Il giorno del Conte

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DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

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Il D-DAY di Conte, il suo giorno più lungo, è arrivato il 20 Agosto 2019, quando nel pomeriggio si è presentato in Senato e dopo un discorso di 47 minuti ha pronunciato la parola fine all’esperienza del governo M5S-Lega, durata 445 giorni. A questo ha fatto seguito un intervento in serata di fronte alla proposta di Matteo Salvini di ritirare la mozione di sfiducia dopo l’annuncio delle dimissioni. Quello dell’avvocato Conte, uomo prestato alla politica per fare da trait d’union equilibrato tra due schieramenti con visioni diverse dell’economia e della società, è stato per intero un intervento j’accuse rivolto a Salvini, che avrebbe aperto in modo irresponsabile la crisi di governo, pensando solo agli interessi propri e del suo partito, in un momento tanto importante per l’Italia – la nomina dei nuovi commissari europei, le difficoltà nel contrastare l’aumento dell’Iva e l’esporsi agli sbalzi dello spread – al punto da rischiare di compromettere l’interesse nazionale.

Il tutto fatto per capitalizzare il crescente consenso elettorale e di sondaggi che la Lega e Salvini hanno ottenuto con la politica sull’immigrazione da un anno a questa parte. Questo sarebbe avvenuto in modo rozzo, dando risalto alle proprie ragioni nelle piazze e contravvenendo alle elementari leggi del rispetto costituzionale e del lavoro svolto insieme. Conte ha rivendicato il grande impegno del governo che fa da contrasto alla scarsa serietà e pochezza intellettuale attribuita ai comportamenti del leader della Lega, che a senso unico avrebbe voluto demolire tutto, animato dalla burla, dalla baruffa e dall’egoismo personale. Insomma una visione unilaterale che sembra basarsi sul presupposto che noi Italiani, tutti fessi o ciechi, non riusciamo a vedere i fatti, a distinguere la nutella dalla palta.

Quello che colpisce maggiormente del discorso di Conte non è quanto ha detto – comprensibilmente ci si aspettava il richiamo spietato a Salvini – ma quanto non ha detto. Da un presidente del Consiglio super partes che fa un assessment dell’accaduto e cerca possibilmente una via di ricostruire lo strappo, ci si attenderebbe almeno chiarezza su tutto e tutti. E invece no, questo non vi è stato. Perché?

Su certi argomenti Conte stende un silenzio pesante nei suoi discorsi. Lo fa ad esempio sula politica estera, evitata ad eccezione di un fugace accenno alla necessità di trovare una soluzione politica che risolva il conflitto in Libia e per ribadire scelte europeiste. Ma come, il governo del cambiamento, quello che rivendicava la sovranità dell’Italia schiacciata da vent’anni di zerbinaggio di governi di destra e sinistra all’UE, ha paura di rompere qualche cristallino nei palazzoni di Bruxelles, e quindi dice che con lorsignori è meglio andarci a braccetto?

E poi Conte a ribadire che il governo abbia sempre lavorato d’amore e d’accordo fa un po’ la figura di quelli che negano il global warming. Salvini, oltre che irresponsabile, dice Conte, sarebbe menzognero perché le sue esternazioni minano l’operato del premier e degli stessi ministri della Lega tentando di “accreditare maldestramente l’idea del governo di no”. Però i “no” dalla non-attività del governo emergono eccome, e sono quelli a marchio 5 Stelle denunciati dalla Lega. Tanto per limitarsi ai più noti e agli ultimi mesi, basti ricordare Lezzi contro Autonomia e Flat Tax (18 Marzo), Trenta e Di Maio contro la Lega e la gestione dei soccorsi in mare (15 e 17 Maggio), Bonafede contro il Decreto Sicurezza Bis (18 Maggio), Toninelli sul tema delle grandi navi a Venezia (3 Giugno), Costa sulla questione della Terra dei Fuochi (5 Agosto), a cui si aggiungono i capolavori di coerenza nel votare a Bruxelles a favore di piddini e anti-sovranisti amici di macellai sociali, grazie ai voti dati a Sassoli e Von Der Leyen (3 e 16 Luglio rispettivamente).

La stessa Von Der Leyen, divenuta neo-presidente della commissione UE, che Conte ha ricevuto pochi giorni prima dell’inizio della crisi, quando venne in Italia per la formazione del suo collegio, per il quale sono necessari nomi di fedelissimi alla causa, che si dubita sia propriamente quella sovranista. Si tratta di episodi noti, che nella Lega hanno da tempo fatto raddrizzare le antenne non solo a Salvini, come ricorda il segretario della commissione finanze Laura Cavandoli. Questi episodi, ben 9 tenendo conto di quelli maggiori ed escludendo gli exploit a Bruxelles, pur non cancellando il lavoro svolto insieme e l’appoggio reciproco su RdC e sicurezza, essendo dei fatti accaduti, un significato ce l’hanno. Come ha un significato l’applauso dei senatori M5S a cui si sono uniti quelli di PD e Leu quando il presidente del Consiglio ha detto di essere preoccupato dall’appello alle piazze di Matteo Salvini… il fascismo, vero o presunto, mette sempre molti d’accordo, almeno finora.

