DI WILLIAM BLUM
Killing hope
Terra dei liberi, patria della Guerra al terrorismo
“Ci hanno detto che era uno dei peggiori terroristi del mondo, e ha avuto la pena che si dà a uno che guida ubriaco,” ha detto Ben Wizner, avvocato per la American Civil Liberties Union, riferendosi a David Hicks, un trentunenne australiano che in base a un patteggiamento con un tribunale militare americano sconterà nove mesi in carcere, in gran parte in Australia. Questo dopo cinque anni nella baia di Guantánamo, a Cuba, senza essere stato incriminato, senza un processo, senza una condanna.
Ai sensi del patteggiamento Hicks ha accettato di non parlare con i giornalisti per un anno (uno schiaffo alla libertà di parola), di rinunciare per sempre a ricavare qualsiasi profitto dal racconto della sua storia (uno schiaffo – mon Dieu! – alla libertà d’impresa), di sottoporsi a interrogatori americani e di testimoniare in futuri processi americani o internazionali (un invito aperto agli USA a perseguitare questo giovane per il resto della sua vita), di rinunciare a qualsiasi richiesta di danni per maltrattamento o detenzione illegittima (una richiesta che sarebbe incostituzionale in un tribunale civile americano).
“Se gli Stati Uniti non si vergognassero della propria condotta, non si nasconderebbero dietro un divieto di parlare in pubblico,” ha detto Wizner.[1] Come tanti altri “terroristi” arrestati dagli Stati Uniti negli ultimi anni, Hicks era stato “venduto” ai militari americani in cambio di un riscatto offerto dagli USA, un fenomeno che si è ripetuto spesso in Afghanistan e in Pakistan. I funzionari americani dovevano sapere che una volta offerti soldi a un’area poverissima per avere in cambio della gente, quasi chiunque sarebbe andato bene.
Altri “terroristi” sono stati consegnati come rappresaglia per ogni sorta di faide e odi personali.
Molti altri – all’estero e negli Stati Uniti – sono stati incarcerati dagli USA semplicemente perché lavoravano per organizzazioni di beneficenza (o solo per aver donato loro del denaro) con legami pretesi o reali a un’“organizzazione terroristica”, come determinato in base a una lista curata dal Dipartimento di Stato, una lista manifestamente politica.
È stato recentemente rivelato che un residente iraniano in Gran Bretagna è stato rilasciato dopo quattro anni da Guantánamo. Il suo crimine? Aveva rifiutato di lavorare come informatore per la CIA e l’MI5, il servizio di sicurezza britannico. Il suo socio d’affari è ancora detenuto a Guantánamo, per lo stesso crimine.[2]
Infine c’è tutta quell’altra povera gente che è stata scelta semplicemente perché era nel posto sbagliato al momento sbagliato. “La maggior parte di questi tizi non stava combattendo. Stata scappando,” ha sottolineato il generale Martin Lucenti, ex vice comandante di Guantánamo.[3]
Migliaia di persone gettate nell’inferno sulla terra senza una buona ragione. I media di tutto il mondo traboccano da cinque lunghi anni delle loro storie di orrore e tristezza. L’ex comandante di Guantánamo, il generale Jay Hood, ha detto: “A volte semplicemente non abbiamo ricevuto quelli giusti.” [4] Non che la tortura per cui sono passati sarebbe giustificata se fossero in effetti “quelli giusti”.
Immagine: David Hicks – Ti abbiamo portato un’altra penna!
Hicks è stato arrestato in Afghanistan nel 2001. Era un convertito all’Islam e come molti altri venuti da altri paesi era andato in Afghanistan per ragioni religiose, era finito dalla parte dei talebani nella guerra civile che andava avanti dall’inizio degli anni ’90, e aveva ricevuto un addestramento militare in un campo dei talebani. Gli Stai Uniti hanno insistito a chiamare campi del genere “campi di addestramento terroristici”, o “campi di addestramento terroristici antiamericani”, oppure “campi di addestramento terroristici di al-Qaeda”. Quasi ogni individuo o gruppo che non è innamorato della politica estera degli USA, che Washington vuole stigmatizzare, è accusato di essere associato ad al Qaeda o di farne parte, come si vi fosse una distinzione precisa e significativa fra gente che reagisce contro l’imperialismo americano facendo parte di al Qaeda e gente che reagisce contro l’imperialismo americano SENZA far parte di al Qaeda; come se al Qaeda rilasci tessere soci da mettere nel portafoglio, come se esistessero sezioni di al Qaeda che pubblicano una newsletter settimanale e fanno una cena comune il primo lunedì di ogni mese.
