GLI ARTICOLI DI GILAD ATZMON

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GILAD ATZMON SCOPRE UN DOCUMENTO SEGRETO DELLA GUERRA ISRAELIANA!

12 linee guida ufficiali per i portavoce israeliani in tempo di guerra
Il Ministero degli Esteri d’Israele invita i lobbisti israeliani in tutto il mondo, nonché i loro rappresentanti, a diffondere il seguente messaggio. In questa guerra è in ballo la nostra stessa sopravvivenza, al contrario di tutte le altre guerre in cui era in ballo la nostra stessa sopravvivenza.

LA JIHAD E I WOLFOWITZ DI QUESTO MONDO

Dunque, com’è potuto succedere? Com’è riuscito un piccolo gruppo paramilitare come l’Hezbollah a scuotere l’onnipotente stato ebraico appoggiato dagli americani; impresa in cui gli stati arabi hanno immancabilmente fallito per circa sei decenni?

MAI PIÙ

Appena sessantacinque anni fa gli ebrei sono stati brutalmente cacciati dall’Europa. Proprio quando la maggioranza degli ebrei laici europei era completamente convinta che la sua condizione di emancipazione fosse finalmente maturata in un’assimilazione a tutti i livelli, il giudeocidio nazista l’ha smentita. Solo due settimane fa, quando gran parte degli israeliani era convinta che la Pace stesse per prendere il sopravvento, grazie all’‘iniziativa di pace’ unilaterale di Sharon, Hamas e Hizbollah l’hanno smentita.
RIECHEGGIA LA WEHRMACHT

I raid israeliani su Gaza e sul Libano

Due settimane fa militanti palestinesi hanno catturato un legittimo obiettivo militare, un soldato israeliano. Ieri un attacco eroico orchestrato in maniera analogamente schiacciante da combattenti guerriglieri di Hizbollah. Entrambi gli attacchi sono avvenuti per mandare un messaggio di resistenza: Israele non riuscirà mai a imporre la sua disgustosa nozione unilaterale di ‘pace’. Di fatto il ritiro unilaterale può aver avuto un effetto magico sugli elettori israeliani così come su alcuni leader occidentali sionistizzati come Bush, Blair e la Merkel. Però gli abitanti di Gaza e dei villaggi del sud del Libano sono un po’ meno impressionati dall’inclinazione israeliana nei confronti della pace.

[EBREI] CHE SI ODIANO DA SOLI UNITI

Più di due mesi fa, dopo lo scandalo delle vignette e l’oltraggio al mondo musulmano che ne conseguì, un gruppo di israeliani annunciò la nascita di un concorso di vignette antiebraiche (http://www.boomka.org/). Fu così che ricevettero l’immediata attenzione della stampa israeliana e di quella ebraica in tutto il mondo. Alla fine, gli israeliani in particolare, e gli ebrei in generale, insistono nel farsi vedere come persone dalla mente aperta, persone che se la cavano bene con il senso dell’autoironia.

QUALE CRIMINE HA COMMESSO KEN LIVINGSTONE?

Ken Livingstone è stato sospeso ieri per un mese dal suo incarico come sindaco di Londra per aver paragonato un giornalista ebreo ad una guardia di un campo di concentramento. Ancora una volta vengono sacrificate delle elementari libertà umane in difesa della dignità ebraica. E bisogna chiedersi per quale motivo cediamo i nostri diritti elementari con tanta facilità? Perché un cane da guardia del governo britannico sospende l’adorabile sindaco di Londra solo per aver ferito i sentimenti di un giornalista, che accidentalmente è anche ebreo?

