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La Redazione

 

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DOMANDE SULLA RINCONCILIAZIONE TRA HAMAS E AL FATAH

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A cura di supervice
Il 30 Aprile 2011
60 Views

DI ALI ABUNIMAH
Electronic

Intifada

La grande notizia di oggi è quella di un accordo per la ‘riconciliazione tra Hamas e Al Fatah’. Cosa significa? Intanto, questo è quello che sappiamo dalla Reuter:

Il movimento Al Fatah del Presidente palestinese Mahmoud Abbas ha realizzato un accordo con il nemico acerrimo Hamas per formare un governo temporaneo e fissare una data per le elezioni generali, sono le parole dette dai dirigenti mercoledì.

L’accordo a sorpresa è stato mediato dall’Egitto ed è avvenuto al termine di una serie di colloqui segreti avvenuti tra le due parti, che hanno combattuto una breve guerra civile nel 2007 che ha lasciato il controllo della striscia di Gaza all’islamista Hamas e la parte di Abbas sostenuta
dagli Occidentali in carica nei Territori Occupati.Il forgiare l’unità Palestinese è considerato cruciale per rinnovare qualsiasi proposito di uno Stato Palestinese indipendente.

Abbiamo convenuto di formare un governo composto di figure indipendenti che possano preparare il terreno per le elezioni presidenziali e parlamentari”, ha detto Azzam al-Ahmad, il capo della squadra di negoziatori di Al Fatah al Cairo. “Le elezioni si terranno entro sei mesi da questo momento”, ha aggiunto.

La gente comune palestinese ha con insistenza richiesto ai loro leader di risolvere le loro profonde divisioni, ma gli analisti hanno a lungo affermato che le differenze tra le due parti su argomenti quali la sicurezza e la diplomazia fossero troppo vaste per essere colmate.

Mahmoud al-Zahar, un anziano capo di Hamas che ha partecipato ai colloqui, ha detto che l’accordo riguarda cinque punti, tra cui le elezioni, la formazioni di un governo di unità nazionale ad interim e unificare le forze di sicurezza.

Abbiamo anche discusso dell’attivazione del Consiglio Legislativo Palestinese, di una riforma dell’OLP, così come della formazione di un governo formato da figure della nazione che possano mettere tutti d’accordo”, sono le parole di Zahar in un’intervista televisiva a Al Jazeera.

Ha anche affermato che Hamas e Fatah sono d’accordo per liberare i prigionieri di ambo i lati.

Cosa significa tutto questo? Al momento, nessuna delle due parti ha pubblicato il testo dell’accordo e certamente i Palestinesi hanno il diritto di vederlo; ne hanno abbastanza degli affari segreti e delle intese sottobanco.

Alcune domande immediate che mi vengono in mente e danno adito a scetticismo:

