UNA VILLA ROMANA DEL FUTURO

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FONTE: The Oil Crash

Per iniziare, vorrei dare delle indicazioni su quello che riteniamo essere un modello interessante da adottare nelle proprietà rustiche o nell’insieme di case tipiche di un’urbanizzazione che disponga di almeno alcune migliaia di metri quadrati o decine di ettari da destinare alla coltivazione, alla permacultura, eccetera.

Il prendere a modello per il futuro la classica cittadina romana rurale (villae), in un sistema adattato alle necessità attuali e future per la scarsità delle risorse e il Peak oil, potrebbe insegnarci formule, sistemi e tecniche, per avanzare verso un tipo di comunità sostenibile e autosufficiente per le risorse basilari e con buone possibilità di creare eccedenze alimentari per gli scambi, per la solidarietà nei momenti difficili e come ponte per creare nuove comunità se dovesse accadere. Quando parliamo di comunità, si può parlare dell’unità parentale di base in campagna (padre, madre, tre figli, zii e nonni). Allo stesso modo, i gruppi di case con appezzamenti piccoli, ma ben uniti e compenetrati, potrebbero svolgere la funzione di una villa romana.In sintesi, le combinazioni sono molte, a seconda delle risorse e delle capacità fisiche di coloro che dovranno prendere una decisione.

Non credo né crediamo che ci sia un modello praticabile di villa romana moderna o di transizione in uno scenario di scarsità senza un minimo di persone e di animali per sostituire il petrolio nei lavori dove è necessario (in pratica in tutti),

Personalmente, diamo molto valore a una villa romana:

Gli “impluvium” e gli altri sistemi di recupero delle acque piovane, la gestione, rotazione e varietà delle coltivazioni, le mole per l’olio e il grano, l’ariete per l’acqua in alcuni casi (anche se preferiamo il mulino arabo), i biodigestori da sei a diecimila litri per generare il gas metano per uso domestico, le banche dei semi biologici, di cui molti locali (intendo una banca dal minimo di 100.000 semi e centinaia di varietà di specie vegetali commestibili), lo sfruttamento del sole come fonte di calore e di energia.

Il concetto o paradigma di un ciclo completo e sostenibile dove niente si spreca, niente si butta, tutto è utile e si ricicla.

Ogni gruppo o comunità dovrà sviluppare il proprio modello di villa romana attraverso l’apprendistato delle esperienze personali e di gruppi in vari progetti.

In nessun caso potremo fare affidamento sulle politiche sociali dell’epoca romana: schiavitù, considerazione per la vita umana…

Prima di spiegare la nostra esperienza personale nel corso di dodici anni, dobbiamo aggiungere che il voler troppo, il pensare di essere arrivati e avere la nostra villa romana utopica comunitaria in funzione, malgrado gli scenari che la gente va descrivendo in questo blog, è un’autentica Distopia.

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Esperienze e vissuto nella nostra villa romana del futuro.

Il nostro progetto in costruzione è in una proprietà nella provincia della Catalogna, che ha una superficie di circa ventisette ettari, metà bosco mediterraneo e il resto in piccoli appezzamenti (di 4.000 m2) e molte terrazzi sostenuti da muri a secco in pietra di origine romana e successiva. Riceve il vento da nord, nord-ovest e aria umida dal mare da sud-est. L’altitudine è di circa 450 metri; se fosse inferiore, ritengo che ci sarebbero più problemi che vantaggi per ragioni di coltivazione.

Nella proprietà c’era una rovina della del XIV secolo, non certo una grande casa signorile. Una rovina, senza tetto né fondamenta, niente, solo sei pareti e molte macerie, con roveri e querce di 80 anni cresciuti a fianco delle antiche pareti.

La cosa più importante per potere vivere nell’ambiente rurale in un progetto di transizione con la permacultura e altro è avere acqua potabile a sufficienza. E bisogna cercare di ottenerla con tutti i sistemi a disposizione, anche se si dovesse disporre di un pozzo o di una fonte, bisogna raccogliere l’acqua dai tetti delle case, e dai pavimenti o dai selciati all’esterno verso cisterne e depositi. Noi raccogliamo tutta l’acqua piovana in due cisterne, per un totale di 19.000 litri che sarebbe meglio portare a 45.000.

