telegra.ph
di Fabio Calender
Più passa il tempo e più si rende evidente ai pochi abituati a scavalcare con lo sguardo l’orizzonte del presente, che l’operazione pandemica su scala globale, e relativi certificati digitali come il Green Pass in Italia o ç-ovid Pass nel resto d’Europa, prenda sempre più i contorni di un dirigismo e motivazioni prettamente politiche, anziché sanitarie.
Non staremo in questo contesto a sottolineare la totale anti-scientificità delle misure messe in atto per contrastare una pandemia, né sul fatto che gli attuali vaccini sperimentali sembrano addirittura aggravare la situazione epidemiologica osservando i dati dei paesi con più alto tasso di inoculazione, come li potrebbe osservare un qualunque essere pensante dotato di raziocinio non interessato.
In contemporanea non possiamo non notare la brusca accelerata che la nostra società “globale” sta vivendo in direzione di una sempre maggiore e pervasiva società del controllo gestita tramite sofisticati mezzi altamente tecnologici ed informatici.
Le nostre riflessioni qui ruoteranno attorno a ciò che è comunemente definita l’identità (ID) digitale che, sebbene in sordina, paia essere un punto cardine delle élite mondiali, non solo occidentali, con rimandi costanti nei vari consessi internazionali, dall’Onu e l’Oms, ai G20, agli incontri del gota economico-finanziario di Davos.
E sembrerebbe infatti che ci sia da molti anni una costante spinta, già dal periodo pre-pandemico, in tali ambienti internazionali per l’implementazione ed accettazione di certificati digitali identificativi univoci da appuntare, in una qualche maniera, su ogni essere umano capace di respiro, che ricordiamo essere preziosa CO2, dell’intero globo terracqueo. E una volta appuntato il marchio non sappiamo se sarà facile disfarsene, anzi se sarà possibile.
Cosa è l’ID Digitale
Molto poco si è parlato su tv e giornali dell’identità digitale, diverso il discorso ovviamente per riviste specializzate del settore tecnologico ed informatico, nonostante essa sia stata pensata e messa sul tavolo dei maggiori decisori mondiali già da una decina di anni.
Sul piano internazionale la voce che più di tutte si è fatta ascoltare per progredire in questo ambito nella decade appena trascorsa sono state la Microsoft e la Bill E Melinda Gates Foudation con il loro progetto presentato al mondo come ID2020 Digital Identity Alliance già nel 2015. Il fatto che fu denominata 2020 ha a che fare di sicuro con la genialità e capacità di prefigurare i tempi del noto filantropo, dato che proprio dallo scorso anno si è presentata “una maggiore necessità di avere un costante monitoraggio dello stato vaccinale” della popolazione; senza parlare delle straordinarie doti divinatorie nel prefigurare una pandemia di coronavirus appena pochi mesi prima che si verificasse realmente.
Direi che è appena giusto che simili illuminati esseri umani siano ai vertici decisionali del pianeta. E dovremmo ritenerci tutti fortunati (sic!).
L’ID2020
L’ID2020 è un idea del magnate e filantropo Bill Gates, per anni solidamente in testa alla classifica degli uomini più ricchi del mondo e da tempo impegnato in opere definite appunto sui nostri media come filantropiche (a livello di logica non si comprende bene come continui ad accrescere la propria ricchezza occupandosi di caritatevole filantropia), opere perlopiù incentrate sullo sviluppo di vaccini innovativi (come ad esempio il “nostro” siero ad mRna) e bio-tecnologie utili all’intera umanità.
Ricordiamo che Gates è un imprenditore informatico, con una solida pura forma mentis che potremmo definire scientista, di pura derivazione ideologica ottocentesca (nonostante si considerino progressisti all’avanguardia gente così è rimasta inchiodata ad idee sull’uomo sviluppate un secolo e mezzo fa), notoriamente, o quasi, allevato in ambienti di eugenetisti anglosassoni convinti, il papà infatti fu dirigente di lungo corso della Planned Parenthood, organizzazione no profit che dal 1916 si occupa caritatevolmente di abbattere la crescita esponenziale degli individui su questo pianeta promuovendo aborti e non solo, di chiara derivazione malthusiana.
