Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
Oggi non parlerò di economia, dove molto spesso due più due fa quattro e le risposte ai quesiti che ci facciamo arrivano da sole.
Vorrei invece invitarvi a riflettere tutti insieme su quello che è accaduto e sta accadendo dall’inizio del conflitto in Ucraina, questo per vedere, se unendo i nostri intelletti, possiamo avvicinarci il più possibile alle risposte esatte, stante le molteplici contraddizioni che caratterizzano l’agire dei leader occidentali.
Ieri il nostro premier Mario Draghi, che ormai pare essere chiaramente il più guerrafondaio di tutti i leader europei, ha gettato la maschera e nel meeting a tre con Macron e Sholz, ha cercato di imporre la sua linea:
È essenziale che Putin non vinca questa guerra. Allo stesso tempo dobbiamo chiederci se può essere utile parlargli. Sono scettico dell’utilità di queste telefonate, ma ci sono ragioni per farle. Queste conversazioni dimostrano che, è l’inquilino del Cremlino a non volere la pace [1]
Una prima considerazione me la dovete consentire: fa letteralmente impressione come Draghi sia cosi determinato ed ascoltato in Europa sulle posizioni da tenere rispetto a questo conflitto, quand’unque esse stiano mettendo in estrema difficoltà l’intero continente ed il nostro paese in primis.
Allora, mi chiedo e vi chiedo, come mai “Mister Britannia”, non ha mai messo nelle stanze Europee, e tutt’ora non mette, la stessa determinazione – tanto per fare alcuni esempi – per consentire i deficit necessari a far riprendere il mercato del lavoro, oppure quelle politiche fiscali necessarie a riportare la crisi dei prezzi (energia su tutti), fuori dagli artigli della speculazione?
Non solo la sua determinazione nell’affrontare questi temi, è inversamente proporzionale all’interesse dei cittadini.
Ma addirittura, non possiamo far finta di non vedere come le reazioni dei leader europei stessi, sempre caratterizzate da una ferma chiusura di fronte ad uno sforamento del deficit da parte del nostro governo, siano invece piene di consenso quando si tratta di spendere per inviare armi in giro per il mondo.
Dove sono i famosi falchi olandesi o tedeschi, che puntualmente appaiono sulla nostra stampa, non appena si toccano temi quali il debito pubblico, le spese per la sanità e la scuola, le pensioni, ecc.; nessuno di loro aggredisce veemente le poco condivisibili per non dire deleterie posizioni che il nostro premier tiene sul conflitto in corso.
Eppure per i popoli europei è matematicamente ed estremamente molto più pericoloso un invio di armi – il quale potrebbe portarli ad essere coinvolti materialmente nel conflitto – che un aumento di numeri sui computer della BCE.
Se abbiamo compreso il ragionamento, la prima domanda che dobbiamo farci è: “ma, chi comanda veramente in Europa?”
Qui pare ormai chiaro, che la trentennale frase a noi ripetuta all’infinito, sulla quale abbiamo fondato la distruzione economica del nostro paese: “ce lo chiede l’Europa” – non è altro che una favola che si racconta agli italiani per fargli accettare tutto e dormire sonni tranquilli.
Sul fatto che in Europa, i poteri profondi di casa nostra, abbiano voce in capitolo e che gli stessi siano tra i maggiori beneficiari della frode della moneta unica, non dobbiamo nutrire più nessuno dubbio. Draghi aveva voce in capitolo quando era seduto sulla poltrona più alta di Francoforte ed altrettanto oggi che si trova su quella di Palazzo Chigi.
E’ dimostrato dai fatti.
Draghi ieri ha dettato la linea e nessuna voce contraria si è alzata:
Dobbiamo vincere la battaglia sulla sicurezza alimentare. È anche un modo per mostrare ai Paesi più poveri, ad esempio in Africa, che siamo dalla loro parte. L’Onu può giocare un ruolo importante per risolverla, ma abbiamo il dovere di chiederci come possiamo aiutare. Dobbiamo accelerare, se non lo facciamo rischiamo di arrivare tardi” – ancora: “è necessario per risolvere il problema del grano. Il rischio di una catastrofe alimentare è reale: e se non ci sarà una soluzione, dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin
Insomma, dalle parole di Draghi, si evince chiaramente, che è pienamente cosciente della crisi alimentare ed umanitaria che si sta abbattendo sul mondo, ma quello che a lui (o chi per lui), interessa principalmente, è la sconfitta di Putin e solamente salvare la faccia con i paesi Africani, non salvarli dalla morte per fame.
Resta da capire come intende ottenere questi due obiettivi, che anche un bambino, può facilmente comprendere, essere in netto contrasto fra loro.
Sconfiggere Putin, significa fare la guerra e non la pace; non solo: per farlo, dovremmo indispensabilmente portare il conflitto a livello mondiale, coinvolgendo la NATO, ovvero gli Stati Uniti.
Con Putin e la Russia coinvolti in un conflitto mondiale, ditemi voi che fine farà il grano, oggi necessario per salvare i paesi africani, ma ben presto per sfamare anche il resto del mondo.
Attenzione! nell’ultima telefonata di pochi giorni fa tra Draghi e Putin – in base alle parole riportate dallo stesso premier italiano (DRAGHI CHIAMA PUTIN: “MANDACI IL GRANO”), Putin non ha minacciato di non consegnare il grano, anzi si è reso pienamente disponibile, naturalmente dietro la logica richiesta, di togliere le sanzioni che ne impediscono di fatto l’esportazione.
