Di Machabeus, ComeDonChisciotte.org
Già a partire dal V secolo il mirabile reticolo delle strade consolari romane fu per molti tratti abbandonato.
Vasti terreni si erano resi impraticabili perché impervi dopo l’abbandono delle colture; per non dire delle aggressioni di lupi e orsi, incursioni di briganti antenati degli attuali scippatori nelle aree di parcheggio. Un Castiglioncello in Toscana ha il toponimo ‘del Trinoro’, ossia Latronorom. Ghino di Tacco, nel primo Trecento, è il brigante gentiluomo nella novella (10, 2) del Decameron.
Occorreva una protezione del viaggiatore: che fosse mercante o pellegrino o viandante.
In mancanza di Polizia della Strada, doveva intervenire il Cielo. Ave maris stella, l’inno alla Madonna, chiede Iter para tutum, dona a noi un viaggio sicuro.
Non bastando Lei, intervennero i Santi, i patroni specializzati. Il principale è san Cristoforo: negli anni sessanta la sua immagine era di moda, su un tondino calamitato sul cruscotto delle auto.
È una figura leggendaria, ma in grande e antica devozione. Alto più di 5 metri, non trovò altro mestiere che traghettare i fiumi. Un giorno traghettò un bambino che si rivelò Gesù, gli dette nome (portatore di Cristo) e lo portò al martirio. Nel medio evo chi avesse visto una sua immagine sarebbe stato immune – quel giorno – dalla morte improvvisa. Da qui le immagini di enormi dimensioni in alcuni edifici, come a Siena o a Berna.
Altro patrono è sant’Antonio abate, di consistenza storica, eremita egiziano, si narra morto più che centenario (251-356).
A parte i dati leggendari, gli ‘antoniani’ , precursori dei monaci benedettini, si dedicavano ai viandanti: lungo le strade tenevano hosptalia, ospizi e ospedali.
Mantenevano l’attività allevando maiali: da qui l’attributo nella iconografia del Santo, che poi è stato venerato come protettore degli animali.
Il lardo dei maiali di sant’Antonio calmava il bruciore dell’Herpes-Zoster, detto anche Fuoco di sant’Antonio.
L’abbigliamento del viandante, specie se pellegrino, doveva essere particolare.
Veste corta, a poco più di mezza gamba, per agevolare il passo e non bagnarsi. Capello a falda molto larga (feltro o paglia) a riparare sole o pioggia. Un sacco con le cose quotidiane, calzature robuste. Una immagine molto precisa è nel Palazzo Comunale di Siena, Effetti del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, 1338-1339. Qui il viandante, oltre le cose già indicate, tiene nella cintura un pugnale: segno eloquente dei pericoli nel viaggio.
Tra i percorsi più frequentati un ruolo primario spetta alle vie dei pellegrinaggi. Senza essere obbligo tassativo come nel mondo islamico, era consueta e meritoria la visita alla Tomba degli Apostoli, specie dopo che nel 1300 il Giubileo aveva accordato ai pellegrini, i ‘romei’’, speciali concessioni penitenziali, alle quali si prestava una fede convinta. ‘Via Romea’ è il nome di non poche strade. Roma è anche la meta della più importante strada medievale, non solo italiana: la Via Francigena. Già operante al tempo di Rotari (636-352) scendeva dall’arco alpino, varcava quello appenninico sul monte Bardone (Mons Langobardorum, attuale passo della Cisa) e per la Toscana – ma lontano alle malsicure vie consolari – giungeva al Viterbese e a Roma.
Dopo il viaggio al Santo Sepolcro (che ovviamente non era per molti) questo era il più importante e meritorio. Poi veniva quello a san Michele sul monte Gargano, una devozione ancora viva ma dalle origini che restano misteriose, non del tutto chiarite. Più ampio e diffuso era il Cammino di Santiago (anche oggi molto frequentato e bene organizzato) fino alla Galizia, a Finis Terrae sull’Atlantico, alla presunta tomba dell’apostolo Giacomo.
La Via Lattea, il bellissimo film di Luis Buñuel (1969), ne è quasi una conturbante esegesi.
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
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