DI DIMITRY ORLOV
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Considerate una fiamma; ad esempio, un getto di metano immesso in una atmosfera ricca di ossigeno e dato alle fiamme. Ora provate a descrivere la forma e la struttura della
fiamma matematicamente, in maniera tale che vi permetta di predire accuratamente come queste rispondano ai cambiamenti in varie condizioni: concentrazione d’ossigeno, pressione del gas e via dicendo. Scoprirete presto che la matematica del problema può essere derivata da principi fisici basilari ma è intrattabile: ci sono equazioni che descrivono accuratamente la situazione, ma sono troppo difficili da risolvere.
Spesso la soluzione più semplice, una che sia praticabile nel caso di un getto di gas, è quella di costruire un modello fisico o un prototipo, testarlo e fare osservazioni e misure che caratterizzano il sistema. Ma cosa accade quando questo non è possibile? Allora, solitamente si procede alla costruzione di modelli computazionali che semplificano in vari modi l’applicazione delle leggi fisiche e poi si applicano soluzioni numeriche di tipo “a forza bruta” che macinano enormi quantità di numeri.
Ora consideriamo ancora la stessa fiamma, ma da una prospettiva leggermente differente: cosa sta realmente accadendo? Sì, le caratteristiche e il comportamento della fiamma sono difficili da definire esattamente e predire con grande accuratezza, ma supponiamo che voi già sappiate come appare una fiamma e vogliate solamente sapere cosa è. In questo caso le equazioni sono semplici. Primo: il metano si ossida in monossido di carbonio, idrogeno e vapore acqueo rilasciando energia (calore e luce) durante il processo:
CH4 + O2
—> CO + H2 + H2O
Poi l’idrogeno si ossida a sua volta,
rilasciando più vapore acqueo ed energia:
2 H2 + O2
—> 2 H2O
Infine, anche il monossido di carbonio
si ossida, producendo anidride carbonica e ulteriore energia:
2 CO + O2 —>
2 CO2
Questo è il tipico modo in cui
procediamo per spiegare quasi tutto quello in cui ci imbattiamo. Per
spiegare il flusso del traffico, pensiamo a come funzionano i singoli
veicoli e le interazioni tra di essi. Per capire le epidemie, pensiamo
al decorso delle malattie in singoli pazienti e alle modalità di infezione
tra paziente e paziente. Per comprendere come un impianto chimico industriale
impatti su un ecosistema, osserviamo i suoi effetti su singole cellule
all’interno di singoli organismi. Prendiamo un campione, ne studiamo
il comportamento ed estrapoliamo il risultato alla popolazione totale.
Questo approccio ci fornisce almeno l’illusione di una profondità
esplicativa e, cosa ancora più importante, ci permette di stabilire
delle relazioni causa-effetto e, basandoci su di esse, apportare modifiche
costruttive che influenzano decisamente il risultato, ad esempio imponendo
limiti di velocità sulle strade, quarantene per le persone infettate
e il rispetto di regolamenti ambientali.
Proviamo ad applicare questo stesso
approccio a un sistema veramente complesso: le economie degli Stati
Uniti e dell’Europa nello stato in cui le troviamo ora: deficit pubblici
dirompenti, livelli di indebitamento sbalorditivi, continui salvataggi
governativi e infusioni di denaro “gratuito” dalle banche centrali,
livelli senza precedenti di povertà, disoccupazione e sottooccupazione
a lungo termine e mancanza di una significativa crescita economica.
Specificamente, proviamo a caratterizzare l’effetto di continue infusioni
monetarie, piani di salvataggio e incentivi. Visto che gli economisti
di professione hanno fallito nel compito, ora i dilettanti si vedono
costretti a fare la loro parte. La classica scusa dell’economista
è che è tutto molto complicato; certo che lo è, lo è anche la fiamma
di un gas.
Tutta la moneta è debito. Viene
creata quando qualcuno prende un prestito, promettendo di ripagarlo
(con o senza interessi) con i frutti del proprio futuro lavoro. Se questa
promessa non viene mantenuta, la moneta cessa di esistere. Nel normale
corso delle cose, in questo caso il prestatore “perde” i suoi soldi.
Se il prestatore perde più soldi di quelli che ha, allora si dice che
fa bancarotta e, da un punto di vista economico, anche lui cessa di
esistere. Quello che accadde durante il collasso finanziario del 2008
è che la bolla immobiliare esplose e molti prestiti nello stesso momento
fecero una brutta fine. La risposta non fu di liquidare i prestatori
che persero più di quello che avevano, ma di sostenerli emettendo ulteriori
prestiti che non erano sostenuti da uno specifico meccanismo o dalla
minima probabilità di rimborso, ma solamente dal pensiero compulsivo
che le grandi istituzioni finanziarie non dovevano essere autorizzate
a fallire perché questo avrebbe irrimediabilmente danneggiato il sistema.