Abbiamo ricostruito tutta la casa da noi, per alcuni anni da solo, poi eravamo una coppia, e dalla crisi la cerchia si è ampliata ai familiari e agli amici più vicini, mentre sfortunatamente la gran parte dei vicini hanno voluto galoppare nel BAU fino alla fine del 2011. Ora è come se l’ombra di un futuro minaccioso abbia portato una pesantezza nelle loro menti, generando inquietudine.

Abbiamo appreso conoscenze di elettricità, idraulica, meccanica, edilizia, bioedilizia… Tutto il necessario per costruirsi una casa completa, cercando di ridurre al massimo i costi dei materiali nuovi, riciclando, riutilizzando, riparando, comprando ad esempio lotti di porte e finestre nuove nel sud della Francia al 40 per cento dei prezzi che avremmo pagato in Spagna. Infine, vorrei riassumere: bisogna formarsi molto con libri e amicizie che conoscano i mestieri e incominciare da oggi ad acquisire esperienza pratica e non solo teorica.

Siamo stati quasi sei anni senza elettricità, con un generatore a benzina per i lavori edili e lampade a di olio e candele per la vita domestica, vivendo in due roulotte francesi che sono riuscito a farmi regalare.

Siamo stati sei anni RAZIONANDO l’acqua perché non avevamo altra scelta, e abbiamo vissuto periodi di autentica siccità della nostra piccola fonte. Oggi la situazione è differente, molto migliore, non ci manca più acqua, ma continuiamo a RAZIONARLA: ad esempio, in dieci anni non ho mai lavato il furgoncino, la pioggia e l’asfalto bagnato sono il mio autolavaggio.

Non abbiamo connessione alla rete elettrica, abbiamo energia solare, un aerogeneratore di emergenza, Internet con il cellulare, un frigorifero a gas. Durante la costruzione avevamo collettori solari termici, biodigestori per il metano e altri. Ma niente è a buon mercato, semplice o privo di rischi, condizionare l’energia è un processo lento, arduo e costoso, non avviene rapidamente e gli errori si pagano cari, quando si danneggia una piastra, una batteria, in un incidente.

Domanda da un milione di euro, da dove si tira fuori il denaro necessario per continuare a vivere investendo nella proprietà o nel progetto di comunità pagando il mutuo o l’affitto? Siccome gli euro non crescono sugli alberi, dato che siamo anche noi nel mondo come gli altri, se non si hanno capitali propri come alcuni hanno, lavorando molto, molto, per 14 ore in molte occasioni (8 ore di BAU e 6 ore nella proprietà) nel corso degli anni e lavorando centinaia di sabati e domeniche, e lo dico un’altra volta riciclando, riutilizzando, riparando e razionalizzando, lavorare, lavorare, lavorare.

Certo che ci sono cose meravigliose e uniche in questa vita che non scambieremmo mai, come hanno già illustrato i commentatori del blog e altri articoli in cui si è parlato di salute, qualità della vita, libertà… Ma bisogna dire le cose come stanno e non confondersi. È una vita dura, pesante, con incidenti piccoli e grandi, con le mani piene di calli, le cose non riescono sempre bene, mal di schiena e alle reni, freddo e caldo, mosche e seccature, capricci del clima e della natura, saccheggi e furti, vandalismo imbecille, costanti aggiustamenti e sostituzioni.

Faraonico se si inizia quasi senza petrolio per non dire impossibile, con la gente che cerca di ingannarti e di venderti qualunque cosa inutile. Comunque, non voglio deprimere nessuno, ma non ci sono ville romane del futuro facili da realizzare. Anche il mondo rurale è all’interno del BAU, ma il concetto che espongo è davvero lontano da come si intende e si distribuisce il lavoro nelle città, io direi semplicemente che il profilo che devono avere gli individui è l’estremo opposto della taylorizzazione del lavoro.

