Fuori dalla mischia?

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DI PANAGIOTIS GRIGORIOU

greekcrisis.fr

La quarantena, in Grecia, è stata tempestiva e totale. Anche lì le chiese sono state chiuse, ma questo, a differenza che in Italia, ha causato forti reazioni. Dal 4 maggio le chiese sono state riaperte, ma fino al 17, niente messe. Intanto, nelle isole, i migranti sono ormai la popolazione di riferimento. La fine della quarantena è annunciata di continuo, ma … tutto resta chiuso. La stagione turistica sarà un disastro e molti alberghi non riapriranno mai più, ma gli abitanti delle coste sperano nel de-confinamento almeno per poter tornare a pescare. Per una curiosa coincidenza, nel 1944 ci fu un altro confinamento di greci, e fu in Italia, a Cava dei Tirreni, dove il governo legittimo di Grecia fu deportato dagli inglesi. Mentre ad Atene c’erano i tedeschi, i greci in Italia stavano isolati dal loro paese, in un microcosmo senza contatti e ripiegato su sé stesso, capitanati dal Papandreou nonno del Papandreou che consegnò nel 2011 la Grecia agli stessi tedeschi. Le menti si stanno aprendo, nell’oggi: “I loro anni sono contati, perché se no, sono i nostri anni che dovranno essere contati” dice la gente, che vede i propri confini sotto attacco da migranti, teleguidati dai servizi segreti turchi. Numerosi sono gli episodi di violenza, razzìa, vandalismo che non vengono perseguiti, mentre i greci non possono nemmeno pescare per mangiare qualcosa e prendono multe per essere andati a coltivare il proprio campo. Ma le menti si stanno aprendo, internet sta svegliando i greci e gli altri popoli, il futuro non è (ancora) scritto.

 

Da “È Bisanzio!” – Mercoledì 29 aprile 2020

ARTICOLO ORIGINALE QUI

Hermes di greekcrisisis non può crederci. I metronomi a tempo perso annunciano questa settimana la graduale fine del contenimento. “È lunga, lo sappiamo, ma è necessario, quello che abbiamo deciso e messo in atto è per il vostro bene, abbiamo vinto la nostra prima battaglia”. Alla faccia del discorso ufficiale, appena parafrasato. Va detto che dal paese reale, quello dell’economia pratica, allora zoppa, cresce il malcontento.

(…) L’attuale confinamento, certamente così largamente adottato per il suo carattere sanitario almeno inizialmente, viene ancora criticato per aver tra l’altro chiuso completamente le chiese, invece di consentire un minimo di accesso che all’epoca era regolamentato.

Una polemica che non si estinguerà così facilmente. Tanto più che un errore del governo e persino dello stesso Mitsotákis ha finito per screditare ulteriormente il discorso ufficiale. Ancora una volta, non sono le misure strettamente sanitarie ad essere criticate, ma la loro applicazione e anche l’idea stessa, che consente in ultima analisi l’applicazione di diversi pesi e misure. Il Paese reale ritiene che alcune pratiche culturali e religiose tradizionali siano ingiustamente prese di mira, così come a volte lo sono quelle relative alla rigorosa sopravvivenza, come il divieto di pesca amatoriale, tra le altre.

(…)

Il paese reale, in questo caso il paese dei fedeli, è arrabbiato. Noi sentiamo e sappiamo che l’Ortodossia è stata particolarmente presa di mira con il pretesto di un’emergenza sanitaria. Qui, nel villaggio del vecchio Peloponneso dei dolci e dei crolli, si stanno addirittura aggiungendo ad esso attraverso discussioni molto locali. “I dignitari della Chiesa greca sono allo stesso tempo traditori e codardi, solo perché non reagiscono alla chiusura totale delle chiese”.

 

“Ora in tumulto, Ierónymos di Atene, capo della Chiesa greca, ha appena inviato una lettera al governo, sotto la pressione dei fedeli ma anche di un numero crescente di dignitari della sua Chiesa. La lettera è particolarmente severa e dà l’impressione che l’arcivescovo abbia finalmente deciso di non tollerare che alcuni funzionari del governo ad interim possano puntare il dito contro la Chiesa in questo modo. (…)

Sotto pressione e sotto l’effetto del suo errore, il governo ha deciso di aprire le chiese alla preghiera personale a partire dal 4 maggio, perché per le messe sarà ancora necessario aspettare fino al 17 maggio. Naturalmente nel rispetto delle regole e delle logiche precauzioni igieniche come in ogni altro luogo e soprattutto nei negozi. Transizione, allora. Il progressivo deconfinamento è finalmente annunciato ufficialmente da Mitsotákis e dalla sua famiglia martedì sera, 28 aprile, quindi… tutto va bene.