Come leggiamo nel Manifesto dell’ID2020 Alliance, la mission ufficiale di questa partnership globale che riunisce organizzazioni pubbliche (Stati) e private è quella di “migliorare la vita di tutti i cittadini” tramite lo sviluppo e la diffusione dell’“identità digitale”:
“I partner dell’Alleanza condividono la convinzione che l’identità sia un diritto umano e che gli individui debbano avere la “proprietà” sulla propria identità
Nel 2018, ID2020 Alliance Partners, lavorando in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ha redatto un’articolazione formale della nostra prospettiva sugli approcci etici all’identità digitale. Lo storico Manifesto dell’Alleanza ID2020 di seguito espone questi principi condivisi e costituisce un punto di partenza per guidare il futuro dell’identità digitale a livello globale.”
Il 13 marzo 2020, circa un giorno dopo che il COVID-19 ha iniziato a rinchiudere l’intero mondo occidentale, Bill Gates si è dimesso dal consiglio di amministrazione pubblico di Microsoft per “dedicare più tempo alle priorità filantropiche, tra cui salute e sviluppo globali, istruzione e cambiamento climatico”. Mentre la pandemia si diffondeva in tutto il mondo, Gates è diventato una figura di primo piano schietta e autorevole sulla crisi pandemica, apparendo su tutti i mass media per condividere le sue opinioni e raccomandazioni.
Appena cinque giorni dopo, il 18 marzo 2020, Bill Gates è intervenuto di persona su “Ask Me Anything” (“Chiedetemi qualsiasi cosa”) della piattaforma Reddit, in cui a chiunque è possibile porre domande a VIP e meno VIP, spiegando ad uno degli utenti, dal nome fortemente indicativo RemoteControlledUser, i vantaggi dell’identità digitale nella battaglia al COVID-19 e alle eventuali pandemie future:
“Alla fine avremo dei certificati digitali per mostrare chi è guarito o è stato testato di recente o quando abbiamo un vaccino che lo ha ricevuto”
– Bill Gates, 18 marzo 2020
Tra parentesi, una nota di colore, la risposta più quotata mette in evidenza le somiglianze tra la soluzione di Gates e il “Marchio della Bestia” nella Bibbia:
Ora la domanda che si potrebbe porre chiunque di noi è: Come può un’identità digitale aiutarci nella lotta ad una pandemia?
La risposta a questa domanda la troviamo implicita nella mission della ID2020 Alliance: migliorare la vita delle persone utilizzando tecnologie sempre più innovative, che probabilmente, noi comuni esseri umani indaffarati tra lavoro tasse e famiglia, avremo visto solo in un film di science finction.
Ci dice il portale della ID2020 Alliance:
“Purtroppo, gli attuali modelli di ID digitale non soddisfano le esigenze di tutti. Sono generalmente arcaici, insicuri, privi di un’adeguata protezione della privacy e, per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, non disponibili. Tutti dovrebbero avere accesso a un ID digitale che consenta loro di dimostrare chi sono attraverso i confini istituzionali e internazionali e nel tempo, dando loro il controllo su come le loro informazioni personali vengono raccolte, utilizzate e condivise”.
ID2020: cos’è l’Alleanza per l’identità digitale
Come accennato, l’Alleanza per l’identità digitale è nata nel 2015 quando organizzazioni private e pubbliche si sono riunite con l’obiettivo dichiarato di migliorare la qualità della vita tramite lo sviluppo dell’identità digitale.
L’Alleanza è gestita da una corporation che collabora con varie agenzie delle Nazioni Unite, di ONG, nonché con Governi e imprese di tutto il mondo. Nella lista dei partner finanziatori troviamo, tra i tanti, Bill Gates con la Microsoft, come pure la Rockefeller Foundation e la GAVI, non di meno abbiamo la MasterCard e Facebook come general partners. E’ parte integrante anche dei programmi delle Nazioni Unite e dell’Onu che ne sponsorizzano la messa in pratica.
Se la Microsoft e la Rockefeller Foundation non hanno bisogno di presentazioni, in pochi probabilmente conoscono la GAVI, tuttavia questa svolge un ruolo primario all’interno dell’organizzazione.
Ebbene, la GAVI è una “Vaccine Alliance” (sempre pensata e finanziata dal nostro instancabile informatico e dai suoi consimili multimilionari e multinazionali filantropiche) che riunisce anch’essa settori pubblici e privati con l’obiettivo comune di creare pari accesso a vaccini nuovi e poco utilizzati per quei bambini che vivono nei Paesi più poveri del mondo, ma non solo.
