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La Redazione

 

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E JOHNNY PRESE IL FUCILE

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A cura di Davide
Il 6 Febbraio 2007
68 Views

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DI WILLIAM BLUM
Killing Hope

Durante lo scorso anno l’Iran ha avvertito varie volte gli Stati Uniti sulle conseguenze di un attacco americano o israeliano. Una dichiarazione, pronunciata in novembre da un alto ufficiale delle forze armate iraniane, affermava: “Se l’America attacca l’Iran, i suoi 200.000 soldati e le sue 33 basi nella regione saranno estremamente vulnerabili, e sia i politici che i comandanti militari americani ne sono consapevoli.” [1] Apparentemente l’Iran crede che i leader americani sarebbero così profondamente angosciati dalla prospettiva dei loro giovani messi in pericolo e magari uccisi da rinunciare a ogni attacco avventato contro l’Iran. Come se i leader americani siano stati profondamente addolorati dall’aver gettato giovani corpi americani nella fossa dei serpenti senza fondo chiamata Iraq, o fossero stati frenati dalla paura di rappresaglie o da scrupoli morali quando alimentarono con 58.000 giovani vite la bestia del Vietnam. Come se i leader americani, come tutti i leader del mondo, avessero mai avuto preoccupazioni del genere.

Diamo un breve sguardo a un po’ di storia americana moderna, che può essere istruttiva a questo proposito. Un rapporto del Congresso USA nel 1994 ci informava che: Circa 60.000 militari sono stati usati come cavie umane negli anni ’40 per sperimentare due agenti chimici, iprite e lewisite [gas vescicante]. La maggior parte di queste cavie non fu informata della natura degli esperimenti e non ricevette mai visite mediche di controllo dopo la loro partecipazione alla ricerca. Inoltre alcune di queste cavie umane furono minacciate di incarcerazione a Fort Leavenworth se avessero discusso questi esperimenti con chicchessia, comprese mogli, genitori, e medici di famiglia. Per decenni il Pentagono negò che la ricerca avesse avuto luogo, causando decenni di sofferenze per molti veterani che dopo le sperimentazioni segrete si ammalarono.[2]

Nei decenni fra gli anni ’40 e ’90 troviamo una notevole varietà di programmi governativi che, formalmente o in pratica, hanno usato dei soldati come cavie – fatti marciare attraverso siti di esplosioni nucleari, con piloti inviati attraverso funghi atomici; oggetto di esperimenti su armi chimiche e biologiche; esperimenti sulle radiazioni; esperimenti di modificazione del comportamento mediante lavaggio del cervello con l’LSD; diffusa esposizione alla tossina altamente tossica dell’Agente Arancio in Corea e Vietnam… l’elenco prosegue… letteralmente milioni di cavie da esperimenti, ai quali raramente venne data una scelta o informazioni adeguate, spesso con effetti disastrosi per la loro salute fisica e/o mentale, di rado con cure mediche opportune o anche solo un monitoraggio.[3]

Negli anni ’90 molte migliaia di soldati americani tornarono a casa dalla guerra del Golfo con malattie insolite e debilitanti. Si sospettò l’esposizione ad agenti chimici o biologici dannosi, ma il Pentagono negò che ciò si fosse verificato. Passarono anni, mentre i veterani soffrivano terribilmente: problemi neurologici, stanchezza cronica, problemi alla pelle, cicatrici ai polmoni, perdita di memoria, dolori articolari e muscolari, gravi mal di testa, turbe della personalità, svenimenti, e molti altri problemi. Alla fine il Pentagono, un centimetro alla volta, è stato costretto ad abbandonare le sue negazioni e ad ammettere che sì, erano stati bombardati dei depositi di armi chimiche; poi sì, probabilmente c’erano stati rilasci di veleni mortali; poi sì, dei soldati americani erano effettivamente nelle vicinanze di questi rilasci velenosi, 400 soldati; poi avrebbero potuto essere stati 5.000; poi “un numero altissimo”, probabilmente più di 15.000; poi, finalmente, un numero preciso – 20,867; poi “il Pentagono ha annunciato che un modello computerizzato atteso da tempo stima che quasi 100.000 soldati USA potrebbero essere stati esposti a tracce di gas sarin.”[4]

Se il Pentagono fosse stato fin dall’inizio più aperto su quanto aveva sempre saputo su queste varie sostanze e armi, i soldati avrebbero potuto avere prima una diagnosi giusta e avrebbero potuto ricevere prima cure mediche appropriate. Il costo in termini di sofferenza umana è stato incalcolabile.

