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La Redazione

 

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Ex agente CIA: “Assange non avrà una giuria imparziale”

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A cura di CptHook
Il 10 Maggio 2021
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Un poster "Free Julian Assange" visto nella vetrina di un negozio chiuso il 16 marzo 2021, a Dublino, Irlanda. (Artur Widak / NurPhoto via Getty Images)

Gola profonda ex-CIA: “Julian Assange non avrà una giuria imparziale”

 

Intervista di Mohamed Elmaazi con Jeffrey Sterling – Jacobin – aprile s021

 

Jeffrey Sterling è un ex agente della CIA, ed una “gola profonda”. Laureato alla Washington University Law School, dopo aver intentato una causa di discriminazione contro la CIA, Sterling è stato processato e condannato nel 2015 nel Distretto Orientale della Virginia, in maniera molto controversa, in base alla legge sullo spionaggio del 1917. Questa stessa legge viene ora usata per colpire l’editore e giornalista Julian Assange. Se il fondatore di WikiLeaks dovesse essere estradato negli Stati Uniti, anche lui dovrà affrontare un processo in questo stesso distretto.

Conoscitore della lingua Farsi e ufficiale specializzato per operazioni clandestine in Iran, Sterling ha partecipato all’Operazione Merlin, uno sforzo della CIA palesemente volto a sabotare il programma nucleare di quel paese. Ma quando si è convinto che i protocolli di sicurezza non venivano seguiti, Sterling ha esposto le sue preoccupazioni ai membri delle commissioni di intelligence del Senato e della Camera.

Mentre Sterling ha agito in linea con le procedure per gli informatori, i rappresentanti non hanno dato seguito alle sue rivelazioni. Eppure, quando è stato licenziato dalla CIA, che dice essere una punizione per una causa di discriminazione che ha presentato contro di essa, è stato accusato di aver passato i dettagli del raffazzonato piano della CIA al giornalista del New York Times James Risen. Nel suo libro “Unwanted Spy: The Persecution of an American Whistleblower”, Sterling insiste sul fatto che queste accuse, che comportano una potenziale condanna a cento anni, erano esse stesse parte della ritorsione contro di lui.

In questa intervista con Mohamed Elmaazi, Sterling – che era tra i pochi agenti afroamericani della CIA – discute gli eventi che hanno portato alla sua causa per discriminazione, come ha affrontato la minaccia del carcere a vita, e le sue critiche all’accusa contro Assange. Sterling dice che la sua esperienza nel Distretto Orientale della Virginia, e quella di altri informatori del governo, dimostra che il premiato giornalista ed editore “non avrà una giuria imparziale” – e che la sua estradizione negli Stati Uniti significherebbe la sua condanna certa. L’intervista è stata modificata per chiarezza e concisione.


 

D. Potresti spiegare brevemente i retroscena del tuo arresto, dell’accusa e della condanna secondo la legge sullo spionaggio?

R. Sono stato accusato dalla CIA e dal mio governo di aver fatto trapelare o passato impropriamente informazioni a un giornalista riguardo a un’operazione in cui ero coinvolto, con la CIA. Si chiamava Operazione Merlin, che aveva lo scopo di sabotare il programma nucleare iraniano. Non ho fatto nulla del genere.

Ci sono voluti anni e anni. Sono stato licenziato dalla CIA nel 2002 – e presumibilmente il periodo in cui ho passato queste informazioni era il 2001 o il 2002. Non sono stato incriminato fino al 2010, e sono stato arrestato nel 2011. Quindi è passato molto tempo. Sono stato accusato e incriminato in base all’Espionage Act per aver passato illegalmente informazioni a un giornalista, e sono stato infine processato nel 2015, e sono stato condannato, ingiustamente. Sono stato condannato a tre anni e mezzo di prigione e ne ho scontati due e mezzo.

D. C’è la possibilità che l’azione intrapresa contro di te sia stata una ritorsione per la causa di discriminazione che hai intentato contro la CIA?

R. Assolutamente sì. Avevo intentato una causa di discriminazione contro la CIA perché, come afroamericano, non mi venivano date le stesse opportunità degli altri ufficiali intorno a me. Ho fatto causa alla CIA presso la corte federale, ma il governo e i tribunali hanno ritenuto che, se la mia causa fosse andata avanti, avrebbe rappresentato una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Così non ho perso la causa; non mi è stato permesso di andare avanti. Sono certo che le azioni successive, accusarmi di aver fatto trapelare informazioni, erano assolutamente una ritorsione. Mi sono opposto alla CIA, che riteneva che fossi troppo grande e nero, e che mi sarei fatto notare come un conoscitore del Farsi e un rischio per la sicurezza.

Quindi mi sono opposto a questo, assolutamente, e ho combattuto contro di loro. Non mi è stato permesso di continuare, e per le mie azioni e per il mio coraggio di oppormi alla CIA, hanno fatto la rappresaglia finale contro di me e mi hanno accusato di violare la legge sullo spionaggio.

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L’ex agente della CIA e “gola profonda” Jeffrey Sterling nel 2016. (Eleivy / Wikimedia Commons)

D. E, se ho capito bene, non c’è mai stata alcuna prova effettiva o specifica che tu abbia passato informazioni. La condanna si basava sul fatto che avevi avuto delle telefonate con James Risen, che anni dopo pubblicò un libro su quel programma della CIA, e si presumeva che le conversazioni con Risen implicassero il passaggio di informazioni.

R. Assolutamente. Quelle conversazioni telefoniche sono durate non più di un minuto e mezzo. Ho avuto precedenti contatti con James Risen, ha scritto un articolo sulla mia causa di discriminazione, e sì, durante il processo non c’è stata assolutamente alcuna prova su quando, dove e come avrei gli trasmesso queste informazioni. È interessante notare che ero andato al comitato di intelligence del Senato per informarli delle mie preoccupazioni sull’operazione. Uno di questi individui, che era sul banco dei testimoni durante il processo, era stato licenziato dal comitato di intelligence per aver fatto trapelare informazioni ad un giornalista. E si dava il caso che il giornalista fosse lo stesso a cui mi accusavano di aver fatto trapelare informazioni. Eppure, questo non ha fatto alcuna differenza per i procuratori, il giudice o la giuria. Come ho detto in numerose occasioni, l’unica cosa che hanno provato – il governo ha provato – oltre ogni ragionevole dubbio durante quel processo era che ero nero, e questo è tutto. Questo era sufficiente, secondo il nostro sistema di giustizia penale, per dichiararmi colpevole.

D. Com’è stata la vita da quando hai terminato la pena?

R. È stato molto difficile cercare di trovare lavoro. In molte domande qui negli Stati Uniti, devi spuntare una casella se sei stato condannato per un crimine – e aggiungendo i precedenti della CIA, questo scoraggia i datori di lavoro. Così non sono stato in grado di trovare alcun impiego significativo. Da allora, sono stato disoccupato per oltre dieci anni, da quando sono stato arrestato. È stata molto dura. Sono fortunato perché ho una moglie molto solidale e forte, Holly, e mi sto facendo strada. E poi, sommate a questo, le difficoltà che tutti hanno provato a causa della Covid-19, sono aumentate un po’ di più per me, ma mantengo sempre la speranza che le cose andranno meglio, e che se sono sopravvissuto a questa prova che ho passato, continuerò a sopravvivere.

D. Hai scritto un articolo dettagliato su The Dissenter in cui ha denunciato l’uso del tuo caso da parte del governo americano come mezzo per sostenere i tentativi di ottenere l’estradizione di Julian Assange. Potresti descrivere il tuo punto di vista sulla persecuzione di Julian Assange da parte del governo statunitense? Perché hai ritenuto necessario scrivere quell’articolo?

