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DI WILLIAM BLUM
Killing Hope

Non capita spesso che un impero sia messo nella posizione di una delle sue vittime, spaventato del valore tecnico e militare di un altro paese, costretto a parlare di pace e cooperazione, proprio come l’Iraq e altri, sperando di dissuadere l’America da un attacco, sono stati costretti a fare negli anni; proprio come l’Iran adesso. No, la Cina non sta per attaccare gli Stati Uniti, ma l’abbattimento ad opera sua di un satellite (un vecchio satellite meteorologico cinese) nello spazio l’11 gennaio ha reso un attacco degli USA alla Cina molto più pericoloso e molto meno probabile; ha fatto capire ai leader dell’impero che non hanno il potere totale di far eseguire a qualsiasi altra nazione i loro ordini.

Ecco come i signori del Pentagono hanno parlato nel recente passato sull’argomento dello spazio.“Un giorno impegneremo bersagli terrestri – navi, aerei, bersagli terrestri – dallo spazio. […] Combatteremo nello spazio. Combatteremo dallo spazio e combatteremo all’interno dello spazio”. – Generale Joseph Ashy, Comandante in capo del Comando spaziale USA, 1996[1]

“Riguardo alla supremazia nello spazio, la abbiamo, ci piace, e la conserveremo”.
– Keith R. Hall, Vice segretario dell’Air Force per lo spazio e direttore del National Reconnaissance Office [Ufficio nazionale ricognizione], 1997[2]

“US Space Command – dominare la dimensione spaziale delle operazioni militari per proteggere gli interessi e gli investimenti USA. Integrare le forze spaziali in capacità belliche in tutto lo spettro del conflitto. […] Durante la porzione iniziale del 21° secolo anche la potenza spaziale diventerà un mezzo bellico pari agli altri e separato. […] La sinergia emergente della superiorità spaziale con la superiorità terrestre, marittima e aerea porterà alla Full Spectrum Dominance. […] Lo sviluppo di difese contro i missili balistici che usino sistemi spaziali e la pianificazione di attacchi di precisione dallo spazio offre un contrasto alla proliferazione mondiale delle armi di distruzione di massa. […] Lo spazio è una regione con investimenti e interessi commerciali, civili, internazionali e militari in crescita. Anche la minaccia contro questi sistemi vitali è in crescita. […] Il controllo dello spazio è la capacità di garantire accesso allo spazio, la libertà di operazioni nel mezzo spaziale, e la capacità di negare ad altri l’uso dello spazio, se necessario”. – “United States Space Command: Vision for 2020”, 1997[3]

“Lo spazio rappresenta una maniera fondamentalmente nuova e migliore di applicare la forza militare” – Comando strategico USA, 2004[4]

E ora ecco che arriva la Cina, con la capacità di far apparire un po’ sciocchi tutti questi orgogliosi discorsi. A una conferenza stampa del Dipartimento di stato dopo l’abbattimento, il vice portavoce Tom Casey ha affermato, presumibilmente senza che gli scappasse da ridere: “Certamente siamo preoccupati da qualsiasi sforzo, da qualsiasi nazione che sia preparata a sviluppare armi o altre attività nello spazio. […] Non vogliamo vedere una situazione in cui ci sia una qualche militarizzazione dello spazio”. Ha parlato di “uso pacifico dello spazio”, ed era preoccupato della minaccia alla “vita moderna come la conosciamo”, perché “in tutto il mondo i paesi dipendono da tecnologie basate sullo spazio, satelliti meteorologici, satelliti per le comunicazioni e altri apparati”.

Un giornalista ha chiesto: “Gli stati Uniti hanno condotto un test del genere distruggendo un satellite nello spazio?”

Sì, ha detto Casey, nel 1985. Ma era diverso perché “c’era una guerra fredda in cui erano impegnati Stati Uniti e Unione Sovietica” e c’erano molti meno satelliti in movimento nello spazio.[5]

Il rappresentante al Congresso Terry Everett, veterano repubblicano nella sottocommissione forze armate sulle forze strategiche della Camera dei rappresentanti, ha detto che il test cinese “solleva serie preoccupazioni sulla vulnerabilità delle nostre risorse basate sullo spazio. […] Dipendiamo dai satelliti per una massa di usi militari e commerciali, dalla navigazione alle transazioni ATM”.[6]

