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La Redazione

 

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I Blue Dawn porteranno sonora oscurità…

Intervista
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A cura di Rossana Taddei
Il 6 Novembre 2024
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Blue Dawn Copertina

I Blue Dawn

I Blue Dawn [Alba Blu] sono un gruppo genovese nato nel 2009, un buon complesso emergente che suona un genere musicale pesante e dinamico.

Nascono dall’idea di Enrico Lanciaprima (basso) e Andrea Di Martino (batteria). Durante questo periodo si aggiungono anche Monica Santo (voce) e Paolo Cruschelli (chitarra).

Quattro appassionati di musica, ognuno con la propria radice musicale diversa ma in comune il Rock and Roll come linea conduttrice, fino ad arrivare a preferenze più moderne e attuali, fondendo uno stile affine ai Black Sabbath e gruppi Dark, Gothic, oltre a un pizzico di Prog e musica sperimentale, per riassumere in poche parole il loro stile. Contattiamo il bassista per la nostra chiacchierata.

– Ciao Enrico, raccontaci un po’ la vostra storia:

Abbiamo iniziato a provare da una parte delle cover “Sabbath Bloody Sabbath” (Black Sabbath), “Communication Breakdown” (Led Zeppelin), “Astronomy” (Blue Oyster Cult) ecc., da fare dal vivo, anche pezzi che io avevo scritto già da diverso tempo ma che ancora non erano stati registrati. Ci abbiamo lavorato insieme, gli arrangiamenti sono anche un po’ cambiati ovviamente, ognuno ha messo un po’ del suo. Abbiamo iniziato a suonare dal vivo facendo quelle cover e alcuni pezzi nostri che poi abbiamo registrato in una demo e in seguito inciso un album nei “Nadir Studios” di Tommy Talamanca.

A quel punto abbiamo presentato il master alla Black Widow Records, casa discografica di Genova che conoscevo già da anni, dal momento che mi avevano già pubblicato il primo pezzo professionale uscito negli anni ’90 con un gruppo precedente, una raccolta/tributo a film e sceneggiati degli anni ‘60/70, intitolata “…e tu vivrai nel terrore”. Eravamo sempre rimasti in contatto, l’album è piaciuto e quindi l’hanno pubblicato e distribuito, col titolo omonimo “Blue Dawn”, ottenendo dei buoni responsi, per questo motivo fummo invitati dall’estero a suonare.

Fu organizzato un tour nel Regno Unito, breve, di quattro date e andò bene. Poi però quando ritornammo e dovevamo registrare il secondo album il chitarrista Paolo, dovette trasferirsi di nuovo in Toscana per motivi di lavoro. A quel punto iniziammo a cercare un sostituto, ci volle un po’ di tempo e trovammo un chitarrista abbastanza esperto con cui abbiamo registrato l’album. Purtroppo le cose non sono andate bene da un punto di vista personale e caratteriale, così ci separammo. Riuscimmo a fare giusto un concerto di presentazione del secondo album.

Il secondo album si chiamava “Cycle of Pain”, non appena presentato ci dividemmo, di conseguenza abbiamo dovuto cercare un altro chitarrista. Fu un periodo in cui abbiamo suonato pochissimo dal vivo e abbiamo dovuto di nuovo stabilizzarci, non fu semplice. Poi nel settembre del 2014 trovammo Andrea Martino, che ha un nome molto simile a quello del batterista ma non sono parenti. Con lui iniziammo di nuovo a suonare ogni tanto dal vivo e a lavorare su pezzi nuovi, registrammo nel 2016 e l’album uscì nel 2017 intitolato “Edge of chaos”. A quel punto però i brani erano più ricchi, avevano anche diverse parti di tastiera e sassofono. Quest’ultimo lo avevamo sin dall’inizio su alcuni brani, un musicista esterno ai Blue Dawn che si chiama Roberto Nunzio Trabona, suona con noi saltuariamente ed è protagonista di alcuni brani diciamo più progressivi. Così, quando avevamo completato l’album, ci siamo resi conto di quanto servisse un quinto musicista. A quel punto contattammo Davide Bruzzi, già chitarrista del “Segno del Comando”, che suona sia la chitarra sia le tastiere, per noi era perfetto perché ci permetteva di suonare un po’ tutto quanto dal vivo.

