti in valuta nazionale. Il grande interrogativo è se le banche dei Paesi amici correrebbero il rischio di subire le stesse sanzioni secondarie per le transazioni al di sopra della soglia di prezzo. I meccanismi legali per tali sanzioni non sono ancora stati definiti. Queste nuove normative potrebbero essere messe a punto da un momento all’altro, oppure i Paesi promotori, in primis gli Stati Uniti, potrebbero indicare come applicare le norme esistenti alla soglia di prezzo. Ciò è accaduto di recente con i chiarimenti statunitensi sulle possibili sanzioni per l’utilizzo del sistema di pagamento Mir da parte di persone bloccate.

Il punto fondamentale è che la “coalizione della soglia” non deve cercare di reclutare altri Paesi nelle sue fila. È sufficiente minacciarli con sanzioni secondarie o misure coercitive o, nel caso di violazioni delle norme prescritte, semplicemente bloccare i servizi assicurativi e le transazioni finanziarie che passano attraverso le compagnie assicurative e le banche occidentali.

Nell’aumentare la pressione su Mosca, gli Stati Uniti e i loro alleati utilizzeranno la loro considerevole esperienza di restrizioni contro l’Iran. Teheran continua a sopravvivere sotto le sanzioni, anche se ha subito delle perdite. Non c’è dubbio che anche la Russia manterrà modalità efficienti per fornire il suo petrolio ai mercati esteri. Tuttavia, come nel caso dell’Iran, le sanzioni aumenteranno il costo di queste esportazioni.

Ivan Timofeev.

Fonte: rt.com
Link: https://www.rt.com/news/567681-wests-oil-price-cap/
05.12.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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