Prima ancora del test cinese il Washington Post evidenziava: “Per l’apparato militare USA, sempre più dipendente da sofisticati satelliti per le comunicazioni, la raccolta di informazioni e la guida dei missili, la possibilità che questi sistemi basati nello spazio possano essere attaccati è diventata una crescente preoccupazione. […] L’amministrazione insiste che non c’è alcuna corsa agli armamenti nello spazio, anche se gli Stati Uniti sono l’unica nazione che si è opposta a un recente appello delle Nazioni Unite per colloqui che tengano le armi fuori dallo spazio. […] Anche se il trattato ONU sullo spazio extra-atmosferico del 1967, firmato dagli USA, consente solo usi pacifici dello spazio, alcuni credono che gli Stati Uniti stiano passando a qualche sistema di armamento, in particolare connesso a un sistema di difesa antimissile”.[7]

Tom Casey, il portavoce del Dipartimento di Stato, ha fatto del suo meglio per dare l’impressione che gli Stati Uniti non hanno idea del perché la Cina faccia una cosa del genere – “Cercare di capire e sapere di più su cosa stiano cercando davvero di ottenere”. […] “quali sono esattamente le loro intenzioni” […] “domande che sorgono su quali siano le intenzioni cinesi” […] “non solo la natura di quello che hanno fatto, ma lo scopo e l’intento”[8].

Ma gli Stati Uniti possono ben immaginare quali sono le intenzioni cinesi, I cinesi stavano rispondendo agli sforzi dell’amministrazione Bush, e dell’amministrazione Clinton prima, di creare e mantenere la supremazia degli USA nello spazio e di usare questa supremazia come un’arma per minacciare, o da usare realmente. Pechino voleva notificare a Washington che in ogni futuro conflitto con la Cina gli Stati Uniti non avranno a che fare con l’Iraq o l’Afghanistan, o la Jugoslavia, Panama o Grenada.

“Ma cosa si aspettavano tutti?” chiede Lawrence Martin, editorialista del canadese The Globe and Mail. “Da diversi anni China, Canada, e praticamente tutti i paesi del mondo stanno chiedendo agli Stati Uniti di entrare in un trattato sul controllo degli armamenti nello spazio extra-atmosferico. Lasciate in pace il cielo, per l’amor di Dio. Mettiamoci insieme e concludiamo qualcosa. Si chiama sicurezza collettiva. […] Bush e Cheney non hanno mostrato interesse per un trattato sullo spazio. La loro politica spaziale nazionale è essenzialmente egemonia nel cielo. Si oppongono allo sviluppo di nuovi regimi legali o di altre misure che limitino i loro progetti. Una risoluzione dell’ONU per prevenire una corsa agli armamenti nello spazio è stata appoggiata da 151 paesi con zero voti contrari. Gli USA si sono astenuti. Vogliono il controllo strategico”.[9]

In ogni società quella della classe dominante è un’ideologia che cerca di dipingere l’ordine sociale esistente come “naturale”.

Nel 1972 viaggiai per via di terra da San Francisco al Cile, per osservare e riferire sull'”esperimento socialista” di Salvador Allende. Una delle impressioni durature del mio viaggio attraverso l’America latina è quella del rigido ordinamento di classe delle società che visitai. Probabilmente ci sono pochissimi luoghi al mondo in cui le linee divisorie fra le classi superiori e medie da una parte e la classe inferiore dall’altra sono più nette e in cui la gente vi resta emotivamente più attaccata, Gran Bretagna compresa. Nella capitale cilena Santiago andai a vedere una stanza in affitto nella casa di una donna che aveva messo un’inserzione su un giornale. Dato che ero americano lei presupponeva che fossi contrario ad Allende, lo stesso presupposto che avrebbe nutrito se fossi stato europeo, poiché voleva credere che solo “indiani”, solo pochi indígenas scemi e gente del genere, appoggiassero il governo. Era contenta della prospettiva che un americano vivesse nella sua casa ed era preoccupata che potesse avere un’impressione sbagliata del suo paese. “Tutto questo caos”, mi assicurò, “non è normale, non è il Cile”. Quando la liberai dalle idee sbagliate che aveva su di me fu visibilmente confusa e ferita, e anch’io mi sentii un po’ a disagio, come se avessi tradito la sua fiducia. Me ne andai velocemente.

Ecco la classica storia latinoamericana del servo di una famiglia dell’oligarchia. Comprava bistecca per il cane del suo patrón, ma la sua famiglia mangiava gli avanzi. Portava il cane dal veterinario, ma non poteva portare i suoi figli da un medico. E non si lamentava. In Cile, sotto Allende, c’era un terribile e assillante timore fra le classi privilegiate che i servi non conoscessero più il proprio posto. (In Svezia, ormai da alcuni anni, hanno potuto esaminare i bambini di una certa età – il peso, l’altezza, e varie misurazioni sanitarie – senza essere poi in grado di dire da quale classe sociale proviene il bambino; hanno posto termine alla guerra di classe contro i bambini.)