E proprio quello dei vaccini è un tema centrale sul quale si fonda l’identità digitale.
Leggiamo su Wikipedia: “La GAVI Alliance (precedentemente Global Alliance for Vaccines and Immunisation) è un ente di cooperazione mondiale tra soggetti pubblici e privati, che dichiara lo scopo di assicurare “l’immunizzazione per tutti”. La sua missione strategica è salvare la vita dei bambini e proteggere la salute generale aumentando l’accesso all’immunizzazione nei paesi poveri. Gavi Alliance raccoglie governi, istituzioni, donatori privati e fondazioni, tra cui la Fondazione Bill & Melinda Gates[1])”
L’ID2020, infatti, è un programma di identificazione elettronica che punta ad includere ogni persona sulla terra; un programma che come piattaforma andrebbe ad utilizzare la vaccinazione generalizzata.
Ciò è possibile perché il programma andrebbe a sfruttare le operazioni di registrazione delle nascite, nonché delle vaccinazioni già esistenti, per andare a fornire ogni neonato di un’identità digitale portatile collegata biometricamente sin dalla nascita.
In un articolo pubblicato da ID2020 il 28 marzo 2018, si spiega perché i vaccini sono il modo perfetto per introdurre l’identità digitale nel mondo, in particolare nei bambini. Opportunamente intitolato Immunizzazione: un punto di ingresso per l’identità digitale, l’articolo afferma:
“Poiché l’immunizzazione viene condotta durante l’infanzia, fornire ai bambini una tessera sanitaria digitale darebbe loro un’identità digitale unica e portatile nei primi anni di vita. E man mano che i bambini crescono, la loro tessera sanitaria digitale per bambini può essere utilizzata per accedere a servizi secondari, come la scuola primaria, o facilitare il processo di ottenimento di credenziali alternative. In effetti, la tessera sanitaria del bambino diventa il primo passo per stabilire un’identità legale e ampiamente riconosciuta”.
In breve, secondo ID2020, le vaccinazioni sono l’occasione perfetta per introdurre un ID digitale che memorizzi la storia medica di ogni individuo. Questa identità verrebbe utilizzata anche per concedere l’accesso ai diritti e ai servizi di base.
ID2020 nell’Agosto 2019 ha iniziato l’introduzione sperimentale degli ID digitali biometrici sui bambini in Bangladesh.
Sempre del 2018 è un report del World Economic Forum dal titolo: L’identità in un mondo digitale. Un nuovo capitolo nel contratto sociale.
ID2020: microchip all’interno dell’organismo?
A questo punto la domanda che ci facciamo tutti è: in che modo questa identità digitale potrebbe essere “collegata biometricamente” al singolo individuo?
Inizialmente, come nella sperimentazione sui bambini del Bangladesh, l’ID digitale è “collegato biometricamente”, il che significa che si basa sulle impronte digitali degli individui.
Ma nel dicembre 2019, un gruppo di ricercatori del MIT ha pubblicato uno studio su Science Translational Medicine sull’uso di tatuaggi a punti quantici per identificare le persone che hanno ricevuto un vaccino: i Quantum Dot Tattoos.
Che come dichiarato dall’Alliance sono:
Tatuaggi a punti quantici che implicano l’applicazione di microneedle (micro aghi) a base di zucchero dissolvibili; questi sono composti di due parti: il vaccino contro la malattia e dei punti quantici a base di rame fluorescente incorporati all’interno di capsule biocompatibili su scala micron. Quest’ultimi – che si dissolvono sotto la pelle – rilasciano dei punti quantici i cui schemi possono essere letti in futuro per identificare qual è il vaccino somministrato.
Questo studio del MIT è stato il risultato di una richiesta diretta, con finanziamento, di Bill Gates in persona.
Al momento non si hanno informazioni se questa tecnica è stata mai sperimentata ed applicata.
Breve Parentesi
Ora, alcuni ricercatori, quelli di cui si parla maggiormente sono quelli dell’Università di Almeria, sostengono di aver trovato tracce consistenti di grafene nei nuovi vaccini contro il Covid.