State molto attenti all’obsolescenza programmata che ti circonda dove meno te lo aspetti giorno dopo giorno (i cinesi falsificano gli attrezzi manuali di qualità come piccozze, falci, scalpelli, sgorbie, martelli, che vendono per buoni e che si rompono subito come un giocattolino da un euro). Bisogna comprare dagli artigiani, imparare da loro, visitarne i laboratori, verificarne la correttezza e che non facciano i malandrini che comprano le ceste in Marocco, facendo poi credere alle fiere che le hanno intrecciate loro. C’è un modo per sapere al 99 per cento se si ha di fronte un artigiano autentico. Nelle fiere sono quelli che, sia che vendano o meno i propri prodotti, sono in strada a lavorare davanti al pubblico, facendo una dimostrazione del mestiere: fabbro, intrecciatore, stagnaio, tornitore, calzolaio, orefice, orafo, ebanista, tessitore, ceramista, intagliatore. Se si cerca si trova; sono da quindici anni che lavoro il legno, intaglio artistico, romanico e funzionale in olivo, rovere, tiglio e faggio.

Se fosse tutto a posto e avessimo finito di sistemare la nostra proprietà, credo che ci vorrebbero almeno venti persone (forse di più) per poter sostenere il nostro modello di villa romana del futuro, producendo un numero indeterminato di tonnellate di vari alimenti come eccedenza per scambi o solidarietà nei momenti di scarsità e nell’economia di guerra.

Abbiamo anche una zona del bosco di rovere trasformata in pascolo, dove continuiamo a piantare alberi da frutta (melo, pero, ciliegio, pesco). Cerchiamo di recuperare tutta la frutta selvatica che possiamo, come corbezzoli, mele di sidro, nocciole, insieme a circa quaranta olivi centenari che hanno ributtato negli ultimi sei anni.

Abbiamo destinato circa 15.000 m2 alle coltivazioni orticole con metodi di permacultura, con la volontà di ampliarle.

Usiamo antichi muretti a secco in pietra e di nuova costruzione come rifugi di biodiversità per insetti benefici e rettili.

Usiamo il bosco di rovere e quercia come barriera naturale dal vento, dalle calamità, dai transgenici.

Usiamo le foglie di rovere o gli aghi di pino come manto vegetale protettore e isolante in mancanza di paglia biologica.

Usiamo canne del posto, nel caso bambù, e anche bastoni di nocciolo, corbezzolo, melo, ciliegio, acacia, olivo, castagno per realizzare differenti tipi di strutture deperibili, ma che possono durare anche dieci anni o più. Usiamo l’apporto organico degli animali a nostra disposizione nella proprietà.

Utilizziamo l’apporto vegetale e la rotazione di coltivazioni per arricchire la terra e per potenziare il micelio (vita microbatteriologica del terreno); girasole e girasole messicano, lino, trifoglio, dente di leone, senape, leguminose. (Chi è vicino al mare può usare le alghe e i resti di vegetali marini che i temporali invernali gettano sulle spiagge, come apporto di prima qualità per orti e alberi da frutta.)

Non usiamo assolutamente e ci siamo proibiti l’uso di sostanze chimiche come 30%N-30%F-30%H e ceneri di origine sconosciuta come tutti i fitosanitari. L’unico biocida che usiamo è la pianta del tabacco. Lasciar ossidare piccole limature di ferro nell’acqua piovana in un bidone grande per irrigare evita, se necessario, l’acquisto del solfato di ferro. E poi l’acqua dell’aglio e delle ortiche, molto famose in questa zona.

Abbiamo un antico trattore degli anni ‘60, ma il terreno che vorremmo ottenere è un sostrato che non debba essere lavorato in un decennio di lavoro, e la cosa non assolutamente facile da ottenere. Ma al momento, nei luoghi con terreni più duri, coltiviamo una sola volta ogni due anni e nei periodi in cui l’attività dei lombrichi avviene in profondità (40 cm) per evitare di ucciderli, quando si può seguendo il ciclo lunare. In Spagna è facile comprare ogni anno un lunario o un calendario biodinamico e apprendere tutto quello che è legato alla luna è davvero divertente, interessante ed esteso.

Cerchiamo di identificare i punti geopatici del terreno per ottenerne il meglio, con piante come ortiche, tabacco, fragole.

