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La Redazione

 

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IL MEGA AFFARE DEL PRISON INDUSTRIAL COMPLEX USA

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A cura di Truman
Il 6 Dicembre 2005
209 Views
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di BIANCA CERRI

La crescita netta del Prison Industrial Complex è in piena sintonia con il fervore capitalistico che caratterizza gli altri settori del paese, tanto che gli esilaranti giornalisti di USA TODAY hanno ritenuto giusto parafrasare Elvis Presley e titolare “Everybody’s Doing the Jail House Stock”.

Oggi due milioni e duecentomila cittadini americani si trovano in carcere, altri quattro sono in libertà condizionata e 725.527 agli arresti domiciliari. Solo un quarto ha commesso crimini violenti. 284.000 soffrono di schizofrenia e depressione maniacale. Alcune regioni degli Stati Uniti, come Hartley e Madison, hanno più del 21% dei residenti in carcere. Ai seicentomila detenuti che ogni anno vengono rilasciati, viene concesso il gate money, piccolissima somma non superiore ai 50 dollari per le primissime necessità ma molti stati hanno smesso di farlo per mancanza di fondi. In 13 stati, chi ha scontato una condanna penale perde per sempre il diritto al voto.Il sistema penale costa al paese 57 miliardi di dollari, buona parte dei quali finisce nelle casse della Corrections Corporations e della Wackenhut, oggi GEO, le due principali agenzie che gestiscono l’economia carceraria, ma ne traggono vantaggi anche amministrazioni, lobbies politiche, corporazioni, ecc. Al Gibby Bar di Tucson, in Arizona, si vedono spesso personaggi politici assieme ad altri legati all’industria delle carceri. Anche Lane Cotter, regista di Abu Ghraib era un cliente fisso prima di andare in Iraq. Ad ogni tornata elettorale, parte dei proventi del Prison Industry andrà alle campagne dei vari candidati Nel 1998, CCA e Wackenhut furono più generose della National Rifle Association ed ebbero un peso notevole nei risultati elettorali, contribuendo a far eleggere 42 senatori, ma il loro appoggio è stato determinante anche nella rielezione di George Bush nel 2004. L’attuale ministro della giustizia USA ha ricevuto fondi quasi esclusivamente da industrie legate al PIC.

State

Contributions

California

$285,996

Alaska

$50,275

Florida

$42,710

Tennessee

$41,300

Texas

$18,600

New
Mexico

$14,000

Ohio

$12,900

Iowa

$12,850

Idaho

$10,850

Georgia

$8,000

North
Carolina

$8,000

Colorado

$6,800

Hawaii

$6,000

Indiana

$6,000

Wyoming

$4,315

Wisconsin

$4,200

Kentucky

$3,800

Arizona

$3,705

Nevada

$3,000

South
Carolina

$1,000

Illinois

$800

Michigan

$725

Kansas

$500

Oklahoma

$300

Missouri

$198

*Source:
National Institute on Money Institute

IL BUSINESS PRIVATO NEI GULAG AMERICANI

La privatizzazione della giustizia e l’indotto che le ruota attorno sono un business da 150 miliardi di dollari che coinvolge vari soggetti, le cui attività, comprese quelle sporche, sono facilitate dal clima di terrore creato dalla propaganda mediatica. Ne beneficiano le compagnie piccole e grandi che ruotano attorno al PIC: dagli studi di architettura specializzati in strutture detentive, ai produttori di filo spinato, dalle ditte che realizzano uniformi per gli agenti di custodia a quelle che fabbricano codici a barre per arrivare ai costruttori di porte d’acciaio, serrature, ecc. Nato quasi in sordina, il PIC ha presto trasformato il panorama detentivo, già abbastanza oscuro, in un tunnel buio ed impenetrabile.

L’elenco che segue comprende molte delle industrie che sfruttano le politiche detentive USA per accumulare profitti.

ABEL: Laboratori che conducono una serie di esami psichici sui detenuti.

AMERICAN EXPRESS: investe nell’edilizia carceraria e nei contractors che segnalano istituti di pena con posti vacanti (bed brokers).

ISTITUTO NAZIONALE ASSICURAZIONI : Assicura i cittadini e, in caso di arresto, il premio consiste in una cauzione per il rilascio.