Negli ultimi anni si è discusso molto a livello scientifico di questo miracoloso materiale artificiale chiamato grafene, derivato dalla grafite, scoperto nel 2004 dai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov dell’Università di Manchester a cui è valso il premio Nobel per la fisica 2010.
Tra le proprietà e qualità sbalorditive e svariate, in continuo aggiornamento, di questo materiale ci sono l’elevatissima conducibilità elettrica (può essere al tempo stesso isolante, a comando), la resistenza e flessibilità di utilizzo, ed il fatto, davvero unico, che un foglio di grafene è letteralmente bidimensionale cioè di dimensioni atomiche, quindi costringe gli elettroni che viaggiano al suo interno a comportarsi come particelle senza massa simili a neutrini, ma elettricamente carichi.
Questo è definito il materiale del futuro in qualunque ambito, basta dare un’occhiata alle migliaia di ricerche pubblicate su portali scientifici online in cui trova applicazione veramente negli più svariati ambiti di cui un sunto rapido:
“Grazie al grafene si è entrati negli ultimi anni, nell’ambito della bio-chimica applicata alle neuroscienze, a livelli inimmaginabili e altissimi di possibilità”:
stimolazione fototermica degli atomi da remoto
istruire e interrogare le reti neurali (da remoto)
rigenerazione (anche degenerazione?) del sistema neuronale (da remoto)
gestione dell’amigdala (centro delle nostre emozioni) (da remoto)
medicina da remoto tramite il rilascio di sostanze all’interno del corpo del grafene dopo diagnosi sempre da remoto
…e tanto altro, da remoto.
(potete cercarvele se non ci credete, cercate ad esempio graphene neuronal nei portali di articoli scientifici). Due articoli molto generici sull’argomento sono stati pubblicati per esempio dall’ANSA o qui, ma ne è pieno il web.
Lo riportiamo come dato, in quanto crediamo il grafene sia un materiale altamente più efficiente del rame in soluzioni come quelle dei quantum doots, in cui il materiale iniettato deve dare un output esterno.
Chiusa la parentesi grafene.
ID2020: quali legami con il COVID-19?
Come detto ai Quantum Dot Tattoos hanno lavorando i ricercatori del MIT e della Rice University e questi potrebbero avere, parola di Bill Gates, un ruolo fondamentale nella lotta dal COVID-19 e di eventuali pandemie future.
Secondo il fondatore della Microsoft (che ricordiamo è stato tra coloro che hanno anticipato il rischio di una possibile diffusione globale di un virus ed è stato tra gli organizzatori della profetica simulazione pandemica Event 201 dell’ottobre 2019 assieme al World Economic Forum presieduto dall’altro altrettanto profetico quanto enigmatico Klaus Schwab, personaggio con scheletri negli armadi familiari discutibili non meno di quanto li abbia Gates) ci sarà un momento in cui avremo, diceva Gates un anno fa, dei certificati digitali per mostrare coloro che si sono ripresi e quindi sono immuni dalla malattia. Certificati digitali dove si potrà anche capire chi si è sottoposto al vaccino.
ID2020: qual è l’obiettivo dell’Alleanza per l’identità Digitale
Certificati digitali, che a questo punto potremmo supporre di qualsiasi tipo (smartphone, impronte digitali, QR code pass, tatuaggio o microchip sottocutaneo…) che serviranno, quindi, per tenere una sorta di registro delle vaccinazioni e che saranno parte integrante dell’intero progetto dell’ID2020.
Ma in realtà il progetto sembra non volersi fermare solo qui e, come dalle ricorrenti voci che si rincorrono e dai partner ufficiali della ID2020 Alliance.
Potrebbe per esempio comprendere anche altri dati e informazioni del cittadino utente. Un elenco molto realistico sarebbe:
- identità personale (in sostituzione dei documenti d’identità)
- identità medico-biologica (informazioni sanitarie e biologiche pregresse ed attuali, con monitoraggio persino in tempo reale – ci sono studi scientifici che utilizzano il grafene che lo dimostrano)
- identità finanziaria (pienamente funzionale con la progressiva eliminazione del contante)
- identità digitale (un identità univoca forzata di accesso alla rete tramite cui non si potrà più essere in incognito sul web)
- dati sul comportamento sociale (con probabile inserimento di patente a punti, su modello del social credit system cinese, in cui ogni vostra azione sarà valutata positivamente o negativamente dal legislatore; con premi e svantaggi annessi)
- geolocalizzazione ...e tutto ciò che venga in mente a voi stessi di voi stessi…
Questi dati convergeranno in una raccolta, ovviamente fuori dalla nostra portata nonostante le rassicurazioni costanti della ID2020, definite Big Data conseguentemente elaborati e processati tramite intelligenza artificiale AI con i suoi algoritmi di “apprendimento”, che già vediamo all’opera nella regole della community di Facebook e altri social network.
