Zuckerberg accetta che si neghi l’Olocausto

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DI GILAD ATZMON

gilad.co.uk

In un’intervista al sito Recode, Mark Zuckerberg ha dichiarato che Facebook non dovrebbe vietare post di negazionisti dell’Olocausto.
In risposta ad una domanda sulla policy sulle fake news, Zuckerberg ha offerto, sua sponte, l’esempio dei post dei negazionisti dell’Olocausto.
“Sono ebreo, e c’è un gruppo di persone che nega che sia avvenuto l’Olocausto”, ha detto alla giornalista Kara Swisher. “Lo trovo profondamente offensivo. Non penso però che la nostra piattaforma debba eliminarle. Penso ci siano cose su cui molte persone hanno opinioni non corrette. Non credo che sbaglino intenzionalmente”.
Ha aggiunto: “tutti sbagliano; se bloccassimo i profili di chiunque abbia detto qualcosa di errato, non ci sarebbe più nessuno a cui dare voce”.
Nonostante FB si sia guadagnato la reputazione di tirannica forza sionista e nemico delle libertà basilari, Zuckerberg ha espresso una chiara posizione, coerente con ciò che è rimasto del vero spirito americano e del primo emendamento.

La stampa ebraica è totalmente sconvolta dalle sue dichiarazioni. I commentatori israeliani hanno criticato le sue osservazioni. Qui in Gran Bretagna, Gerry Gable, editore di Searchlight, rivista cosiddetta “antifascista”, ha dichiarato alla BBC che “grazie ai suoi poteri finanziari, Zuckerberg cerca di modificare il prodotto, senza capire come questo materiale possa ispirare pazzi a bombardare sinagoghe, moschee o chiese”. Non riesco a capire come dei commenti sul passato possano incitare alla violenza contro “sinagoghe, moschee o chiese”. I “pazzi” possono bombardare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, a prescindere dalle recenti esternazioni di Zuckerberg. Farei presente al Gable che la percezione di Facebook come un tirannico potere sionista, che silenzia i punti di vista diversi, è molto più pericoloso, e non solo per gli ebrei.

Avrei probabilmente dovuto terminare qui l’articolo di oggi. Sento però l’urgenza di aggiungere un’altra cosa.
Ecco un punto su cui riflettere: con questa svolta di Zuckerberg, temi quali Seconda Guerra Mondiale, revisionismo storico ed Olocausto possono essere facilmente ridotti ad un dibattito interno ebraico. Lo dico nel mio recente libro, “Being in Time”. Quando gli ebrei accettano che qualcosa della propria cultura, ideologia o politica è percepito come un “problema ebraico”, alcuni di loro sono pronti a formare un’opposizione.

Quando è diventato chiaro che la criminalità dello Stato che si autodefinisce “Stato Ebraico” era diventata un problema, si è formato “Jews for Palestine”. Il movimento di solidarietà alla Palestina si è rapidamente ridotto ad un dibattito interno tra ebrei. Qui in Gran Bretagna, alcuni di loro hanno capito che la campagna ebraica contro Corbyn è molto pericolosa per loro stessi. Si è dunque formato “Jews for Corbyn”. Il futuro del partito laburista al momento è diventato un dibattito interno ebraico, tra il Movimento Laburista Ebraico Sionista e la cosiddetta “anti” ebraica “Voice for Labour”. Le guerre neocon sono ora un dibattito ebraico interno tra Sam Harris e Noam Chomsky. Nel suo coraggioso saggio “La questione ebraica”, Karl Marx giunge alla conclusione che il capitalismo è un “sintomo ebraico”. Non a caso, molti dei suoi seguaci erano di origine ebraica e la battaglia del capitalismo (a favore e contro) divenne un discorso ebraico interno. È possibile che Zuckerberg, che non è stupido, possa percepire il crescente risentimento verso il sionismo di FB e sia abbastanza intelligente da presentare una nuova visione più liberale. Permette perfino a noi mortali di sbagliare.

In “Being in Time”, faccio notare che l’emergere di un’opposizione ebraica non implichi necessariamente un complotto. È normale, ad esempio, che gli ebrei si oppongano ai crimini commessi in loro nome dallo Stato Ebraico. È altrettanto naturale che siano contro le guerre globali sioniste-neocon. È anche ragionevole che Zuckerberg cerchi di modificare la cattiva fama che la sua società si è guadagnata negli ultimi anni. Il risultato, tuttavia, potrebbe essere incerto. L’intero dibattito su diritti e libertà elementari potrebbe facilmente diventare un discorso interno ebraico.

 

Gilad Atzmon

Fonte: www.gilad.co.uk

Link: http://www.gilad.co.uk/writings/2018/7/20/zuckerberg-on-denial-and-being-wrong

2007.2018

Traduzione per wwwcomdonchisciotte. org a cura di HMG

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