Andrebbe osservato che da quasi mezzo secolo buona parte della Florida meridionale è stato un grande campo di addestramento per terroristi anticastristi. Nessuno dei loro gruppi – che hanno compiuto molte centinaia di gravi azioni terroristiche negli USA come all’estero, compresa l’esplosione di un aereo passeggeri in volo – è sulla lista del Dipartimento di Stato. Né lo erano i Contras nicaraguensi negli anni ’80, pesantemente appoggiati dagli Stati Uniti, riguardo ai quali l’ex direttore della CIA Stansfield Turner testimoniò: “credo sia inconfutabile che numerose azioni dei Contras debbano essere caratterizzate come terrorismo, come terrorismo appoggiato dallo Stato.”[5] Lo stesso si applica a gruppi in Kosovo e in Bosnia che nel recente passato hanno avuto stretti legami con al Qaeda, Osama bin Laden compreso, ma che a partire dagli anni ‘90 si sono alleati con il programma di Washington nella ex Jugoslavia. Ora sappiamo dell’appoggio degli USA a un gruppo pakistano, chiamato Jundullah e guidato da un talebano, cha ha rivendicato i rapimenti e le uccisioni recenti di più di una dozzina di soldati e ufficiali iraniani in attacchi oltre il confine.[6] Non trattenete il respiro aspettando che il nome Jundallah appaia sulla lista di organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato; né che ci appaia una delle varie altre milizie etniche appoggiate dalla CIA per compiere assassini e attentati terroristici in Iran.[7]
La stessa selettività politica si applica a molti dei gruppi che sono sulla lista, particolarmente a quelli che si oppongono a politiche americane o israeliane.
Sotto la pressione crescente dei paesi di origine e dei difensori internazionali dei diritti umani, negli ultimi tre anni decine e decine di detenuti di Guantánamo sono stati silenziosamente rimpatriati. Ora una nuova analisi opera di avvocati che hanno rappresentato dei detenuti in questa Isola del Diavolo del 21° secolo dice che questa politica mina le stesse affermazioni di Washington sulla minaccia posta da molti dei residenti nel campo di prigionia. Il rapporto, basato su dossier del governo americano relativi a detenuti sauditi rinviati in patri a negli ultimi tre anni, mostra reclusi liberati sistematicamente entro alcune settimane dopo il loro ritorno. In metà dei casi studiati i detenuti erano stati consegnati a forze USA da soldati o poliziotti pakistani in cambio di ricompense finanziarie. Documenti mostrano che molti altri erano stati accusati di connessioni con il terrorismo anche perché i loro soprannomi arabi corrispondevano a quelli trovati in un database di membri di al-Qaeda. A dicembre uno studio dell’Associated Press ha scoperto che l’84 per cento dei detenuti liberati – 205 su 245 individui i cui casi si con potuti seguire – erano stati liberati dopo essere stati affidati alla custodia dei loro paesi di origine.
“Certamente c’è gente cattiva nella baia di Guantánamo, ma ci sono anche altri casi in cui è difficile capire perché le persone stiano ancora lì,” ha detto Anant Raut, coautore del rapporto, che ha visitato tre volte il campo di detenzione. “Ci stavamo sforzando di trovare qualche razionalità, qualcosa che ci confortasse e ci dicesse che non era solo per caso. Ma non abbiamo trovato niente.”
Il rapporto afferma che molti dei tentativi americani di legare i detenuti a gruppi terroristici erano basati su prove che gli autori descrivono come indiziarie e “assai discutibili”, come gli itinerari di viaggio che i detenuti avevano seguito viaggiando su aerei di linea da un paese mediorientale all’altro. Dei funzionari americani hanno associato determinati itinerari di viaggio con al Qaeda, quando in realtà, dice il rapporto, gli itinerari “includono normali coincidenze in grandi aeroporti internazionali.” Riguardo ad accuse basate su nomi simili, il rapporto afferma: “Questa accusa sembra essere fondata su poco più che somiglianze nelle traslitterazioni del nome di un detenuto e di un nome trovato su uno dei dischi rigidi.”
