Pietro Mascagni era noto non solo per la sua attività musicale, ma divenne rapidamente un personaggio che faceva tendenza, un vero ‘trend-setter’ e influencer ante litteram.
Dettava le mode, e il suo stile, fatto di abiti impeccabili e dettagli ricercati (amava ad esempio gilet e gemelli), veniva imitato dagli elegantoni del tempo, che volevano mostrarsi à la page. Così come il viso glabro, una stravaganza in un’epoca in cui tutti avevano barba e baffi (in realtà Mascagni fece di necessità virtù, non gli crescevano abbastanza …), e i capelli si portavano ‘alla mascagna’ (piuttosto lunghi, pettinati all’indietro e senza scriminatura).
2 – Le due grandi passioni del compositore
Proprio la copertina del Time, oltre all’eleganza, sottolineava due grandi passioni del compositore, ritratto con il sigaro tra le labbra e le carte in mano: Mascagni era infatti un appassionato del gioco dello scopone, una vera e propria mania nella quale coinvolgeva famigliari, amici e collaboratori, impossibilitati ad esimersi da lunghe e a volte estenuanti partite, spesso giocate di notte, a volte fino all’alba. Il compositore non giocava mai per soldi, il gioco per lui era una sorta di rito dal quale era completamente preso, ma se perdeva poteva arrabbiarsi fino al furore.
Curiosamente un altro celebre compositore suo contemporaneo, Richard Strauss (1864 – 1949) ebbe la stessa passione quasi maniacale per le carte, in quel caso per il gioco dello Skat, popolarissimo in Germania.
A ruota seguiva la passione per i sigari, naturalmente toscani, che fumava in gran quantità (a quanto si dice, circa 36 mezzi toscani al giorno). Se doveva mettersi in viaggio, preparava con attenzione una scorta adeguata, che trasportava in valigie e valigette che si faceva fabbricare appositamente da valenti artigiani.
In casa teneva un grande armadio per conservare i preziosi sigari, dotato di apposite cassette con sfiatatoi per essiccarli al punto giusto. Gli uomini lo imitavano, le donne impazzivano per lui, ritagliavano le sue fotografie dalle riviste, gli scrivevano . . . al culmine della popolarità, venne ritratto su Vanity Fair (1912) ed ebbe la copertina del Time (1926).
3 – Mascagni collezionista
Mascagni fu anche un collezionista onnivoro, ebbe collezioni di quadri, orologi, pipe, bacchette per dirigere, scatole per sigari, bocchini, cravatte, medaglie, bastoni, ceramiche, strumenti musicali, banconote fuori corso, lettere con indirizzi o contenuti strani.
Tra i bastoni, conservava quello appartenuto a Rossini, tra le bacchette da direttore quella preziosissima in ebano incastonata di rubini e turchesi, dono della Regina Vittoria che lo aveva invitato a dirigere al Castello di Windsor, tra le lettere una proveniente da San Francisco con un indirizzo a dir poco stravagante: ‘Ai gentilissimi postini italiani perché trasmettano questa lettera al professore Pietro Mascagni, l’illustre compositore della Cavalleria Rusticana. ITALIA’
4 – Una vita sentimentale piuttosto intricata
Mascagni ebbe una vita sentimentale piuttosto intricata. Si legò giovanissimo (1886) ad Argenide Marcellina (Lina) Carbognani, di un anno più grande di lui. La ragazza, originaria di Parma, lo seguì nella lunga tournée attraverso l’Italia, quando Mascagni venne scritturato come direttore d’orchestra dalla compagnia di operette di Luigi Maresca. Si fermò con lui a Cerignola (FG), dove l’allora sindaco offrì al giovane maestro il posto di direttore della costituenda Filarmonica. Prima del matrimonio ebbero un figlio che morì in fasce, e finalmente si sposarono nel febbraio del 1888. La coppia ebbe altri tre figli, Domenico, Emilia ed Edoardo.
Tuttavia nella primavera del 1910 Mascagni, 47enne, iniziò una relazione con una sua giovane corista di soli 22 anni, la bella Anna Lolli, della quale si era perdutamente innamorato. La relazione non venne mai ufficializzata, Mascagni si divideva tra la compagna e la famiglia. Anna gli rimase accanto con discrezione per 35 anni, fino alla sua morte nel 1945. Fu un amore reciproco e profondissimo, di cui sono testimone le oltre 4.500 lettere che il compositore scrisse alla sua amata Annuccia (oggi conservate nel Museo Mascagni di Bagnara di Romagna, paese di origine della Lolli, che vi morì 85enne nel 1973).
