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La Redazione

 

I disastri dell’Euro: l’Ue è cresciuta un decimo rispetto al mondo
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A cura di Davide
Il 6 Novembre 2019
819 Views

DI PAOLO BECCHI E GIOVANNI ZIBORDI

liberoquotidiano.it

Mario Draghi alla scadenza del suo mandato è stato celebrato come il salvatore della UE e dell’Euro e non c’è dubbio che abbia fatto di tutto per evitare il collasso della moneta unica e che ci sia riuscito. Ma per l’economia reale – ecco il rovescio della medaglia – questo non ha portato ad alcun giovamento. Nei dieci anni successivi alla crisi, dal 2007 al 2017, secondo i dati della World Bank, il PIL globale nel mondo è aumentato del 22%. Tutto merito della Cina e l’India? Per la verità gli USA sono cresciuti del 29%. E l’Europa della UE e dell’Euro? Il dato clamoroso è che l’Europa dell’Euro in dieci anni è cresciuta come PIL dell’1,7%.

Questo è incredibile. L’Europa ha a disposizione scienza e tecnologia quanto l’America e l’Asia e si lavora in media otto ore al giorno anche qui. Gli americani e giapponesi e cinesi prendono un po’ meno vacanze e hanno meno mesi in maternità, vanno in pensione qualche anno più tardi. Ma la differenza non è poi così grande come si pensa. Una differenza così abissale della crescita economia su dieci anni non la si spiega con le ore lavorate, che sono in Eurozona solo un 10 o 15% di meno complessivamente. E in ogni caso questa differenza esisteva anche venti anni fa, quando invece la crescita europea era paragonabile a quella del resto dei paesi OCDE. Questo enorme divario di crescita si spiega soprattutto con le politiche molto espansive del credito e dei deficit pubblici che il resto del mondo ha fatto e noi nella UE no.

In USA il PIL è aumentato da 15,000 a 19,300 miliardi mentre il deficit pubblico aumentava da 10mila a 21mila miliardi, più che raddoppiato in dieci anni e tuttora l’America mantiene un deficit pubblico di 1,000 miliardi l’anno. In Cina il totale del debito (incluso quello di imprese e famiglie) era meno di 10 mila miliardi e in dieci anni è esploso a oltre 40mila miliardi. In Italia invece il credito totale a famiglie e imprese è calato negli ultimi dieci anni perché quello alle imprese è stato tagliato moltissimo da 940 a 650 miliardi e quello alle famiglie è salito solo leggermente.

E la politica di Draghi alla BCE che ha espanso il bilancio della BCE di quasi 3,000 miliardi? Questi miliardi sono andati a comprare debito pubblico, sia direttamente che indirettamente (dandoli alle banche che poi compravano ad es BTP). Sarebbe stato utile all’economia se si fossero aumentati i deficit tagliando le tasse, ma “le regole UE” lo hanno impedito. E allora a cosa sono serviti i 3,000 miliardi di Draghi? Solo a far scendere a zero (o sottozero) il rendimenti di tutti i titoli di stato, persino quell greci. Questo danneggia i risparmiatori, che infatti oggi in Italia hanno abbandonato i titoli di stato comprando polizze, fondi e prodotti del risparmio gestito e poi mettendo 300 miliardi nei conti correnti che sono saliti a 1,400 mld. Se schiacci a zero i rendimenti dei titoli, chi vuole risparmiare deve spendere un poco di meno per compensare il reddito che non riceve più sui suoi soldi messi da parte. In compenso a questi tassi artificialmente bassi diventa più facile indebitarsi per chi opera speculativamente sui mercati. Buona fortuna.

Nel resto del mondo si è reagito alla crisi con politiche aggressive di aumento dei deficit e del credito per far circolare più soldi con ogni mezzo anche tra famiglie e imprese. Si sono tagliate le tasse e aumentato la spesa e le banche sono state spinte ad aumentare il credito. Le statistiche mondiali del debito privato e pubblico mostrano un enorme aumento del debito delle imprese specie in USA e Cina. Oggi il debito equivale in pratica alla moneta che circola e se si vuole aumentarla bisogna aumentare il debito. Nessuno lo ha capito meglio dei giapponesi e cinesi. Il Giappone infatti come si sa ha un debito pubblico doppio del nostro e la Cina ha trascinato l’economia globale negli ultimi dieci anni aumentando il debito privato di 30mila miliardi!

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Se invece non si aumenta il deficit e non si stimolano le banche a prestare alle imprese, stampare moneta come ha fatto Draghi fa solo scendere i tassi sui titoli di stato a zero o sottozero. Una cosa irrazionale, mai successa in 4mila anni di storia e che accade più che altro in eurozona. Draghi ha pompato liquidità solo per comprare e far comprare alla banche titoli sui mercati. Poco o niente è andato all’economia reale.

Questi dati dell’enorme divario tra il resto del mondo che cresce del 22% e l’eurozona che cresce dell’1% indicano che siamo diventati una eccezione nel mondo, siamo l’area della crescita demografica zero o negativa, come in Italia, perché siamo prigionieri di una gabbia finanziaria che soffoca l’economia e riduce l’occupazione. L’Eurozona sacrifica le prospettive dei suoi figli, che non riproduce più, per rispettare “vincoli finanziari e di bilancio” di cui il resto del mondo se ne frega.

C’è chi usa più che altro il debito privato come i cinesi (ma le loro banche sono pubbliche), chi usa sia quello pubblco come USA e UK e chi usa il debito pubblico come i giapponesi. Sì anche i giapponesi, i quali hanno goduto di un incremento del reddito pro capite dal 2008 di circa il 7% contro un calo dell’8% dell’italia, nonostante il loro debito pubblico sia il doppio del nostro.

La politica della BCE di Draghi è servita solo a impedire che la zona euro si sfaldasse, ma occorre in Europa, e in Italia prima di ogni altro paese, uno “shock monetario”, una espansione dell’ordine dei 100 miliardi di euro, sotto forma soprattutto di riduzioni di tasse, per rilanciare gli investimenti. L’attuale Legge di Bilancio mette il Paese in coma farmacologico, ma il prossimo anno ci saranno elezioni politiche anticipate e Salvini andrà a Palazzo Chigi, sarà meglio preparere sin d’ora un valido programma per rianimare l’Italia.

 

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi su Libero, 03/11/2019

Fonte: https://paolobecchi.wordpress.com

Link: https://paolobecchi.wordpress.com/2019/11/05/i-disastri-delleuro-lue-e-cresciuta-un-decimo-rispetto-al-mondo/

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