Una discussione su ciò che identifica l’occidente e lo differenzia dall’oriente. La proposta di Truman e la risposta di Roberto. Forse non si conclude niente, ma l’argomento potrebbe essere stimolante.
L’errore di Democrito
Perché la storia dell’occidente è la storia di un errore
Nella vulgata che ci propinano i lobotomizzanti mass media di oggi l’occidente viene solitamente associato alla libertà (spesso proprio così, al singolare, anche se sarebbe più corretto parlare di libertà al plurale). Quanto tale libertà sia opinabile è stato bene espresso da Zizek in “Né Pepsi né Coca: la scelta di Lenin” e vale la pena di leggerlo in originale. Comunque in sintesi si può dire che la libertà non può ridursi ad una scelta di consumare Pepsi Cola o Coca Cola, ma deve essere qualcosa di ben più sostanziale. La libertà deve consentire delle scelte di vita e non delle scelte di consumo. Ancora peggio ridurre la libertà al possesso del telecomando che (non) cambia canale TV. Se il paradigma dell’occidente non è la libertà può essere il caso di esplorare altre strade.
Vedo invece trascurato il fatto (che a me appare facilmente constatabile) che nella tradizione occidentale (confrontando con l’oriente) prevale solitamente l’analisi rispetto alla sintesi, il particolare rispetto al globale. In occidente prevale l’analisi e la specializzazione mentre l’oriente privilegia l’equilibrio e l’armonia.
La tendenza analitica occidentale si può far risalire a Democrito ed alla sua idea che tutte le cose siano decomponibili in particelle elementari (gli atomi). Questa idea ha influenzato a lungo il pensiero occidentale, anche se ormai da circa un secolo si è visto (per esempio con la meccanica quantistica) che un approccio puramente atomistico non è sufficiente a spiegare la realtà. (vedi anche “Gestire il caos”).
Ma se l’occidente sembra incamminato furiosamente su un vicolo cieco che appare equivalente ad un percorso suicida che a volte sembra avere come unica via d’uscita la distruzione della Terra, ci deve essere qualcosa in più.
L’errore di Democrito, che è poi l’errore dell’occidente, è quello di pensare che si possa sempre separare ciò che è unito, che si possa sempre scomporre un oggetto, un fatto, un’idea, nelle sue componenti. Col tempo ciò ha portato a considerare il tutto come la somma delle sue parti costitutive. Come se un’armonia potesse essere semplicemente decomposta nelle sue note.
Questo errore non è del tutto stupido, però, perché è funzionale al mercato. Tutto ciò che può essere isolato può essere incartato, impacchettato e venduto. L’errore di rimuovere il contesto e la storia lascia l’oggetto nudo, incartabile, inscatolabile e vendibile.
No: l’occidente non è una storia di libertà. L’occidente è la storia di un errore. L’errore di voler distruggere il mondo per fare commercio di ogni cosa.
Bibliografia:
Zizek: Né pepsi né coca
Truman: Gestire il caos
Non era Democrito
(di Roberto)
Mi dispiace contraddirti, ma attribuire a Democrito un’influenza così vasta e profonda è azzardato e ingiustificato sul piano della storia delle idee.
Di Democrito non ci sono pervenuti scritti a lui attribuibili con certezza, ma solo le idee riportate con acrimonia da Platone, e, con meno ostilità da Aristotele.
Democrito non dice che il tutto è uguale alla somma delle parti, almeno niente di ciò che sappiamo di lui ci autorizza a a attribuirgli questa posizione. La sua posizione atomistica (le cose si possono dividere ma non all’ infinito, esistono dei componenti non divisibili) era un tentativo di uscire dai problemi posti da Parmenide: gli atomi erano per lui il mondo dell’ Essere, mentre il vuoto tra gli atomi era il mondo del Non Essere.
Per secoli quello che di solito si chiama Occidente è stato dominato intellettualmente dalle posizioni spiritualiste di Platone e da una interpretazione scorretta di Aristotele (secondo il quale, ad esempio, l’anima muore col corpo).
Sappi che secondo me i veri “cattivi maestri” dell’ Occidente, sono in realtà Platone, Paolo di Tarso e Agostino di Ippona (a mio modesto avviso, veri criminali del pensiero, ispiratori di quasi tutti gli orrori conosciuti).
Quello che tu chiami “errore dell’ Occidente”, è in realtà un concetto molto più recente ed è figlio delle rivoluzioni scientifiche avvenute in Europa tra il XVII e il XVIII secolo.
Possiamo far risalire “l’errore” a Galileo, Newton, Bacone e Pascal.
L’ errore, più che da considerazioni filosofiche, credo che derivi da problemi di natura matematica (le uniche equazioni differenziali che sappiamo risolvere sistematicamente sono quelle lineari e nemmeno tutte).
Non abbiamo strumenti efficaci per descrivere la complessità.
Quanto al mercato, al commercio e alla mercificazione, vorrei che tu riflettessi sul fatto che per millenni i Cinesi sono stati i più grandi e “globali” mercanti del mondo, le loro carovane arrivavano ovunque, le loro merci riempivano l’ Asia, la loro seta arrivava perfino nell’ Europa medievale (Bisanzio cercò di imparare a produrre seta per problemi di bilancia commerciale in passivo con la Cina), insomma furano i protagonisti della prima vera “globalizzazione” almeno fino al XIX secolo quando la Regina Vittoria impose loro di spappolarsi il cervello con l’ oppio. La loro tecnologia fu all’ avanguardia almeno fino al XVIII secolo, il loro sistema monetario prevedeva la carta-moneta da prima dell’anno 1000 (chissà se hanno avuto problemi di inflazione e/o speculazioni sui cambi? Non sono informato ma cercherò di farlo)
Erano Occidentali i mercanti Cinesi? Erano forse ascetici? Occorrerebbe studiare la loro filosofia Confuciana (ancora oggi determinante nella formazione della loro classe dirigente!!) che ha relegato il taoismo e il buddismo in secondo piano fin da V secolo A.C. Io non sono sicuro che si possa identificare l’ Oriente con la sintesi e l’ Occidente con l’ analisi.
Non conosco la filosofia indiana e cinese, ma sono sicuro che Platone prediligeva la sintesi ……