  • Se c’è un accordo su un governo di ‘unità’, come potrà funzionare senza l’approvazione di Israele? Israele permetterà a ministri di Hamas di operare liberamente nei Territori Occupati? I dirigenti dell’ANP saranno liberi di muoversi tra i Territori e Gaza? Israele è al momento in pace con l’ala maggioritaria di Abbas nell’ANP e in guerra con Hamas. Impossibile comprendere come un governo simile possa operare sotto l’occupazione d’Israele. Se non potrà fare questo, tutto ciò prova l’impossibilità di una democrazia e di un normale governo sotto l’occupazione militare israeliana.
  • Su The Palestine Papers, la preoccupazione ultima dei dirigenti di Ramallah era sempre quella di mantenere gli aiuti finanziari dall’Occidente per l’ANP e quella non di fare alcun accordo con Hamas che avrebbe messo a repentaglio i finanziamenti americani e europei a loro destinati. L’ala di Abbas che gestisce l’ANP ha superato quella paura oppure sono riusciti a raggiungere un’intesa con i paesi donatori per permettere ad Hamas di unirsi al ‘governo’ dell’Autorità Palestinese?
  • L’integrazione delle forze di sicurezza. Al momento, Hamas a Gaza e l’ANP capeggiata da Abbas nei Territori Occupati hanno forze di sicurezza rivali. Le forze di
    Abbas cooperano apertamente con l’occupazione di Israele, arrivando a
    “dare il benvenuto” e ospitare il direttore israeliano dello staff, così come è stato riferito dal governatore dell’ANP di Nablus ieri. Le forze di Abbas sono finanziati e supervisionate dagli Stati Uniti e i loro propositi sono esplicitamente quelli di combattere Hamas. Le forze di Hamas al contrario sono considerato un nemico da Israele e sono di frequente soggette a attacchi militari e esecuzioni extragiudiziali da parte di Israele. Come si può supporre che forze così opposte si possano
    combinare senza che la parte che si riferisce a Abbas rinunci agli stretti legami con le forze armate israeliane o la parte di Hamas che abbandoni ogni progetto di resistenza?
  • Le elezioni: che scopo ha indire le elezioni nei Territori Occupati e nella striscia di Gaza ancora una volta alle condizioni dettate dall’occupazione, dal controllo e dall’assedio militare di Israele? Né il governo della West Bank né quello di Gaza hanno in realtà il controllo del destino dei Palestinesi. Il potere rimane nelle mani di Israele. Come ho scritto di recente, elezioni di questo tipo semplicemente alimentano l’illusione di un governo autonomo mentre non viene fatto niente per sfidare o cambiare l’attuale controllo israeliano. E, quando c’è
    così tanta repressione politica nei Territori e ancora di più a Gaza, come si possono garantire elezioni libere?
  • La riforma dell’OLP: se Hamas e Abbas si sono accordati per riformare l’OLP, che sarà realizzato con l’aggiunta di Hamas al corpo morto dell’OLP, in che modo potrà
    servire al popolo Palestinese? Che ne pensate di elezioni per il Consiglio Nazionale Palestinese che includano TUTTI i Palestinesi, compresa la maggioranza che non vive nei Territori Occupati nel 1967? Un’intesa dove Abbas e Hamas si mettono d’amore e d’accordo a dividersi i seggi dell’OLP non democratico è semplicemente inaccettabile.
  • Allargando lo sguardo, l’obbiettivo per i Palestinesi non dovrebbe essere l’unità tra le fazioni, ma l’unità degli obbiettivi da raggiungere per la gente palestinese.
    Qual è la proposta e la piattaforma del previsto ‘governo di transizione’ a parte la propria sopravvivenza? Una vera strategia palestinese che unisca tutti i segmenti del popolo palestinese è stata articolata dal movimento BDS:

(a) la fine dell’occupazione e della colonizzazione dei territori del 1967; (b) piena eguaglianza e la fine di tutte le forme di discriminazione contro i Palestinesi nelle aree
del 1948 (“Israele”); e (c) pieno rispetto e implementazione dei diritti dei rifugiati palestinesi.

È interessante notare come né Fatah né Hamas hanno appoggiato questa campagna e nessuno dei due ha articolato una strategia realistica con l’obbiettivo di ripristinare i diritti di tutti i Palestinesi.

I vostri pensieri? I commenti qui sotto!

Aggiornamento

La Casa Bianca ha ora commentato l’ipotetico accordo ‘unitario’. Dalla Reuter:

Gli Stati Uniti sostengono la riconciliazione Palestinese nei termini che promuovano la causa della pace. Hamas, comunque, è un’organizzazione terroristica con obbiettivi civili”, sono le parole del portavoce della Casa Bianca, Tommy Vietor.
“Per interpretare un ruolo costruttivo nel raggiungimento della pace,
qualsiasi governo Palestinese deve accettare i principi stabiliti dal Quartetto, rinunciare alla violenza, rispettare gli accordi già stipulati e riconoscere a Israele il diritto di esistere.”

Questo ci suggerisce che la posizione degli Stati Uniti si oppone all’unità della Palestina se non nei termini accettati da Israele e dagli Stati Uniti stessi. Date queste condizioni, è molto difficile comprendere dove tutto questo possa portare.

Alì Abunimah

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article27983.htm
28.04.2011

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