BRISTOL MAYERS SQUIBB. Laboratorio Immunologia.

COMPU DYNE CORP. Edilizia Detentiva

ERGOTON:arredi metallici.

FIRST DEFENSE PERIMETER: barriere elettriche, recinzioni in filo spinato.

FWE –FOOD WARMING: contenitori termici per alimenti.

GLAXO SMITH KLINE: Industria Farmaceutica che ha più volte condotto sperimentazioni sui detenuti.

HORIZON SOFTWARE

L.C. Doone Company: sistemi elettrici.

SODEXHO MARRIOTT: Edilizia detentiva.

MERRYL LYNCH: ha investito soldi dei risparmiatori nell’edilizia detentiva.

NIMAN MARINE: Idraulica.

OPIC: Costruzioni.

RR Brink Locking Systems: serrature di sicurezza.

TRANSCOR: Compagnia che trasporta i detenuti da uno stato all’altro.

GENERAL ELECTRIC: ha finanziato la costruzione di prigioni in Tennessee.

ARAMARK: Fornisce servizi di pulizia, catering.

AT&T: Telefoni a tariffe maggiorate per chiamate in entrata ed uscita dai penitenziari.

PHS Prison Health Services: assistenza medica. CSM: con base a Saint Louis, in Missouri, e appalti in 14 stati.

Q-TEL: business partner della CIA, sistemi di controllo.

QUALITY LIGHTING: Illuminazione

RIT. Uniformi agenti di custodia.

U.S. Risk Underwriters, assicurazione.

BIOMETRIC CONSORTIUM: Rilevamenti valori biometrici, sistemi di sorveglianza.

ZICO Produzione di gas urticanti per “disciplinare” i detenuti.

WESTERN UNION. Money-tranfers, vaglia telegrafici.

L’affare riguarda anche contractors che appaltano agenti di custodia, compagnie postali, catering e persino le onoranze funebri per chi muore in carcere.

L’ ALEC, ovvero il Consiglio Nazionale degli Scambi Legislativi non è molto noto agli americani e non ci tiene a diventarlo ma conta tra i suoi membri 2400 avvocati pronti ad entrare in azione per favorire le corporazioni che traggono profitti dal PIC. In pratica, agisce come tramite tra stato e corporazioni. Di ALEC, fanno parte anche Bayer, Bell South, Dupont, Glaxo, Merck, Schering, Turner, ecc., tutti uniti da un’incrollabile fede nel libero mercato e nel federalismo.

La California è lo stato con i costi di gestione più alti per quanto riguarda il sistema penale e l’unico con una legge che obbliga gli uffici pubblici e le università di Stato ad acquistare solo suppellettili provenienti da istituti di pena. La spesa per il mantenimento delle prigioni ha superato nel 2004 i 540 milioni di dollari, che le autorità della California cercano di recuperare sfruttando il lavoro dei detenuti. A Los Angeles è stato costruito il penitenziario più grande degli Stati Uniti, composto da due enormi torri di cemento e da una struttura bassa che funge da raccordo. Le mura esterne, nei toni del deserto, e lo stile funzionale fanno pensare più ad un centro d’affari e invece accoglie circa 6000 detenuti al giorno, parte dei quali verrà smistata altrove. Ad ogni turno si alternano 213 ufficiali di polizia penitenziari graduati e 270 agenti di custodia semplici che dispongono di una telecamera elettronica ciascuno per la sorveglianza. Ma la California non è che un esempio, perchè la popolazione carceraria è raddoppiata in quasi tutti gli stati.

L’INDUSTRIA CARCERARIA: UNA GRANDE OPPORTUNITA’