INTERVISTA A GILAD ATZMON – LA BELLEZZA COME ARMA POLITICA – Parte I

INTERVISTA A GILAD ATZMON – LA BELLEZZA COME ARMA POLITICA – Parte II

DI MANUEL TALENS
L’autostrada spagnola A7 verso nord gode normalmente di un traffico scorrevole ed è facile da percorrere, ma il giorno 27 dell’ultimo agosto ha messo veramente alla prova la mia pazienza, perché avevo un incontro con Gilad Atzmon nella zona dei Pirenei francesi e la valanga di macchine dei vacanzieri europei di rientro dalle ferie ha più che raddoppiato il traffico quindi, anziché arrivare alle 2 di pomeriggio, sono arrivato all’appuntamento stringendogli le mani quando il sole era già scomparso. Fortunatamente, mi ha aspettato. Nato in Israele, Gilad Atzmon viene cresciuto come ebreo laico. Svolge il servizio militare obbligatorio ai tempi della Guerra del Libano (1982), un evento che lo porta a una posizione di scetticismo sul Sionismo e sulla politica israeliana. Dieci anni dopo fugge dal suo paese natio con un biglietto di sola andata. In Inghilterra studia Filosofia, ma dopo la laurea sceglie di dedicarsi alla musica anziché dedicarsi alla carriera accademica. Ora vive a Londra e si considera in esilio.

KANT, HAMAS E I DIRITTI UMANI

Il conflitto tra la Dichiarazione dei Diritti Umani e l’Islam o l’Ebraismo è una questione di autorità piuttosto che di semplici contenuti. La maggior parte delle religioni hanno un certo orientamento etico. La maggior parte delle religioni trasmettono idee che sembrano dei codici morali universali. Inoltre non dovremmo dimenticarci che l’orientamento morale dell’Ebraismo e dell’Islam risale a qualche anno prima della Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948. Ad ogni modo la questione fondamentale è: su cosa basiamo la nostra moralità? Il problema è se troviamo i nostri istinti etici dentro di noi, in quanto ‘soggetti liberi’ o se seguimo un codice etico già pronto e completamente stabilito. E d’altronde, se siamo davvero soggetti liberi, come facciamo ad oltrepassare il confine tra il personale e l’universale? La risposta modernista è: “Razionalità”.

PALESTINA, E ADESSO? ALCUNE RIFLESSIONI

Anche se le conseguenze della vittoria di oggi di Hamas non sono ancora visibili, è indubbio che i rusultati delle elezioni abbiano rivelato una fondamentale informazione sulla Palestina e il mondo arabo:
*Democrazia = Islam
Ancora una volta l’Occidente e soprattutto gli angloamericani devono prendere atto dell’evidenza: nel mondo arabo democrazia significa Islam. A meno che uno non sia particolarmente islamofobico non dovrebbe essere un problema. Ma chiaramente ci sono troppe persone che odiano l’Islam sia a sinistra che a destra e che sono orripilate dal successo dell’Islam fra le masse. Ad ogni modo le elezioni di ieri in Palestina dovrebbero servire come ultimo ammonimento per coloro che stanno insistendo per la ‘democratizzazione’ della Siria.

UNA LEZIONE DI EBRAICO

Pace non è Shalom e Shalom non è Sharon
Negli ultimi giorni abbiamo letto alcuni articoli che elogiavano le ultime mosse politiche di Sharon, che ha intrapreso nei suoi nuovi panni appena indossati di amante della pace. Sharon, un famigerato criminale di guerra, un uomo che è riuscito costantemente a dimostrare che manca completamente di qualsiasi remora morale o etica, è riuscito a convincere i media occidentali di essere la ‘voce della responsabilità’ israeliana.

QUANDO SHARON INCONTRERA’ IL CREATORE

Sta morendo un uomo di pace. Preghiamo tutti per la sua pronta guarigione. Un uomo che stava per ringiovanire il mondo politico israeliano, redimere per noi tutti lo stato sionista e la sua agenda razzista. Questo grande uomo è gravemente malato. Oh buon Dio, salva il nostro messia, oh buon Dio possa tu ora essere in grado di creare un asino tanto retto che sappia trasportare il suo peso.

1001 BUGIE SU GILAD ATZMON

Sono più di dieci anni che scrivo su Israele, il sionismo e l’identità ebraica e sono impegnato in un processo di decostruzionismo e critica di diversi testi, idee, politica e abitudini ebraici. Il mio obiettivo è di raggiungere una comprensione più profonda dell’essenza del sionismo che a mio parere è uno dei movimenti politici più pericolosi, e rappresenta un progetto globale che minaccia quotidianamente la pace nel mondo.
Sono molto felice di poter dire che le mie idee sono circolate. I miei libri sono tradotti in 17 lingue, e anche i miei articoli hanno girato molto.