Negli anni ’80 in buona parte dell’America centrale i servi si sollevarono contro le classi superiori, queste ultime naturalmente appoggiate incondizionatamente con soldi Yankee, armi Yankee, perfino vite Yankee. Alla fine di quel decennio il New York Times offriva alcune istantanee dell’El Salvador:

Mangiando canapè serviti da camerieri a un party, un’ospite diceva di essere convinta che Dio aveva creato due classi distinte di persone: i ricchi e la gente che li serviva. Descriveva se stessa come caritatevole perché permetteva ai poveri di lavorare come suoi servi. “È il meglio che puoi fare”, diceva. La franchezza della donna era insolita, ma il suo atteggiamento è condiviso da un ampio segmento della classe superiore salvadoregna.

La separazione fra le classi è così rigida che perfino piccole espressioni di gentilezza attraverso la linea divisoria sono guardate con sospetto. Quando un americano, visitando una gelateria, ha osservato che stava facendo la spesa per la festa di compleanno del figlio della sua cameriera, gli altri clienti del negozio immediatamente hanno smesso di chiacchierare e hanno cominciato a fissare l’americano. Alla fine una donna stupefatta che faceva la fila alla cassa ha parlato. “Lei starà scherzando”, ha detto.[10]

La stessa polarizzazione si sta verificando ora in Venezuela mentre Hugo Chávez tenta di edificare una società più egualitaria. L’Associated Press (29 gennaio 2007) di recente ha presentato alcune istantanee da Caracas: un uomo di genitori europei dice che nella scuola ebraica privata di suo figlio alcuni genitori parlano di come e quando lasciare il paese. L’uomo vuole un passaporto per il suo figlio di 10 anni nel caso debbano andarsene sul serio. “Penso siano diretti verso il totalitarismo”. Un pensionato appartenente al ceto medio fa una smorfia di fastidio verso quello che vede arrivare: “Entro un anno, comunismo completo. […] Quello a cui sta dando forma è una dittatura”. Il fatto che lo stesso Chávez sia in parte indígena e in parte nero, e che lo si veda, può ben aumentare la loro animosità verso quest’uomo.

Mi chiedo cosa pensi gente del genere di George “decido io” Bush e del suo ripetuto uso di “dichiarazioni alla firma” [signing statemement], che in pratica significano che una legge è quello che lui dice che è, né più né meno; il suo Patriot Act, e le sue varie aggressioni al principio dell’habeas corpus, per nominare solo alcune delle spaventose pratiche del suo governo autoritario.

Chuck Kaufman, coordinatore nazionale di Nicaragua Network, con sede a Washington, ha fatto parte di un gruppo che ha visitato il Venezuela l’autunno scorso. Quanto segue è parte del suo rapporto:

Il Venezuela è politicamente polarizzato. Ne abbiamo verificato gli eccessi durante una cena con l’avvocato e autore Eva Golinger. Alcuni sostenitori dell’opposizione assai brilli hanno riconosciuto la Golinger come l’autrice del Codice Chávez e una sua energica sostenitrice. Alcuni di loro hanno circondato il nostro tavolo e hanno cominciato a gridare contro la Golinger e la delegazione, chiamandoci “assassini”, “cubani” e “argentini”. Le offese verbali sono andate avanti per diversi lunghi minuti finché i camerieri non hanno buttato fuori la donna contraria a Chávez che aveva perso di più il controllo. Più tardi ci hanno detto che lavorava nell’ufficio del ministro della giustizia, evidenziando una delle molte contraddizioni che sorgono dal fatto che la rivoluzione bolivariana di Chávez è andata al potere democraticamente attraverso le urne piuttosto che con la forza delle armi. In genere le rivoluzioni armate spazzano via gli oppositori da posti di lavoro pubblici e da luoghi influenti come i media, ma in Venezuela molti che sono all’opposizione ancora lavorano nella pubblica amministrazione e la maggior parte dei media sono violentemente contrari a Chávez.[11]

Io ammiro Hugo Chávez e quello che sta cercando di fare in Venezuela, ma vorrei che non si sperticasse a insultare l’amministrazione Bush, come fa tanto spesso. Non sa che sta trattando con un mucchio di pazzi omicidi? Letteralmente. Per favore, qualcuno gli dica di calmarsi o metterà in pericolo la sua rivoluzione sociale.