Per permettere al pubblico di orientarsi nei meandri dell’economia penale, le amministrazioni hanno adottato le Correctional Yellow Pages, ovvero speciali pagine gialle dove sono elencate tutte le aziende coinvolte nel Prison Industry. A fare il bello ed il cattivo tempo nel settore è l’ACA, praticamente la casa madre che riunisce tutte le imprese operanti all’interno del sistema detentivo. ACA organizza anche corsi di formazione per agenti di custodia e rilascia i relativi attestati di frequenza. Recentemente ha istituito un programma per l’assistenza spirituale costato un miliardo e trentatremila dollari, pari ad un quinto del budget federale. Anche quest’anno, ACA ha sponsorizzato il congresso annuale al quale partecipano in media quattromila imprenditori specializzati che approfittano per esporre i loro prodotti. Si è aperto con un ricevimento alla presenza del giornalista Bob Woodward, ieri uomo del Watergate e implacabile accusatore di Nixon, oggi biografo personale di George Bush. Subito dopo, sono stati aperti i padiglioni dove erano esposti sistemi per rilevare impronte, manette, filo spinato, divise da secondino, ecc.
E’ stata presentata anche B.O.S.S., una sedia molto simile a quella elettrica, studiata per facilitare le perquisizioni delle parti intime.

Per il Congresso, l’ACA aveva fatto stampare un opuscolo ricco di informazioni sulla cui copertina spiccava un uomo con in mano un mitra pronto a sparare sul mondo. Era stato messo a disposizione dei visitatori un servizio di lustrascarpe per il quale gli organizzatori avevano ingaggiato una biondina pesantemente truccata che si aggirava sperduta tra gli stands. L’industria medica era rappresentata da CSM e Prison Health Service. Il carcere è da sempre terreno di esperimenti per le case farmaceutiche e con l’avvento dell’AIDS, Abbott, Roche, ecc. si servono dei detenuti per saggiare l’effetto dei farmaci, con l’aiuto di medici autorizzati. L’evento si è concluso con una cena alla presenza di Randy DeLay, fratello del più famoso Tom, uno dei probabili candidati alla presidenza USA nel 2008.

GLOBAL PRISON MARKET

Il Prison Labor permette allo stato di accrescere il proprio potere economico e di continuare ad espandere l’industria carceraria. Le industrie private risparmiano fino all’80% sui costi affidando la produzione alle amministrazioni penitenziarie, ma il costo umano lo pagano i detenuti, schiavizzati da corporazioni come Microsoft o American Airlines. Non solo il prison labor va a beneficio dei privilegiati ma crea sacche di disoccupazione in molte zone già sufficientemente depresse. Eppure in una società globalizzata il Prison Labor non teme crisi nè interventi da parte del governo, visto che è lo stesso governo ad averne il controllo. L’Istituto Nazionale di Giustizia USA accoglie a braccia aperte le multinazionali e le corporazioni. Esiste un’agenzia, la UNICOR, preposta a trattare con l’industria privata di cui fu direttore Edwin Meese, già procuratore generale degli Stati Uniti sotto la presidenza Reagan, che amministra oggi oggi migliaia di lavoratori a bassissimo costo. Per i reclusi-lavoratori non sono previsti bonus, pensione, ferie, malattia, ecc. Soltanto il pieno asservimento alle logiche del libero mercato. UNICOR ha contratti con il Pentagono e fa realizzare ai detenuti anche materiali bellici, camicie militari, auricolari destinati ai marines, ecc.
Il “Federal Regulation of Prison-Based Joint Ventures” ha autorizzato le imprese private a produrre nei penitenziari di stato e la lista è lunga: Ma per i contractors il profitto non è mai troppo e molti stanno pensando di spostare il lavoro da uno stato dove la manodopera costa poco ad un altro, dove non costa quasi nulla.

Finnigan MAT-US
Honda: paga ai detenuti 2 dollari al giorno, contro i 30 dollari l’ora di un operaio specializzato.
Konica: il salario è di 50 cents per un ora passata a riparare fotocopiatrici.
Sandia National Laboratories. Ha anche dei programmi nucleari e 850 addetti ai laboratori chimici.
McDonald: quadri luminosi, menù elettronici.
Microsoft: parti elettroniche (stato di Washington). Un detenuto guadagna 4 dollari lordi l’ora, tolte le tasse gliene rimangono circa 2.90.
Starbucks: confezioni regalo caffè e spezie. La paga si aggira sui 55 dollari per 30 giorni di lavoro.
Nintendo: giochi, cartucce.
Prison Blues: una linea d’abbigliamento realizzata nelle galere dell’Oregon
Freedom: industria olio (Il prodotto si chiama “Libertà”).

Chatleff Controls Inc. valvole per condizionatori d’aria.

Colgate: i detenuti del Missouri chiedono di boicottarla.