I soldati sono stati costretti anche a prendere vaccini contro l’antrace e il gas nervino non approvati dalla FDA come sicuri ed efficaci; e puniti, a volte trattati come criminali, se si rifiutavano. (Durante la seconda guerra mondiale i soldati furono costretti a prendere un vaccino contro la febbre gialla, con il risultato che circa 330.000 di loro fu infettato dal virus dell’epatite B.[5])

E attraverso tutte le guerre recenti innumerevoli soldati americani sono stati piazzati nelle immediate vicinanze della polvere radioattiva dei missili e proiettili di cannone con la punta di uranio impoverito esplosi sul campo di battaglia; l’uranio impoverito è stato associato a un lungo elenco di rare e terribili malattie e difetti congeniti. Avvelena l’aria, il suolo, l’acqua, i polmoni, il sangue e i geni. (La vasta diffusione dell’uranio impoverito opera delle guerre americane – dalla Serbia all’Afghanistan all’Iraq – dovrebbe essere uno scandalo e una crisi internazionale, come l’AIDS, e lo sarebbe in un mondo non così intimidito dagli Stati Uniti.)

Il catalogo degli abusi del Pentagono sui soldati americani prosegue… Soldati in servizio in Iraq o le loro famiglie hanno riferito di aver acquistato con propri soldi giubbotti antiproiettile, migliori corazze per i loro veicoli, forniture mediche e sistemi di posizionamento globale (tutto per la propria sicurezza) che non venivano forniti loro dall’esercito… Le continue denunce di soldatesse per aggressioni sessuali e stupri ad opera dei loro camerati maschi vengono solitamente minimizzate o ignorate dai pezzi grossi militari… Numerosi veterani feriti e inabilitati di tutte le guerre hanno dovuto intraprendere una lotta continua per ricevere le cure mediche promesse… Bisognerebbe leggere “Army Acts to Curb Abuses of Injured Recruits” (“L’esercito agisce per frenare gli abusi contro reclute ferite”, New York Times, 12 maggio 2006) per descrizioni del trattamento insensibile, che sconfina nel sadismo, dei soldati in basi negli Stati Uniti… Turni di missione ripetuti, che fratturano la vita familiare e aumentano la probabilità non solo di morte o ferimento ma anche di disturbi post traumatici da stress (PTSD, Post Traumatic Stress Disorder).[6]

Il programma della National Public Radio “All Things Considered”, il 4 dicembre e anche altri giorni, ha presentato una serie sul maltrattamento dei soldati tornati in patria dall’Iraq e sofferenti di grave PTSD. A Ft. Carson in Colorado questi soldati tormentati ricevono, molto più dell’aiuto di cui hanno bisogno, una varietà di abusi e punizioni, dato che gli ufficiali li vessano e li puniscono per essere emotivamente “deboli”.

Tenete in mente quanto sopra la prossima volta che il Giorno dei Caduti sentite un presidente o un generale parlare di “onore” e “dovere” e di quanto “dobbiamo alle giovani e ai giovani coraggiosi che hanno fatto il sacrificio ultimo per la causa della libertà e della democrazia”.

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E leggete “E Johnny prese il fucile” di Dalton Trumbo per l’offesa ultima dei soldati compiuta dai leader delle nazioni.

La coscienza dei nostri leader

Dopo aver ordinato il bombardamento di Panama nel dicembre 1989, che uccise da 500 ad alcune migliaia di persone totalmente innocenti, nessuno dei quali aveva fatto niente ad alcun americano, il primo presidente George Bush dichiarò che il suo “cuore è con le famiglie di coloro che sono morti a Panama”.[7]

Quando un giornalista gli chiese: “Valeva davvero la pena di mandare della gente a morire per questo? Per prendere Noriega?”, Bush rispose: “Ogni vita umana è preziosa, eppure devo rispondere sì, ne è valsa la pena.”[8]

Parlando nel novembre 1990 della sua imminente invasione dell’Iraq, Bush Sr. disse “La gente mi dice: ‘Quante vite? Quante vite puoi spendere?’ Ognuna è preziosa.”[9]

Mentre il suo massacro di migliaia di iracheni procedeva allegramente durante il 2003, il secondo presidente George Bush è stato spinto a dire: “Crediamo nel valore e nella dignità di ogni vita umana.”[10]

Nel dicembre 2006 il portavoce della Casa Bianca per Bush Jr., commentando le morti americane che avevano raggiunto quota 3.000 in Iraq, ha detto che il presidente Bush “crede che ogni vita sia preziosa e si addolora per ognuna di quelle che vengono perdute.”[11]