Ci riscaldiamo con una stufa a legna, ma vogliamo costruire un modello di stufa russa che incorpora cucina a legna e carbone con un forno grande, tutto in uno. In inverno si può risparmiare molto gas cucinando con la stufa russa.

Allevare animali da cortile con la permacultura è un’altra sfida per coraggiosi e, partendo da modelli pre-esistenti in altri paesi, si cercherà di creare un autentico ambiente micro-climatico e fondamentalmente endemico, dove gli animali da cortile, che avranno a disposizione circa 5 m2 pro capite, disporranno di un ambiente in piena simbiosi, centinaia di piante del loro gusto e abbondanza di larve, vermi, lumache e lombrichi comuni e, se avremo successo, si potranno alimentare le galline con un costo inferiore al 10 per cento di qualunque sfruttamento classico dell’avicoltura. In altre parole, ottenere uova e polli quasi senza dar loro da mangiare o completando la loro dieta solo con un po’ di mais biologico, patate o bucce di patate biologiche, alghe marine.

Il tema dei sessi è sempre controverso: uomini, donne? Posso dire semplicemente che mia moglie lavora la terra, coltiva, zappa, pota e non ha nessun problema in tutti gli ambiti dell’orticoltura, dell’avicoltura, della permacultura, nel sistemare i recinti, spaccare la legna, costruire muri a secco. Posso contare su di lei per tutti i lavori definiti maschili, ad eccezione di cose particolari come il tagliare con la motosega o guidare il trattore, ma facendo esperienza lo potrebbe fare anche lei; inoltre, ha sempre la parte maggiore dei lavori domestici e della gestione dei bambini. Non pensate che sia una donna rude e grezza tirata fuori delle caverne di Olduvai con le mani a forma di pala. Per niente! È normale, alta 1 e 70, pesa 59 chili. Una comunità o molte persone potranno trovarsi in un Oil Crash e affrontare con successo tutti i possibili scenari negativi. Ciò potrà avvenire solo se non ci saranno frizioni, differenze, in un sistema dove ogni “entità” donna e uomo sarà ugualmente importante, decisiva, specifica per il destino finale del gruppo o dei gruppi. Se così non sarà, vi troverete nella Distopia che c’è già per tutti. Dedicato a tutte le donne che ce la possono fare, e che sono l’immensa maggioranza.

Continuo in sintesi a elencare i punti basilari e imprescindibili, decisivi per le finalità della proprietà agricola:

Priorità che deve avere una proprietà per iniziare la villa romana del futuro

1. Acqua potabile a sufficienza per tutti gli usi.

2. Una rovina da ricostruire o una casa attorno alla quale sviluppare il tutto. (Possono essere fattibili anche gruppi di case di un certo tipo di urbanizzazione moderna, ovviamente con più carestie e inconvenienti.)

3. Quanta più terra possibile e gente sufficiente per i lavori senza il petrolio, dove la permacultura svolge un ruolo fondamentale.

4. Alberi da frutta autoctoni nella massima quantità possibile, trenta non è un numero disprezzabile, ma duecento è una quantità interessante per una comunità (villa romana).

5. Animali per l’autoconsumo e per lo scambio. In Spagna col carico demografico esistente e uno scenario di molta o poca scarsità, per me la cosa migliore sono animali da cortile, galline ovaiole, polli. Alcuni conigli allevati e, per quelli che sanno come fare, alcuni maiali l’anno per gli insaccati, lardo, carne… Animali più grandi possono mettere in pericolo la capacità di carico della proprietà, danneggiare le coltivazioni, gli alberi da frutta, perché hanno bisogno di un numero minimo di ettari per alimentarsi, ingerendo tanto foraggio.

6. Una buona banca dei semi per assicurarsi una quantità sufficiente di raccolti, una sana varietà, lo scambio con le altre comunità delle varie specie vegetali. Come ho detto prima, non sarebbero male 100.000 semi e cento varietà di piante commestibili e che danno frutti.