Gli storici del futuro possono notare che il clan Mitsotákis ha certamente salvato diecimila greci dal coronavirus tecnico… mentre ha imposto la colonizzazione del Paese da parte degli “inviati speciali” della Turchia, con la gentile partecipazione dell’UE imperiale, e questo in così breve tempo. Per la notizia non è solo Covid-19. Il Paese è sotto attacco nelle sue fondamenta, nella sua cultura, nella sua stessa esistenza. “Esiste già la recente indagine cosiddetta seria di un’università finlandese, avviata da Jussi S. Jauhiainen e Ekaterina Vorobeva, che ritiene che l’insediamento delle isole dell’Egeo orientale non sia più lo stesso e che i migranti musulmani che vi si sono insediati debbano ora costituire la popolazione di riferimento, dato che la Grecia ha solo l’autorità di tutela su questa zona dell’isola”.

Aggiungo che questa deliberata distorsione dei fatti e delle realtà ricorda il modo in cui è stato presentato il controllo della Serbia sul Kosovo all’epoca, prima che l’UE e il cocainomane della NATO Javier Solana lanciassero i loro missili all’uranio impoverito sui serbi (…) Va notato che un primo raduno popolare è previsto a Creta dal primo giorno del deconfinamento, il 4 maggio, per notificare il rifiuto della popolazione di trasformare la propria isola in Lesbos bis, dato che solo il governo Mitsotákis, all’interno della sfortunata UE, accetta di accogliere i futuri migranti dalla Libia … per stabilirli a Creta.

(…)

Il progressivo deconfinamento viene poi annunciato ufficialmente da Mitsotákis martedì sera, 28 aprile, quindi tutto va bene. Solo che i ristoranti e i caffè apriranno solo il prossimo giugno, e nel frattempo il… menu del paese è in calo.

Peloponneso allora mitico. I cartelli indicano ancora la direzione delle spiagge e degli alberghi ma ora nel vuoto, soprattutto quando sappiamo che probabilmente non apriranno più. Secondo una recente indagine condotta dalla Camera degli Alberghi Greca, il 65% degli albergatori intervistati ritiene che i loro stabilimenti potrebbero fallire nel 2020, a seguito dell’improvviso cambiamento introdotto dalla situazione economica, stampa greca del 13 aprile.

 

Il… menu del paese è a terra. Peloponneso, aprile 2020
La direzione delle spiagge e degli alberghi. Peloponneso, aprile 2020

A parte il fatto che c’è del pesce. Il nostro più grande peschereccio qui è tornato in mare portando persino il vessillo imperiale di Bisanzio. proprio come i metronomi del tempo perduto hanno appena annunciato la graduale uscita di questo… primo periodo di contenimento. Gli storici del futuro possono notare che, dai tempi di Covid-19, l’umanità è stata contagiata e persino rinchiusa come mai prima d’ora.

E che questo confinamento è stato il catalizzatore necessario per liberare le menti da decenni di oppressione. La goccia d’acqua o la scintilla, in qualsiasi modo vogliate metterla. Quindi Covid-19… e Covid-21 sono stati alla fine i nostri salvatori. Non vediamo l’ora che arrivi il giorno dopo…


 

Da “Cava dei Greci” [in Italiano] – Sabato 2 maggio 2020

ARTICOLO ORIGINALE QUI

(…) Nel villaggio, da qui si vive ancora al ritmo dei caicchi, oppure una breve sosta, come nel pomeriggio del primo maggio. Un peschereccio da traino di Egina è venuto a scaricare il pescato fino all’ingresso del porto, a bordo c’erano anche i gamberetti, ma in quantità destinate esclusivamente al grossista locale. Piccola delusione, grande curiosità!