Raut ha detto di essere stato estremamente colpito dall’alta percentuale di detenuti sauditi catturati e consegnati da forze pakistane. In effetti. ha detto, per almeno metà del gruppo studiato gli Stati Uniti “non avevano alcuna conoscenza di prima mano delle loro attività” in Afghanistan prima della loro cattura e del loro imprigionamento.[8]
Quando a Michael Scheuer, ex funzionario della CIA che aveva guidato l’unità Osama bin Laden dell’agenzia, fu detto che il gruppo più grosso a Guantánamo veniva da arresti in Pakistan, disse: “Di certo abbiamo quelli sbagliati.”[9]
Non importa. Sono stati trattati tutti allo stesso modo. Tutti gettati in isolamento. Ammanettati, bendati, atroci contorsioni fisiche per lunghi periodi, medicine negate. Privazione sensoriale, privazione del sonno. E altre due dozzine di metodi di tortura che i funzionari americani non chiamano tortura. (Se questi funzionari venissero torturati, potrebbero ammettere che è “tortura light”.)
“L’idea è costruire un ambiente globale antiterrorista,” disse nel 2003 un alto funzionario della difesa americano, “così ché fra 20 o 30 anni il terrorismo sarà come il commercio di schiavi, completamente screditato.”[10]
Quando il lancio di bombe su civili innocenti ad opera degli Stati Uniti, e l’invasione e l’occupazione del loro paese, senza che il loro paese attacchi o minacci gli USA, diventeranno completamente screditati? Quando l’uso dell’uranio impoverito e delle bombe a grappolo e le rendition per tortura della CIA diventeranno cose che perfino uomini come George W. Bush, Dick Cheney e Donald Rumsfeld saranno troppo imbarazzati da difendere?
Il giornalista australiano-britannico John Pilger ha osservato che in 1984 di George Orwell “tre slogan dominano la società: la guerra è pace, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza. Anche lo slogan di oggi, guerra al terrorismo, inverte il significato. La guerra è terrorismo.”
Gettare la terra alla mercé del mercato
Al Gore il 21 marzo è apparso di fronte a alla commissione energia e commercio della Camera dei Rappresentanti in un’audizione sul riscaldamento globale. Il rappresentante del Texas Joe Barton ha detto alla star di “Una scomoda verità”: “Non è che ha sbagliato un po’ la mira – lei ha completamente torto.” Nel pomeriggio Gore ha testimoniato alla commissione ambiente e lavori pubblici del Senato, durante la quale il senatore dell’Oklahoma James Inhofe ha detto all’ex vice presidente: “Lei è stato così estremo in alcune delle sue espressioni da perdere alcuni dei suoi sostenitori.”[11]
Questi membri del Congresso conoscono i fatti della vita economica negli Stati Uniti. La lotta al riscaldamento globale è una minaccia al suoi principale generatore umano – le aziende – che si avvalgono dei migliori congressisti il denaro possa comprare per mantenere più deboli possibile le regolamentazioni dello Stato.
Al Gore conosce gli stessi fatti della vita economica americana? Naturalmente, ma sarebbe dura capirlo dal suo film. Nel trattare le aziende è vile come Gore lo fu nel lottare contro il furto delle elezioni del 2000. Nell’ora e mezzo che dura il film le parole “aziende” o “profitto” non si sentono. Dove si avvicina di più a stabilire un legame fra lo stupro dell’ambiente e la continua spinta aziendale a ottimizzare i profitti è in una singola fuggevole menzione della riluttanza dei produttori automobilistici americani a diminuire i consumi delle auto che producono. Poi discute il legame fra tabacco e cancro ai polmoni come un esempio del modo in cui dobbiamo “connettere i punti” sui problemi ambientali, senza menzionare le aziende del tabacco o il loro grossolano e deliberato inganno del popolo americano. In un altro passo dichiara che dobbiamo anteporre l’ambiente all’economia, senza alcun chiarimento. Per il resto il messaggio del film è che sta all’individuo cambiare le proprie abitudini, fare campagna per le energie rinnovabili, e scrivere questo o quello al suo membro del Congresso. In breve, ci dice che il problema fondamentale è che manchiamo di “volontà politica”.