7. ENERGIE, è chiaro, tutti le rinnovabili disponibili al momento, fattibili e qui entreremmo in un intenso dibattito, legato alla possibilità economica di ogni gruppo o comunità. In base alla nostra esperienza personale: energia solare, energia eolica, bici-generatore, bici-caricatore a 12/24 volt, biodigestore per gas metano, forno solare africano, essiccatore solare per gli alimenti e i semi, scaldabagno solare. Non censuro assolutamente i posti in cui ci sia la rete elettrica nazionale, ma credo che questi villaggi comunitari senza rete ufficiale saranno all’inizio più efficienti e razionalizzeranno (razioneranno) meglio l’energia dalle fonti rinnovabili di tutti gli altri. Saper dosare un buon mix è la chiave di ogni gruppo o comunità. Non credo che sia assolutamente conveniente far arrivare la rete elettrica in luoghi posti remoti (case e paesi) dove non è ancora arrivata nel 2012 perché sarebbe solo uno spreco di risorse per nutrire ancora per un po’ di tempo il BAU.

8. Comunicazioni, logistica, spostamenti essenziali (scuole, mercati, ambulatori od ospedali, nuclei urbani dove si decidano temi sociali o siano presenti documentazioni…). Ovviamente non contare su automobili private nel futuro e non fra troppi anni. Parlo quindi della bicicletta, la bici elettrica, di ciclomotori dal consumo minimo, il cavallo, la carrozza leggera in alluminio e i trasporti pubblici di cui si potrà disporre. Già! Mi dimenticavo che nel futuro ci sarà solo una mega-auto elettrica, con la tecnologia di Orione, che ci porterà negli agriturismi e poi a passeggiare sulla spiaggia. 😀

9. capacità e possibilità di riutilizzare, riciclare e recuperare tutte le risorse naturali e di origine urbana alla portata della comunità o della villa. Ossia pietre, travi, canne, gesso, argilla per i mattoni, ferri, ammassi (non tossici), legname, mobili, scarti utili delle industrie della zona, anche ciò che chiamo “immondizia preziosa” come biciclette, alternatori di automobili, elettrodomestici con difetti ridicoli da riparare o con pezzi costosi ancora utili come bobine, dinamo, cuscinetti, pompe d’acqua, lampadine, cavi elettrici o elettronica… (Importante differenziare ciò che è utile da ciò che è solo spazzatura.) Questo è terreno per l’immaginazione, di poche manie o complessi. Ai commentatori di questo blog in Argentina, Uruguay che ben conoscono le tre erre e anche la quarta, razionalizzare, strizzo l’occhio con ammirazione e rispetto.

10. Tutte le proprietà che avranno le vie di comunicazioni non più distanti 15 chilometri dal mare potranno approfittare di tutte le risorse rinnovabili che ne derivano così come dei suoi fattori climatici, in special modo il sale sarà una risorsa molto importante per il consumo umano.

I problemi principali di una proprietà agricola per sviluppare la villa romana dal futuro li lascio per un’altra occasione.

Per finire vado a elencare ciò che riteniamo, per la nostra esperienza e conoscenza, che sia utile ai lettori per acquisire una proprietà rustica o agricola.

Modi di ottenere una proprietà per avviare un progetto di transizione in comunità nella “villa romana del futuro“:

1. se davvero rimangono pochi anni prima di una scarsità mondiale, credo che sia fondamentale, è una “conditio sine qua non” che chiunque voglia lanciare nell’avventura della comunità sulle stile della villa romana del futuro debba incominciare con una comunità, un gruppo o nucleo che abbia almeno dieci persone per far nel tempo passi di gigante e, sinceramente, un compagno o un gruppetto di quattro credo che sia condannato quasi sistematicamente al fallimento completo. Con poco tempo a disposizione e un futuro molto incerto, è fondamentale creare gruppi e nuclei di persone numerosi. E se fosse possibile una rete cooperativa di proprietà e ville romane moderne con conoscenze e artigiani itineranti in tutta la rete.

2. Il metodo che tutti conoscono è comprare la proprietà o affittarla annualmente con un contratto rinnovabile.

3. Un’altra forma è creare un’associazione senza fine di lucro per la permacultura e la transizione. Poi acquistare con la banca una proprietà tramite l’associazione come sede legale delle attività. Se si fanno i passi legali nel modo giusto è molto, molto più facile ottenere un mutuo di quello che si crede. Conosco alcuni proces
si in fase avanzata con le banche.

