Informazioni medico-sanitarie basate sulla scienza – 25 gennaio 2021
Ecco un grafico che non viene mostrato dai mass media, e che sono sicuro che tutti quelli che vogliono che restiate timorosi della Covid non vogliono che vediate. Mostra, su base settimanale, la percentuale di popolazione svedese che, ai test, risulta aver sviluppato anticorpi al virus della Covid, a partire dalla 28esima settimana del 2020 (la prima settimana per la quale l’autorità sanitaria pubblica svedese fornisce dati sulla percentuale di test che risultano positivi).
C’è molto di interessante in questo grafico. Come ho detto, inizia alla settimana 28, in altre parole all’inizio di luglio, che è circa il momento in cui la prima ondata svedese di Covid stava toccando i valori minimi. All’epoca, personalmente ritenevo che ciò fosse dovuto al fatto che un numero sufficiente di persone avesse sviluppato l’immunità; ora però sappiamo che avevo torto. Era, piuttosto, dovuto alla stagionalità – in altre parole, l’estate aveva causato la scomparsa della sindrome Covid.
All’inizio di luglio la percentuale di test positivi agli anticorpi era del 15%. È rimasta stabile per alcune settimane, ed ha poi iniziato a scendere, come ci aspettavamo, dato che in quel periodo il tasso di nuove infezioni era molto basso. Il nostro corpo generalmente non continua a produrre anticorpi per sempre dopo un’infezione, piuttosto diminuiscono. Naturalmente, questo non significa che l’immunità stia calando, come ho discusso su questo blog qualche tempo fa. Anche se le cellule che producono attivamente anticorpi scompaiono, le cellule della memoria rimangono, pronte ad essere attivate in breve tempo se si viene esposti nuovamente all’agente patogeno.
Dopo una riduzione iniziale, la proporzione di popolazione con anticorpi si è stabilizzata in agosto attorno al 10%, ed è rimasta così fino a ottobre, quando ha iniziato a salire, in linea con l’inizio della seconda ondata. E ha letteralmente continuato a salire di un punto percentuale o due, ogni settimana, per tutto l’autunno e l’inverno finora. Nella seconda settimana di gennaio 2021, il 40% delle persone testate in Svezia aveva anticorpi contro il virus della Covid.
Stranamente, i media tradizionali hanno finora mostrato relativamente poco interesse nel pubblicizzare questo fatto stupefacente. Ho ottenuto la maggior parte delle mie statistiche da SVT, l’emittente pubblica svedese. Hanno fornito dati sulla percentuale di persone con anticorpi a Stoccolma fino a un mese o due fa, quando queste informazioni sono scomparse discretamente dal loro sito web. Mi chiedo perché.
So che alcuni di voi risponderanno che il 40% non significa nulla, perché i dati non sono presi da un campione casuale. Se avessimo solo un valore, allora sarebbe un punto valido. Ma non abbiamo solo un valore. Abbiamo il valore di ogni settimana dai sei mesi precedenti. Qualsiasi scostamento causato da persone tipicamente sottoposte al test dopo un’infezione respiratoria che si applichi ora, quando il 40% risulta positivo, si applicava anche tre mesi fa, quando il 10% risultava positivo. La tendenza è reale e non può essere negata.
A parte questo, c’è un altro tipo di scostamento che tenderà a far sembrare la proporzione di persone con anticorpi più bassa di quanto non sia in realtà. Questo è il fatto che le persone che sanno già di aver avuto la Covid generalmente non continuano a ripetere il test per confermarlo. Questo gruppo diventa sempre più grande man mano che sempre più persone si ammalano di Covid, e questo alla fine farà sembrare la proporzione di persone con gli anticorpi più bassa di quanto sia in realtà. Quindi, ad un certo punto, c’è un punto di flessione. All’inizio della pandemia, una percentuale maggiore di soggetti testati avrà gli anticorpi rispetto a quelli che si otterrebbero da un campione casuale. Nelle ultime fasi della pandemia, una percentuale minore di soggetti testati avrà anticorpi rispetto a quelli che si vedrebbero in un campione casuale.
Nelle ultime settimane il numero di persone trattate per Covid negli ospedali in Svezia è diminuito rapidamente, come anche la percentuale di test PCR con risultato positivo. C’è molta discussione nei media su quale possa essere la causa. Tutti sembrano essere molto sorpresi. È perché la gente sta meglio se lavora da casa? O perché la gente non viaggia più tanto? O perché più persone indossano le mascherine?
Nessuno sta discutendo la spiegazione più ovvia: che così tante persone hanno ormai avuto la Covid, e hanno sviluppato l’immunità, che il virus sta avendo difficoltà a trovare nuovi ospiti. In altre parole, la stranamente controversa strategia di “immunità di gregge” della Svezia ha funzionato.
Quindi, il 40% dei soggetti testati ha gli anticorpi. E questo verosimilmente sottostima la proporzione della popolazione immune alla Covid, perché la produzione di anticorpi cala molto più velocemente dell’immunità, perché non tutti sviluppano anticorpi dopo l’infezione e perché, principalmente, non tutti sono reagiscono al virus.
In Svezia, alla fine della seconda settimana di gennaio, erano morte 10.323 persone di/con Covid. In realtà, il numero reale è probabilmente molto più basso. Un recente studio condotto qui a Stoccolma ha scoperto che solo per il 17% delle persone presuntivamente morte di Covid nelle case di cura, la causa primaria di morte era effettivamente stata la sindrome Covid.
Ma supponiamo, a fini di discussione, che il valore 10.323 sia corretto. Se il 40% degli svedesi ha avuto la Covid, questo dà un tasso di mortalità da infezione dello 0,25%. È un po’ più alto del tasso globale di mortalità da infezione determinato dal professor John Ioannidis, il che è probabilmente dovuto al fatto che la popolazione svedese è più vecchia della media globale. Ma non è molto più alto, e certamente non abbastanza per motivare il danno su larga scala che ci è stato imposto dal potere.
Ecco perché i propagatori di paura non vogliono che vediate quel grafico. Ed è per questo che spero che mi aiuterete a diffonderlo in lungo e in largo.
Traduzione e adattamento di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte