Addison Reeves
off-guardian.org
Sono solo due settimane. È solo stare ad un metro di distanza. È solo stare ad un metro e mezzo di distanza. È solo non poter uscire. È solo non poter stringere la mano. È solo lavorare da casa. Sono solo le attività non essenziali ad essere chiuse.
Sono solo i bar. Sono solo i ristoranti. Sono solo i teatri. Sono solo i concerti. È solo la danza. Sono solo gli sport indoor. È solo il non poter cantare in coro.
Sono solo servizi medici non essenziali a cui si deve rinunciare. Sono solo gli articoli non indispensabili che non si possono comprare. È solo dover rinunciare all’attività fisica. Sono solo le palestre. È solo la chiusura della tua attività per un po’. È solo non poter guadagnare per un po’. È solo non essere in grado di pagare le bollette per un po’.
È solo un piccolo inconveniente. È solo non avere il permesso di condividere l’auto con gli amici. È solo non socializzare per un po’. È solo una mascherina. È solo non viaggiare per un po’. È solo non abbracciare le persone per un po’. È solo il sesso nella posizione del missionario ad essere rischioso.
È solo non vedere la tua famiglia e i tuoi amici per un po’. È solo non poter andare a trovare i nonni per un po’. È solo un compleanno che devi sacrificare. È solo una Festa del Ringraziamento da passare in solitudine. È solo un Natale senza la tua famiglia. Sono solo due compleanni che hai dovuto sacrificare. È solo non festeggiare nessuna ricorrenza per un anno e mezzo.
È solo una cosa temporanea. È solo una misura di sicurezza. È solo la tua capacità di pagare in contanti. È solo un tracciamento dei contatti. È solo uno screening sanitario. È solo un controllo della temperatura. È solo una scansione del tuo viso. È solo una piccola perdita di privacy.
È solo un semestre. Sono solo due semestri. È solo un anno della vita di tuo figlio. È solo un altro semestre. È solo la consegna di un diploma di scuola superiore.
È solo la nascita di tuo nipote che ti sei perso. È solo non poter essere lì per i tuoi parenti quando sono malati o stanno morendo. È solo non avere un funerale. È solo non poter piangere insieme ai tuoi cari. È solo non poter partecipare ad un servizio religioso. È solo non poter praticare una parte della tua religione.
È solo la disinformazione che viene censurata. Sono solo i conservatori che vengono censurati. È solo una parte della scienza che viene censurata. Sono solo le persone che hanno opinioni opposte ad essere bandite online. È solo l’opposizione che la Casa Bianca prende di mira per la censura. Sono solo le cattive opinioni che vengono censurate.
È solo l’economia. Sono solo i piccoli imprenditori che soffrono finanziariamente. Sono solo i poveri che soffrono finanziariamente. Sono solo le persone di colore che soffrono finanziariamente. È solo sofferenza finanziaria. Sono solo alcune piccole imprese che hanno dovuto chiudere definitivamente. Sono solo alcune grandi imprese che hanno chiuso.
È solo non poter andare più lontano di qualche chilometro da casa tua. È solo un coprifuoco. È solo una questione di permessi. È solo essere soli per due settimane. È solo essere socialmente isolati per un anno.
È solo un vaccino. È solo una serie di richiami. Sono solo regolari richiami ogni sei mesi. Sono solo altre due settimane. È solo un’altro lockdown. È solo una volta alla settimana – due volte al massimo – che dovrete dimostrare di essere in grado di partecipare alla società. Sono solo i non vaccinati che saranno segregati dalla società. È solo un test medico.
Abbastanza semplice, no?
Fatelo e basta, cazzo.
Ma quando si sommano tutti i “solo,” si arriva a tutta la nostra vita.
Per oltre un anno e mezzo siamo stati derubati della capacità di vivere pienamente le nostre vite, di fare scelte significative per noi stessi e di esprimere i nostri valori nel modo che riteniamo opportuno.
È “solo” l’incapacità di esprimere la nostra umanità e la negazione totale del nostro stesso io. Tutte queste misure sono servite come un divieto di esprimere all’esterno la propria valida e complessa realtà interna. Questo tipo di soppressione è una violenza alla propria anima.
Tutti questi “solo,” presumibilmente piccoli e di breve durata, ci hanno messo in una condizione di totalitarismo di cui non si riesce a vedere la fine.
A New York, in California, in Australia, dappertutto, abbiamo permesso ai governi di prendere un tale controllo sulla nostra vita quotidiana che ora dobbiamo chiedere il permesso di gestire i nostri corpi, di muoverci liberamente, di praticare la religione, di educare da soli i nostri figli, di protestare, ecc.
Presto Biden, Trudeau e gli altri leader mondiali metteranno un freno alla nostra capacità di esprimerci e di associarci online, così che non potremo più discutere, obiettare o organizzarci contro le azioni del governo. È la distruzione della democrazia.