Soprattutto, gli abitanti attendono il momento del cosiddetto deconfinamento graduale, quello della presunta riconquistata libertà, dall’apertura delle loro chiese e la riacquisizione del permesso di nuotare… alla tanto attesa liberazione della pesca amatoriale. Non è una cosa da poco, visto che ci sentiamo stretti da quasi due mesi. Per il capitano Yánnis, non è un compito facile. “Contiamo i giorni come ai tempi del servizio di leva. A quei tempi si contava il tempo fino all’ultima ora. Già lunedì prossimo potremo muoverci liberamente, anche se solo nella contea. Tuttavia, ho paura di quello che potrebbe succederci dopo. Non avremo una stagione turistica, la gente non troverà lavoro e le briciole distribuite dal governo saranno rapidamente spazzate via. Allora l’inverno potrebbe essere un periodo di carestia”.

(…) La Grecia ha ingoiato tanti serpenti. In dieci anni di cosiddetta “crisi del debito”, un’altra truffa organizzata dalla mafia finanziaria e politica per saccheggiare il Paese e la sua popolazione, le mentalità sono cambiate. (…) “La gente si dice che la libertà arriverà presto, solo che nulla è certo, tutto ci sembra rimanere incastrato. Un mese fa, i politici e i loro medici promossi in televisione ci hanno detto che indossare una maschera è piuttosto dannoso per la salute. Questo in un momento in cui il paese era disperatamente a corto di maschere”.

“Ora che gli amici dei Mitsotákis importano o si fanno fare migliaia di maschere, dovremo vendere le azioni perché ne approfittino, come fanno in ogni crisi. Va da sé che ora ci dicono che indossare una maschera spesso diventerà obbligatorio, altrimenti ci aspetta una multa di 150 euro.

Cava de’ Tirreni, sede del governo greco. Ottobre 1944
Yórgos Papandreou Primo Ministro. Cava de’ Tirreni, ottobre 1944

[NdT: dal Diario di Yorgos Sefèris, poeta e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura] “27 settembre 1941. Cosa rimane del calvario degli ultimi anni, quando ho cercato in luoghi maledetti, circondato da sciacalli e cadaveri, di realizzare ciò che la mia coscienza mi ha permesso di fare? Cosa rimane? La soddisfazione di aver fatto il mio dovere. Il mio dovere, non tutto, ma il 50%, forse anche il 30%. Nessuno può compiere tutto il suo dovere in un mondo del genere, quindi chi lo nega? Il destino mi ha messo in questo mondo di negazione. È meglio così. Sono un estraneo a questo mondo. Io non sono niente, non possiedo niente. Forse è meglio così. Andiamo avanti allora, dobbiamo ricominciare tutto da capo. Lasciamo andare i morti…”.

Yórgos Papandreou, nonno del sempre distruttore valletto britannico Yórgos Papandreou fu installato al presunto comando nel 1944 e già in Egitto. Nel settembre dello stesso anno il suo governo stava per cadere in Italia, più precisamente a Cava de’ Tirreni, un comune in provincia di Salerno. Tutto questo in un’atmosfera più deleteria che mai. Seferis lo segue come parte dell’amministrazione. E’ nel castello di MV Durban che egli nota questo riguardo ai politici.

“12 settembre 1944. Penso che la reazione contro tutte queste persone finite che ci governano arriverà più tardi. Non per quello che possono aver fatto in passato, ma per quello che possono fare in futuro. Perché è già scritto che non potranno evitare di commetterli”.

Cava de’ Tirreni, città presto soprannominata in greco-italiano [Φάκα] dei Greci, la “Trappola dei Greci”, perché è un… alto luogo di quasi-confinamento per questo microcosmo greco di politica e amministrazione, sotto il controllo assoluto degli inglesi.

“Già il primo giorno di ottobre e non c’è la minima speranza di una partenza immediata per la Grecia. Bloccato senza contatti o informazioni. Il Generale soprannominato Cava de’ Tirreni, Trappola dei Greci. Gli affari che preoccupano il nostro piccolo popolo qui, a parte i rapporti politici, sono legati alla loro sussistenza, così come a ciò che tutti riceveranno in aiuto dall’esercito americano. Oggi è arrivata una macchina per distribuire impermeabili, scarpe e biancheria intima ai militari e ad alcuni ministri. Nel pomeriggio, tutti sembravano quei bambini dell’orfanotrofio vestiti all’improvviso con i loro nuovi vestiti invernali”.

