Attacco al gas

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Di Nestor Halak per comedonchisciotte,org

Forse l’evento che più mi ha colpito negli ultimi tempi è stato l’attentato terroristico ai gasdotti del Baltico che sono (erano) la via principale di rifornimento energetico della Germania e dell’Europa occidentale ed anche le reazioni che si stanno sviluppando in seguito ad esso.

L’evento è di importanza capitale, si presta a sancire lo spartiacque tra due epoche, eppure le reazioni ad esso in occidente sono piuttosto blande, sembra che i  media non gradiscano parlarne, mantengono un basso profilo, insinuando una responsabilità russa, ma senza approfondire l’argomento, poiché l’ipotesi è talmente illogica che  argomentarla, approfondirla, significherebbe mettere in evidenza la sua sostanziale inconsistenza: è qualcosa che va accennata nebulosamente, non precisata, per poter conservare una pur minima credibilità.

L’impressione generale è che tutti sappiano benissimo da chi è stato progettato ed eseguito l’attentato, ma nessuno ha voglia di dirlo.

Eppure si tratta di qualcosa che avrà conseguenze più gravi dell’attentato di New York del 2001 che fu con tutta probabilità uno spettacolo progettato e sceneggiato esclusivamente ad uso propagandistico ed ebbe perciò una risonanza talmente spropositata che ancora ne sentiamo l’eco.

Nel caso odierno le vittime, le persone che dovranno soffrire e morire per le sue conseguenze saranno probabilmente molto più numerose. Per fare un paragone militare, è come se si facessero saltare i ponti che erano l’unica via di ritirata delle proprie truppe in difficoltà per essere sicuri che resteranno sul posto a morire e non si ritireranno.

Anzi, ancora più grave: è far saltare le vie di fuga delle truppe di un alleato in difficoltà. Incredibile che questo alleato invece di prendere atto della situazione e chiedersi finalmente chi siano i nemici e chi gli amici, continui imperterrito a lavorare per il suo sabotatore.

Il trattamento che gli americani riservano agli europei non è alla fine sostanzialmente differente da quello usato per il popolo ucraino, solo un poco meno apertamente brutale date le diverse circostanze di fatto.

Non meno degli ucraini, gli europei sono carne da cannone, anche se un poco meno untermesch: infatti non parlano russo.

L’attentato è evidentemente un atto di guerra contro la Germania e l ’Europa in quanto colpisce infrastrutture vitali, e rende chiaro a coloro che vogliono vedere la verità che l’aggressione in corso non è diretta solo contro la Russia, ma anche contro l’Europa, con la differenza sostanziale che almeno la Russia non combatte a favore del nemico.

L’umiliazione tedesca è resa ancora più clamorosa dalla creazione del centro di comando Nato, cioè statunitense, proprio in Germania che in tutto e per tutto viene trattata come una colonia militarmente occupata  e chiamata a sacrificarsi per la gloria della metropoli. Bismark si starà girando nella tomba e la Merkel nel letto, mentre il nuovo cancelliere, paragonato dallo stesso ambasciatore ucraino che pure è suo beneficiato ad una salsiccia di fegato, pare invece di statura morale perfettamente adeguata ai suoi attuali doveri.

Come tutti i commentatori non arruolati nella propaganda statunitense vanno da tempo ripetendo, l’obbiettivo principale degli americani non è solo distruggere la Russia, ma soprattutto la convivenza collaborativa, costruttiva e pacifica tra l’Europa e la Russia per il vantaggio comune, che li relegherebbe inevitabilmente in secondo piano.

Insomma, sia l’Europa, che la Russia, devono morire per il loro superiore interesse di nazione eletta.

I governi europei perlopiù non reagiscono, fanno finta di non vedere, di non sapere. D’altra parte i popoli, incredibilmente rincoglioniti dall’omnipervasiva propaganda dei media, continuano a votare (o non votare), in favore di questi governi che oggettivamente non potrebbero fare di più per danneggiare i loro stessi concittadini.

