Giorni di gloria

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di Golfredo Castelletto

Venerdì 15 ottobre 2021: inizia la discriminazione dei lavoratori italiani. Per poter lavorare devono esibire un lasciapassare, detto green-pass, che dovrebbe garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro al fine di prevenire l’infezione da COVID-19 (mi domando da mesi perché allora non covid-pass. Mistero!).

Una luce rifulse!

Qualche giorno prima i lavoratori del porto di Trieste, i portuali, avevano fatto sapere che non sarebbero andati al lavoro, che avrebbero cioè bloccato l’operatività del porto, se questa discriminazione non fosse stata eliminata, non solo per loro ma per tutti i lavoratori italiani.

Cosa è successo al Molo VII, Varco 4, del porto di Trieste a partire dal 15 ottobre 2021? Il governo Draghi non ha mollato la presa sul green-pass (abbreviato GP), approvando il DL 127/2021 che lo istituisce, facendo mantenere così la promessa ai portuali.

Non starò qui a discutere sulle questioni morali, costituzionali, economiche, sociali del provvedimento governativo (lo farò in piccola parte alla fine), che potrebbero essere contenute in un libro.

Stare vicino ai portuali per tre giorni e alle persone che da ogni parte d’Italia sono venuta a Trieste per sostenerli, è stata probabilmente l’esperienza per me più edificante degli ultimi anni: determinante per rafforzare il mio impegno a proseguire la mia presenza alla manifestazione e a quelle future.

Quando un portuale ti racconta che ha quarantasei anni di contributi pensionistici versati, che poteva quindi aver chiesto il pensionamento prima che iniziasse tutto questo; che però per principio non andrà in pensione fino a quando non finirà questo delirio “greenpassaro”, così da poter contribuire con la sua presenza al blocco, allora comprendi molto bene perché il loro inno fin dall’inizio è stato: “La gente come noi non molla mai!”.

Quando conosci un portuale che dipinge mandala, che dipinge quadri, che sa rappresentarti con gli occhi e le parole l’animo umano, allora comprendi che le loro istanze traggono energia dallo spirito prima ancora che dalle idee. Quello spirito che li rende prima di tutto fratelli, come hanno spesso voluto chiamarsi tra loro.

Quando conosci Stefano, il loro portavoce, che con una chiarezza che nemmeno un costituzionalista riuscirebbe a mostrare, riesce a spiegare esattamente perché il GP è fuori dal presidio costituzionale, quando la sua determinazione è così efficace da diventare anche “azione Politica” (quella con la P maiuscola), proprio perché lui non vuole fare politica, quando scopri che la sua consapevolezza e la sua umiltà lo aiutano a sopportate e supportare il peso di tutta una Nazione, allora comprendi che è ancora possibile costruire una Repubblica fondata, oltre che sul lavoro, anche sulla solidarietà e sul pieno sviluppo della persona umana, come previsto dalla nostra Costituzione (quella più bella del mondo dicono).

Comprendi che se ti poni un obiettivo da raggiungere, è importante essere consapevoli del percorso da compiere.

I portuali di Trieste hanno questa caratteristica. La loro azione in fondo è molto semplice ed efficace nello stesso tempo: o attraverso lo sciopero o attraverso l’assenza ingiustificata causata dalla mancanza del GP, e prevista dal DL, il porto di Trieste di fatto resta e credo resterà inattivo fino a quando il DL 127/2021 verrà modificato, abrogato o non convertito in legge.

Il 40% dei portuali non ha il GP, se non tramite l’effettuazione dei tamponi ogni 48 ore. Logisticamente, anche se avessero accettato quelli gratuiti prospettati dal Ministro dell’Interno – subito rifiutati perché forieri di discriminazioni sociali – sarebbe stato, ed è tutt’ora, impossibile garantire l’operatività completa del porto.

Anche senza l’istituto dello sciopero, esercitato dai portuali, se solo il 40% di quelli senza il GP decidesse di non effettuare i tamponi (che non sono obbligatori ma facoltativi come la vaccinazione), si avrebbe la stessa situazione.

Tempesta perfetta creata proprio dal Governo

Se consideriamo che anche chi è provvisto di GP può rifiutarsi di mostrarlo all’entrata dei luoghi di lavoro, aumentando così il numero di dipendenti assenti ingiustificati con evidenti e gravi ripercussioni sull’attività portuale, allora chi ha un grosso problema da risolvere è proprio il governo.

Ora, dopo il primo giorno di blocco (non del varco ma delle operazioni portuali), nei “piani alti” si sono accorti che il “corpo” di quel 20% di popolazione che non ha il GP, ovvero che per averlo deve tamponarsi ogni 48 ore, si stava legando con il “corpo” dei portuali. Si stava cioè creando quella miscela di intenti, sentimenti e azioni che sono il fondamento di un popolo che sa sostenere con coraggio e solidarietà reciproca i propri diritti fondamentali riconosciuti dalla costituzione.

