Nessuno conosce gli estremisti di Bush meglio di Ray MacGovern, ex dirigente della CIA ed amico personale di George Bush senior, padre dell’attuale presidente. In “Rompere il silenzio”, mi dice: “Nei circoli che frequentavo quando svolgevo attività politica ad alto livello, li chiamavano “i pazzi”.
di John Pilger
Fonte: Mirror.co.uk
Traduzione a cura di Arabcomint.com
Esattamente un anno fa, Tony Blair disse al Parlamento: “Il programma sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e’ attivo, dettagliato e in aumento. La politica del contenimento non sta funzionando. Il programma non e’ stato accantonato. E’ anzi vivo e vegeto”.
Non solo ognuna di queste parole era falsa: era parte di una grande bugia inventata a Washington dopo qualche ora dall’attacco dell’11 settembre e fu usata per prendere all’amo il pubblico americano e distrarre i media dalla vera ragione per l’aggressione all’Iraq. “E’ finzione al 95%”, mi disse un ex analista della CIA.
Un’investigazione su cartelle e filmati d’archivio per il mio documentario TV “Rompendo il silenzio”, insieme ad interviste ad ex ufficiali dell’intelligence ed ex amministratori di Bush hanno rivelato senza alcun dubbio che Bush e Blair sapevano che Saddam Hussein era effettivamente disarmato.
Sia Colin powell, Segretario di Stato USA, che Condoleeza Rice, il consigliere più intimo del presidente Bush, prima dell’11 settembre 2001 resero ben chiaro che Saddam Hussein non rappresentava una minaccia né per l’America, né per l’Europa, né per il Medioriente.
Il 24 febbraio 2001, al Cairo, Powell disse: “Saddam non ha sviluppato alcuna capacità significativa rispetto alle armi di distruzione di massa. Non e’ nemmeno in grado di progettare l’uso della forza convenzionale contro i suoi vicini”.
Ciò e’ esattamente l’opposto di quello che Bush e Blair hanno detto in pubblico.
Powell si vantò persino del fatto che era stata la politica USA di “contenimento” ad aver effettivamente disarmato il dittatore iracheno – ancora una volta, l’opposto di ciò che Blair ha detto e ripetuto. Il 15 maggio 2001, Powell andò oltre, e disse che Saddam Hussein non era stato in grado di “ricostruire i suoi armamenti da oltre 10 anni”, e che l’America era riuscita a tenerlo “in una scatola”.
Due mesi dopo, Condoleeza Rice descrisse a sua volta un Iraq debole, diviso e militarmente indifeso. “Saddam non controlla neppure il nord del paese”, disse. “Noi facciamo in modo che non abbia accesso ad alcuna arma. La sua forza militare non e’ stata ricostruita”.
Ecco due dei più importanti dirigenti dell’amministrazione Bush smascherare la loro stessa propaganda, e quella del governo Blair, che avrebbe in seguito fornito la giustificazione per l’aggressione non provocata ed illegale all’Iraq. Il risultato e’ stata la morte di circa 50.000 persone, tra civili e militari iracheni, e quella di soldati americani e britannici. Non vi e’ alcuna stima delle decine di migliaia di feriti.
Nel torrente di propaganda che ha cercato di giustificare questa violenza prima e durante l’invasione, sono state riferite alcune verità occasionali che non sono mai finite in prima pagina. Nell’aprile dello scorso anno, Condoleeza Rice descrisse l’11 settembre 2001 come “un’enorme opportunità”, e disse che l’America doveva “muoversi per approfittare dei vantaggi di queste nuove opportunità”.
Impossessarsi dell’Iraq, il secondo produttore mondiale di petrolio, era la prima di queste opportunità.
Alle 14.40 dell’11 settembre, secondo appunti confidenziali presi dal suo collaboratore, Donald Rumsfeld, ministro della Difesa, disse che gli sarebbe piaciuto “colpire” l’Iraq – anche se non esisteva uno straccio di prova che Saddam Hussein avesse qualcosa a che vedere con gli attacchi a New York e Washington. “Colpite duro”, disse Rumsfeld secondo la nota. “Spazzate via tutto. Ciò che ha connessione e ciò che non l’ha”. All’Iraq fu concessa una breve tregua allorché fu deciso di attaccare l’Afghanistan. Quest’ultima era “l’opzione più soft, la più semplice da spiegare al pubblico americano – anche se nessuno dei presunti attentatori dell’11 settembre provenisse dall’Afghanistan. Nel frattempo, mettere al sicuro “la preda più grossa”, l’Iraq, divenne l’ossessione di Washington e di Londra.
Un Ufficio per i Piani Speciali fu creato in tutta fretta al Pentagono, con il solo scopo di convertire nella politica USA qualsiasi intelligence “libera” e non convalidata. Da questa fonte, Downing Street ricevette gran parte delle “prove” della presenza di armi di distruzioni di massa, che oggi sappiamo essere un’impostura.
Contrariamente ai dinieghi di Blair in quel periodo, la decisione di attaccare l’Iraq fu presa il 17 settembre 2001, esattamente sei giorni dopo gli attacchi a New York e Washington.
Quel giorno, Bush firmò una direttiva top-secret, in cui ordinava al Pentagono di cominciare a pianificare le “opzioni militari” per un’invasione dell’Iraq. Nel luglio 2002, Condoleeza Rice disse ad un dirigente dell’amministrazione Bush che aveva dato espressione ai suoi dubbi circa l’invasione dell’Iraq: “Non sprecare fiato. La decisione e’ già stata presa”.