I migliori e i più brillanti del liberalismo

Un servizio sul Washington Post, titolato “La morte di un soldato rafforza la risolutezza contro la guerra dei senatori”, ci informa che i senatori Christopher Dodd (democratico del Connecticut) e John Kerry (democratico del Massachusetts) sono rimasti piuttosto sconvolti venendo a sapere della morte in Iraq di un capitano dell’esercito che avevano incontrato in una visita a questo paese in dicembre, e che li aveva fortemente impressionati. Dodd è stato “radicalizzato”, dice la storia, e Kerry “rinvigorito” nella sua opposizione alla guerra.

Perché, va chiesto, ci vuole la morte di qualcuno che avevano conosciuto per caso per accendere i loro sentimenti contrari alla guerra? Molti milioni di americani, e molti altri milioni in tutto il mondo, hanno protestato energicamente e appassionatamente contro la guerra senza averne conosciuto nessuna delle vittime. Cos’hanno questi manifestanti dentro di sé che sembra mancare a tanti membri del Congresso?

“Era il tipo di persona che non dimentichi, ” ha detto Dodd. “Tu menzioni il numero di morti, 3.000, i 22.000 feriti, e quasi vedi gli occhi che diventano vitrei. Ma parli di un individuo come questo, che stava facendo il suo lavoro, un lavoro d’inferno, ma era anche disposto a parlare di cosa era sbagliato, è un modo per renderlo vivo, per entrare in comunicazione”.[12]

Caro lettore, è lo stesso per te? I tuoi occhi diventano vitrei quando leggi o senti parlare dei morti e dei feriti dell’Iraq?

Apparentemente nessuno dei due senatori è stato “rinvigorito” abbastanza da chiedere il ritiro immediato delle forze americane dall’Iraq. Sarebbe troppo “radicale”.

Questo divario – emotivo e intellettuale – fra membri del Congresso e normali esseri umani naturalmente ci accompagna da secoli. Il movimento contro la guerra del Vietnam partì nell’agosto del 1964, con centinaia di persone che dimostrarono a New York. Molti di questi precoci dissidenti smontarono ed esaminarono criticamente le affermazioni dell’amministrazione sull’origine della guerra, sulla sua situazione in quel momento, e sul suo roseo quadro per il futuro. Scoprirono omissioni, contraddizioni e doppiezza continue, divennero rapidamente e totalmente cinici, e chiesero il ritiro immediato e incondizionato. Questo fu uno stato intellettuale e di principio che ai membri del Congresso – e del resto solo a una minoranza – per raggiungerla ci vollero gli anni ’70. Lo stesso si può dire dei mass media. E anche allora – anche oggi – la nostra élite politica e i nostri media considerarono il Vietnam solo come un “errore”; cioè, era “il modo sbagliato” per combattere il comunismo, e non che prima di tutto gli Stati Uniti non sarebbero dovuti andare in tutto il globo a vomitare violenza contro qualsiasi cosa etichettata “comunismo”. Essenzialmente l’unica cosa che questi migliori e più brillanti hanno imparato dal Vietnam è che non avremmo dovuto combattere in Vietnam.

Nella terra in cui la felicità è garantita nella Dichiarazione d’indipendenza

“Pensi che aumentare il salario minimo sia una buona idea?”
“Ripensaci”.

Questo era il messaggio di una pubblicità a tutta pagina che è apparsa a gennaio nei principali quotidiani. Era accompagnata da dichiarazioni di approvazione provenienti dai soliti sospetti:

“La ragione per la quale obietto al salario minimo è che penso distrugga posti di lavoro, e penso che le prove al riguardo, a mio giudizio, siano schiaccianti”.
Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve

“L’alto tasso di disoccupazione fra gli adolescenti, e specialmente fra gli adolescenti neri, è insieme uno scandalo e una grave fonte di disordine sociale. Eppure è in larga misura un risultato delle leggi sul salario minimo”.
Milton Friedman, premio Nobel per l’economia [13]

Beh, se aumentare il salario minimo può produrre conseguenze così negative, allora certamente è chiaro cosa dobbiamo fare come persone illuminate e umane. Dobbiamo abbassare il salario minimo. E così godere di minore disoccupazione, minore disordine sociale. Anzi, se abbassiamo il salario minimo a zero, particolarmente per i neri poveri… pensateci! … Niente disoccupazione! Praticamente niente disordine sociale! In realtà – oso dirlo? – E se eliminassimo del tutto i salari?

