Il capitalismo della sorveglianza e l’economia digitale, capisaldi dell’agenda del Nuovo Ordine Mondiale, non potranno esistere senza i microchip. Sarà solo con quelli che il trans-uomo potrà pagare, accedere ai propri servizi, usufruire dei propri diritti. Solo con il microchip si potrà avere accesso al Nuovo Mondo, essere riconosciuti parte della Nuova Normalità in cui ogni singolo movimento, interno ed esterno, sarà fedelmente tracciato e registrato sulle banche dati di proprietà dei padroni globalisti. I microprocessori a tecnologia avanzata saranno il filo che ci terrà legati alla società che stanno costruendo per noi, e alla quale saremo ammessi, o esclusi, a esclusivo piacimento dei nostri padroni. Per questo la produzione di semiconduttori deve essere messa a regime, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, al primo forum di Davos del 2022 è stata chiara:
Entro il 2030 il 20% della produzione [globale NdR] di microchip dev’essere in Europa. Tenete presente che la produzione mondiale raddoppierà: questo vuol dire quadruplicare la produzione attuale di chip. Non abbiamo tempo da perdere” […]
In febbraio la Commissione presenterà il Chip Act, per rafforzare la capacità di produzione dei microchip e includerà cambiamenti alle regole di aiuto di stato per creare fabbriche per la produzione in Unione europea. […]
L’Europa non può permettersi di dipendere da altri per le forniture di microprocessori, la domanda per i semiconduttori nel mondo sta esplodendo, i microchip sono ovunque oggigiorno, non c’è economia digitale senza i microchip e il fabbisogno dell’Ue raddoppierà in dieci anni
Il Chip Act sarà un piano di incentivazione alla produzione di microprocessori europei. Per ora, l’azienda più all’avanguardia è l’olandese Advanced Semiconductor Materials Lithography (ASML) di Eindhoven, visitata dalla von der Leyen lo scorso novembre. Ma si tratta davvero di prodotti europei? A guardare gli azionisti della compagnia, non sembra affatto: oltre agli ormai noti colossi speculativi del globalismo Vanguard, BlackRock e Norges Bank, il principale azionista al 9,57% è Capital Research & Management Company, fondo di Capital Group Companies di Los Angeles, che ha percentuali altissime anche in Enel e Unicredit. E non è tutto: è attivo anche il gigante Nvidia, sviluppatore e produttore di processori ad alta teconologia, posseduto indovinate da chi? Vanguard, Fidelity, State Street, BlackRock attraverso il solito gioco delle matrioske. E proprio Nvidia è stata attenzionata dalla Commissione Europea per aver provato ad acquisire a ottobre scorso per 40 miliardi di dollari la compagnia inglese ARM Holdings – che concede licenze di proprietà intellettuale per unità di elaborazione, in particolare a produttori di chip a semiconduttore e sviluppatori di Systems-on-Chip – in modo da assumere il controllo totale di progetti, mercato e licenze in fatto di microchip.
Il quadro è chiaro: vogliono marchiarci tutti entro il 2030, e i colossi globalisti già stanno muovendo i loro capitali in questa direzione, anche se si nascondono dietro una finta concorrenza.
MDM 22/01/2022
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