Continua la guerra alla libertà di espressione

Il governo e i social media si mobilitano per bannare le piattaforme che diffondono “disinformazione”

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Philip Giraldi
unz.com

L’obiettivo del governo Biden, quello di ritirare la maggior parte delle truppe statunitensi da Iraq e Afghanistan entro la fine di quest’anno, è lodevole e si spera che ne segua anche un allontanamento dalla Siria, ma, in ogni caso, bisognerebbe preoccuparsi della possibilità che questi avvenimenti d’oltremare vengano portati a termine per concentrare le risorse del governo sulla guerra interna, già in corso. Mi riferisco, naturalmente, agli sforzi in corso per estirpare gli “estremisti” tra i cittadini americani, già identificati in gran parte come “suprematisti bianchi”.

Come parte della nuova guerra, le idee o anche i fatti dimostrabili considerati sgraditi vengono presi di mira dal governo che lavora insieme alle risorse di internet, in particolare i social media, per attaccare i critici. Si sostiene che la presunta diffusione di “disinformazione” sta facendo un danno effettivo al Paese e al popolo americano. Recentemente, gran parte dell’attenzione si è concentrata sul virus della COVID-19, a sostegno dell’intenzione del governo di far vaccinare tutti gli Americani che, per di più, sono nuovamente costretti a portare la mascherina all’interno degli edifici aperti al pubblico. Questi sforzi sono sostenuti da media come Facebook, che presenta pop-up che indirizzano il lettore ad un sito “sicuro” ogni volta che appare un pezzo che sfida l’ortodossia del governo sulla diffusione del virus.

Si potrebbe ragionevolmente sostenere che ci troviamo in una crisi della salute pubblica nazionale che è parte di un problema globale che, a sua volta, richiede un intervento coordinato del governo, ma le statistiche reali, che rivelano i bassi livelli esistenti di infezione e di decessi nella maggior parte degli stati, non sosterrebbero questa tesi.

E si potrebbe anche osservare che il crescente problema che coinvolge la regolamentazione della parola e persino delle idee da parte del governo, che lavora in cooperazione con le grandi corporazioni, è potenzialmente più grave della Covid o di qualsiasi altro virus.

Se il governo degli Stati Uniti e i suoi partner aziendali stessero realmente cercando di proteggere il popolo americano, si potrebbe almeno essere riconoscenti riguardo agli sforzi fatti, ma sia il governo che le aziende hanno dimostrato di essere dei mentitori seriali e distributori di gravi falsità ad esclusivo vantaggio dei loro programmi.

Recentemente, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha suggerito che coloro che diffondono false informazioni sulle vaccinazioni contro il Coronavirus potrebbero essere banditi dal diffondere tali bugie sui social media. L’implicazione era che il governo potrebbe compilare liste di tali “estremisti” e usare la sua autorità normativa per costringere le aziende che operano su internet a censurare individui e gruppi in conformità con gli ordini provenienti dalla Casa Bianca. La giustificazione sarebbe che il governo, in questo caso, sarebbe giustificato nel limitare la libertà di parola e di associazione a causa di una crisi sanitaria nazionale.

Psaki ha indubbiamente notato una certa benevolenza in questo grande governo, una benevolenza che pochi Americani avevano notato prima. Gli stranieri, tuttavia, essendo mere vittime delle guerre risultanti dal flusso di bugie emanate da Washington, potrebbero avere un punto di vista diverso. Il presidente Bill Clinton aveva fatto affidamento su una falsa narrativa per portare la guerra nei Balcani e poi aveva scatenato attacchi non giustificati in Sudan e Afghanistan per distogliere l’attenzione del pubblico da una sua relazione con una stagista. George W. Bush e il suo branco di canaglie Neocon, di cui la maggior parte ricopre ancora posizioni di prestigio, avevano usato informazioni notoriamente false per giustificare la distruzione di Afghanistan e Iraq. Barack Obama aveva mentito per rovesciare i governi della Libia e dell’Ucraina, e aveva cercato di fare la stessa cosa in Siria.

Tutte bugie, sempre, e ora gli Americani dovrebbero credere che l’amministrazione Biden stia cercando di fare il loro bene? Su internet un giornalista ha commentato: “Il partito che crede che gli uomini possono rimanere incinti ora vuole controllare la ‘disinformazione’ su internet? Non dimenticatevi  che le politiche che obbligano tutti gli Americani a comportarsi in certi modi, non importa quanto innocenti in apparenza, possono anche essere usate e ampliate per ordinare qualcosa di più sinistro.