– In quali altri spettacoli avete partecipato?

Abbiamo avuto l’esordio dal vivo con Davide al “Porto Live Metal Fest” qui al Porto Antico, poi abbiamo fatto altri concerti. Sono usciti anche dei progetti di Black Widow, dei tributi ai Death SS, Blue Oyster Cult, David Bowie e T-Rex. Lavorammo al primo album con Davide che uscì l’anno scorso, si chiama “Reflections From An Unseen World”.

Il quarto, appunto, è quello che forse ha avuto i riscontri più positivi, poiché con Davide abbiamo fatto un salto di qualità dal punto di vista tecnico, avendo avuto ottimi riscontri sia in Italia che all’estero. Siamo stati trasmessi anche in varie radio americane ed europee, le recensioni sono state tutte positive.

Non appena presentato il disco, ho contattato un’agenzia per poter suonare nel 2025. Il post Covid è stato difficile, per la musica dal vivo è stata dura, alcuni locali hanno chiuso. Avevamo delle date che abbiamo dovuto cancellare perché alcuni locali avevano terminato la loro attività, qualcuno definitivamente. Ancora una volta, abbiamo dovuto riassestarci un po’, l’agenzia che ci programmava le date in precedenza ha chiuso i battenti dopo la pandemia, quindi adesso abbiamo dovuto rivedere questa situazione. Al momento sto parlando con un’altra persona con cui abbiamo dei progetti.

La situazione Covid ci ha colpito tutti dappertutto, ma siamo positivi, stiamo nuovamente ricominciando un po’ tutti a rinascere, diciamo così. Alcune agenzie non ci sono più, mentre altre stanno aprendo o magari sono sopravvissute, anche loro pian pianino stanno rientrando nella normalità per riorganizzare concerti.

Io penso che sia arrivato il momento di ricominciare tutti a tornare alla realtà. È ripartita questa cosa, quest’anno ci sono stati un sacco di eventi,.Io lavoro anche nell’organizzazione spettacoli, quest’anno c’era tanta roba anche a Genova, ed è una buona notizia.

Purtroppo i costi si sono alzati da tutti i punti di vista e questa non è una cosa molto positiva secondo me, perché la gente ha difficoltà. Molti hanno problemi economici in questo momento storico piuttosto difficile, con due guerre abbastanza grosse e non tanto lontano da noi.

L’aumento dei costi secondo me, un pochino sta anche penalizzando sia chi organizza sia chi suona, perché chiaramente i gruppi grossi, per esempio i Metallica, possono anche permettersi di chiedere delle cifre altissime e la gente ci va lo stesso a vederli. Ma quando le chiede qualcuno di fama media o bassa, l’organizzazione si prende dei rischi grossi, i locali pagano cachet bassi, inoltre le etichette investono poco perché si vendono meno dischi rispetto a 30/40 anni fa e, insomma, per lavorare diventa tutto complicato. Speriamo che tutti si diano un pochino una calmata da questo punto di vista.

– Ma per i gruppi che magari vorrebbero emergere, sarà o sarebbe impossibile?

Anche i gruppi che hanno una storia non attirano più i numeri di una volta, non possono ne chiedere ne tantomeno aumentare il cachet rispetto a prima, perché non viene più la gente di prima. Per i nuovi gruppi è molto difficile emergere, devono investire su loro stessi, perché difficilmente qualcun altro lo farà. In ultima analisi, è come se tutti volessero recuperare quello che hanno perso durante la Covid, ma non funziona così.

– Parlaci delle vostre influenze musicali.

Inizialmente la mia idea era quella di unire il Hard Rock degli anni ’70, dei Black Sabbath, Blue Oyster Cult, con quello che si chiamava Art Rock, cioè Roxy Music, King Crimson, David Bowie. Quella era la mia idea. La fusione di questi due fattori, cioè, qualcosa di pesante, Dark, ma anche un po’ sperimentale. Nel secondo disco abbiamo fatto una cover dei Roxy Music,” In Every Dream Home A Heartache”.  Quindi, all’inizio il suono era così, sicuramente un po’ sabbathiano, ma anche un pochino avventuroso. Il secondo disco forse è quello più progressivo, è uscito anche in vinile ed è quello che forse ha avuto un maggior riscontro all’epoca, quello che ha venduto meglio.

