CINEMA: “THE ROAD” E “2012”

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DI BRIAN KALLER
Restoring Mayberry

Hollywood ha un enorme potere sulla percezione del mondo da parte del pubblico – Ghandi è uno dei miei eroi, ma quando me lo immagino mi viene in mente Ben Kingsley. Noi invece vogliamo che il pubblico rifletta e sia preparato ad un futuro difficile. Quindi dovremmo prestare attenzione alle produzioni Hollywoodiane che parlano di come potrebbe essere il domani.

Sfortunatamente l’immagine che Hollywood ci dà dell’avvenire è di solito abbastanza triste: quasi tutti i negozi di film hanno una sezione che si chiama “horror-science fiction”, a dimostrare che il futuro che mostrano è abbastanza spaventoso. Solo negli ultimi anni sono state girate pellicole come The Book of Eli, The Road, 2012, I Am Legend, Children of Men, 28 Weeks Later, Resident Evil, Terminator, film e serie televisive, e anche Wall-E, il primo film per bambini di ambientazione post-apocalittica.Nessuna di queste produzioni è particolarmente realistica, comunque alcune sono buone storie (Wall-E), altre no (Resident Evil). Lo scorso inverno, con The Road e 2012, abbiamo avuto un esempio di entrambe.

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The Road riesce ad essere sia un ottimo film che un rispettabile adattamento di un libro quasi impossibile da trasporre al cinema. Sfortunatamente sembra che il trailer abbia tratto in inganno molte persone, che sono andate al cinema con aspettative sbagliate.

Il trailer inizia con un montaggio sgranato composto di spezzoni di immagini d’archivio di catastrofi varie –fulmini, uragani, tornado, vulcani, foreste in fiamme, file di poliziotti che corrono verso un incidente. Come molte anteprime che vengono proposte in questi giorni, semplicemente mette insieme un po’ di cose a caso dichiarando che si troveranno nel film; nessuna di queste catastrofi naturali appare nel film, essendo apparentemente messe lì per sfruttare la scia del successo del blockbuster 2012.

Ancora peggio, riguardo l’ambientazione temporale del film, in uno di questi trailer si dice con titoli in bianco e nero e con lo sfondo di un tonfo in surround, “FRA 10 ANNI”. Gli eventi del libro e del film si svolgono diversi anni dopo la Fine Del Mondo, ma è più uno scenario astratto che una profezia in stile Nostradamus. E’ più un difetto degli studios che di chi ha realizzato il film, ma sminuisce l’impatto del film ed arriva in un momento in cui non abbiamo bisogno di fantasie più oscure.

Il film ci parla di un futuro terribile senza spingersi nei territori del fantastico. Tutto ciò che non è umano è estinto –è implicito un inverno nucleare, anche se mai nominato- e non ci sono più né piante, né animali né vita. Il cielo è coperto “come un freddo glaucoma che rende sfocato il mondo”, la terra è coperta da uno spesso strato di cenere, le foreste sono distese di alberi anneriti che si spezzano e cadono uno dopo l’altro.

Gli esseri umani rimasti sono diventati cannibali e i pochi che rimangono sono quasi tutti sopravvissuti a dure battaglie. Ciò che caratterizza i personaggi principali –chiamati semplicemente L’Uomo e Il Bambino- è che non ricorreranno a questo neanche quando ciò significasse la loro sopravvivenza. E’ la linea morale che si rifiutano di oltrepassare mentre si aggirano in un paesaggio ostile di viandanti senza nome, riempito con scarsi dialoghi.

Non sembrerebbe una storia molto interessante, ma milioni di persone hanno pensato che la prosa dell’autore, vincitore del Premio Pulitzer, sia così ben rifinita da sembrare leggerissima, tanto che spinge il lettore a proseguire lungo la trama tortuosa.