4. Cercare direttamente proprietari di immobili in disuso nel catasto della vostra zona, bisogna pagare per ogni visura. A partire da qui prepariamo un progetto decente con la nostra comunità, se ci sono dei laureati offriremo un’immagine migliore. Visitiamo il proprietario dell’immobile, col quale bisogna trattare un affitto equo e convincerlo che la casa e i terreni verranno rimessi a posto, restaurati, condizionati. Convincerlo che alla lunga la cosa sarà per lui vantaggiosa. Negoziare un contratto come quelli del passato, minimo dieci anni o anche più. (In un’altra proprietà per sette anni ho pagato 200 euro l’anno. Conosco molta gente che da dieci anni riesce a chiudere contratti di questo tipo.)

5. Questo metodo è poco ortodosso, ma di fronte alle necessità e alla situazione dei “senzatetto” in uno scenario di scarsità, invito le persone a cercare di riunirsi in gruppi numerosi per occupare le proprietà in una situazione di limbo. Le chiamo così perché sono in una situazione di limbo legale ed è più difficile che la polizia butti fuori le persone. Bisogna cercare situazioni appartate, discrete, con un accesso difficile ed è meglio se nell’ultimo tratto bisogna camminare per arrivare alla casa, perché ciò renderà più difficile uno sgombero e darà vantaggi a questa comunità di sradicati. Un esempio di casa limbo è quella che viene abbandonata perché il proprietario è morto senza eredi e trascorrono gli anni fino a che lo stato se la aggiudica e ne acquisisce la proprietà, e so di alcune che sono rimaste in questo stato per venti anni. Un altro caso è quello che riguarda le infrastrutture pubbliche di carattere faraonico che ogni giorno sarà più difficile completare col Peak Oil. Queste normalmente vengono abbandonate e saccheggiate. Per evitare quanti più problemi individuali con la polizia, in caso di sfratto bisogna anche formare un’associazione senza fine di lucro con lo scopo di un tetto dignitoso (in base alla costituzione), per evitare la miseria, l’esclusione sociale, per garantire una minima salubrità alle persone, il diritto a non patire la fame per strada… Bisogna essere realistici e ingegnosi quando si redigono lo statuto, i diritti e doveri dell’associazione.

6. Per seguire le tracce di un paese abbandonato o di una proprietà rustica: a) nome e il maggior numero di dati sulla proprietà; b) cercare proprietari nel catasto della zona; c) una volta conosciamo il proprietario, incontrarlo e presentargli il progetto, negoziare le condizioni; d) se la cosa va avanti, presentarsi come persone non conflittuali e con un progetto comunitario al municipio per intessere relazioni.

7. alla fine devo parlare del termine legale dell’”usucapione”, che da solo si merita un articolo. Consigliamo a tutti di informarsi. Appartiene al diritto romano ed è ancora vigente in molti stati. L’”usucapione” consiste essenzialmente nell’attribuire la proprietà della terra o dei beni abbandonati a coloro che li curano, li lavorano e possono dimostrarlo. Dieci anni se il proprietario è vivo e venti se è morto. Bisogna studiare con dettaglio questo istituto e le sue sfumature.

La lista di esperienze e consigli sarebbe più lunga, ma per il momento ci fermiamo qui. Speriamo che possa essere di aiuto a molti e diamo un saluto a coloro che già da tempo si alzano tutti i giorni coi piedi negli escrementi, nel fango, nella terra e nelle piante. Grazie a tutti e considerate che si tratta di un’esperienza personale, e che a molti non servirà, perché credo che nei pressi delle città il modello che vediamo è significativamente più complesso e distinto, e le cinture urbane di architettura orizzontale, distribuite in larghezza e non in altezza, saranno il sogno della “domus” del futuro per gli urbanisti, ma questa è un’altra storia.

Shakelton feel GAIA

Jaume

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Fonte: Una villa romana del futuro

17.03.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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