Nel terzo siamo diventati  forse più sperimentali e Dark, si chiama “Edge of Chaos”. Si sono unite a queste influenze anche un po’ di Metal moderno, tipo Celtic Frost, Tool, ma anche della Dark Wave. Anche nell’impostazione delle due voci, quella principale è di Monica Santo, che è una voce lirica pulita che ha studiato canto.

– Ha studiato proprio lirica? 

No, studiava canto da tanti anni, quindi le hanno dato quell’impostazione. Però lei riesce anche a distaccarsi dalla lirica classica, oltretutto perché in certi brani quella forma di musica non ci sta, quindi deve essere più rock in determinati pezzi. In alcuni brani c’è anche la mia voce, il contrasto tra la mia voce bassa e la sua funziona, ho lavorato anche un po’ su questo.

Il quarto album invece, che è uscito l’anno scorso, è stato anche messo da “Rock Hard ” tra i dischi migliori del 2023, infatti ci hanno anche invitato al loro festival. L’ album è uscito anche in vinile, in edizione normale e limitata.

Tutti gli album sono usciti per Black Widow Records. Il secondo, il quarto, “Reflections From An Unseen World”, sono usciti anche in vinile, mentre gli altri due sono usciti solo in CD.

Il suono adesso secondo me è più omogeneo, completo e anche più moderno, perché Davide comunque è un chitarrista che ha delle influenze, diciamo, antiquate, però ha anche uno stile più attuale. Direi quindi che ci ha completato da questo punto di vista. Adesso stiamo anche lavorando con del materiale nuovo, siamo ancora in fase iniziale, ma le idee ci sono. Non siamo un gruppo che vuole sempre ripetere le stesse cose, che vuole far sempre lo stesso genere.

Ci piace diversificare, sperimentare, perché se no diciamo che ci annoiamo a far sempre le stesse cose e poi secondo me non ha senso ripetersi sempre. Se fai un disco nuovo deve essere qualcosa di diverso e migliore del precedente.

Magari ti evolvi su nuove idee, su nuovi stili o magari ne crei te stesso dei nuovi, magari con la fusione di altri. Anche perché ormai è stato inventato tutto, quindi più che altro l’importante è avere una personalità e dare il tuo marchio.

Anche quando facciamo le cover, se uno le va a sentire, non sono delle mere copie dell’originale, cerchiamo sempre di riarrangiarle e di dare una nostra impronta, altrimenti anche lì non avrebbe senso farle.

Abbiamo influenze diverse, diciamo che ci incontriamo sicuramente sui Black Sabbath, perché il suono infatti viene da lì, come per tanti gruppi. Loro hanno creato molto, hanno influenzato non soltanto il Metal, hanno influenzato anche il Grunge, Post-Punk, quindi voglio dire, è una band veramente importante e anche d’esempio.

Quello sicuramente l’abbiamo in comune, poi ognuno ha le proprie preferenze, io ascolto anche…non so, i Motörhead, Rush, Van Halen, Roxy Music, Van Der Graaf Generator, Bowie, Joy Division, insomma, è uno spectrum sonoro piuttosto ampio.

Il batterista Andrea invece, ascolta tanto Prog Rock e A.O.R. per esempio, i due chitarristi ascoltano tanto Metal estremo. I Death, Carcass, Voivod, tanto Metal estremo degli anni ’80 e ’90.

Diciamo che le influenze sono diverse e questo secondo me, è anche una buona cosa nel momento in cui si riesce a inglobarle e a creare comunque un suono che abbia una sua coerenza. Naturalmente non è che ogni pezzo può sembrare fatto da una band diversa.

Io credo che questo siamo riusciti a raggiungerlo, si sente che siamo noi, ma con delle sonorità che cambiano, che si accumulano. È ottimo, perché ognuno porta un po’ di idee, diciamo dalle loro preferenze, e poi le mette in azione fondendole. Quindi viene fuori qualcosa di bello per tutti.