“4 ottobre 1944. Come i vestiti dimenticati da tempo in una valigia, raggrinziti e intorpiditi, così è diventato l’ellenismo della Cava de’ Tirreni, lui e le sue pieghe. Ha inventato i suoi costumi e i suoi gruppi, dividendosi in classi sociali. Quindi ci sono i soddisfatti, gli insoddisfatti, quelli che hanno un veicolo e quelli che non ce l’hanno, le draghe e i bovari, le spie e le spie. Tutto il nostro dramma sta in questa affermazione, nel nostro sgomento per l’impossibilità di influenzare il corso degli eventi per nostra volontà. Siamo tutti in un recipiente messo in forno, saremo cotti qualunque cosa accada compresi gli ingredienti; pomodoro, patate, sale e pepe, poi ci serviranno a modo loro. Confinati e quindi separati dal mondo esterno, traduciamo poi tutto in liti e dispute interne”.

Confinamento obbligatorio… spesso lontano dai fatti e dalle azioni che faranno la storia. Nel 1944, il governo Papandreou non fu nemmeno invitato a commentare il corso degli eventi, né tanto meno informato. Molto semplicemente, era esplicitamente vietato raggiungere il perimetro stesso delle questioni importanti. “Il governo greco non sa nulla dei piani e non deve in nessun caso esserne informato”, aveva già dichiarato Churchill nell’Eden, spiegandogli le fasi del piano operativo che prepara l’insediamento ad Atene del governo greco in esilio “subito dopo l’occupazione della città da parte delle unità speciali dell’esercito britannico, quando i tedeschi si ritireranno, con il pretesto di normalizzare la situazione e di distribuire aiuti alleati”.

Le autorità britanniche decisero di trasferire, il 7 settembre 1944, il governo greco chiamato “unità nazionale” dal Cairo e dal suo deserto nordafricano, alla cittadina di Cava de’ Tirreni, a circa 45 km da Napoli. La delegazione greca si è riunita negli alberghi Vittorio e Impero, mentre il primo ministro Papandreou ha ricevuto la residenza nella stessa villa che il maresciallo Pietro Badoglio aveva utilizzato per gli stessi motivi. La decisione di recarsi o meno in Grecia è rimasta di esclusiva competenza delle autorità inglesi, che di fatto hanno informato i ministri interessati solo 24 ore prima del viaggio.

 

Oggi, questo confino governativo greco costituisce per i nostri amici italiani una curiosità molto strana da vedere a Cava de’ Tirreni, sotto lo sguardo del paese reale e di tutte le sue esperienze. Organizzano anche concerti commemorativi, o almeno lo facevano, prima dell’attuale reclusione.

(…)

Nel 2020 e nel villaggio, viviamo al ritmo dei caicchi da qui o una breve sosta come con questo peschereccio di Egina, di passaggio. Aspettiamo il momento del cosiddetto deconfinamento graduale e della presunta riconquistata libertà. Poi contiamo le ore. Nel frattempo… per dieci anni, gli ospedali del Paese sono stati sul posto, “bombardati” come la Troika e i Mitsotakiani assimilati sotto l’ordine di Berlino. Ancora e ancora, prima gli ospedali, solo per distruggere il morale della popolazione greca. Forse il coronavirus e la sua paura si occuperanno del resto.


 

Da “Sopra la mischia” – Martedì 5 maggio 2020

ARTICOLO ORIGINALE QUI

Deconfinamento parziale, paesi imbottigliati. Il giorno dopo sarà come il giorno prima, meno l’economia, più la geopolitica del caos ad ogni livello. I giornalisti evocheranno… secondo le loro specifiche il ritorno alla routine, solo, passeremo da una sorpresa all’altra. La guerra ibrida non si fermerà, anzi, i suoi fronti si moltiplicheranno, covid-19 compreso, dall’immigrazionismo ambientale alle menzogne dei politici sul ritorno agli affari o sul lavoro.