Guarda caso già dal secondo giorno sono iniziati a ronzare nel web, ma non solo, notizie strane del tipo: la Digos starebbe per denunciare i portuali, Prefetto e Questura non tollerano più il blocco. Questi strani brontolii hanno rischiato di produrre uno strappo nelle fila dei portuali, prontamente rientrato e ricucito con tanto di scuse e spiegazioni da parte del portavoce che poi, per fugare ogni dubbio, si è pure dimesso da rappresentante del coordinamento interno dei portuali.

L’obiettivo di tali “comunicazioni strane” è stato quello infatti di rompere il legame che si era creato tra portuali e il resto della popolazione: ho passato tutta la notte e la mattina del terzo giorno per far resuscitare la fiducia di tantissime persone che non sapevano più a chi credere e cosa fare.

Anche il terzo giorno non sono mancate le notizie, forse più allarmanti, relative allo sgombero forzoso dell’area della manifestazione da parte delle FFO, dimenticando la speciale situazione giuridica di Porto Franco del porto di Trieste, che limita le azioni delle stesse forze di polizia. Il tutto coadiuvato dalla solita informazione scorretta, che ha fatto apparire il blocco come inesistente. Tutto questo sarebbe infatti servito alle istituzioni per nascondere più facilmente eventuali azioni di forza.

Purtroppo quelle voci, la mattina del 18 ottobre, si sono rivelate vere. Le dirette le avete viste e non aggiungo altro. Solo in Piazza Unità d’Italia il “corpo” si è riunito di nuovo con molta più forza e molta più consapevolezza di prima.

Morale

È importante avere chiaro che manifestare è una scelta personale: aspettare sempre i supereroi Stefano & C. che vengono a salvare l’umanità non funziona! Per vincere in queste situazioni di estrema forza, apparentemente asimmetrica, è fondamentale che ciascuno sappia e accetti qualsiasi esito. E la vittoria non è detto che sia esattamente quello che si vorrebbe ottenere. Questa è la forza (non quella ondulatoria).

Adesso ci fanno bua

Nei giorni seguenti i contagi sono aumentati e le terapie intensive del FVG si sono riempite. Sembrava normale ai politici nostrani dare la colpa ai manifestanti: solo a Trieste si ammalano!

In realtà la situazione dei contagi è stata pressoché uguale in tutte le regioni:

Fonte: https://statistichecoronavirus.it/

Qui ne ho prese tre: il FVG, il Veneto e l’Emilia Romagna. Come si nota, la curva dei contagi inizia a salire per tutti (pure in Europa) dal tre novembre. Parrebbe quindi che il problema non siano le manifestazioni triestine ma qualcos’altro: la stagionalità?

Pare che lunedì prossimo, 22 novembre 2021, la regione FVG passerà al giallo perché l’occupazione delle TI regionali è arrivata al 14% (dato del 17.11.2021), evidentemente per Fedriga, presidente della Regione, la colpa è tutta dei manifestanti novax!

Fedriga purtroppo si dimentica anche questo grafico:

Fonte: https://www.agenas.gov.it/

 

Il FVG un po’ sotto media direi. Aggiungo inoltre il fatto che Slovenia e Croazia confinano con la Regione e che moltissimi cittadini, sia da una parte che dall’altra, ogni giorno passano il confine per svariati motivi.

   Fonte: https://gds.it/ (dati al 11.11.2021)

I portuali vanno avanti!

In questi giorni i portuali di Trieste si sono attivati con gli altri colleghi di Genova e gli altri porti, anche oltre confine, per creare un coordinamento nazionale in grado di mantenere alta la protesta e se possibile rafforzarla. Sappiamo che oggi la logistica è essenziale in un’economia che si definisce globale. Sicuramente la gente come loro non molla mai.

Cosa ci aspetta?

Ci aspettano tempi duri! Inutile nascondere la testa sotto la sabbia! Ma ci aspetta sicuramente anche tanta consapevolezza. Chi ha potuto vivere anche solo qualche ora insieme ai portuali di Trieste ha avuto la possibilità di farne scorta. La consapevolezza più importante è quella che non è la maggioranza ad avere sempre ragione ma è la Costituzione ad averla. Un giorno una maggioranza potrebbe decidere che è giusto bastonare in testa le persone calve: non credo che saranno contenti, anche perché non vedranno la ricrescita. Ma non sarà mai il loro numero, quello dei calvi, a garantire la loro immunità, bensì una Costituzione democratica che protegge proprio le minoranze.

Basti ricordare, a futura memoria, che anche in Germania e in Italia nel ’38 del secolo scorso c’era una maggioranza e per tutto il ‘900 anche in Russia e in Cina: maggioranze a occhio non proprio democratiche.

Quello che vedo è ormai uno stato con due “nazioni”: il 20% è la “nazione” che si è tenuta stretta la Costituzione del ’48, l’altro 80% è la “nazione” che ha deciso di applicare un’altra Costituzione.

Quando una maggioranza decide che vale la pena interpretare la Costituzione in modo da renderla conforme alla propria percezione e ai propri desideri, allora la Repubblica si trasforma in regime… o forse è già successo…

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