Padre e figlio hanno espresso ufficialmente la loro profonda preoccupazione per Dio e la preghiera prima e durante le loro stragi di massa. “Credo che Dio parli attraverso di me,” ha detto Bush il giovane nel 2004. “Senza di questo, non potrei fare il mio lavoro.”[12]

Dopo la sua devastazione dell’Iraq e del suo popolo, Bush il vecchio disse: “Penso che, come molti altri che hanno avuto posizioni di responsabilità nel mandare in guerra i figli di qualcun altro, ci rendiamo conto che nella preghiera quello che contava è come ciò sarebbe potuto apparire a Dio.”[13]

Si suppone che Dio avrebbe potuto chiedere a George Bush, padre e figlio, dei ragazzi iracheni. E degli adulti. E, in modo impaziente, un po’ poco da Dio, avrebbe potuto apostrofarli: “E allora smettetela di sprecare già tutte quelle vite preziose!”

Nella ormai famosa discussione in TV nel 1996 fra Madeleine Albright e il giornalista Lesley Stahl, quest’ultimo stava parlando delle sanzioni americane contro l’Iraq, e chiese all’allora ambasciatore degli USA all’ONU, e futuro Segretario di Stato: “Abbiamo sentito che mezzo milione di bambini sono morti. Voglio dire, sono più bambini dei morti di Hiroshima. E – sa, ne vale la pena?” Rispose la Albright: “Penso che sia una scelta molto dura, ma ne vale – pensiamo ne valga la pena.”[14]

Dieci anni più tardi il Segretario di Stato Condoleezza Rice, continuando la bella tradizione di Segretari di Stato donna e l’ugualmente nobile retaggio della famiglia Bush, ha dichiarato che l’attuale orrore in Iraq “vale l’investimento” in vite e dollari americani.[15]

E non dimenticate che non possiamo ritirarci dall’Iraq adesso perché disonorerebbe i soldati che non sono ancora morti.

I media americani come il Muro di Berlino

Nel dicembre 1975, mentre Timor Est, che è all’estremità orientale dell’arcipelago indonesiano, stava subendo un processo di decolonizzazione dal Portogallo, ebbe luogo una lotta per il potere. Un movimento di sinistra, il Fretilin, prevalse e poi dichiarò l’indipendenza dal Portogallo di Timor Est. Nove giorni più tardi l’Indonesia invase Timor Est. L’invasione fu lanciata il giorno dopo che il presidente degli USA Gerald Ford e il Segretario di Stato Henry Kissinger avevano lasciato l’Indonesia dopo aver dato al presidente Suharto il permesso di usare armi americane, che, in base alle leggi degli USA, non potevano essere usate per l’aggressione. Ma l’Indonesia era l’alleato più prezioso di Washington nel Sudest asiatico e, in ogni caso, gli stati Uniti non erano inclini a guardare con benevolenza a qualsiasi governo di sinistra.

L’Indonesia ottenne presto il completo controllo di Timor Est, con l’aiuto delle armi e di altri aiuti militari americani, nonché dell’appoggio diplomatico degli USA all’ONU. Amnesty International ha stimato che entro il 1989 le truppe indonesiane avevano ucciso 200.000 persone su una popolazione fra i 600.000 e i 700.000, un tasso di mortalità che è probabilmente uno dei più alti nell’intera storia delle guerre.[16]

Non è degno di nota che, nei numerosi articoli nella stampa quotidiana americana in seguito alla morte il mese scorso del presidente Ford, non ci sia stata una sola menzione del suo ruolo nel massacro di Timor Est? Una ricerca nel vasto database Lexis-Nexis e in altri database di media ne trova menzione solo in qualche lettera dei lettori al direttore; neanche una parola nemmeno nei servizi delle agenzie di stampa, come l’Associated Press, che di solito rifuggono dalla controversia meno dei quotidiani che servono; né una singola menzione nei principali programmi radiotelevisivi.

Immaginate se dopo la recente morte di Augusto Pinochet i media non avessero menzionato il suo rovesciamento del governo Allende in Cile, o le torture e le stragi di massa che seguirono. Ironicamente, i recenti articoli su Ford non hanno menzionato neanche la sua osservazione un anno dopo il colpo di stato di Pinochet. Il presidente Ford dichiarò che quello che gli Stati Uniti avevano fatto in Cile era “nell’interesse della gente in Cile e certamente nel nostro interesse.”[17]

Durante la guerra fredda il governo e i media americani non mancarono mai un’opportunità di sottolineare gli eventi imbarazzanti per l’Unione Sovietica, che diventavano non-eventi nei media comunisti.

