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DI EMANUELA LORENZI

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DALL’EGGREGORA DELLA PAURA A QUELLA DELLA FOLLIA.

Noi bergamaschi siamo persone razionali, gente semplice (non sempliciotta) e operosa, gente tosta e con una buona dose di senso pratico, oltre che di senso civico e solidale, ma dobbiamo prendere atto di trovarci nel fulcro del fulcro della immensa operazione di terrorismo cellulare eterodiretto che fa dell’Italia ancora e ancora terreno di coltura delle peggiori sperimentazioni antidemocratiche (ordini impartiti da barche e panfili per distrarre con strabismi giudiziari e stragismi di stato, sbrandellando il Paese a favore di massonerie e oligarchie finanziarie), ma anche delle peggiori eggregore. Da noi si muore davvero, si muore di più, i sanitari sono allo stremo e le immagini (questa è diventata virale, e di certo alimenta e spinge un po’ più in là sia l’angoscia atavica della morte che la tolleranza psicologica della militarizzazione dell’emergenza, in questo senso raccolgo con preoccupazione le osservazioni di Manlio Dinucci sul silenzio di regime relativo all’operazione Defender Europe 20 laddove i soldati sarebbero stato rimpiazzati dai più “innocui” bombardieri nucleari).

L’eggregora, “un fenomeno di psichismo collettivo, volontariamente orientato” (Eliphas Levi) è da sempre cifra massonica e strumento del potere sulle masse, un’aggregazione di forze che struttura una forma pensata, e può essere sia negativa (come le adunate naziste) che positiva (un gruppo di preghiera).

L’eggregora della paura si sta trasformando in eggregora della follia, causata dalla privazione sistematica del diritto al movimento, al respiro di aria non impestata dai VOC (inquinamento indoor), al gioco ed alla socialità, ciò che unitamente alla forzata e tossica digitalizzazione della scuola sta mandando letteralmente fuori di testa soprattutto i bambini e in particolare quelli con problemi (dalle sindromi di iperattività, parolaccia dei DSM, alle varie patologie del neurosviluppo (NDDs), dallo spettro autistico ad altre disabilità, peraltro la vaccinazione aumenta le patologie a carico del neurosviluppo di quasi tre volte come confermato da studi scomodi, in un circolo vizioso iatrogeno e patogeno), situazioni che rendono l’isolamento delle famiglie ancora più insopportabile (fino alla miopia legislativa come nel racconto di questa mamma).

E così, dopo aver offerto alla GSK la sua popolazione infantile  (attenzione, solo la popolazione 0-18, come se il resto non fosse vita circolante, dall’autista dell’autobus al bidello) sull’altare sacrificale del dogma vaccinista basato su quel falso storico-scientifico che è l’immunità di gregge e che proprio le vaccinazioni di massa hanno distrutto (il che ci riporta alla ratio, eticamente discutibile ma scientificamente non così infondata, dietro alla prima opzione britannica di esposizione in luogo del contenimento per distanziamento – contenimento di cui paghiamo comunque la tardività, come ben sottolinea il Prof Giulio Tarro, non un bubu-ragliante qualunque ma il virologo candidato al Nobel nel 2015, misura “inutile quando  buoi sono già fuggiti”, aggiungendo che la psicosi può “spalancare le porte del nostro corpo al virus”) facendo dell’Italia capofila del piano vaccinale 2014-2019 nell’ambito della Global Health Security Agenda, grazie alla liceale con toga da Inquisitore e senza laurea e tramite violenta ed illegittima decretazione d’urgenza, [Chi volesse ripassare le tappe della cronologia di una dittatura e le tante porcate agite sui bambini, da sempre usati come cavie – e siccome parafrasando Orwell [2]  alcuni bambini sono meno uguali degli altri, i bambini dell’occidente opulento valgono più di quelli africani usati per la fase 3  dell’antimalarico Rts,S/As02 o di quelli indiani usati dalla Fondazione Gates per sperimentare, con qualche danno collaterale anche mortale, l’inutile e dannoso vaccino anti HPV, è sano ricordare  in generale che i vaccini non sono testati, non sono sicuri: ecco 50 studi peer-reviewed che lo provano] ecco che sono ancora i bambini a pagare, con la privazione dell’infanzia e soprattutto sine die, costretti a vivere in uno scenario apocalittico quotidiano, bombardati da bollettini e da compiti che dovrebbero far loro dimenticare il sole, l’aria, la relazione. Per inciso, la forzata trasformazione della scuola da un contesto di relazione e di educatio in un’arma di digitalizzazione identitaria e di distrazione cognitiva (tenere occupate le famiglie già sotto stress e il loro magari unico PC, sola finestra alternativa all’informazione somministrata come soma inversa dal regime in dosi quotidiane di terrore, non è forse un ottimo modo per evitare che il pensiero diventi troppo divergente e perciò troppo focalizzato?), mi riporta alla mente le parole di don Milani nella sua lettera ai giudici: E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienzaCioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede”. 