5 – L’editore Giulio Ricordi: “Nulla mi stupisce di Mascagni!”
L’editore Giulio Ricordi nel 1897 caratterizzò il temperamento di Mascagni con un folgorante paragone: “Nulla mi stupisce di Mascagni! Non lo ritengo cattivo, anzi tutt’altro: ma è come una pila elettrica non ancora completa, per modo che se ne hanno scosse, scintille, schioppettate così a casaccio, di sorpresa! Speriamo che platino, rame, zinco e acidi trovino poi il giusto equilibrio ed allora la pila funzionerà bene.”
6 – Mascagni e Puccini
Trasferitosi dalla natia Livorno a Milano per proseguire gli studi al Conservatorio con Amilcare Ponchielli e Michele Saladino, Mascagni condivise una stanza in affitto con Giacomo Puccini.
I due studenti, allievi prediletti di Ponchielli, si erano incontrati proprio al Conservatorio, e per diverso tempo divisero una camera in un semplice appartamento all’ultimo piano. Ne nacque un’amicizia e una reciproca stima che perdurò tutta la vita, anche se non mancarono occasionali scontri e critiche.
Il primo telegramma di congratulazioni che Mascagni ricevette per il successo di Cavalleria Rusticana fu quello di Puccini; Mascagni nel 1930, addolorato per la prematura scomparsa di Puccini (1924), insieme a Giovacchino Forzano diede inizio quello che poi diventerà il Festival Pucciniano di Torre del Lago, dirigendo la Bohème.
7 – Da un concorso la “Cavalleria rusticana”
Mascagni scrisse Cavalleria rusticana, l’opera che lo portò giovanissimo al successo mondiale, dopo aver letto su un quotidiano la notizia di un concorso indetto dalla Sonzogno, casa editrice musicale di Milano.
Il concorso, per un’opera in un atto, venne lanciato nell’estate del 1888 ed era rivolto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. Prevedeva dei premi in denaro, e soprattutto la messa in scena al Teatro Costanzi (l’attuale Teatro dell’Opera) di Roma per le prime tre classificate (1. Premio 3.000 lire, 2. Premio 2.000, 3. Premio il solo “beneficio dell’esecuzione”).
Mascagni si iscrisse, ultimò la partitura (su libretto di Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci), preparò il plico che risultò pesare ben due chili e ottocento grammi, scrivendo goliardicamente ai suoi librettisti “Speriamo che ci frutti kg. 2800 di biglietti da mille”. All’ultimo momento ebbe però dei dubbi sulla qualità del suo lavoro, tanto da voler quasi rinunciare all’invio. Fortunatamente la partitura fu spedita dalla moglie, Lina Carbognani, giungendo a destinazione a Milano l’ultimo giorno valido per la partecipazione.
Mascagni ottenne il primo premio, Cavalleria Rusticana debuttò al Costanzi il 17 maggio del 1890, con la direzione di Leopoldo Mugnone, protagonisti due straordinari cantanti, il soprano Gemma Bellincioni e il tenore Roberto Stagno. Fu il trionfo che sappiamo, portò a Mascagni la fama mondiale e . . . fruttò molto più dei biglietti da mille che aveva auspicato.
8 – Mascagni direttore d’orchestra
Mascagni oggi è noto principalmente come compositore, meno conosciuta al di fuori dell’ambito specialistico è la sua intensa attività di direttore d’orchestra, alla quale si dedicò fin dal 1885 e che proseguì lungo tutto il corso della sua vita. Con la crescente fama, Mascagni venne chiamato ovunque, e fece delle estese tournée che lo portarono attraverso l’Europa, dall’Italia all’Inghilterra, in Germania, Austria, Francia, Spagna, Romania, fino in Russia.
Nel 1902, firmò un contratto con l’impresario Aubrey Mittenthal per un tour negli Stati Uniti, che toccò New York, Boston, San Francisco. Successivamente si recò a due riprese in Sudamerica, dove nel 1911 trionfò con la prima di Isabeau – unica sua opera a debuttare all’estero – al Teatro Coliseo di Buenos Aires.