Di cui già abbiamo imparato ad apprezzarne l’oggettività e il senso della giustizia assolutamente imparziale, del tutto sconnessa da volontà politiche. Certo.
Che fine ha fatto l’ID2020? La sinergia WEF
Con l’esplosione della pandemia ad inizio 2020 se ne è sempre parlato meno nei canali ufficiali e mainstream di questo progetto. Messo nel cassetto?
O forse è più vivo che mai?
Ufficialmente ad oggi è rimasto tutto ipotetico ma l’Alleanza per l’identità digitale continua a lavorarci e non si nasconde, basta semplicemente visitare la loro pagina online e vedere che è continuamente aggiornata e piena di iniziative, ma sembrerebbe non essere ancora entrata in scena con gli attuali vaccini anti covid, almeno non ufficialmente…
Ma gli obiettivi, rimangono, nero su bianco sul sito Internet della fondazione, dove si legge, ad esempio, che grazie a questo strumento si avrà la capacità di “dimostrare chi sei” – un diritto umano fondamentale e universale – “in maniera affidabile sia nel mondo fisico che online”; parole che sembrerebbero quasi ricalcare quelle di Klaus Schwab, economista tedesco presidente e fondatore del World Economic Forum già ricordato, l’organizzazione internazionale non governativa che si prefigge di “migliorare lo stato del mondo coinvolgendo leader aziendali, politici, accademici e di altro tipo della società per plasmare il mondo globale, regionale e agende del settore”, annunciate nel su La quarta rivoluzione industriale con prefazione di John Elkann nell’edizione italiana:
“il Great Reset porterà alla fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica“
– Klaus Schwab.
Ascolta qui Schwab prevedere nel 2016 che in questo processo di fusione, entro il 2026, le persone avranno un chip impiantato nella pelle o nel cervello che le collegherà a Internet.
Il World Economic Forum si ritrova annualmente a gennaio a Davos, Svizzera, in cui ‘riunisce circa 3.000 membri paganti e partecipanti selezionati – tra cui leader aziendali, leader politici, economisti, celebrità e giornalisti – per un massimo di cinque giorni per discutere di questioni globali in 500 sessioni’.
Probabilmente stiamo parlando del think tank più influente al mondo oggigiorno che raccoglie le posizioni ed i desiderata di tutte le più grandi realtà economico-finanziarie del globo, al tempo stesso finanziatori in partnerariato pubblico, da molti considerati i veri fautori del globalismo senza frontiere, che è strettamente collegato all’operato di Gates che di certo non si fa mancare le sue comparsate al Forum, e che pone al centro del suo operato tematiche quali salute globale, ambiente globale (perlopiù concernente il global warming con la sua eroina Greta), tutela delle minoranze etniche e sessuali, ma anche geopolitica ed una quasi fede incondizionata, ed insistente, verso le meraviglie del progresso tecnologico e delle sue utilità in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
La mission dell’ID2020, la Privacy
Ma perché questa necessità impellente di installare una identità digitale univoca nei cittadini? Obiettivo dell’Alleanza è che tutti gli individui possano avere accesso ad un ID in grado di consentire loro sempre di dimostrare – dalla nascita alla morte – chi sono, sia nei contesti nazionali che internazionali, virtuali e non.
Recita la loro home page:
“Dal 2016, ID2020 ha sostenuto approcci etici e di protezione della privacy all’ID digitale.
Per una persona su sette a livello globale che non ha i mezzi per dimostrare la propria identità, l’ID digitale offre l’accesso a servizi sociali vitali e consente loro di esercitare i propri diritti di cittadini ed elettori e di partecipare all’economia moderna. Ma fare correttamente l’ID digitale significa proteggere le libertà civili e riportare il controllo sui dati personali al loro posto… nelle mani dell’individuo.