R. C’è, naturalmente, il timore che Julian Assange stia per affrontare una pena detentiva calcolata in centinaia di anni. Credo che l’accusa statunitense e [la procura britannica] stiano usando il mio caso come punto di riferimento per il tipo di condanna dovrebbe ricevere, se verrà riconosciuto colpevole. L’ho trovato ripugnante. Usare una parodia della giustizia come esempio dell’imparzialità che Julian troverebbe in un tribunale statunitense è assolutamente ridicolo.

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Julian Assange affronta diciassette accuse di presunta violazione della legge sullo spionaggio. Questa legge non è mai stata diretta nella sua storia contro un giornalista o un editore. (Espen Moe / Wikimedia Commons

Una cosa che [il procuratore] ha tralasciato [quando ha citato il mio caso come prova che Assange non rischia una lunga pena detentiva] è che l’unica volta durante il mio processo che l’accusa era assolutamente furiosa fu quando il giudice mi condannò a “solo” quarantadue mesi – e ho messo un avvertimento intorno a “solo”. I procuratori volevano una pena molto più lunga, e hanno convenientemente tralasciato questo aspetto durante le loro testimonianze davanti ai tribunali nel Regno Unito. E ho sentito la necessità di parlarne perché, avendo solo un lato della storia, si può avere l’impressione che, “Oh, questo andrà bene per Julian se è in una prigione degli Stati Uniti” o “Il sistema giudiziario americano sarà giusto con Julian“. Quando hanno usato il mio nome, ho dovuto agire per confutare le loro affermazioni e portare un po’ di verità in quello che dicono.

D. Come rispondi alla conclusione del giudice distrettuale Vanessa Baraitser che, se Julian Assange venisse estradato negli Stati Uniti, potrebbe aspettarsi di trovare una giuria imparziale nel Distretto Orientale della Virginia, che gli consentirebbe di difendersi dalle accuse dell’Espionage Act,?

R. Penso che l’unico modo in cui il giudice avrebbe potuto giungere a questa valutazione è se avesse i paraocchi, se indossasse occhiali rosa, se guardasse le cose solo nel modo in cui vengono presentate. Questo non è assolutamente il caso. Julian affronterà lo stesso tribunale che mi ha ingiustamente condannato. Non avrà una giuria imparziale.

Il pool di giurati che selezioneranno nel Distretto Orientale della Virginia è composto da individui che hanno tutti una sorta di legame – famiglia, esperienza personale – con la comunità di intelligence o l’apparato militare. E hanno familiarità con le autorizzazioni di sicurezza. E questo crea già un pregiudizio, perché gli individui non vogliono fare nulla che possa metterli in cattiva luce, quando arriva il momento della loro valutazione di sicurezza. Questi individui non sanno nulla di Julian Assange, se non quello che i nostri politici e procuratori hanno detto per anni e anni – che è un terrorista, per la maggior parte.

Un altro aspetto chiave è che ci sono certi diritti costituzionali che avrebbero dovuto essere garantiti durante il mio processo – affrontare tutte le prove, e capire e avere tutto il caso dell’accusa messo davanti a me. Ma questo non è stato il caso. Se dovesse essere processato nel distretto orientale della Virginia, Assange non avrà alcuna garanzia di protezioni costituzionali.

Penso che quella corte si sia dimostrata più volte a favore della CIA e del governo degli Stati Uniti, e che abbia permesso al governo di pilotare il caso e di portarlo nella direzione che vuole. E questa sarà quella di dipingere Julian nella luce peggiore, con una giuria favorevole, e, in generale, di andare per una condanna.

Il mio punto di vista è che, se sarà estradato, sarà trovato colpevole e sarà imprigionato qui.

 

Link: https://www.jacobinmag.com/2021/04/cia-whistleblower-julian-assange-espionage-extradition

Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

 

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...e penso non a lei ma al viaggio con lei tra cielo e terra...
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