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DI JEFFREY ST. CLAIR
Counterpunch

Da Greenpeace a Greenwash: un racconto conciso dell’ascesa e del crollo dell’establishment ambientalista

Nel corso dell’ultimo quarto di secolo, Greenpeace è passato dall’essere uno dei gruppi ambientalisti più radicali a diventare la porta d’ingresso nel mondo delle multinazionali. Aver lavorato un periodo per Greenpeace sembra diventare un requisito sempre più richiesto dai manager di alto livello delle Agenzie Pubblicitarie. Greenpeace ha già visto la defezione di un proprio dirigente, Patrick Moore, passato alla Timber Industries (grande azienda operante nell’industria del legno) in Canada e Paul Gilding (precedentemente Amministratore di Greenpeace International) ha fondato un’agenzia di consulenza per multinazionali “cattivissime” quali DuPont, Monsanto e Placer Dome Minino (ditta di estrazioni).Il membro di Greenpeace più illustre a puntare sul denaro è stato Peter Melchett, un Lord già alla testa di Greenpeace nel Regno Unito che nel 2002 è andato ad occupare un posto in Burson-Marsteller, famosa agenzia pubblicitaria. Mentre lavorava in Greenpeace, Lord Melchett ha guidato la rilevante campagna contro gli organismi geneticamente modificati negli alimenti, che prendeva di mira in particolare i prodotti di Monsanto, cliente di Burson-Marsteller.

In un comunicato stampa, l’azienda ha informato che Lord Melchett sarà a capo di una commissione per fornire consulenza alle aziende sulla gestione di argomenti scottanti come gli OGM, i rifiuti tossici, le perforazioni petrolifere, l’energia nucleare, il lavoro minorile e lo sfruttamento nei paesi in via di sviluppo. Alcuni dirigenti di Burson-Marsteller hanno riferito al giornale londinese The Guardian che il nobiluomo darà anche consigli ai clienti di Burson-Marsteller su come fronteggiare la protesta degli ambientalisti.

Lord Melchett conosce la realtà della contestazione da vicino, è stato soprannominato il José Bove d’Inghilterra dopo il suo arresto nel 2001 per aver distrutto un raccolto di barbabietola da zucchero geneticamente modificate nel Norfolk. Ma Lord Melchett, educato nella prestigiosa Università di Eton, conosce perfettamente il mondo delle multinazionali: suo padre, membro della Camera dei Lord, era a capo di British Steel e il suo bisnonno fondò l’ICI, un colosso della chimica.

I dirigenti di Greenpeace, a suo tempo, dichiararono che non c’era alcun conflitto d’interesse nella defezione di Lord Melchett e nel suo passaggio alla “parte oscura”. Stephen Tinsdale, direttore di Greenpeace nel Regno Unito, ha dichiarato “Chi lo conosce sa che non ha cambiato il suo impegno. Semplicemente, considera la Burson-Marsteller un lasciapassare per arrivare a aziende molto importanti che altrimenti non ascolterebbero gli ambientalisti. In qualche modo essere in Greenpeace lo aveva obbligato a essere più moderato e, in realtà, è diventato più radicale da quando se n’è andato l’anno scorso”.

Quest’ultima osservazione è un’ammissione forte di quanto Greenpeace sia divenuta impotente. Per chi non lo sapesse, Burson-Marsteller è l’agenzia pubblicitaria dell’ultima spiaggia. Si son dati da fare per difendere l’Union Carbide dopo che questa aveva causato la morte di 2.000 persone e l’infermità di altre migliaia a Bhopal, in India. È anche responsabile della copertura di Babcock & Wilcox in occasione della quasi fusione del loro reattore a Three-Mile-Island nel 1979. Hanno rappresentato Exxon, Monsanto, la compagnia del tabacco, la giunta militare Argentina, Suharto in Indonesia, la famiglia reale Saudita e Nicolae Ceausescu, ultimo dittatore in Romania.

D’altronde Lord Melchett ha ritrovato alcuni amici di vecchia data alla Burson-Marsteller: Richard Aylord, già direttore della Soil Asscociation (associazione che riunisce gli agricoltori biologici) e Gavin Grant, in passato consigliere ambientale per Body Shop. Entrambi lavorano per il colosso pubblicitario a tempo pieno ma, mentre gli altri hanno reciso ogni legame con qualsiasi gruppo ambientalista, Lord Melchett è rimasto nel Consiglio d’Amministrazione di Greenpeace International.

In una mail a John Stauber, già direttore di PR Watch, un ex-dirigente di Greenpeace sosteneva che la defezione di Lord Melchett era un segno delle pessime condizioni in cui versa il grande movimento ambientalista.

“La presenza dei vari Lord Melchett nel mondo degli attivisti (ed ora delle multinazionali) è solo un sintomo di un contagio più vasto. Ma in fondo c’è ancora un vero movimento ambientalista? Quanto sono affidabili le ONG per la loro stessa base? […] Basta guardare quanto poco si è ottenuto contro il riscaldamento globale negli Stati Uniti, in un momento in cui è ovvio che questo argomento riguarda la sicurezza nazionale e globale. Penso che ciò sia dovuto in parte al fatto che i gruppi ambientalisti non credono nella costruzione di movimenti di massa come invece facevano prima.
La maggior parte di noi è formata da consumatori e attivisti in poltrona che si aspettano che, dopo aver pagato la quota aver riposto fiducia, gli attivisti a tempo pieno e pagati risolvano i problemi senza che ci si aspetti di venir coinvolti direttamente.

È molto facile confondere gli attori remunerati delle ONG con veri leader del movimento, Così quando se ne vanno a lavorare per le multinazionali, se non hanno costruito una base abbastanza solida per proseguire il lavoro verso un cambiamento, si vede quanto sono deboli le organizzazioni che questi soggetti han lasciato, Ma ahimé, Lord Melchett non ha neppure del tutto abbandonato Greenpeace: Greenpeace International potrebbe permettere a un impiegato di Burson-Marsteller di occupare un posto in consiglio?

La domanda potrebbe essere invertita. Visto l’assoluto impoverimento dell’azione di Greenpeace, è veramente utile agli interessi dei reclutatori delle multinazionali assumerne il personale? Di questi tempi è ancora abbastanza diverso ingaggiare uno di Greenpeace che portar via un navigato pubblicitario da una multinazionale.

Jeffrey St. Clair è autore di Been Brown so long it looked like green to me : the Politics of nature e Grant Theft Pentagon. Il suo ultimo libro, Born under a bad sky è pubblicato da AK Press/CounterPunch. La mail per raggiungerlo è : [email protected].

Questo articolo è estratto dal libro in uscita GreenScare: the new war on environmentalism di Jeffrey St.Clair e Joshua Frank.

Titolo originale: “How Green Became the Color of Money

Fonte: http://www.counterpunch.org/
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29.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ISOTTA CHIARI

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