Ogni giorno, ci affidiamo a una varietà di forme di identificazione per le nostre vite: patente di guida, passaporto, badge di lavoro e carte di accesso all’edificio, carte di debito e di credito, abbonamenti di transito e altro ancora.Ma la tecnologia si sta evolvendo a un ritmo accecante e molte delle transazioni che richiedono l’identificazione vengono oggi condotte digitalmente. Dai passaporti elettronici ai portafogli digitali, dall’online banking agli account sui social media, queste nuove forme di ID digitale ci consentono di viaggiare, condurre affari, accedere a documenti finanziari e sanitari, rimanere in contatto e molto altro ancora.
Sebbene il passaggio all’ID digitale abbia avuto molti effetti positivi, è stato accompagnato da innumerevoli sfide e battute d’arresto, comprese violazioni di dati su larga scala che colpiscono milioni di persone. La maggior parte degli strumenti attuali sono arcaici, insicuri, privi di adeguate protezioni della privacy e mercificano i nostri dati. Ma questo sta per cambiare e ID2020 sta guidando la carica.
Siamo aziende, organizzazioni non profit, governi e individui… lavoriamo in collaborazione per garantire che il futuro dell’identità digitale sia davvero #goodID.”
GoodID! Buona Identità Digitale a tutti! Insomma la spiegazione che l’Alleanza ID2020 da alla messa in uso su scala globale dell’identità digitale è che troppe persone nel mondo soffrono per la mancanza d’accesso i beni e ai servizi (circa un miliardo di persone stimano); questo a causa della mancanza di un’identificazione riconosciuta.
Compreso? Il problema non è la fame, la guerra, lo sfruttamento umano e delle risorse, per non parlare dell’inquinamento tanto caro, che le stesse mega company finanziatrici del progetto parallelo di Davos portano avanti da decenni soprattutto nella parte più povera del mondo. No. Il problema è che non sono identificabili! Certo.
Un problema, quello della identificazione univoca, che, parere dell’ID2020 Alliance, smetterebbe di esistere in presenza di una “buona” identità digitale, in quanto gli individui che ne sono in possesso potrebbero utilizzare le loro credenziali presso una varietà di istituzioni differenti al fini di avere accesso ad una molteplicità di servizi.
Il tutto, ovviamente garantisce l’Alliance, nel “massimo rispetto della privacy e della sicurezza”, “il controllo è nelle vostre mani!” assicurano, visto che sarà l’individuo a controllare le proprie informazioni, su questo ci tengono molto a sottolineare.
È giusto, continuano, che questi individui, ai margini della società, possano avere controllo su come queste informazioni personali vengono raccolte, nonché utilizzate e condivise.
In altre parole si auspica una centralizzazione e concentrazione di tutti i vari dati possibili riguardanti ogni individuo in un unico pacchetto digitale.
Questa operazione consentirebbe svariati benefici ai cittadini (non dovremmo più ricordarci tutte le email e le password!) e in più ognuno, sottolineano più volte, avrà il totale controllo sui suoi dati. Meraviglio no???
C’è un ma. Infatti è proprio sulla privacy che sembrerebbero non raccontarcela proprio tutta i nostri amici filantropi.
Tutti noi usiamo servizi Google che necessariamente avrà un ruolo di primo ordine nella gestione dei dati dell’identità digitale; Facebook e MasterCard sono tra i soci partner; la Big Pharma sarà necessariamente coinvolta nella gestione dei dati sanitari e biologici dato oramai evidente il colossale conflitto d’interesse con le “autorità” di vigilanza del farmaco nei paesi occidentali con Oms in cima; Microsoft in quanto sponsor primario dell’ID2020 avrà le sue priorità; e così via…
Conflitti d’interesse? Multinazionali che si sostituiscono ai governi democraticamente eletti? Nessuno sembra accorgersi di niente. Nessuno fiata.
E poco sembra interessare a costoro che alla gente comune questa schedatura costante, specie se supervisionata, parliamoci chiaro, dalle stesse mega company che la finanziano, non rientri per nulla nelle esigenze della vita reale. Ma poco conta. SI proceda spediti!
È una questione di “Controllo”?