Il cinismo estremo di questo insabbiamento fu espresso da Donald Rumsfeld solo la settimana scorsa. Quando gli e’ stato chiesto perché ritenesse che la maggior parte degli americani ancora credesse che Saddam sia stato l’artefice dell’11 settembre, egli ha risposto: “Non vedo alcun indizio che mi porti a ritenere che io abbia detto ciò”.
E’ tutto questo che rende l’inchiesta Hutton a Londra una finzione virtuale. Istituendo un’inchiesta sulla sola morte dell’esperto di armamenti David Kelly, Blair si e’ assicurato che non vi sia alcuna investigazione pubblica ed ufficiale sui veri motivi per cui lui e Bush hanno attaccato l’Iraq e quando, esattamente, hanno preso quella decisione. Si e’ assicurato che non vi siano notizie in prima pagina sulla scoperta di un traffico e-mail tra Downing Street e la Casa Bianca, solo pettegolezzi riservati da Whitehall e calunnie sulle cattive azioni del messaggero di Blair.
La dimensione pura e semplice di questo insabbiamento rende quasi risibile la contro-interrogazione forense a carico del giornalista della BBC Andrew Gilligan riguardo le “anomalie” nelle note della sua intervista a David Kelly – quando la storia che Gilligan raccontò a proposito dell’ipocrisia e degli inganni del governo era fondamentalmente vera.
Queste pontificazioni su Gilligan hanno evitato di chiedere una sola, vitale, questione – perché Lord Hutton non ha sottoposto Tony Blair ad una contro-interrogazione? Perché non e’ stato chiesto a Blair come mai ha ceduto la sovranità britannica ad una gang di Washington il cui estremismo non viene ormai messo in dubbio neppure dagli osservatori più conservatori? Nessuno conosce gli estremisti di Bush meglio di Ray MacGovern, ex dirigente della CIA ed amico personale di George Bush senior, padre dell’attuale presidente. In “Rompere il silenzio”, mi dice: “Nei circoli che frequentavo quando svolgevo attività politica ad alto livello, li chiamavano “i pazzi”.
“Chi li chiamava “i pazzi”?”, ho chiesto.
“Tutti noi … nei circoli politici come in quelli dell’intelligence … Ci sono moltissime prove documentate sul fatto che essi abbiano pianificato queste aggressioni molto tempo prima, e l’11 settembre ha solo “accelerato” i loro piani. E’ stato tutto artificioso, così come la connessione tra Iraq ed al-Qaida. Si trattava di public relations … Joseph Goebbels era solito dire: “Se dici una cosa abbastanza spesso, tutti finiscono per crederci”. Poi ha aggiunto: “Credo che dovremmo preoccuparci un po’ tutti di questo estremismo”.
I “pazzi” includono John Bolton, sotto-segretario di Stato, che considera una missione personale fare a pezzi il trattato sugli armamenti con la Russia e minacciare la Corea del Nord, e Douglas Feith, sotto-segretario alla Difesa, che gestisce una unità segreta di propaganda con il compito di “lavorare” sull’intelligence in riferimento alle armi irachene. Li ho intervistati entrambi a Washington.
Bolton si e’ vantato con me che l’assassinio di 10.000 iracheni durante l’invasione era “un bilancio molto basso, se si osserva la vastità dell’operazione militare”.
Per aver sollevato la questione delle casualità civili e per aver chiesto chi sarà la prossima vittima dell’ America, mi ha detto: “Lei deve essere un membro del partito comunista”.
Il numero 3 di Rumsfeld, Feith, ha parlato della “precisione” delle armi americane ed ha negato che siano stati assassinati così tanti civili. Quando l’ho pressato, un colonnello dell’esercito ha ordinato al mio cameraman: “Ferma la registrazione!”. A Washington non si può pronunciare il numero degli iracheni uccisi. Sono un non-popolo, e più resistono all’occupazione, più sono chiamati “terroristi”.
Il massacro in Iraq e’ un crimine secondo ogni interpretazione della legge internazionale, e rende assurda l’inchiesta Hutton. Mentre sua eccellenza e gli avvocati si dedicano ai loro giochetti semantici, lo spettro di migliaia di esseri umani assassinati non viene mai evocato, ed i testimoni di questo grande crimine non vengono mai convocati.
Jo Wilding, una giovane laureata in legge, e’ uno di questi testimoni. Faceva parte di un gruppo di osservatori per i diritti umani a Baghdad durante i bombardamenti. Lei ed altri hanno vissuto con le famiglie irachene mentre i missili e le bombe a frammentazione esplodevano attorno a loro. Quando era possibile, correvano ai luoghi in c’erano state le esplosioni per osservare le scene delle casualità civili ed aiutare il trasporto delle vittime in ospedali e obitori, intervistando medici e testimoni oculari. Ha preso note meticolose.
Ha visto bambini fatti a pezzi dai missili e che urlavano perché non vi erano anestetici ed antidolorifici. Ha visto Fatima, una madre coperta dal sangue dei suoi otto figli. Ha visto strade, moschee e fattorie bombardate da aerei predatori. “Niente può esprimerlo diversamente”, mi ha detto. “E’ stato un attacco deliberato ai civili”.
Mentre queste atrocità vengono condotte nel nostro nome, perché non ci viene consentito di ascoltare queste testimonianze? E perché a Blair e’ permesso fare ulteriori discorsi che servono solo a sé stesso e mai dal banco degli imputati?