Se Al Gore fosse presidente sarebbe estremamente interessante vedere quanto diventerebbe duro con le aziende, che ogni giorno ventiquattro ore al giorno sono di fronte a scelte: con un metodo di operazione a disposizione che è quello meno dannoso per l’ambiente, e un altro metodo che è quello meno dannoso per il bilancio aziendale. Naturalmente Gore è stato vice presidente per otto anni ed era in una posizione fantastica e invidiabile per spingere le aziende a cambiare il proprio comportamento e il Congresso ad adottare regolamentazioni più dure; così come a educare il pubblico su altro oltre alle proprie cattive abitudini. Ma cosa ha fatto esattamente? Qualche lettore può illuminarmi sulla misura in cui quest’uomo usò allora la sua posizione e il suo potere in un modo coerente con le immagini e le parole del suo nuovo film?
Ma Gore potrebbe essere eletto senza denaro aziendale? E quanto di quel denaro raggiungerebbe le sue tasche se sostenesse (gasp!) trasporti pubblici gratuiti pagati dallo Stato – ferrovie, autobus, traghetti, ecc.? Questo produrrebbe una riduzione dell’inquinamento automobilistico da togliere il respiro – o piuttosto da farci respirare meglio; pagata facilmente interrompendo le guerre imperialistiche americane.
La Microsoft e la National Security Agency
Da molto tempo sono convinto che il difetto più grave dei media americani sono i loro errori di omissione, piuttosto i loro errori di commissione. È quello che non dicono che distorce le notizie più di qualsiasi errore fattuale o di qualsiasi vera e propria bugia. In gennaio il Washington Post ha riferito che la Microsoft aveva annunciato come il suo nuovo sistema operativo, Vista, ci veniva presentato con l’assistenza della National Security Agency. La NSA ha detto di aver aiutato a proteggere il sistema operativo da worm, trojan e altri insidiosi aggressori di computer. “La nostra intenzione è aiutare chiunque con la sicurezza,” ha detto il capo analisi vulnerabilità e gruppo operazioni della NSA. L’agenzia di spionaggio, che ha fornito gratis i suoi servigi, ha detto che l’idea di riconoscere il ruolo della NSA è stata della Microsoft, anche se il gigante del the software ha rifiutato particolari sui contributi che l’agenzia ha dato a Vista.[12]
Quello che il Post – e con estrema probabilità l’interezza dei principali media americani – non ci ricorda è cosa emerse nel 1999 e nel 2000, anche se è pubblicato ovunque su Internet.
Nel settembre 1999 Duncan Campbell, uno dei principali giornalisti investigativi europei, rivelò che la NSA aveva organizzato con la Microsoft l’inserimento di speciali “chiavi” nei sistemi operativi Windows, a partire da Windows 95. Uno scienziato americano esperto di computer, Andrew Fernandez della Cryptonym nella Carolina del nord, aveva smontato parti del codice di istruzioni di Windows e aveva trovato la prova – gli sviluppatori della Microsoft non avevano rimosso i simboli di debug usati per testare questo software prima di pubblicarlo. Nel codice c’erano i label per due chiavi. Una era chiamata “KEY”. L’altra era chiamata “NSAKEY”. Fernandez presentò quanto aveva scoperto a una conferenza alla quale partecipavano anche sviluppatori di Windows. Gli sviluppatori non negarono che la chiave della NSA fosse incorporata nel loro software, ma rifiutarono di parlare di cosa facesse la chiave, o del perché ci fosse stata messa senza che gli utenti lo sapessero. Fernandez dice che la “porta posteriore” della NSA nel sistema operativo più comunemente usato al mondo rende “ordini di grandezza più facile per il governo USA l’accesso al vostro computer.”[13]