Insomma alla luce di tutta questa multiforme attività di “NO” o di attacchi all’operato di Salvini ci si sarebbe aspettati una chiara presa di posizione di Conte verso il M5S, che, non fosse altro che per una questione di giustizia e chiarezza da parte di un avvocato-premier super partes, avrebbe dovuto essere messo di fronte alle proprie responsabilità su come ha governato negli ultimi mesi questo stato, esattamente come è avvenuto per il leader leghista. E invece niente, ad eccezione di un richiamo al senso di responsabilità e al rispetto delle istituzioni per gli “amici del Movimento Cinque Stelle” che non si presentarono volutamente in Senato quando Conte andò a riferire sui conti Russi lo scorso Giugno, come del resto fece Salvini. L’amore per gli Italiani e il rispetto delle istituzioni che hanno costellato gli interventi di Conte, se davvero sentiti, richiedevano proprio che i fatti venissero citati fino in fondo, anche perché alcune delle scelte del M5S sono state sia in aperto contrasto con gli impegni presi con il proprio elettorato, che con la Lega e con il tanto auspicato recupero della sovranità voluta per il bene del popolo Italiano.

A colpire poi è il riferimento alla poca lungimiranza di aprire una crisi di governo in Agosto e all’utilizzo dei crocefissi. Insomma siamo alla barzelletta, perché dire che le crisi in Agosto bisognerebbe evitarle – è vero che Bonafede e Di Maio apparivano particolarmente abbronzati nonostante abbiano sempre lavorato, a differenza di Salvini che stava a bersi Mojitos al Papeete Beach, Blog et Vertici M5S dixit – e che usare il crocifisso nei comizi offende la laicità dello stato, aggiunge davvero poca sostanza, per usare un eufemismo, ad un discorso chiaro, razionale, ma di semi-contenuto.

Stupisce poi che sulla stessa linea Morra (M5S) abbia rimarcato che esporre il crocefisso in Calabria è un segno di riconoscimento per gli affiliati della ‘ndrangheta, che è come dire che se fai politica e ti vesti di nero dai un messaggio… ai fascisti. E questa è la prova – spiace per Morra che in altre occasioni aveva dato prova di capacità – che quando si è alla frutta bisogna pagare il conto e andarsene dal locale, invece che parlare del nulla.

E così Conte chiude la sua giornata dopo aver dato una lezione magistrale al barbaro squinternato Salvini, orco traditore nel pomeriggio, poi divenuto improvvisamente coniglio di sera nell’immaginifico stellato, per essersi dichiarato pronto a ritirare la mozione di sfiducia. Per alcuni invece Conte avrebbe ricevuto una risposta “stratosferica” del leader leghista.

Pur non condividendo giudizi superlativi, è comunque innegabile che Salvini nel replicare ha avuto il buon senso di parlare di fatti e comportamenti, invece che declamare a parole l’amor patrio, anche se un cenno dall’aria retorica alla libertà del voto che non gli fa paura se l’è concesso. La risposta di Salvini fa emergere in modo stridente la più grave retorica di Conte, perché risulta davvero incomprensibile – e qui Conte avrebbe davvero qualcosa da spiegare – in che modo il presidente del Consiglio possa aver lavorato per 14 mesi a fianco di uno che ha dipinto come un irresponsabile prevaricatore, non rispettoso dei principi costituzionali ed approfittatore! Come minimo da una delle più alte cariche dello stato ci si aspetterebbe che un tipo simile fosse denunciato per tempo, e non solo in un discorso di chiusura che Conte è stato chiamato a fare, su un’esperienza che lo “ha arricchito enormemente”… arricchito a lavorare con i farabutti, verrebbe da chiedersi?

A questo punto la parola spetta al presidente della Repubblica, e poi, alla fine di un percorso appena iniziato, gli italiani giudicheranno. E per gli Italiani al momento, nonostante le colpe e il tradimento di cui sarebbe responsabile, il partito dell’orco Leghista è tra il 36 e il 38% in caso di votazione, mentre il M5S sotto al 10% secondo alcuni, così tanto per ricordare che l’ottimo lavoro svolto poi viene anche valutato da chi ne prova le conseguenze sulla propria pelle, tutti i giorni, senza con questo togliere nulla agli appelli all’amor patrio.

Per ora ci si può limitare ad osservare che Conte sa parlare, cosa che sapevamo. Che sappia sempre conquistare con quel che dice rimane dubbio.

 

Alessandro Guardamagna

Fonte: https://comedonchisciotte.org/

21.08.2019

 

 

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