Monica, per conto suo, ascolta anche lei, tanto Black Metal, ma anche Rock, tanto Dark, tanto Doom.

– Puoi dirci qualcosina in più riguardo il progetto sui concerti che accennavi prima?

Sì, stiamo prendendo accordi con un’agenzia per fare delle date nel 2025.

– Date Italiane? 

Sì, adesso non ti saprei dire ancora quando, perché dipende da loro, stiamo ancora prendendo accordi, quindi ancora non sono in grado di dire nulla. Stiamo comunque lavorando su dei brani nuovi, coltiviamo sempre della roba nuova, andiamo sempre avanti. Stiamo cercando di fare qualcosa che sia ancora un gradino sopra rispetto al disco precedente, che a sua volta, questo lo dico perché lo dicono le recensioni che abbiamo avuto, è stata un progresso rispetto al precedente.

– Chi è un po’…se possiamo dire…la mente, per tirare giù le prime note di qualche materiale nuovo?

Componiamo Andrea Martino e io, i brani li componiamo noi e poi gli altri ci aiutano ad arrangiarli, ognuno ci mette qualcosa. La cantante fa la sua parte vocale, il batterista studia qualcosa che stia bene nell’insieme, Davide mette gli assoli e le tastiere.

– Questo dal punto di vista strumentale, invece la parte dei testi, le parole?

Li scrivo tutti io.

– Ah, ecco! Come gestisci i testi?

Questi li scrivo tutti io, direttamente in inglese. Trattano vari argomenti, diciamo che mi interessa la vita vera, quindi l’attualità. Ci sono dei temi sociali ma anche introspettivi, rapporti interpersonali. Anche cose in cui si possa identificare la cantante naturalmente, quindi devono avere dei punti di vista abbastanza simili. Alcuni brani hanno caratteristiche occulte, che sono in realtà allegorie per parlare di quella che poi è la vita di tutti i giorni, la vita reale.

– Quindi voi cantate solo in inglese, giusto? Non avete canzoni in italiano?

Solo in inglese, abbiamo fatto un tentativo in italiano una volta, ma poi abbiamo visto che la versione in inglese funzionava meglio. Preferiamo l’inglese, perché è più adatto al Rock, parole più brevi, più dure, mentre l’italiano va bene per la canzone melodica, perché ha tante vocali, parole lunghe. Nel Rock and Roll italiano chi riesce a cantare nella nostra lingua è molto bravo, perché non è facile.

– Non è facile in effetti, però bisogna riconoscere che in questi generi, dalla fusione che avete alla base sono tutti anglofoni, quindi ci sta che uno poi scelga quella lingua.

Anche i Death SS, che ci piacciono molto, un gruppo italiano nato a Pesaro, cantavano in inglese da sempre. Ce ne sono diversi, c’è qualcuno che ci riesce bene anche in italiano, ma non è facile, perché non è questione di discriminare una lingua o l’altra, è che certi generi si prestano meglio in determinate lingue rispetto ad altre.

Per esempio, i gruppi italiani Prog Rock cantano quasi tutti in italiano, perché lì ci sono delle atmosfere, delle aperture che te lo rendono possibile. Pezzi molto lunghi, suite, molto aperti, e allora lì sì che l’italiano funziona. Quindi per esempio la PFM, Il Banco, i primi New Trolls. Vasco funziona, lui è bravo, perché piaccia o non piaccia comunque scrive dei brani anche interessanti. Ha dei bei testi, in cui la gente si riconosce e riesce a far funzionare la questione linguistica.

– È stato un piacere poter chiacchierare musicalmente con te, aspettiamo con entusiasmo il vostro nuovo lavoro.

Grazie a te, voi.

La formazione attuale è composta da Enrico Lanciaprima (basso) Andrea “Marty” Martino (chitarra), Davide Bruzzi (chitarra e tastiere), Monica Santo (voce), Andrea Di Martino (batteria).

link: https://www.facebook.com/BlueDawnItaly

Blue Dawn Collage

Articolo e intervista di Rossana Taddei per Come Don Chisciotte

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