Nel febbraio 2000 fu rivelato che la Délégation aux Affaires Stratégiques (DAS), il braccio di intelligence del ministero della difesa francese, aveva preparato nel 1999 un rapporto in cui affermava fra l’altro che l’NSA aveva contribuito a installare programmi segreti nel software della Microsoft. Secondo il rapporto della DAS “sembrerebbe che la creazione della Microsoft sia stata in larga misura appoggiata, non ultimo finanziariamente, dalla NSA, e che la stessa amministrazione fece accettare alla IBM il sistema operativo [Microsoft] MS-DOS.” Il rapporto affermava che c’era stato un “forte sospetto di mancanza di sicurezza alimentato da insistenti voci sull’esistenza di programmi spia alla Microsoft, e dalla presenza di personale della NSA nei team di sviluppo di Bill Gates.” La Microsoft negò categoricamente tutte le accuse e il ministero della difesa francese disse che non appoggiava necessariamente il rapporto, che era stato scritto da “esperti esterni”.[14]
Nel caso che quanto detto disturbi la vostra immagine di Bill Gates e dei suoi amichetti come di un mucchio di informatici imbranati capelloni, liberali e pacifisti, e della società come una delle aziende un po’ decenti e non orientate al settore militare, il rapporto della DAS afferma che all’epoca il Pentagono era il maggiore cliente al mondo della Microsoft. Un cliente importante è stato anche l’apparato militare israeliano. Nel 2002 la società ha eretto in Israele enormi tabelloni pubblicitari che portavano il logo Microsoft sotto il testo “Dal profondo del cuore – grazie all’esercito israeliano”, con la bandiera nazionale israeliana sullo sfondo.[15]
Il mito della guerra buona
I lettori di questo rapporto saranno al corrente del fatto uno dei punti che cerco di comunicare con molta forza è che la ragione per cui tanti americani appoggiano le atrocità degli USA all’estero è che sono convinti che, per quanto le cose possano apparire brutte, il governo ha buone intenzioni. I leader americani possono fare errori, possono sbagliare, possono mentire, a volte possono perfino causare più male che bene, ma hanno buone intenzioni. Le loro intenzioni sono onorevoli. Di questo la maggior parte degli americani è certa. E una delle pietre angolari di questo edifico di fede patriottica è la seconda guerra mondiale, una saga storica che viene insegnata a tutti gli americani dall’infanzia in poi. Noi tutti sappiamo qual è il suo vero nome: “La Guerra Buona”.
Il che mi porta a raccomandare un libro, “Il mito della guerra buona” pubblicato nel 2002. È fatto molto bene, ben argomentato e documentato, una lettura facile. Mi piacciono in particolare le sezioni che trattano degli ultimi mesi della campagna europea, durante i quali gli Stati Uniti e la Gran Bretagna contemplarono di pugnalare alle spalle i propri alleati sovietici con manovre come una pace separata con la Germania, di usare truppe tedesche per combattere i russi, e di sabotare i tentativi legali dei vari partiti comunisti e di altri elementi della sinistra europea di condividere il potere politico (ben guadagnato) dopo la guerra. Quest’ultimo elemento di sabotaggio naturalmente fu realizzato in modo molto efficace. Stalin di questi progetti seppe abbastanza da spiegare almeno in parte i modi sospettosi verso i suoi “alleati” dopo la guerra. In Occidente la chiamammo “paranoia”.[16]
William Blum (The Anti-Empire Report n° 44)
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer44.htm
03.02.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI
NOTE:
[1] Seattle Times, 31 marzo 2007
[2] Washington Post, 30 marzo 2007, p.11
[3] Financial Times (Londra), 4 ottobre 2004
[4] Wall Street Journal, 26 gennaio 2005
[5] Testimonianza di fronte alla sottocommissione della Camera dei Rappresentanti sugli Affari nell’emisfero occidentale, 16 aprile 1985
[6] ABC News, 3 aprile 2007
[7] Sunday Telegraph (Londra), 25 febbraio 2007
[8] Washington Post, 18 marzo 2007
[9] Richard Ackland, “Innocence ignored at Guantanamo”, Sydney Morning Herald, 24 febbraio 2006.
[10] New York Times, 17 gennaio 2003, p.10
[11] Washington Post, 22 marzo 2007, p.2
[12] Washington Post, 9 gennaio 2007. p.D1
[13] Articolo di Duncan Campbell del 3 settembre 1999, può essere trovato sul sito di TechWeb:
http://www.techweb.com/wire/29110640
[14] Agence France Presse, 18 e 21 febbraio 2000
[15] Per vedere uno dei tabelloni: www.inminds.co.uk/boycott-news-0022.html
[16] http://www.alys.be/pauwels/2publi_the_myth.htm
Disponibile in edizioni inglese, spagnola, francese, tedesca, italiana, e olandese