Un bambino che scappa dalla prigione in bicicletta per raggiungere il boschetto dietro casa è passibile di arresto? Dovrà avere con sé autocertificazione “sono un bambino”?  

Gianfranco Zavalloni

Nature, to be commanded, must be obeyed

(La natura può essere dominata solo se obbedita)

Francis Bacon 

IMMUNODEPRESSI PER LEGGE 

Consiglio l’ascolto dell’intervista di Byoblu al dottor Stefano Montanari, esperto di nanopatologie sulle quali da moltissimi anni lavora con la moglie Antonietta Gatti, fisico e bioingegnere, dagli inceneritori sino a toccare il mondo militare, industriale e farmaceutico: fra le loro ricerche quelle sulla “sindrome del Golfo” e le vaccinazioni ai militari[3], per cui rinvio alla relazione finale della Commissione; sono inoltre autori di uno studio che mostra gli inquinanti tossici presenti nei vaccini, ‘ferraglia’ biopersistente e non biodegradabile[4], pubblicato su International Journal of Vaccines and Vaccination, studio scomodo vista la persecuzione che subiscono da anni, con risvolti grotteschi relativi al famoso microscopio sottratto, perché si sa, chi tocca i vaccini muore, se non di fatto, professionalmente o con radiazione ad burionem gloriam o impedendone le ricerche peraltro di vitale importanza per moltissimi pazienti ad esempio bambini affetti da leucemie, sino all’incredibile perquisizione della loro abitazione e del laboratorio con sequestro di tutti i dati nel febbraio 2018). Secondo Montanari, il divieto di passeggiare all’aria aperta è il miglior modo di far fuori gli anziani, cioè la categoria più a rischio, sia per la depressione da isolamento che per l’impossibilità di sintetizzare correttamente la vitamina D (la cui carenza è, quella sì, epidemica almeno nell’emisfero nord).

Da almeno due decenni questi scienziati si occupano di nanoparticelle, le quali farebbero da vettore anche per i virus oltre che per le innumerevoli sostanze tossiche inorganiche e persistenti che potrebbero così arrivare molto più in profondità e causare polmonite interstiziale.

CAUSE IATROGENE ED EPIGENETICHE

Morire di medicina e di inquinamento? Già nel precedente articolo riportavo considerazioni sulla PNEI e sui vari trigger ambientali (chimici, fisici, emotivi) che possono slatentizzare patologie agendo sull’espressione genica. Che i morti accertati esclusivamente PER Coronavirus siano 3 non lo dicono i complottisti ma  l’Istituto Superiore di Sanità, il quale riporta anche le 10 mila morti annue per influenza (con un picco di quasi 25 mila decessi correlati nella stagione 2016/17!)

We estimated excess deaths of 7,027, 20,259, 15,801 and 24,981 attributable to influenza epidemics in the 2013/14, 2014/15, 2015/16 and 2016/17, respectively, using the Goldstein index. The average annual mortality excess rate per 100,000 ranged from 11.6 to 41.2 with most of the influenza-associated deaths per year registered among the elderly. However children less than 5 years old also reported a relevant influenza attributable excess death rate in the 2014/15 and 2016/17 seasons (1.05/100,000 and 1.54/100,000 respectively).

Intanto, come riportato in precedenza e da più fonti, c’è la questione di falsi positivi [5] e della frode scientifica del tampone in RT PCR, a quanto pare mai convalidato con un gold standard nell’isolamento di alcun tipo di virus ( “Potential false-positive rate among the ‘asymptomatic infected individuals’ in close contacts of COVID-19 patients”, “Tasso Potenziale di falsi positivi tra gli individui infetti asintomatici a stretto contatto con i pazienti COVID-19”) secondo il quale l’80,33% dei positivi alla Real- Time PCR sarebbero falsi positivi.