Mi stupisce che i miei amici progressisti, gli stessi che affermano di sostenere la “giustizia sociale,” stiano accogliendo a braccia aperte una società fascista, in cui il governo schiaccia qualsiasi opposizione e gli individui non possono fare scelte che riguardano la propria vita.
Io non mi adeguerò, perché non voglio vivere in una società plasmata da una straordinaria sottomissione al governo. Non voglio essere complice delle atrocità di quest’epoca.
Che senso ha vivere se si esiste solo per obbedire all’élite, e [per di più] a proprio danno? È vivere se non si ha la possibilità di controllare la propria vita? Mi sono già sottomesso, contraddicendo ai miei stessi valori, in misura vergognosa. Si potrebbe dire: “Beh, cos’è un altro compromesso,” ma non sarà solo un altro compromesso. Sarà solo il prossimo taglio, in una lenta morte per mille tagli.
Sottomettersi convalida solo queste tiranniche dimostrazioni di potere e assicura che ce ne saranno altre in futuro.
E cosa si ottiene scendendo a compromessi? Semplicemente l’appartenenza ad una società che ti accetterà solo se ti immolerai e diventerai un mero riflesso dei desideri della classe dirigente.
Se in una società non si può essere veramente se stessi, vale la pena aggrapparsi a quella società? Io penso di no. Per quanto lasciare la stabilità della mia zona di comfort mi terrorizzi, continuare a rimanervi significa continuare a tacere e a diventare sempre più insignificante, in cambio di un falso sentimento di accettazione. In questo modo, è soprattutto una zona di disagio.
Ogni volta che esprimevo le mie paure sulla direzione futura della società, i miei amici dicevano “non succederà.” Ogni volta che succedeva, alzavano le spalle e mi ricordavano che la conformità è un’opzione.
A questo punto, se il governo mi rinchiudesse in un campo di concentramento (e non è una cosa del tutto inverosimile, visto che è già successo in passato) per essere un pericoloso dissidente, sono certo che i miei amici e la mia famiglia non farebbero una piega e direbbero che è stata colpa mia per non essermi conformato.
Non sono più capaci di riconoscere l’umanità dell’opposizione o di mettere in discussione il governo.
Non mi sottometterò perché non voglio vivere in un mondo in cui i miei presunti alleati sarebbero felici di vedermi perseguitato dal governo.
Non mi sottometterò perché il clima politico è diventato così censorio, autoritario e comunque tossico che i miei punti di vista non saranno mai rappresentati nel processo politico attuale. Senza rappresentanza, i miei valori e le mie convinzioni verranno violati in continuazione da una politica che considera come non valida ogni deviazione dalla linea ufficiale. Così, la mia conformità non mi darà alcuna garanzia di un trattamento migliore in futuro.
Non mi piegherò perché non sono un conformista.
Non mi arrenderò perché non voglio premiare la manipolazione e la coercizione del governo.
Non mi arrenderò perché potrei morire in qualsiasi momento e non voglio che i miei ultimi ricordi siano quelli di una vile sottomissione ad una tirannia da cui deriverebbero solo miseria e odio per me stesso.
Non mi adeguerò perché non è la prima volta che il governo si intromette nel mio corpo, nella mia mente e nel mio spirito e, se ci adeguiamo, non sarà sicuramente l’ultima. Tutto ciò che otterrò con la mia sottomissione sarà convalidare le pretese del governo sul mio corpo e sulla mia vita.
Non mi sottometterò perché questa è una guerra e non regalerò la vittoria al nemico.
Non mi sottometterò perché la ricompensa per la conformità sarà ancora l’essere trattato dalla società come un cittadino di seconda classe.
Non mi arrenderò perché sono un obiettore di coscienza.
Non cederò perché le misure di contenimento sono inutili e l’unico effetto pratico sarà quello di aumentare il potere del governo.
Non mi adeguerò perché non voglio essere un semplice schiavo nel mondo futuro che stanno creando, facendo solo quello che mi viene ordinato e dovendo mendicare l’accesso alle necessità basilari della vita, a cui ho diritto come essere vivente su questa terra.
Non cederò perché la loro religione non è la mia religione e mi rifiuto di adorare un falso idolo.
Non capitolerò perché non voglio tradire i miei antenati e i miei predecessori che hanno lottato per la mia libertà.
Non mi arrenderò perché la libertà è più importante della convenienza e del quieto vivere.
Non mi adeguerò perché, se lo facessi, sarei pieno di rabbia contro la società, di risentimento verso i miei amici e la mia famiglia e di un odio verso me stesso che mi mangerebbe vivo. Diventerei amaro e dal cuore chiuso, e, per me stesso, non voglio una cosa del genere.
Tutto questo è il motivo per cui “non lo farò e basta.”
Addison Reeves
Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2021/08/07/its-just-why-i-wont-submit/
07.08.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org