Ma non è finita qua! mentre Draghi si poneva, anche in Europa, come “l’uomo solo al comando”, da oltreoceano è arrivata la notizia che Joe Biden si è rifiutato di dare corso alla richiesta di razzi a lungo raggio dell’Ucraina mentre la Russia avanza.
Non invieremo in Ucraina sistemi missilistici che possono colpire la Russia”, ha detto il presidente dopo essere tornato alla Casa Bianca dal Delaware. [2]
Dopo i 40 miliardi di aiuti promessi, dei quali ad oggi non esiste traccia, Biden lo ha fatto ancora.
Infatti, dopo che i rapporti della scorsa settimana indicavano che l’amministrazione si stava preparando a inviare sistemi a lungo raggio in Ucraina, l’attuale inquilino della Casa Bianca – oggi, interprete del ruolo del “gatekeeper” più indecifrabile al mondo – ha “trollato” nuovamente quel mondo globalista a cui lui stesso dovrebbe appartenere ed al quale sicuramente appartiene Mario Draghi.
Se a tutto questo aggiungiamo come la tanto desiderata “no fly zone” – oggetto di infinite richieste da parte del presidente Zelensky – non sia mai stata messa in atto dalla NATO. Ebbene, arrivare alla conclusione che in USA, non ci sia la minima intenzione di portare il conflitto a livello mondiale, non è molto difficile.
Ecco la domanda che dobbiamo farci ora, ma alla quale solo Draghi può rispondere: come pensa il nostro premier di sconfiggere Putin, senza l’intervento USA?
Ad oggi, non risulta che l’Unione Europea, oltre ad avere un’unica moneta, pare disponga anche di un unico esercito.
Forse Draghi sta lavorando segretamente ad unire generali e comandanti dei vari eserciti dei paesi membri per predisporre un piano comune che possa spiazzare e sconfiggere Putin?
Che l’Ucraina senza l’intervento militare diretto dei paesi occidentali, non ce la possa fare contro la potenza russa, oggi è chiaro a tutti; in primis al secondo classificato per voglia di intervento dopo Draghi, ovvero il premier inglese Boris Johnson, il quale, di fronte alle richieste di negoziare per la pace, ha dichiarato pochi giorni fa a Bloomberg:
Come puoi affrontare un coccodrillo quando sta per mangiarti la gamba sinistra?
All’interno dei nostri ragionamenti, non posso non farvi notare anche, come l’attuale decisione di non inviare i sistemi missilistici, rispecchi l’alquanto simile mossa presa all’inizio di quest’anno, quando Biden ha deciso di non fornire caccia MiG-29 di fabbricazione sovietica che sarebbero stati trasferiti in Ucraina dalla Polonia, nonostante le ripetute sollecitazioni di Zelensky e dei legislatori statunitensi di entrambe le parti.
In definitiva, se vogliamo veramente tirare delle conclusioni al nostro ragionamento ed inchiodare sulla nostra lavagna i punti fermi dai quali poter ripartire per avere le risposte che cerchiamo, per capire se veramente l’atlantismo è ai titoli di coda – beh, non possiamo che prendere atto dei seguenti elementi decisivi: se guardiamo ad Est, l’avanzata della Russia la pone in questo momento come l’attore geopolitico più influente al mondo – mentre ad Ovest, il disimpegno degli Stati Uniti dalla NATO, non sembra più essere un sogno, ma una realtà che si sta materializzando giorno dopo giorno.
La domanda che ora dobbiamo farci è: Putin prima di intervenire in Ucraina, era conoscenza dell’attuale limbo governativo in cui si trovano gli Stati Uniti d’America?
Certo, conoscendo l’intelligenza e la pragmaticità dell’uomo Vladimir, tutto lascia pensare che oltre ad avere in tasca il dichiarato lasciapassare della potenza cinese, abbia anche quello degli USA, magari custodito segretamente nelle sue stanze.
Il presente ragionamento se unito ai due elementi sopra esposti, non vi è dubbio che ci condurranno alla fine del cosiddetto “ordine mondiale” stabilito alla fine della seconda guerra mondiale.
Intanto la risposta del ministro degli affari esteri della Federazione russa Sergey Lavrov, non si è fatta attendere. Che fosse diretta a Draghi, non vi è alcun dubbio:
Chi vuole sconfitta la Russia non conosce la storia
L’Agenzia russa Tass riporta diverse importanti dichiarazioni con le quali l’esponente del Cremlino cerca di avvisare principalmente i leader europei – nonché tutto il mondo occidentale – che la strada intrapresa è tragicamente sbagliata. Una strada che potrebbe non avere un ritorno, una strada che certamente porterà i loro popoli a pagare per queste loro folli decisioni, da anni a loro dettate dai poteri profondi che hanno preso possesso di ogni istituzione democratica. [3]
Dicono che la Russia deve ‘fallire’, che bisogna ‘sconfiggerla’, far sì che la Russia ‘perda sul campo di battaglia’”, ha detto ancora il capo della diplomazia di Mosca, parlando di “incantesimi” lanciati dai politici occidentali che “probabilmente non studiavano bene a scuola. Traggono conclusioni sbagliate dalla loro comprensione del passato e di cosa sia la Russia
A questo, non rimane che da capire dove Draghi porterà l’Italia! E da risolvere l’enigma del destino, che a distanza di trenta anni da quel 1992 lo vede ancora primo protagonista delle nostre sorti.
Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
PS: comunque state tranquilli tra trenta anni, la natura avrà fatto il suo corso con noi e forse anche con LUI.
Ci sarà un altro!
NOTE
[2] Biden rejects Ukraine long-range rocket request (nypost.com)
[3] Lavrov: “Chi vuole sconfitta Russia non conosce la storia” (yahoo.com)