Eppure qui si muore, e si muore ad un tasso di letalità (che non è la mortalità) 10 volte superiore al resto dell’Italia e dell’Europa. E fra gli esperti, non gli incompetenti che pensano di poter fermare un virus endocellulare con mascherine e guanti (che, come dice il sempre sagace Montanari, è come pensare di fermare una zanzara mettendo un’inferriata, ma vaglielo a spiegare ai solerti cittadini che ti additano se non ti conformi alla messa in scena…), si fanno diverse ipotesi, che fondono cause iatrogene ed epigenetiche.

Dal sistema di aerazione degli ospedali alla presenza di superbatteri da antibiotico-resistenza, come suggerisce, fra gli altri, la virologa Ilaria Capua: 

Domanda: e se l’anomala mortalità italiana da Coronavirus si annidasse tra i superbatteri presenti nei corpi deboli e vulnerabili dei contagiati? E ancora, se gli ospedali italiani non fossero solo il luogo delle cure, ma anche quello di ulteriori infezioni batteriche antibiotico-resistenti? Se, in altre parole, il problema non fosse dove lo stiamo cercando – in un ceppo virale più aggressivo, ad esempio – ma nella presenza di super-batteri negli ospedali che aggravano il quadro già complesso di un malato da Coronavirus?

Il che sarebbe plausibile e in linea con il dato impressionante (ma che sfugge alle prime pagine dei giornali) di 7000 morti annue per infezioni batteriche nosocomiali cioè contratte negli ospedali italiani (i super-bugs).

Se aggiungiamo l’osservazione di Loretta Bolgan sulle procedure che invierebbero un eccesso di pazienti in terapia intensiva, unitamente all’annoso tema dei tagli selvaggi al sistema sanitario, il collasso è servito e le morti pure.

L’immunologa perugina Luigina Romani, facendo eco al prof Giulio Tarro sostiene che il panico è un’autostrada per il virus: 

Se fosse confermato che l’uomo risponde immunologicamente al virus, cioè sviluppando anticorpi, e se l’80 percento di questi è asintomatico, non c’è strada migliore per bloccarlo che fare sviluppare anticorpi a più soggetti possibili nella popolazione. Certo ci sono quelli che si ammalano e anche gravemente. Ma l’atteggiamento giusto sarebbe quello di farsi trovare pronti a fronteggiare la malattia di chi la sviluppa e dall’altro lasciare che si riproduca immunità di gregge. Quello che non sarebbe da fare invece è creare il panico, «un’autostrada per il virus», sostiene. E questo perché a causa del panico si affollano le strutture sanitarie, anche senza ragione, creando focolai di contagio. Quello che sarebbe accaduto nel Nord Italia. 

Di inquinamento si muore. Il dottor Maurizio Proietti, ricercatore di medicina ambientale dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment esperti di medicina) scriveva nel 2018: 

L’inquinamento dell’aria provoca ogni anno in Europa 487 mila morti premature, di cui 90 mila in Italia. Il nostro paese rischia di essere portato innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per le insufficienti risposte all’emergenza smog. L’ inquinamento è causa di molte patologie croniche e acute e non esistono soglie al di sotto delle quali l’esposizione a polveri sottili e ad ozono non determini un danno. […] Sono diverse le sostanze che inquinano l’aria: l’ozono, il monossido di carbonio, gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto, i composti organici volatili come il benzene, il toluene, lo xilene. Da aggiungere anche i metalli pesanti come il piombo, l’alluminio, il mercurio e molti altri. [..] 

l’esposizione agli inquinanti dispersi nell’atmosfera è in grado di indurre l’aumento dello stress ossidativo e degli indici di flogosi, di uno stato pro-coagulante e disfunzione del sistema neuro-vegetativo. Il tutto è correlato con l’insorgenza di complicanze cardiovascolari; 

studi sulla variazione della pressione arteriosa indotta dagli inquinanti hanno dimostrato che c’è un aumento dei valori pressori conseguente all’aumento dei livelli di endotelina-1. In questo processo gioca un ruolo importante l’aumento dei radicali liberi prodotti dallo stress ossidativo indotto dagli inquinanti; 

c’è un aumento della coagulabilità sanguigna dovuto alla maggiore produzione di diverse citochine: sono le stesse che troviamo nei soggetti esposti ad alte concentrazioni di PM10. Da evidenziare il ruolo dell’interleuchina 1 (IL-1) che induce l’espressione della P-Selectina e di molecole di adesione cellulare endoteliale. 