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I produttori hanno compiuto un ottimo lavoro nel portare questo mondo sullo schermo: facce familiari come Viggo Mortensen, Robert Duvall e Guy Pearce sono irriconoscibili sotto le incrostazioni di sporcizia, e la colonna sonora è appropriatamente scarna. C’è un’adesione reverenziale alla trama asciutta ed episodica, che rifugge dalla solita azione moraleggiante e compiacente di Hollywood o alle facili soluzioni. Piuttosto hanno preso la direzione opposta, omettendo la scena più scioccante del libro, forse attenti a tenersi alla larga dallo stile troppo appariscente dei filmetti slasher.

Comunque il mondo descritto nella pellicola è probabilmente impossibile: nessuno ha avuto modo di sperimentare un vero inverno nucleare, ma anche sotto un cielo costantemente coperto probabilmente alcune piante potrebbero crescere –esiste vegetazione anche nel sottobosco quasi buio della jungla, e negli angoli più oscuri delle caverne. Neanche il freddo avrebbe la capacità di impedire la crescita delle piante: qualche erba e alcuni alberi sopravvivono nelle regioni polari dove quasi ogni giorno dell’anno la temperatura è sotto zero e c’è oscurità per sei mesi, quindi la pioggia gelata descritta nel libro non potrebbe eliminare la vita sulla terra. Nemmeno le radiazioni lo potrebbero fare: come ha fatto notare Alain Weisman nel suo libro “The World Without Us”, l’area radioattiva intorno a Chernobyl è diventata un parco naturale lussureggiante. Al massimo la nostra scomparsa improvvisa produrrebbe una abbondanza di vita che attualmente noi stiamo eliminando.

Anche se dovessero morire tutte le piante della terra rimarrebbero comunque funghi ed insetti, come ha fatto notare lo scrittore Ran Prieur –i funghi sono citati una volta nel libro, gli insetti mai.

Mi sono soffermato su questi dettagli per dare risalto al fatto che questo mondo è solo frutto della fantasia di Cormac McCartthy, come l’estrema conseguenza del suo scavare attraverso scenari tetri. La Science-Fiction si è misurata con tali ipotesi di scrittura creativa: cosa succederebbe se tutti perdessero la memoria? Cosa succederebbe se una generazione fosse nata cieca e sorda? Cosa succederebbe se svanissero tutte le piante?

Se The Road cerca di essere una storia personale in uno scenario puramente immaginario, 2012 è l’opposto: 200 milioni di dollari fumanti di assurdità distillate con la pretesa di essere profezie, infarcite con un budget così alto che sarebbe sufficiente a dare da mangiare a un numero di bambini affamati del terzo mondo pari a cinque volte quello degli abitanti di Chicago. Il risultato è un pacchetto patinato che invita ad emozionarsi quando il romantico lascia passare una palla di fuoco, fare il tifo per il cucciolo salvato all’ultimo minuto, tirare un sospiro di sollievo quando i personaggi “brutti e cattivi” muoiono stando discretamente fuori dallo schermo.

La storia comincia con due scienziati che spiegano con voce roca che “i neutrini sono mutati in un’altra particella!” al che tutti si chiedono cosa possa questo significare, ad ogni modo apparentemente “sta colpendo il centro della terra come microonde”. Più tardi una video-testimonianza ci avvisa che alcune cose vagamente definite fanno si che la crosta terrestre cambi ogni 640 mila anni –vediamo un T-Rex animato che dice “Un’altra volta No!” La narrazione poi racconta che il geologo Charles Hapgood credeva in questa idea, che Einstein la sosteneva, che i Maya sono stati i primi a scoprirlo, e che i Cristiani lo hanno chiamato l’Estasi.

Si può scrivere un libro con tutte le incongruenze contenute in queste poche righe, ma, solo per fare alcuni esempi:

Se la vita sulla terra viene cancellata ogni 640 mila anni, stanno dicendo che la vita poi riparte da zero ad ogni ciclo? Che gli ominidi di nuovo dovranno evolversi da zero? Stanno dicendo che uno di questi cicli ha estinto i dinosauri 65 milioni di anni fa ma mai prima, o che sono morti 640 mila anni fa, o cosa?