Si è ritenuto che sostenere le istituzioni finanziarie in bancarotta
emettendo moneta finta (o, più precisamente, finto debito) fosse meno
dannoso per il sistema che non fare nulla.
Questo assunto sarebbe forse stato
giustificato se le difficoltà finanziarie fossero state, come
si pensava un tempo, di natura temporanea, l’economia fosse risorta
con vigore a nuova vita e la crescita ricominciata. Ora, tre anni più
tardi, ci troviamo al punto di partenza e questa considerazione non
sembra più sostenibile. Non è chiaro il motivo per cui la crescita
dovrebbe riprendere, dal momento che numerosi fattori (fra questi l’alto
prezzo dell’energia) continuano a opprimerla. Non dovremmo scommettere
su nessuna ulteriore espansione economica, almeno non nel mondo sviluppato.
Come Richard Heindberg sostiene nel suo ultimo libro The End of Growth
(ndt “La fine della crescita”),
la crescita ha raggiunto i suoi limiti che sono sia numerosi, che insormontabili.
C’è una chiara e semplice distinzione
tra i due tipi di moneta: il denaro reale che inizia la sua esistenza
in ragione di un prestito, con una specifica e realistica promessa di
pagamento da parte di un soggetto specifico, e il denaro falso, che
inizia la sua esistenza in ragione di un miraggio di un banchiere centrale
senza che nessuno di specifico prometta di ripagarlo. Supponete che
una persona entri in una drogheria con denaro del secondo tipo nel portafogli
e che compri qualcosa. Non c’è alcuna differenza rispetto al pagare
con denaro contraffatto: il droghiere viene derubato. Ma in realtà
c’è una differenza: il denaro falso emesso ufficialmente è indistinguibile
dal denaro reale. Ma solo perché non si riesce a distinguere un falso
non significa che non si è viene raggirati. E così il denaro falso
si mescola con quello reale e si riversa nell’economia, derubando
ogni persona con cui viene in contatto, finché tutti non sono più
poveri. Dal momento che le persone povere non possono ripagare grossi
prestiti bancari, la convinzione dei banchieri privati secondo cui il
denaro falso costituisca debito sembra piuttosto ingiustificata. È
dovuto dai banchieri centrali ai banchieri centrali e sarebbe da folli
aspettarci che possa mai essere smaltito.
Sto qui usando il verbo “derubare”
senza accezioni che comportino una indignazione morale o un finto oltraggio
del tipo :“Oh, sono sconvolto! Sconvolto di scoprire che qui si
scommetta d’azzardo!” Potrei anche affermare che a volte il
furto possa essere giustificato (ci sono varianti più gentili e civilizzate
come “espropriazione” o “requisizione”). Lo sto usando perché
il trucco (pagare con il denaro falso) è ovvio e il risultato (la parte
derubata diventa più povera) è altrettanto ovvio. E quindi, che sia
nel caso del pensionato che spende il suo assegno mensile finanziato
dal deficit dell’ente previdenziale nazionale al negozio “tutto
a un euro” o in quello del banchiere che spende il bonus finanziato
dal salvataggio della banca in suntuosi regali per la sua ragazza-trofeo,
o del muratore che si beve al bar la sua paga finanziata da incentivi
straordinari per l’edilizia, qualcuno, da qualche parte, sta venendo
derubato e sta diventando sempre più povero.
Sia chiaro che non sto sostenendo che
sia giusto che le popolazioni vengano affamate, che abbandonino la birra
o nulla di simile. Un letto caldo e tre pasti al giorno per me sono
un diritto umano. Non sono interessato alla politica (né i politici
sono interessati a me). Ma sono interessato nel fare una specifica previsione:
che gli sforzi dei governi e delle banche centrali per stabilizzare
il sistema finanziario e far ripartire la crescita economica avranno
esattamente l’effetto opposto: distruggeranno in maniera più radicale
quello che stanno tentando di salvare, benché un po’ più tardi.
Stanno continuando a vivere un tempo rubato.
L’alternativa (nel caso in cui i
politicanti improvvisamente decidessero di prestare attenzione e fossero
in grado di accettare una tale soluzione radicale) è un giubileo: completa
remissione di tutti i debiti pubblici e privati e divieto di ogni attività
di rimborso, pignoramento e acquisizioni di beni a tale fine. Questo
forzerebbe un fermo completo e una ripartenza a freddo del sistema finanziario.
Ma dovrà probabilmente accadere comunque. Nel frattempo fate del vostro
meglio per evitare di venire derubati.
Fonte: Living on Stolen Time
01.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLO CASTELLETTI