Esperimenti in vivo effettuati con cellule THP-1 36 hanno evidenziato che, il particolato 2,5 inibisce il ciclo cellulare perché influenza negativamente diversi elementi del citoscheletro della cellula. Negli alveoli polmonari, il particolato fine attiva gli enzimi coinvolti nei meccanismi di detossificazione che in genere sono attivati dagli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le sostanze prodotte in questo processo sono dannose per il DNA.

Coronavirus e PM10

Se parliamo di inquinamento dell’aria, ecco che le zone con i maggiori focolai risultano essere guarda caso quelle con la maggiore concentrazione di polveri sottili, la Dottoressa Loretta Bolgan parla proprio dell’inquinamento da particolato, ozono e biossido di azoto (ricordiamo le 90.000 morti l’anno per inquinamento? ) con particolare concentrazione nella pianura padana (a Bergamo e Brescia metà anno fuori limite) la cui esposizione crea uno stato infiammatorio nel terreno a livello polmonare e soprattutto predispone alle tre gravi patologie che colpiscono le persone che hanno complicazioni da Covid-19: disturbi cardiocircolatori, diabete di tipo 2, malattia ischemica (ictus). Da uno studio cinese sulla SARS si è visto che nelle zone ad alto inquinamento dell’aria si ha il doppio di incidenza delle morti per complicazioni da Sars. 

Particolato vettore del Covid-19 ed effetto adiuvante. I virus si legano al particolato con effetto adiuvante, la Bolgan è esperta di adiuvanti vaccinali e rileva che il particolato si comporta nello stesso modo, stimolando una fortissima infiammazione e causando danno a livello polmonare, cardiaco e metabolico (diabete). Le lesioni a “vetro smerigliato” degli alveoli nelle polmoniti gravi da Covid-19 rilevabili a  livello radiologico sarebbero sovrapponibili alle lesioni causate dalle polveri sottili da evidenza. Ecco spiegata la coincidenza fra mortalità e alti livelli di PM10.

Il particolato inoltre, come spiegato anche dalla Dottoressa Gatti, fungerebbe da carrier cioè da vettore del virus.

Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari, spiega la correlazione fra virus e particolato evidenziata dai dati Arpa fra virus e PM10:

È noto che il particolato atmosferico funziona da vettore di trasporto per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus che si “attaccano” (con un processo di coagulazione) anche per ore, giorni o settimane. Inoltre, sarebbero lunghe le distanze che il virus potrebbe percorrere così trasportato.

La Pianura padana è in codice rosso anche nello studio: qui si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico.

Il Pm10 avrebbe, secondo la ricerca, esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia.

Coronavirus e 5G. Non solo, l’inquinamento atmosferico da nanoparticolato va a sommarsi a quello elettromagnetico e qualcuno avrebbe già segnalato una possibile connessione (non solo geopolitica…)  fra 5G e Coronavirus: Wuhan è stata la prima città ad aver introdotto questa tecnologia mentre in Italia la sperimentazione del 5G è partita da qualche mese nel silenzio generale in 120 comuni italiani, molti dei quali concentrati in Lombardia (Lodi, Brescia, Monza..). Sui pericoli del 5G denunciati negli anni da diversi esperti, hanno indagato anche laboratori di ricerca indipendente, fra cui l’Istituto Ramazzini, evidenziando effetti non solo cancerogeni ma anche danni neurologici, metabolici, cellulari, immunologici etc. Altro che principio di precauzione, siamo nuovamente di fronte all’ennesima violazione del codice di Norimberga, siamo tutti cavie (infatti il Belgio lo ha vietato sostenendo che “non si fanno sperimentazioni sui cittadini”), con o senza specifiche sinergie con il Covid-19.

Coronavirus e antinfiammatori. Intanto la raccomandazione del Ministro della salute francese, poi avallata anche dalla OMS, di non assumere antinfiammatori e cortisonici che sono immunosoppressori (del resto l’infiammazione non è che il meccanismo di detossificazione della matrice connettivale, che modifica l’alternanza tra stato di sol e stato di gel ogni volta che questo equilibrio viene rotto – da traumi, da infezioni virali o batteriche, da insufficienza del sistema linfatico, da eccessiva produzione di tossine dovuta all’errata alimentazione o all’assunzione di sostanze chimiche – ) ai quali aggiungerei gli antipiretici ed in particolare il paracetamolo che, oltre a sottrarre glutatione, potente antiossidante, non è così innocuo (anche la temuta febbre è in realtà alleata del sistema immunitario il quale comincia a funzionare in maniera ottimale frai 38 e i 39°C, temperatura che ostacola la proliferazione di virus e batteri ed attiva le prostaglandine e tutta una serie di reazioni che sarebbe controproducente sopprimere). 