Oltre alle proprie opere, Mascagni proponeva programmi sfaccettati, dirigeva i grandi musicisti italiani del recente passato da Rossini a Verdi, e le opere dei suoi coetanei della Giovine Scuola, da Puccini a Giordano a Leoncavallo. Nel suo repertorio figuravano però anche Beethoven, Brahms, il Don Giovanni di Mozart, Cajkovskij.
9 – Mascagni direttore artistico
Mascagni è anche stato direttore artistico del Teatro Costanzi (l’attuale Teatro dell’Opera di Roma), carica alla quale venne chiamato nel 1909. Si trovò così a dirigere il teatro che lo aveva visto debuttare da sconosciuto esordiente, e diventare famoso dalla sera alla mattina con il clamoroso successo di Cavalleria rusticana (17 maggio 1890). Per contrasti con la società di gestione del Teatro si dimise dall’incarico già nel 1911.
10 – Mascagni e Hollywood
Fu un pioniere nello scrivere per il cinema: su invito della casa di produzione Cines creò la colonna sonora per il film di Nino Oxilia, Rapsodia Satanica, interpretato dalla grande diva del muto Lyda Borelli.
Il cinema hollywoodiano lo ha, si potrebbe dire ricambiato: ne Il Padrino III di Francis Ford Coppola una parte della colonna sonora è presa da Cavalleria rusticana, e il figlio di Michael Corleone debutta come tenore al Teatro Massimo di Palermo proprio nella parte di Turiddu. Martin Scorsese per la colonna sonora del suo film Toro scatenato ha invece utilizzato brani tratti da tre delle opere di Mascagni, l’intermezzo della Cavalleria Rusticana, l’intermezzo del Guglielmo Ratcliff, la Barcarola del Silvano.
11 – Mascagni e le Olimpiadi di Roma
Come inno ufficiale delle Olimpiadi di Roma (le XVII nel 1960) venne scelto il coro iniziale, l’Inno del Sole, dall’Iris di Mascagni (Roma 1898). Conseguentemente anche per lo squillo ufficiale furono adottate le prime battute dello stesso brano. La musica di Mascagni divenne così la sigla musicale di tutte le cerimonie ufficiali delle Olimpiadi romane.
12 – Mascagni e l’Hotel Plaza
Mascagni abitò per un lungo periodo in uno elegante appartamento al piano nobile del Hotel Plaza (in origine Albergo di Roma) in Via del Corso 128. Iniziò a dimorarvi dal 1927, pur possedendo un villino nel quartiere Pinciano, al n. 21 di Via Po, oggi non più esistente. Nel 1936 lasciò il villino e si trasferì in via definitiva al Plaza, dove visse fino alla morte nel 1945. Sulla facciata dell’edificio, proprio di fronte alla chiesa di San Carlo, lo ricordano un busto bronzeo dello scultore Publio Morbiducci e una grande targa marmorea recante l’iscrizione “Pietro Mascagni – Da questa casa dove a lungo visse e operò il 2 VIII 1945 passò alla Immortalità.” Il busto e la targa vennero inaugurati il 28 dicembre 1948 alla presenza di Giulio Andreotti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; intervenne Beniamino Gigli, che interpretò diverse arie dalle opere di Mascagni.
Il busto e la targa vennero inaugurati il 28 dicembre 1948 alla presenza di Giulio Andreotti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; intervenne Beniamino Gigli, che interpretò diverse arie dalle opere di Mascagni.
Pietro Mascagni (Livorno, 7 dicembre 1863 – Roma, 2 agosto 1945) occupa un posto di assoluto rilievo nel panorama musicale a cavallo tra Otto e Novecento. È famoso soprattutto per la sua prima opera, Cavalleria Rusticana (Roma 1890), emblema dell’opera verista, tutt’ora tra le più amate e più rappresentate nel mondo.
Scrisse altre 15 opere tra cui Iris (che totalizzò 800 produzioni). L’amico Fritz, Guglielmo Ratcliff, Isabeau, Parisina su libretto di D’Annunzio, Il piccolo Marat, Nerone, ecc. Compose inoltre musica vocale, strumentale, pezzi pianistici, musica sacra. Scrisse musica per il cinema, ed ebbe un ruolo importante anche come direttore d’orchestra.
Fonte: https://concertisticlassica.com/12-notizie-e-curiosita-su-pietro-mascagni/