IL CASO DI AMIR PERETZ

Socialismo nazionale contro capitalismo globale
La recente elezione di Amir Peretz a presidente del Partito Laburista israeliano è molto più significativa di quanto molti commentatori sembrano voler ammettere. Per la prima volta il Partito Laburista è guidato da un ardente leader della classe operaia. Peretz è un uomo relativamente giovane cresciuto in un quartiere di case popolari a Sderot, località fatiscente nel sud di Israele, costruita soprattutto per gli ebrei di origine araba negli anni ‘50. A quell’epoca l’elite ebraica ashkenazita non poteva sopportare l’idea che ebrei arabi inondassero le loro metropoli messe in piedi da poco.

IL COMPLOTTO CONTRO L’AMERICA

Il giorno in cui il presidente iraniano ha deciso di condividere con quattromila studenti i suoi pensieri sulla legittimità dello stato ebraico, casualmente ho preso in mano l’ultimo libro di Philip Roth ed è stata un’assoluta coincidenza. Ormai un anno fa alcuni amici mi avevano suggerito di dare un’occhiata a ‘Il complotto contro l’America’ di Roth. Era dallo scorso Natale che il librone con la copertina rigida di fianco al mio letto stava aspettando che mi accorgessi di lui, ma in un modo o nell’altro non avevo mai trovato il tempo e l’energia per lanciarmi in un viaggio nel mondo immaginario di Roth. È stato per caso che proprio nel momento in cui ho deciso di cominciare il mio cammino solitario attraverso il labirinto di Roth, l’intera comunità internazionale si univa contro il presidente Ahmadinejad. Ma non era solo la comunità internazionale che in quel momento esprimeva la sua indignazione, erano principalmente tutti i mass media occidentali e addirittura qualche anomalo opportunista politico palestinese che probabilmente stava agognando per un attimo di celebrità sulla CNN.

‘NOT IN MY NAME’

Un’analisi della condotta etica ebraica.
Conosco i sionisti, penso che costituiscano la più grande minaccia alla pace mondiale, sostengo che sono criminali di guerra, li combatto e cerco di contribuire al loro fallimento. Scrivo su di loro, compongo della musica contro di loro, ma conosco la loro logica. Conosco i loro trucchi, e so esattamente dove stanno puntando e faccio del mio meglio per fermarli.

HA-MECHABEL

Ieri (5.08.05 Ndr), Eden Natan Zada, un ragazzo ebreo israeliano che portava una uniforme delle Forze di Difesa Israeliana (IDF) ha aperto il fuoco su alcuni passeggeri su un autobus in una zona drusa della città arabo israeliana di Shfaram, uccidendo quattro persone e ferendone dodici.
In maniera abbastanza sorprendente per la prima volta il pubblico israeliano etichetta un terrorista giudeo come ‘mechabel,’ un titolo riservato unicamente ai combattenti per la libertà arabi. Forse conviene che ci fermiamo un attimo e ci chiediamo che cosa ci sia realmente dietro a questo rivoluzionario spostamento linguistico collettivo ebraico.

BLAIR IL CAMERAMAN

I britannici sanno ciò che Blair nega
In caso qualcuno di voi le avesse perse, ecco le parole di saggezza che Tony Blair ha espresso ieri:
“Finchè non ci liberiamo di questa completa assurdità nel cercare di fabbricare qualche similitudine tra ciò che stiamo facendo aiutando gli iracheni e gli afgani a costruire la loro democrazia e quelle persone che uccidono la gente con l’intento di farlo, non potremo confrontare questa ideologia nel modo in cui deve essere confrontata.”
Definire quale sia il messaggio politico di Blair ci lascia due opzioni.

PER GLI ATTENTATI DI LONDRA SIA IL MOSSAD CHE LA CIA SONO CANDIDATI RAGIONEVOLI

Londra è di nuovo sotto attacco. Nonostante ad uno sguardo superficiale non sembri un evento catastrofico il messaggio è chiaro: siamo molto vulnerabili. Eppure sembra che siamo molto lenti ad imparare la lezione. Sebbene ci siano alcuni segni che la maggior parte del pubblico inglese stia seriamente associando la politica di Blair al deterioramento della situazione della sicurezza quotidiana, finora non è stato fatto nessun appello per mandare via Blair.
Blair continua a governare questo paese ed è chiaro che ci stiamo dirigendo verso un disastro colossale. Qualche ora fa un uomo asiatico è stato colpito da 5 proiettili nella metropolitana da “funzionari di polizia in borghese”.