Delco Remy International. Ricambi per auto.

Lockhart: circuiti elettrici.

Eddie Bauer, JP Penney, Kmart: jeans, magliette, giocattoli (Tennessee e Washington.).

Dell Computer, IBM, Texas Instruments: parti per computer.
Timlin Industries: gadgets, bottoni per congressisti.
No Fear: abbigliamento di tendenza

Spaulding Golf Balls: palline da golf (Hawai)

TWA: si serve dei detenuti per i call-centers.

VICTORIA SECRET: biancheria, reggiseni.

Ormai il quadro sta diventando sempre più chiaro e trasparente. Gli uomini e le donne nei penitenziari americani sono costretti a produrre beni di consumo in cambio di cifre irrisorie e senza alcuna forma di prevenzione negli infortuni, con l’aggravante che molti di loro non sanno neppure manovrare le macchine su cui operano. Ma la produzione va avanti: oggi il PIC realizza una serie di articoli che passano direttamente dal carcere al consumatore con l’etichetta UNICOR. Badger Industries realizza un milione di dollari l’anno con la vendita di sedie fatte dai detenuti, pagati un dollaro e mezzo al giorno. In un penitenziario dell’Iowa c’è una tipografia specializzata in stampa Braille che esporta libri per non vedenti, comprese pregiate copie della Costituzione americana. Cornusker State Industry è un dipartimento dell’amministrazione carceraria del Nebraska famoso per la produzione di sedie imbottite e arredi d’ufficio che vengono venduti in tutta l’America. Dalla Ely Prison, in Nevada partono tende destinate agli uffici istituzionali che costano cinque dollari circa al metro più trenta centesimi per ogni occhiello. In Oklahoma, i detenuti fanno scope e scopettoni per la pulizia dei pavimenti, che l’amministrazione rivende guadagnandoci sopra il 200%. Nella Donovan Facility, in California, 100 detenuti confezionano T-shirts, altri realizzano bandiere americane fatte a mano sia per esterni che per interni, altri ancora confezionano uniformi da cuoco. Le sartorie dei penitenziari della Georgia producono centinaia di uniformi destinate a staff e detenuti. In alcuni penitenziari della Carolina del Sud si realizzano uniformi peri secondi, in altri si fabbricano materassi destinati al sistema correzionale.

I conservatori hanno incoraggiato per anni le amministrazioni a far lavorare i detenuti anche con la forza e sono stati accontentati. Si può dire che il lavoro sia oggi la base del sistema detentivo USA e i detenuti devono fare di tutto: asfaltare strade, preparare decorazioni per fiere, dipingere edifici, ecc. Chi non può lavorare perchè malato, accetta di fare da cavia per la ricerca scientifica sperando in un trattamento migliore. Molte carceri si trovano nelle zone rurali ed hanno attorno ettari ed ettari di terreno che i reclusi devono sfruttare. Spetta a loro occuparsi di semine e raccolti per sette giorni alla settimana. Nella famosa galera di Angola i detenuti lavorano tutto il giorno nei campi per 47 cents , il resto andrà ad un fondo per il risarcimento delle vittime.

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Il grafico mostra come i detenuti addetti ai servizi logistici della Florida ricevono solo il 10% di quanto spetterebbe loro, il resto viene diviso da vari altri soggetti.

Qualsiasi attività svolgano i reclusi, l’inizio di un nuovo giorno è sempre annunciato dal rumore sordo dei bastoni che battono sulle sbarre, poi ci si allinea per la perquisizione e si viene smistati nei vari reparti. Ma l’apparenza non deve ingannare, dietro la facciata del lavoro usato come riabilitazione si nascondono sfruttamento e negazione di ogni diritto. Le autorità hanno ristrutturato istituti simili a campi di concentramento dove i lavoratori non sono che animali addomesticati per portare il loro contributo al lavoro schiavista. Così come vuole la società capitalista, votata al perpetuarsi dell’oppressione.

Bianca Cerri
L’articolo per gentile concessione dell’autrice è tratto
dall’ultimo numero di Contropiano Anno13 – N°3
Fonte: http://www.contropiano.org/ e www.comedonchisciotte.org
novembre 2005

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LE PRIGIONI AMERICANE FABBRICHE DI SCHIAVI

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