La Via Francigena e l’Itinerario di Sigerico
Di Machabeus, ComeDonChisciotte.org
Poco prima dell’anno mille, a Canterbury, il nuovo arcivescovo, Sigeric, doveva andare a Roma per ricevere dal papa il pallium, rituale stola episcopale. Era l’anno 990. Sigeric andò, fece quel che doveva fare e tornò in sede. Sulla via del ritorno prese nota dei luoghi di sosta di un giorno o meglio di un pernottamento, le submansiones: sono 79 giorni di viaggio, da Roma usque ad mare, il canale della Manica. Il documento, ora a Londra nella British Library, è la più antica attestazione documentata del percorso più importante in Occidente.
Mentre i percorsi a sud di Roma erano soprattutto destinati alla Terrasanta (Brindisi, il punto terminale dell’Appia), la Francigena si volgeva a nord verso la Francia, unde nomen: una sorta di spina dorsale d’ Europa, essenziale sia per i paesi attraversati sia per gli innesti con altre strade. Il percorso francigeno oggi si direbbe ‘autostrada attrezzata’, nel senso che non era privo di servizi.
Gli hospitalia fondati e gestiti dagli ‘Antoniani’ erano ovunque lungo il viaggio: al loro ‘volontariato’ (per usare il termine attuale) i viandanti dovevano vitto, alloggio, medicazione di ferite, cura di malattie con le sapienti terapie dei monaci. Naturalmente non mancavano liturgia e preghiera, ad solarium animae.
Nell’Itinertatium Sigerici il primo giorno è dedicato a Roma: basiliche patriarcali, dei martiri, e devozioni varie. Poi Sigeric – alleggerito dei doveri che la devozione imponeva – si dirige a nord, Sutri e Vetralla, il Latium Vetus, Montefiascone e Bolsena, Acquapendente. Le vie toscane in vallata, Orcia e Arbia. Siena e oltre, val d’Elsa con traghetto dell’Arno. Lucca (ducato longobardo e venerazione del Volto Santo), Luni (città romana). Varcato il Mons Langobardorum (passo della Cisa) si apre la valle del Po, traghettato dopo Fidenza. A Pavia, capitale del regno longobardo, Sempre a nord-ovest Vercelli, Ivrea e Aosta.
Si varca la catena alpina sul Gran San Bernardo, passando in Svizzera nel cantone del Valais. In Francia a Besançon nella Franca Contea, e nella Champagne a Reims, ove i re di Francia erano incoronati. Parigi resta distante: le soste sono a Laon e Arras, usque ad mare, il Canale della Manica. Qui si conclude l’elenco di Sigeric (mansio LXXX) che fece ritorno a Canterbury ove visse ancora qualche tempo, 24 ottobre 994.
Questo è – a grandi linee – il tracciato principale: aveva, ovvio, molte e moltissime varianti. La Francigena non era a percorso obbligato come autostrade e ferrovie: era piuttosto come un fascio di muscoli, che a volte venivano attivati secondo le necessità. Si deve se mai segnalare il fondamentale innesto della Francigena con il Cammino di Santiago, tutto diretto a ovest per venerare la tomba dell’apostolo Giacomo maggiore. Dal versante francese dei Pirenei si giungeva a Compostela in Galizia, sull’Oceano ignoto, al limite della terra conosciuta. Sotto il promontorio Finisterre (nomina sunt consequentia rerum) la spiaggia era ricca di conchiglie devotamente raccolte per attestare il pellegrinaggio, foriero di infiniti benefici per la salvezza dell’anima. Oggi le coquilles Saint-Jacques sono conosciute e apprezzate, in primo luogo, come punto di eccellenza nel menu di un ristorante qualificato.
Molti secoli sono trascorsi dal viaggio di Sigeric. Più tardi, nel Cinquecento , il re Enrico VIII Tudor (1509-1547) proclamò il sovrano inglese capo della Chiesa d’Inghilterra, sottratta quindi al primato di Roma. Però l’arcivescovo e la cattedrale di Canterbury sono ancora oggi il primate e la sede primaria della Chiesa anglicana. Il fault tout changer pour que rien ne change.
Di Machabeus, ComeDonChisciotte.org
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
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