E che dire delle aziende dei social media? Facebook ha da tempo un gruppo di censura capeggiato da un ex funzionario del governo israeliano. Il CEO, Mark Zuckerberg, ha ammesso davanti al Congresso che Facebook sopprime automaticamente quasi tutti i cosiddetti “hate speech” utilizzando algoritmi informatici che si basano su associazioni di parole per determinare ciò che è permesso postare sul sito. I pezzi che sono considerati borderline hanno solo una breve esposizione, con la distribuzione tra i contatti automaticamente limitata e la condivisione disabilitata. La ricerca di Google utilizza algoritmi simili per assicurarsi che i siti e gli individui che non approva non appaiano tra i risultati di ricerca. Utilizza anche un software per “reindirizzare” effettivamente gli utenti lontano dai siti che non approva.

E ora parliamo di PayPal, di proprietà del servizio di aste online eBay e strumento essenziale per il sostegno dei piccoli gruppi di interesse pubblico. La compagnia ha annunciato che d’ora in poi lavorerà con la Anti-Defamation League (ADL) per “combattere l’odio,” tagliando i finanziamenti ai gruppi estremisti. Ma la sua definizione di “odio,” criticata come altamente soggettiva e incline a condannare i gruppi non graditi all’ADL per ragioni politiche, ha suscitato preoccupazioni legittime sull’effettivo scopo di questa mossa. ADLviene spesso criticata per trovare odio praticamente ovunque, in particolare tra i gruppi bianchi conservatori. RT cita un recente esempio di tale fervore “in risposta ad un articolo pubblicato sul National Post del Canada, che era stato denunciato dall’ADL perché il suo autore aveva riferito che uno dei 32 legislatori statunitensi che sostengono una riforma fiscale apparteneva ad una confraternita ebraica”. In breve, qualsiasi discussione su Israele o sul comportamento di individui e gruppi ebrei in qualsiasi cosa che non sia un contesto positivo sarà considerato “odio” da ADL e PayPal.

In effetti, la scorsa settimana PayPal e ADL hanno rilasciato una dichiarazione in cui hanno comunicato che “PayPal e ADL metteranno in atto ulteriori indagini e bloccheranno i canali finanziari che sostengono i movimenti estremisti e di odio”, aggiungendo che avrebbero anche perseguito “attori e reti che diffondono e traggono profitto da tutte le forme di odio e bigottismo contro qualsiasi comunità”.

La joint venture includerà anche “un’ulteriore ricerca” per determinare come “i movimenti estremisti e di odio in tutti gli Stati Uniti stiano cercando di sfruttare le piattaforme economiche per finanziare l’attività criminale”. Le informazioni negative raccolte saranno condivise con la polizia, i servizi finanziari e il governo, presumibilmente per creare un ambiente in cui tali gruppi saranno emarginati e completamente esclusi dallo spazio pubblico, con l’ulteriore possibilità di arrestare, incriminare e condannare i loro sostenitori.

La crescente collaborazione tra il governo e i grandi servizi di informazione e opinione online accessibili al pubblico non è una cosa positiva. Permette a queste organizzazioni ben finanziate e politicamente connesse di lavorare insieme per limitare ciò che al pubblico è permesso sapere. Il loro zelo per eliminare la “disinformazione” è fuori luogo, dal momento che sostituiscono le voci dissidenti che hanno un accesso limitato ad un pubblico più ampio con massicce organizzazioni pubblico-private che, essenzialmente, determineranno cosa è accettabile e cosa no. Se si continua così, in questo Paese sarà la morte della libertà di espressione, poiché tutto ciò che non è d’accordo con la narrativa approvata sarà etichettato come “odio” o “estremismo”, fino ad includere sanzioni penali per coloro che non sono d’accordo. Non è troppo suggerire che stiamo assistendo ai primi passi nella creazione di uno stato totalitario e, di fatto, a partito unico. Forse l’intenzione è proprio questa.

Philip Giraldi

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/pgiraldi/the-war-on-free-speech-continues/
03.08.2021
Scelto e tradotto da Francesco Paparella per comedonchisciotte.org

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