L’uomo non volerà mai

La guerra fredda è ancora con noi. Perché il conflitto ideologico che ne era la base non è scomparso. Perché non può scomparire. Finché il capitalismo esiste, finché mette il profitto prima della gente, come deve, finché mette il profitto prima dell’ambiente, come deve, chi è dalla parte sbagliata del suo bastone appuntito deve cercare una strada migliore.

È così che quando il presidente venezuelano Hugo Chávez ha annunciato qualche giorno fa che progetta di nazionalizzare le compagnie telefoniche ed elettriche per accelerare la sua “rivoluzione socialista”, il portavoce della Centrale Capitalismo, il capo ufficio stampa della Casa Bianca Tony Snow, è stato veloce ad attaccare: “La nazionalizzazione ha una lunga e ingloriosa storia di fallimento in tutto il mondo,” ha dichiarato Snow. “Appoggiamo il popolo venezuelano e pensiamo che questo sia un giorno triste per lui.”[18]

Snow presumibilmente si beve l’idea che il capitalismo abbia sconfitto il socialismo nella guerra fredda. Una vittoria per un’idea superiore. I ragazzi di Capital che ridacchiano bevendo i loro martini sulla morte del socialismo. Questa parola è stata bandita dalla conversazione educata. E sperano che nessuno noti che ogni esperimento socialista di qualche significato nel secolo scorso è stato corrotto, sovvertito, pervertito, o destabilizzato… o schiacciato, rovesciato, bombardato, o invaso… o in altro modo gli è stata resa la vita impossibile dagli Stati Uniti. A nessun governo o movimento socialista – dalla rivoluzione russa a Cuba, ai sandinisti in Nicaragua e l’FMLN in El Salvador, dalla Cina comunista a Grenada, il Cile e il Vietnam – a nessuno è stato permesso di svilupparsi o cadere solo in base ai propri meriti; nessuno è stato lasciato sicuro abbastanza da abbassare la guardia contro l’onnipotente nemico all’estero e allentare liberamente e completamente il controllo all’interno. Perfino molte semplici, vecchie socialdemocrazie – come in Guatemala, Iran, Guiana britannica, Serbia e Haiti, che non erano innamorati del capitalismo e cercavano un’altra strada – perfino a questi lo Zio Sam ha fatto mangiare la polvere.

È come se i primi esperimenti dei fratelli Wright con le macchine volanti fossero falliti tutti perché gli interessi automobilistici avevano sabotato tutti i voli di prova. E poi la buona gente d’America timorata di Dio avesse guardato ciò, avesse osservato le conseguenze, avesse scosso saggiamente la sua testa collettiva, e avesse intonato solennemente: L’Uomo non volerà mai.

Tony Snow vorrebbe farci credere che il governo non vale il settore privato nel realizzare in modo efficiente cose grandi e importanti. Ma questo è proprio vero? Liberiamoci un attimo la testa, mettiamo da parte la nostra educazione, e ricordiamo che il governo americano ha mandato degli uomini sulla luna, creato grandi dighe, meravigliosi parchi nazionali, un sistema autostradale interstatale, i corpi di pace, ha messo in piedi un’incredibile macchina militare (ignorando per il momento per cosa viene usata), prestiti per studenti, la sicurezza sociale, Medicare, l’assicurazione sui depositi bancari, la protezione dei fondi pensionistici contro l’uso improprio da parte delle aziende, la Environmental Protection Agency, i National Institutes of Health, lo Smithsonian, il G.I. Bill, e molte, molte altre cose. In breve, il governo è stato bravissimo a fare quello che voleva fare, o quello che i movimenti sindacali e di altro genere gli hanno fatto fare, come istituire standard sanitari e di sicurezza per i lavoratori e chiedere ai produttori alimentari di specificare informazioni dettagliate sugli ingredienti.

Quando George W. è entrato in carica uno dei suoi obiettivi principali era esaminare se i lavori eseguiti dai dipendenti federali potessero essere compiuti in modo più efficiente da appaltatori privati. Bush ha chiamato questa la sua prima priorità di gestione. Alla fine del 2005 erano stati studiati 50.000 posti di lavoro pubblici. E i lavoratori federali avevano vinto più dell’80 per cento delle volte.[19]

Dobbiamo ricordare al popolo americano quello che ha istintivamente imparato ma tende a dimenticare quando è messo di fronte ad affermazioni come quella di Tony Snow – che non vuole più stato, o meno stato; non vuole grande stato, o piccolo stato; vuole lo stato dalla sua parte.