SESSO E POLITICA

Una conversazione da Bookmarks, libreria marxista di Londra, 17.6.05
Oggi mi accingo a parlare di un uomo che è stato rimosso dai nostri discorsi intellettuali.
Considerando la sua immensa influenza nella prima metà del ventesimo secolo, la sua totale scomparsa suscita alcune domande. Wittengstein lo considerava di un’influenza rilevante, James Joyce attinse a lui nella stesura di Ulysses. Il signore in questione ispirò Robert Musil e Herman Broch. Riesco a rintracciare facilmente il suo pensiero nelle opere di Lacan e Heidegger. Freud stava discutendo sulle sue idee e pure Hitler lo menzionò, ammettendo che “c’era un unico ebreo decente ma anche lui si è ammazzato”. Otto Weininger è stato una delle figure intellettuali più influenti dei primi quattro decenni del ventesimo secolo e, tuttavia, suppongo che in questa stanza non molti siano a conoscenza del suo pensiero o abbiano anche sentito il suo nome prima d’ora. Suppongo che vi debba spiegare perché. Signori e Signore, Otto Weininger era un razzista, un antisemita e un misogino radicale. Non gli piacevano gli ebrei né le donne ma indovinate, era lui stesso un ebreo e, per quanto le ricerche storiche possano rivelare una qualche verità, era un effeminato.

VIETATO DIRE “E…”

Per molte di noi voci critiche del Sionismo e di Israele, almeno una verità è lampante: è meglio evitare di usarla, la parola “E(breo)”. Ogni volta che scappa di bocca, sono guai. In realtà, non è proprio così. Si può infatti pronunciarla tranquillamente, a patto di essere certi di dire la cosa giusta. Per esempio, nessuno vi accuserà di essere razzisti se elogiate gli “E…” con dovizia di superlativi. Nessuno vi creerà problemi per avere detto che gli E… sono intelligentissimi o un popolo cordiale.

DAVIDE CONTRO GOLIA – REMIX: UN’INTERVISTA A GILAD ATZMON

L’11 settembre e la comparsa di ciò che somiglia moltissimo a un’asse imperialista USA-Israele ha fatto girare la testa alla politica, creando un’ondata spaventosa di violenza e inquietudine nel mondo. Trascurando il famigerato bL [bin Laden], qualche figura della resistenza ha osato sfidare questo nuovo ordine mondiale della scena politica (ascoltate Chavez!).
Nel panorama culturale ci sono finora alcune voci che ci aiutano a capire la minaccia crescente all’ordine mondiale pre-11 settembre. Una voce notevole è quella di Gilad Atzmon, scrittore e musicista ex-israeliano. Un autentico Davide – un sabra, come amano chiamarsi i nativi del nuovo stato di Israele, lui osa puntare il dito (la fionda?) verso i perseguitati di un tempo, ora vittoriosi Golia Ebraici, che marciano verso una loro idea di Grande Israele, trascinando il resto di noi lungo una via di guerra e caos.

LO SFRUTTAMENTO POLITICO DI AUSCHWITZ

Sessanta anni dopo la liberazione, Auschwitz è diventato un evento politico internazionale. Non è una coincidenza e credo che dovremmo fermarci un momento e chiederci: Perché ora? Perché Auschwitz?
Noi che viviamo in un’epoca tecnologica, troviamo naturale che la maggior parte dei commentatori giudichino qualsiasi avvenimento analizzandone gli aspetti positivi, cioè la storia che essi contengono, i fatti su cui concentrare l’attenzione, il messaggio che se ne trae. Quando si parla di Auschwitz, si sottolineano solo il numero terrificante delle vittime, Mengele e i suoi esperimenti, la morte clinica di massa, le camere a gas, i treni, il famoso Arbeit Macht Frei sul cancello d’ingresso, la marcia della morte poco prima della liberazione, ecc. E tuttavia, io direi che è per lo meno altrettanto illuminante esporre ciò che il racconto di Auschwitz serve a nascondere. Ogni racconto storico può essere utilizzato come uno schermo fumogeno; e può diventare uno strumento molto efficace per far affermare la cecità collettiva. I racconti di Auschwitz e dell’Olocausto, in questo senso, non sono affatto diversi.

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