Quindi volendocelo far passare come una sorta di accorpamento di dati relativi all’individuo e gestiti dall’individuo stesso, in totale sicurezza e privacy, quello che si prefigura invece nei fatti è qualcosa di molto ma molto più inquietante: il definitivo e totale asservimento dei cittadini, se così potremmo ancora definirli, da parte di mega compagnie, mega milionari, grande finanza e fondi di investimento stratosferici che ritroviamo dietro ad ognuno di esse: BlackRock, Vanguard, State Street…
Ma anche gli stessi che troviamo tutti a braccetto in un dichiarato sconfinato amore per il progresso pacifico dell’umanità nei raduni in quel di Davos.
Abbiamo parlato di cittadini, ma sarebbe più corretto parlare di sudditi per quel che ci riguarda, perfettamente digitalmente “disattivabili” nel caso risultassero improduttivi, non più servibili, servi insomma. Più di qualcuno giustamente fa riferimento ad un neo-feudalesimo tecnologico.
Alcuni esempi? Ti sei comportato male non seguendo alla lettera tutte le indicazioni dettate dal Governo/Company e il tuo credito sociale si avvicina sempre più pericolosamente allo zero? Non potrai usufruire man mano di sempre più svariati servizi che invece spettano ai cittadini diligenti. Prima magari solo servizi secondari, bar ristoranti o palestre, poi scendendo nel Social credit system magari non potrai più ricevere un prestito dalla banca, o magari non potrai essere curato, e chissà magari non potrai possedere nulla. Se si andasse concretamente verso la moneta digitale, come appare ormai scontato, e la scomparsa del contante, il nostro conto digitale sarebbe annullabile alla semplice portata di un click; non potrai più vendere o comprare, totalmente escluso dal sistema sociale, un pariah del nuovo mondo.
Presentato come occasione di progresso e privacy si prefigura essere in realtà l’esatto opposto: nulla sarà più nelle nostre mani, nulla dipenderà da noi.
E quando ciò accadrà si potrà dire ciao ciao con la manina a libertà e libero arbitrio, non occorre un complottista per accorgersene.
Quanti film hollywoodiani di fantascienza abbiamo visto in questi anni che prefiguravano una società così frazionata, dove al vertice ci sono pochi intoccabili che hanno diritto di vita e di morte sul resto degli esseri umani?
In più aggiungiamo che chiodo fisso del Wef è anche un mondo senza più proprietà privata, dove tutto sarà del governo (o chi lo manovra, diremmo noi). La pandemia ha distrutto il lavoro e l’economia di milioni di famiglie, e sembra non voler finire qui l’opera di distruzione creativa.
Quindi? Si prospetta un reddito universale gentilmente somministrato dal governo, ed ovviamente strettamente correlato al tuo modo di comportarti.
In sintesi si prefigurerebbe un mondo in cui a chiunque non ubbidisse ciecamente al potere costituito gli potrebbero essere per legge sottratti quei diritti e quella libertà che sino ad oggi abbiamo dati per scontate. Pena l’esclusione dalla vita sociale, professionale, dall’accesso al credito, ma anche scuola, sanità… insomma tutto.
Ma per dissipare ogni nostro malevolo dubbio il buon Gates e il buon Schwab ci tengono a rassicuraci, i Big Data (l’archiviazione e l’elaborazione di tutti i nostri dati in tempo reale) saranno affare solo dell’intelligenza artificiale (AI)!
Che per natura apprende e sceglie per tutti noi cos’è la cosa migliore. Da informatico vi posso garantire che quella che spacciano come una unità di auto apprendimento e perciò oggettiva e non condizionabile, come la AI, potrà essere invece perfettamente indirizzabile a propendere per una direzione piuttosto che un’altra, in maniera assolutamente arbitraria in quanto programmabile, esattamente come oggi avviene con gli algoritmi usati da Facebook, Google, You Tube, Twitter ecc.. in cui la “violenza” e gli atteggiamenti scorretti sono viste solo in determinate occasioni: su coloro che confliggono il pensiero unico e la narrazione unica del mainstream; mentre in tal’altre occasioni, a volte anche eclatanti, si chiudono non uno ma entrambi gli occhi.
E non abbiamo parlato della forma che sempre più va prendendo il Green/Covid Pass, cioè strettamente condizionato all’inoculazione di sieri, di cui tra l’altro sappiamo pochissimo, da ripetere periodicamente. Pena l’annullamento del pass.