E a proposito, Tony, negli ultimi anni dell’Unione Sovietica la grande maggioranza della popolazione aveva una qualità della vita assai migliore, compresa una vita più lunga, sotto la loro economia “nazionalizzata fallita” di quanta ne abbia sotto il capitalismo sfrenato.

Nulla di quanto detto, naturalmente, dissuaderà L’Unica Superpotenza Del Mondo dal continuare la sua jihad per imporre al mondo il fondamentalismo capitalista.

Ospiti indesiderati alla tavola delle persone rispettabili

Il senatore Joseph Biden, democratico del Delaware, il nuovo presidente della commissione esteri del Senato, ha annunciato quattro settimane di audizioni focalizzate su ogni aspetto della politica USA in Iraq. Vuole arrivare veramente al fondo delle cose, scoprire come e perché le cose sono andare così storte, chi sono i colpevoli, metterli di fronte alle loro responsabilità, e cosa si può fare adesso. La commissione ascolterà la testimonianza dei massimi esperti politici, economici e di intelligence, diplomatici all’estero, ed ex e attuali alti funzionari americani, come Condoleezza Rice, Brent Scowcroft, Samuel Berger, Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger, Madeleine Albright e George Shultz.[20] Tutti i soliti sospetti.

Ma perché non chiamare qualche insolito sospetto? Perché commissioni del Congresso e commissioni nominate dalla Casa Bianca tipicamente non chiamano esperti che dissentono dalle spiegazioni ufficiali? Perché non ascoltare gente che aveva avuto la saggezza di protestare per l’invasione dell’Iraq e condannarla per iscritto prima ancora che cominciasse? Gente che aveva chiamato la guerra illegale e immorale, aveva detto che non avremmo mai dovuto cominciarla, e aveva predetto buona parte del suo esito orribile? Certo potrebbero avere intuizioni e analisi che non si sentiranno dalla bocca dei soliti sospetti.

Analogamente, perché la commissione sull’11 settembre, o una delle commissioni parlamentari che ha trattato dell’attacco terroristico, non fa appello a qualcuno dei numerosi esperti dell’11 settembre che hanno fatto ampie ricerche e che mettono in questione vari aspetti della storia ufficiale?

Per tradizione, naturalmente, commissioni del genere sono state formate per mettere la sordina alla messa in questione dissidente delle storie ufficiali, per ridicolizzarla come “teorie di cospirazione”, non per dare ai dissidenti una maggiore audience.

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer41.htm
17.12.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

NOTE:

[1] Fars News Agency, 21 novembre 2006

[2] Senate Committee on Veterans’ Affairs, “Is Military Research Hazardous to Veterans’ Health? Lessons Spanning Half a Century”, 8 dicembre 1994, p.5

[3] Ibid., passim

[4] Washington Post, 2 e 23 ottobre 1996 e 31 luglio 1997 per le cifre stimate dei soldati colpiti.

[5] “Journal of the American Medical Association”, 1 settembre 1999, p.822

[6] Washington Post, 20 dicembre 2006, p.19

[7] New York Times, 22 dicembre 1989, p.17

[8] New York Times, 22 dicembre 1989, p.16

[9] Los Angeles Times, 1 dicembre 1990, p.1

[10] Washington Post, 28 maggio 2003

[11] Washington Post, 1 gennaio 2007, p.1

[12] Washington Post, 20 luglio 2004, p.15, affermazione attribuita al presidente Bush nel quotidiano Lancaster (Pa.) New Era da un incontro privato con famiglie Amish il 9 luglio. La Casa Bianca in seguito dichiarò che Bush non aveva detto niente del genere. Sì, sappiamo come mentono gli Amish.

[13] Los Angeles Times, 7 giugno 1991, p.1

[14] CBS “60 Minutes”, 12 maggio 1996

[15] Associated Press, 22 dicembre 2006

[16] National Security Archive — www.gwu.edu/~nsarchiv/ — Search ; William Blum, Rogue State, p.188-9 [ed. italiana Con la scusa della libertà, Marco Tropea, 2002, oppure Net – Il Saggiatore, 2005].

[17] New York Times, 17 settembre 1974, p.22

[18] Washington Post, 10 gennaio 2007, p.7

[19] Washington Post, 23 marzo 2006, p.21

[20] Washington Post, 5 gennaio 2007

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