Coronavirus e vaccinazione antinfluenzale. Secondo questo studio pubblicato su PubMed la vaccinazione antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori per interferenza virale, con associazione significativa al Coronavirus: 

Vaccine derived virus interference was significantly associated with coronavirus and human metapneumovirus

Secondo un altro recente studio militare il vaccino antinfluenzale aumenta il rischio di coronavirus del 36%.

Ebbene nelle settimane precedenti l’esplosione dell’epidemia, Bergamo è stata oggetto di una grande campagna vaccinale, dapprima a partire da novembre per il vaccino antinfluenzale, rivolto soprattutto alle categorie ‘a rischio’ fra cui gli ultra 65enni. 

Lo scorso anno sono state acquistate 154.000 dosi di vaccino antinfluenzale e sono state somministrate circa 141.000 dosi di vaccino, di cui circa 129.000 a soggetti di età over 65 anni, con una copertura vaccinale pari al 56,2% – spiega il dottor Giancarlo Malchiodi, Direttore UOC Medicina Preventiva nelle Comunità, Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria, ATS di Bergamo – Quest’anno sono state ordinate 185.000 dosi di vaccino. 

Poi la campagna massiva per la meningite con 34mila vaccinati tra Brescia e Bergamo dal 24 dicembre fino a gennaio (consiglio vivamente l’ascolto del convegno organizzato dal Movimento Genitori Lombardia ad Alzano il 22 febbraio scorso dal titolo Meningite: conoscenza contro paura). 

Nei Comuni della provincia di Bergamo interessati dal piano straordinario – ha detto l’assessore regionale Gallera – hanno fatto  la vaccinazione 21.331 cittadini, di cui 1680 studenti direttamente nelle scuole e 2414 lavoratori nelle loro aziende. Ben 40 medici di base del territorio hanno aderito a questa operazione senza precedenti, attraverso la chiamata proattiva dei propri assistiti. Nel bresciano invece, i vaccinati attraverso gli ambulatori speciali sono stati 9200, a cui si aggiungono 1700 persone a cura dei Medici di base e dei pediatri di libera scelta, 1000 studenti e 300 lavoratori in azienda, per un totale di 12.200 cittadini.

Al netto del particolato che fungerebbe da carrier del virus, non sarebbe doveroso indagare anche quanti dei nostri anziani, quanti dei nostri cari avevano ricevuto almeno il vaccino antinfluenzale nelle settimane precedenti sulla spinta della massiccia campagna vaccinale?

Ma i vaccini sono tabu, non si toccano e chi li tocca muore.

Nel frattempo la Danimarca approva una legge di emergenza, in vigore sino a marzo 2021, che obbliga a vaccinarsi per il coronavirus (qui  la traduzione): prima impanicare, deinde imporre vaccino.

E per il “vaccino”? Ci sono già motivate cavie volontarie.

 

Emanuela Lorenzi

20.03.2020

 

[1] da “Candide, ou l’optimisme” di Voltaire. (Titolo)

[2] All animals are equal, but some animals are more equal than others.’  G. Orwell, Animal farm, 1945

[3] Ricordo a tal proposto che, come denunciato in questo articolo di cui invito ad aprire il pannello sulle raccomandazioni del Parlamento, la relazione finale della Commissione concludeva che 5 vaccini causano gravi alterazioni ossidative al DNA, tumori, linfomi, sindromi autoimmuni e una infinità di altri danni neoplastici e neurodegenerativi a un adulto militare in salute, richiedendo esami prevaccinali e vaccini monovalenti, mentre per i neonati andavano benissimo 10+4 vaccinazioni, vaccini multivalenti e senza anamnesi prevaccinale né verifica postvaccinale.

[4] Al netto delle restanti ormai note ‘fetenzie’ biologiche (per usare il termine del Dr Vincenzo d’Anna, fino a pochi giorni fa Presidente dell’Ordine dei Biologi) che costituiscono un assalto immunitario con introduzione di neurotossine e agenti cancerogeni,  teratogeni che ammalano e spesso uccidono (oltre a mercurio, alluminio, arsenico, squalene, glifosato, formaldeide, gli sterilizzanti polisorbati 20 e 80, la neomicina, cellule di feti abortiti, endotossine batteriche, virus a DNA ricombinante, proteine e virus eterologi e materiale genetico da tessuti di pollo, vacca, cane, scimmia, coniglio, glutammato, etc).

[5] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32133832

 

 

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