Sinceramente è persino peggio di come ce la fossimo prefigurata anni fa l’identità digitale.
Poco sembra interessare che alla gente comune questa schedatura costante, che definiremmo “supervisionata”, non rientri per nulla nelle necessità della vita reale quotidiana, con ben altre problematiche a cui far fronte.
Ma poco conta. SI procede sempre spediti!
Conclusioni
Notizia proprio di questi giorni è che l’Oms ha rilasciato, in data 27 agosto, un documento che fornisce una “guida” per ogni nazione del mondo su come implementare i passaporti sanitari digitali, definiti nel documento come “una rappresentazione firmata digitalmente del contenuto dei dati che descrive un evento di vaccinazione”. Uno standard internazionale insomma.
Se si è arrivati a questo credo debba essere ormai chiaro a tutti che la marchiatura dei certificati digitali è qui per rimanerci, nulla di passeggero. Inutile dirvi nero su bianco da chi sia finanziato il progetto. Lo trovate qui.
In conclusione, si ribadisce che l’ID2020 Alliance promette un utilizzo etico di questa nuova tecnologia, ma il fatto che i soci partner siano colossi tech e della finanza il timore, e le indicazioni che ci pervengono in tale direzione, di finire in una società dove l’individuo potrebbe essere letteralmente controllato, sottomesso con il ricatto o cancellato da remoto dovrebbe spaventare tutti.
E invece pare che a pochissimi sembra importare, meno se ne occupano, ed ovviamente nessuno di questi sul mainstream.
L’uomo della strada è abituato a porre il proprio sguardo solo su ciò attiene all’oggi, o al massimo a distanza di qualche anno (lavoro, mutuo), ma solo esclusivamente per ciò che riguarda la propria vita personale, e mai per l’interesse collettivo.
Decenni di capitalismo consumista, con il suo comodo entertainment da salotto con bevande gassate hot dog e tv dopo lavoro, ha reso gli individui totalmente avulsi all’interesse collettivo.
C’è chi invece progetta e prospetta instancabilmente sulle nostre vite, da buoni benefattori e filantropi ovviamente!, guardano avanti di decenni e tessono le loro trame e le nostre vite, al cospetto di popolazioni disattente incapaci di notare che ciò che gli capita sopra la testa difficilmente è frutto del caso.
Se non siamo anche noi in grado di portare lo sguardo sul futuro lungo l’orizzonte degli eventi arriverà il momento che saremo già inghiottiti e sconfitti, immobili perché ormai impotenti e paralizzati dalla immane tecno-struttura che lentamente viene tessuta attorno a noi, un corda digitale cautamente posizionata attorno al collo del dormiente.
Potrà arrivare presto un momento in cui il controllo sulle nostre vite sarà così serrato e compatto, a causa e per merito di una tecnologia così evoluta, da cui sarà per tutti noi davvero complicato poi tentarne un’evasione; e contando che si è impressa un accelerazione spaventosa in questi ultimi 18 mesi in tale dispotica e distopica direzione, il tempo per noi di agire, urlare e instillare sempre maggiore consapevolezza in chi ci circonda sul pericolo che noi tutti corriamo, si accorcia ogni giorno di più.
Si potrebbe ritenere che è solo inutile allarmismo, e invece in questa sede crediamo fermamente che la questione dell’identità digitale è la questione regina: le nostre vite, per la prima volta nella storia dell’uomo, non saranno più nostre.
Quanti più cittadini accetteranno, perlopiù sotto ricatto come vediamo, un lasciapassare altamente anticostituzionale e lesivo dei diritti umani sanciti anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del dopoguerra, più la “gabbia di bit sovrastrutturata” si stringerà attorno a noi, più la tecnocrazia avanzerà silenziosa conquistando terreno, e non sarà per niente poi facile liberarcene.
Appello
Chiudiamo con un appello.
Invitiamo chiunque abbia letto questo articolo, compreso e intuito il pericolo di proporzioni bibliche, letteralmente, che ci si pone innanzi e ne approvi le preoccupazioni ed i timori, di condividerle con i propri cari, amici e conoscenti, in maniera tranquilla e ragionata.
Il tempo, impetuosamente e pretestuosamente accelerato con una pandemia globale, non scorre a nostro favore.
Grazie!
Pubblicato il 23.08.2021