E’ esistito realmente un Charles Hapgood la cui teoria era sostenuta da Einstein –menzionato probabilmente perché Einstein è l’unico scienziato che la gente conosce. Da quello che so, comunque, Hapgood non ha mai detto nulla riguardo l’anno 2012 o l’Estasi –la sua teoria del cataclisma cercava di spiegare perché sembra che i continenti siano stati diversi nel passato, prima che gli scienziati dimostrassero che si muovono lentamente. Einstein, da parte sua, era un fisico, non un profeta mistico.

Stando ad ogni archeologo che parla di Maya che ho letto, i Maya non hanno mai profetizzato che il mondo sarebbe finito nel 2012 –stando ad alcuni, infatti, non avevano una concezione della fine del mondo come ce l’abbiamo noi. Anche se ce l’avessero avuta, perché credere in qualcosa perché lo facevano loro? Dovremo forse cominciare a sacrificare schiavi agli dei iracondi?

Il film lascia intendere che il nome Estasi sia uno dei punti fondamentali della dottrina cristiana, sia introducendola nella sceneggiatura che nell’insensibile scritta sul poster “Sarai lasciato indietro?” ma L’Estasi, contrariamente alla credenza popolare, non è l’idea tradizionale cristiana sulla fine del mondo; è un’escatologia specifica inventata nel 19° secolo dal capo di una setta inglese chiamato John Darby, resa popolare tra gli hippies negli anni ’70 dal libro di Hal Lindsay “The Late Great Planet Earth” e reso poi in voga dalla serie “Left Behind” negli anni ’90. Non è nemmeno lontanamente quello in cui credono o in cui hanno creduto la maggior parte delle chiese cristiane, ed è solo un’idea New Age come quella del 2012 stesso.

Potrei menzionare molte altre sciocchezze sui disastri mostrati nel film –eruzioni solari, pozzi ribollenti, maremoto con onde sopra l’Himalaya (!), e una larga parte del Nevada che sprofonda dentro a …uhm… un’enorme vortice che sembra partire dall’interno della terra. Ci si può comunque fare un’idea di questo –nei paragrafi qui sopra ho prestato più attenzione a passare in rassegna le idee di chi ha realizzato il film o le idee che supponevano dovessero avere gli spettatori della pellicola.

Se la storia fosse solo ovvia finzione, quello che ho detto non avrebbe molta importanza –la gente l’avrebbe presa come uno sfizio per evadere la realtà, e si sa che i produttori devono fare affari. Ma come la serie Left Behind, in 2012 l’atteggiamento è quello di chi predice qualcosa di terribile che accadrà presto in questo mondo reale. L’unica differenza è che nella serie televisiva gli autori sembrano veramente credere a qualcosa di ridicolo, mentre qui i produttori sembrano speculare sulle paure della gente per fare soldi. Possono giustificarsi dicendo che il film è solo una finzione, ma non hanno messo assieme un altro ridicolo film come The Core o Volcano: hanno invece cavalcato un’onda di reale paranoia diffusa tra gente preoccupata.

Ho dedicato spazio a questo argomento perché, come dicevo sopra, Hollywood influenza il modo in cui vediamo le cose, volenti o nolenti. Noi meritiamo storie che abbiano a che fare con quello che le famiglie dovranno realmente affrontare negli anni a venire, e che ci diano un’immagine confortante di quello che la vita potrebbe essere. Se si pensa che ciò non possa essere fatto, dovrebbe essere Hollywood a dirlo.

Quindi che tipo di storie futuristiche proporrei io? Dirò di più la prossima settimana.

Titolo originale: “Video review: The Road and 2012”

Fonte: http://restoringmayberry.blogspot.com
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27.04.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di TEMUJIN

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