Più che mai, la nostra realtà va avanti sotto mentite spoglie, come Bill Gates e il suo progetto ctonio di vaccinare i soggetti sottoposti all’impero globale, se necessario, tatuati digitalmente, per… soluzione finale rivisitata. Anche l’Unione Europea tedesca si sta attenendo come al solito alle sue regole, questa volta per raccogliere fondi. Tuttavia, le persone sono ora meglio informate rispetto a qualche tempo fa. Internet, per quanto l’esperienza vissuta l’abbia attraversata. “I loro anni sono contati, perché se no, sono i nostri anni che dovranno essere contati”, mi ha detto recentemente un abitante di questo Peloponneso, (…) il contenimento come modalità di distruzione delle classi medie rimanenti e infine, come osserva Houellebecq a suo modo, “una certa obsolescenza che sembra colpire i rapporti umani”, e questo non è trascurabile.

Solo che, come mi ha scritto l’amico Olivier Delorme l’altro giorno, “da tutto questo può venire il meglio – se le persone escono dalla loro passività e rifiutano i nuovi sacrifici che saranno loro richiesti – o il peggio – se continuano a soffrire. Il futuro non è scritto da nessuna parte e sarà ciò che le persone avranno o non avranno il coraggio di fare di esso. Da parte mia, trovo che questa crisi sia salutare perché mostra a tutti coloro che non si rifiutano di vedere, quanto siamo bloccati e come non sia più possibile continuare su questa strada. Ma questo non è l’inizio della fine, solo la fine dell’inizio”.

La vera notizia greca di questo secondo giorno di parziale deconfinamento torna subito all’essenziale, ovvero la sopravvivenza economica e la guerra che la Grecia sta subendo su più livelli. Si tratta essenzialmente dell’aggressività caratteristica della Turchia islamico-totalitaria, tanto quanto dell’invasione migratoria che sta co-organizzando. Una parte della stampa sta quindi riportando gli eventi degli ultimi due mesi intorno ai campi di migranti nelle nostre isole dell’Egeo orientale. Violenza, incendi, razzie, razzie, razzie e, in breve, terrore contro gli abitanti greci e, in particolare, l’infiltrazione in questi luoghi elevati dell’anomia organizzata dei servizi segreti turchi, (…) Gli “episodi” vissuti dall’inizio di febbraio sono stati infatti organizzati dai servizi segreti turchi in collaborazione con le ONG. Questo è ben noto. Gli incidenti iniziati dagli immigrati clandestini, in particolare a Mória, a Lesbo, sono stati organizzati dai servizi segreti turchi del MIT in collaborazione con una ONG che è ben elencata per quello che è realmente, che i servizi di sicurezza greci conoscono bene.

“Tutto ciò che sta realmente accadendo è la concreta attuazione di un piano elaborato dai servizi segreti turchi per destabilizzare la Grecia al suo interno, anche in caso di conflitto armato con il suo vicino. Più di 2000 persone provenienti dal campo di Mória, per lo più giovani di origine afghana, hanno partecipato a un’operazione molto simile a quelle condotte dai terroristi jihadisti dello Stato islamico in Siria, soprattutto in aree densamente popolate”.

Migranti… come soldati esploratori. Lesbo, 2020, Stampa greca

“Questa operazione con caratteristiche militari, effettuata da immigrati clandestini, è consistita in primo luogo nel terrorizzare gli abitanti, circondando la città, bloccando le arterie che vi danno accesso e isolando così il centro nevralgico di Mitilene dal resto dell’isola di Lesbo. Secondo le nostre fonti attendibili, la manovra è stata effettuata prima da circa 70 terroristi dello Stato islamico, che hanno avuto un ruolo chiave in questi incidenti. Una truppa allora guidata da 9-12 individui, alcuni dei quali erano di stanza in posizioni strategiche per dirigere l’intera operazione, e che comunicavano tramite telefoni satellitari. I servizi segreti turchi, il MIT, sono stati infatti gli organizzatori di tutto o almeno parte di questo piano non solo a Mória, ma anche in tutte le isole dove questi immigrati clandestini sono stati ospitati. Tutto questo è presumibilmente coordinato dal capo delle operazioni speciali Ilhan Kaya e Bairak Serhat, quest’ultimo con esperienza dall’invasione turca della Siria”.

“Serhat visita spesso le nostre isole, dove si trovano esattamente i campi per i migranti. Va notato che tra i leader coinvolti in questa operazione per provocare o addirittura aggravare gli incidenti ci sono anche due jihadisti ceceni; si dice che essi appartengano al gruppo estremista islamico ceceno del cosiddetto Martyrs of Chechnya Reconnaissance and Sabotage Battalion. Queste persone sono arrivate in Grecia attraverso la Bulgaria con passaporti albanesi. Gli obiettivi della Turchia sono più che ovvi”.