“Il conservatore moderno è impegnato in uno dei più antichi esercizi di filosofia morale dell’uomo: cioè la ricerca di una giustificazione morale superiore per l’egoismo”.
John Kenneth Galbraith

Alcuni scampoli poco conosciuti dai miei vecchi archivi

Ecco il generale americano Thomas Power mentre parla nel dicembre 1960 di cose come la guerra nucleare e un primo attacco ad opera degli Stati Uniti: “Tutta l’idea è ammazzare i bastardi! Alla fine della guerra se ci sono due americani e un russo, abbiamo vinto!” La risposta di uno dei presenti fu: “Beh, farà meglio ad assicurarsi che siano un uomo e una donna”.[14]

Edward R. Murrow naturalmente è un giornalista molto onorato e un “leggendario commentatore televisivo”. Ogni anno si assegna l’Edward R. Murrow Award for Excellence in Public Diplomacy, con candidature presentate dal Dipartimento di stato, e, fra molti altri tributi, c’è il recente e acclamato film su di lui, “Good Night, and Good Luck”. Nel 1960 la CBS mandò in onda “Harvest of Shame”, un documentario realizzato da Murrow, che fu lodato per aver rivelato i terribili abusi subiti dai lavoratori agricoli migranti negli Stati Uniti. L’anno successivo Murrow lasciò le trasmissioni per diventare il direttore della United States Information Agency, la cui raison d’être era far apparire al mondo gli Stati Uniti buoni come nei libri di testo delle nostre scuole superiori. Fu così che, quando la BBC progettò di trasmettere nel Regno Unito “Harvest of Shame”, Murrow li chiamò nello sforzo di sopprimere la trasmissione, dicendo che era per esclusivo uso interno negli USA. Il film andò comunque in onda nel Regno Unito.[15]

Si potrebbe diventare cinici anche su Jimmy Carter; ad esempio, mentre stava alla Casa Bianca si sforzò di sabotare la rivoluzione sandinista in Nicaragua; ancora peggio, nel 1979 Carter appoggiò l’opposizione islamica al governo afgano di sinistra, il che portò a un decennio di sanguinosissima guerra civile, ai Talebani, e al terrorismo antiamericano negli Stati Uniti e altrove. Tuttavia penso che complessivamente Carter fosse più vicino a un essere umano decente di qualsiasi altro presidente successivo alla seconda guerra mondiale. Nel 1978 invitò alla Casa Bianca l’attivista contrario alla guerra e leader di Students for a Democratic Society (SDS), Tom Hayden. (Pensate a George W che invita Michael Moore.) Come raccontato da Hayden, nella loro conversazione privata disse a Carter: “Lei è il Presidente eletto degli Stati Uniti, eppure la mia preoccupazione è che lei abbia meno potere dei presidenti dei consigli di amministrazione delle grandi multinazionali – uomini che non eleggiamo e nemmeno conosciamo”.

“Dopo aver guardato pensoso fuori dalla finestra dell’Ufficio Ovale, il presidente Carter annuì e disse, ‘Credo sia giusto. L’ho imparato in questi ultimi 12 mesi'”.[16]

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer42.htm
03.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

NOTE:

[1] “Aviation Week and Space Technology” (New York), 5 agosto 1996, p.51

[2] Parlando al National Space Club (Washington, DC), 15 settembre 1997

[3] I brani citati sono nella stessa sequenza in cui si trovano nella brochure datata agosto 1997, cominciando da pagina 1.

[4] Marzo 2004, www.stratcom.mil/fact_sheets/fact_sm.html. Nel 2002 il Comando spaziale USA è stato fuso con il Comando strategico USA.

[5] State Department Press Briefing, 19 gennaio 2007, www.state.gov/r/pa/prs/dpb/2007/79056.htm

[6] Associated Press, 19 gennaio 2007

[7] Washington Post, 17 dicembre 2006; p.12

[8] Vedi nota 5

[9] 25 gennaio 2007, p.A19

[10] New York Times, 7 ottobre 1990, p.10

[11] Per il rapporto completo del 28 ottobre 2006 vedi www.vensolidarity.org

[12] Washington Post, 30 gennaio 2007, p.3

[13] Per vedere la pubblicità – www.MinimumWage.org

[14] Fred Kaplan, “The Wizards of Armageddon” (1983), p.246

[15] Google

[16] San Francisco Chronicle, 4 marzo 1978

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