Anche all’interno della minoranza dei “risvegliati” che si rendono conto di cosa sta realmente accadendo al di là della finzione mediatica, molti si limitano a sperare in un intervento salvifico esterno, spesso identificato con Putin, che li liberi dal giogo dell’elite corrotta. A me pare che le speranze di uscirne vivi senza una propria organizzazione politica interna con le idee chiare e gli obbiettivi precisi, siano quasi nulle. In questo sono decisamente leninista, penso che occorra un’avanguardia organizzata di gente che veda chiaramente gli obbiettivi per poter avere una qualche speranza di riuscita. La parola chiave è organizzata.

Mi sembra che la situazione generale si stia deteriorando sempre più ogni giorno che passa, l’amministrazione americana continua senza sosta cercare lo scontro e ad alzare la posta senza alcun segno di ragionevolezza. I russi, che sono i principali bersagli, ma anche tra i pochi in grado di opporsi apertamente, sembrano avere alla fine abbandonato l’atteggiamento di estrema prudenza tenuto fino a questo punto che, d’altra parte, non era servito affatto a placare furore distruttivo statunitense che al contrario pare più incoraggiato che disincentivato dalle risposte ragionevoli.

Probabilmente gli americani pensano che anche un’eventuale escalation della guerra possa svolgersi come per due volte è successo in passato esclusivamente  sul suolo europeo lasciandoli praticamente indenni. Tuttavia il Cremlino pare aver compreso la lezione e ha già dichiarato con enfasi che non sarà così e l’oceano non sarà sufficiente a far loro da scudo.

Il Referendum e la riunificazione alla Russia delle provincie occupate sembra anch’esso, come l’attentato al gasdotto, un punto di non ritorno, un tagliarsi i ponti dietro e il discorso di Putin lascia pochi dubbi sulle intenzioni dei russi. Le sue parole, pur non dicendo nulla di nuovo, sono un’accusa pesantissima all’occidente a egemonia americana e probabilmente rispecchiano perfettamente quello che pensano da sempre i paesi non occidentali come Cina, India, Brasile e un poco tutto il terzo mondo che ha provato l’umiliazione della colonizzazione sulla sua pelle, ma sentirle pronunciare ufficialmente dal leader di una delle maggiori potenze fa indubbiamente tutto un altro effetto.

Immagino che le cancellerie occidentali siano diventate livide di rabbia a sentirsi dire in faccia la verità su chi sono, cosa hanno fatto e stanno facendo al resto del mondo e ultimamente ai loro stessi popoli. C’è da aspettarsi che reagiscano alzando la posta, con ulteriori misfatti e provocazioni. Almeno questo è stata fin’ora la reazione tipica dei neocon americani.

Le continue chiacchiere del circo main stream circa le pretese minacce russe di usare armi nucleari per fermare i resistibili ucraini, corroborate dalla voluta distorsione delle parole dei leader russi in proposito,  non sono un segnale incoraggiante: sembrano infatti più minacce di usarle loro le armi atomiche che preoccupazione che li usi il nemico.  Mi sembra grandemente improbabile che se i russi decidessero di usare armi atomiche, le userebbero a casa loro. Pare insomma di trovarsi di fronte a quel tipo di persone che, al fine di apparire vittime senza macchia, attribuiscono agli altri le proprie caratteristiche e le proprie intenzioni. Il dottor Freud la chiamava proiezione.

L’atmosfera che si respira è a questo punto quella di attesa di eventi decisivi e pericolosi. Probabilmente l’inverno che sta arrivando non sarà un momento facile nella storia dell’umanità, ma non credo ad una guerra nucleare, pensate solo a questo: Zelensky ha chiesto l’ingresso immediato nella Nato, gli americani hanno risposto bene, certo, sì, però, … adesso non ci pare il momento giusto …  Forse del tutto pazzi ancora non sono.

Come europeo, mi preoccupa di più cosa accadrà del nostro livello di vita che vedo gravemente minacciato nelle mani di questi burattini senza cervello che abbiamo al timone. E poi, se davvero ci sarà la guerra nucleare, nessuno mi verrà a dire che ho sbagliato le previsioni.

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