“Innanzitutto, sta addestrando i suoi uomini per operazioni di destabilizzazione su più vasta scala, sempre sulla base di ciò che intende scatenare in Grecia, naturalmente utilizzando i suoi innumerevoli agenti che arrivano qui travestiti da rifugiati in cerca di asilo. Le stesse persone che in realtà ricevono benefici dai poveri contribuenti greci. Queste operazioni militari su iniziativa della Turchia stanno anche mettendo a dura prova le strutture dello Stato greco, poiché stanno esaurendo finanziariamente, psicologicamente e socialmente gli abitanti delle zone che stanno subendo le ondate di questa colonizzazione organizzata. La situazione che il nostro Paese dovrà presto affrontare sarà allora dolorosa, se non fosse che i nostri leader politici non sono all’altezza”, quotidiano Dimokratía del 4 maggio.

Protesta popolare a Creta contro l’insediamento dei migranti. 4 maggio, stampa greca

La situazione è già abbastanza grave. Il 22 aprile un allevatore di bestiame di Lesbo è stato attaccato da tre immigrati armati di coltelli, che come al solito facevano razzie, rapendo il bestiame e poi macellando e mangiando gli animali, attaccando gli abitanti, distruggendo e saccheggiando le loro proprietà e le loro chiese, occupando le loro terre e distruggendo persino i loro ulivi. Più di 4.000 ulivi sono stati così sradicati da Lesbo da questi coloni, che erano, va detto, iperprotetti. Secondo l’avvocato del contadino, il suo cliente è stato costretto a usare il suo fucile da caccia per difendersi, ferendo due immigrati. È stato arrestato dalla polizia, il suo processo si terrà tra qualche settimana e poi è stato rilasciato in libertà vigilata.

Eppure i migranti che ancora si aggirano… armati di coltelli non sono stati arrestati o consegnati alla giustizia come non lo sono mai stati … “disturbato” per tutta la violenza e la distruzione che hanno inflitto alla popolazione di Lesbo. Tutto questo, notiamo, in piena reclusione. La liberazione in libertà vigilata di questo abitante di Lesbo è accompagnata da diverse misure abituali, oltre a un’insolita disposizione che gli vieta di recarsi nel suo ovile, ma è di sua proprietà e tanto il suo luogo di lavoro quanto, soprattutto, la sua unica fonte di reddito.

(…)

La vera novità in Grecia in questo secondo giorno di parziale deconfinamento, ecco che torna subito al punto. Già il 4 maggio i greci manifestano contro il trasferimento organizzato di diverse centinaia e poi migliaia di migranti nelle loro case a Creta e anche nella Macedonia greca. La strada è stata mostrata da quelli di Lesbo e di Chios a febbraio, hanno persino preso le armi contro la polizia, che sono stati mandati lì come protettori dei costruttori dei campi di città musulmane.

No, infine, il coronavirus in sé non costituisce un pericolo essenziale per i greci; l’uccisione della loro economia senza costruirne una nuova che sia veramente nazionale, tanto quanto la guerra in corso iniziata dalla Turchia e dai suoi alleati, compresa l’UE.

Molti passeggiatori sparsi. Stampa greca, 5 maggio

E mentre la stampa di turno “rivelerà” che “molti curiosi sono stati gentilmente dispersi dalla polizia portuale vicino ad Atene per ridurre il rischio di diffusione del coronavirus in seguito al deconfinamento”, una certa obsolescenza colpisce anche le azioni degli orologi elito-morfici. Per la gente ora sa più di quanto non sapesse tempo fa, soprattutto grazie a Internet. Proprio in questo momento, alcuni blog patriottici e sovranisti greci sono stati appena cancellati da Google, con la gentile collaborazione della cricca di politici e agenti delle ONG al Sóros, che è diventata, in breve, la nuova polizia del pensiero. I loro anni sono contati, però, perché se non lo sono, saranno i nostri che dovranno esserlo (…) Il meglio può allora venire fuori da tutto questo, se i popoli escono dalla loro passività e rifiutano i nuovi sacrifici che saranno loro richiesti, o il peggio, se continuano a soffrire. Il futuro non è scritto da nessuna parte!

 

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