DI DMITRY ORLOV
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La voluminosa posta dei miei fan mi ha fatto rendere conto di un fatto curioso: molti dei miei lettori sembrano essere convinti che il futuro sarà o come Mad Max o come Waterworld. Per quanto siano preoccupati, non ci sono altre opzioni. Per di più, alcuni hanno anche provato ad azzardare un’ipotesi su quale dei due avrebbe luogo osservando quello che faccio io. Vivo su una barca e a quanto pare questo indica che il futuro sarà di tipo Waterworld. Ma sono anche stato visto gironzolare in città su una vecchia moto arrugginita e questo è considerato indice di un futuro più di tipo Mad Max.
Mi rattrista il fatto che davvero pochi menzionino Blade Runner ed è ancora più triste che THX 1138 di George Lucas e Alphaville di Jean-Luc Godard non siano quasi mai menzionati, perché questi film in particolare si sono dimostrati essere in molti modi predittivi del presente piuttosto che del futuro. Prendiamo ad esempio THX 1138: parla di alcune persone che vivono in un ambiente sigillato con un clima controllato, sotto un regime obbligatorio di farmaci psicoattivi, i loro partner vengono assegnati tramite un programma di computer e guardano pornografia riversata nei loro salotti per farli rilassare dopo il lavoro.
Quando si rifiutano di prendere le medicine, subiscono abusi da una polizia stile robot armata di sproni elettrici. Quando uno di loro scappa nella natura selvaggia, si scopre che la polizia non ha un bilancio tale da potergli dare la caccia. Poteva forse sembrare un po’ esotico e futuristico nel 1971 quando Lucas l’ha girato, ma adesso descrive le persone che vivono in strada. Alphaville, d’altra parte, mi ricorda vagamente uno dei miei più interessanti viaggi d’affari.
La gente sembra non sentirsi a proprio agio con l’idea che delle opere di finzione possano predire il presente, perché si suppone che il presente sia realtà, non finzione. Il futuro, d’altra parte, è un gioco equo, perché si suppone essere puramente finzione: è comunemente risaputo che, voi lo capite, il futuro sia inconoscibile. Gli artisti sono liberi di dipingere il futuro come preferiscono, mentre quelli con un mentalità più scientifica si approcciano ad esso formulando scenari alternativi. È inutile provare a dirgli che c’è solo uno scenario, apparentemente scritto da qualche scribacchino incompetente, e che, anche se la cosa puzza, è giunto il momento che smettano di blaterare di scenari alternativi e incomincino a fare audizioni per avere un ruolo in questo, dal momento che è l’unico che di fatto viene prodotto.
Per il beneficio di coloro che credono che il futuro sia finzione ma che il presente sia reale, potrebbe essere d’aiuto notare che il presente è anch’esso ampiamente finzione. Ecco un esempio perfetto: vi ricordate quei valorosi combattenti per la pace che avevano espulso gli invasori stranieri dalla loro antica terra – i mujahidin? Cosa credete gli sia successo? Beh, sono stati marchiati come Talebani ed adesso sono cattivi. Alcuni membri delle tribù Pashtun (o i loro figli), che imbracciano gli stessi AK-47s e che effettuano le stesse missioni contro invasori infedeli stranamente simili, vengono trasformati, tramite la semplice azione di rinominarli, da guerrieri valorosi in demoni codardi.
Le persone il cui lavoro è scrivere la finzione, che noi dovremmo accettare come nostro unico vero e reale presente, non sembrano avere molta immaginazione. Sembra inoltre che il loro elenco di letture sia stato alquanto breve e che rubino le loro idee da una parca manciata di volumi. 1984 di George Orwell e Il Nuovo Mondo di Aldous Huxley in particolare sono i loro preferiti, insieme a Il Processo di Kafka. Prendiamo, ad esempio, il culto di Osama bin Laden come mente dell’attacco dell’11 settembre: è l’immagine dell’eterno nemico dello stato presa da Orwell. Osama era un malaticcio membro della CIA che molto tempo prima aveva ceduto all’insufficienza renale e che in seguito è stato demonizzato usando alcuni video sgranati e delle registrazioni ovattate aventi come protagonisti altri membri della CIA. Sono anni ormai che il fantasma inquieto e solitario di Osama, vestito di bianco e trascinandosi una macchina per dialisi rotta attraverso gli spogli e rocciosi passi delle montagne del Waziristan, viene inseguito incessantemente da uno sciame di fuchi predatori senza fine. La guerra in Afghanistan al momento sta costando agli USA un miliardo di dollari al giorno. Spiacenti di menzionare un altro film di serie B, ma quando prendevano i Ghostbuster per una visita?
Non voglio discutere su questi argomenti ed esorterei anche voi ad evitarli. Sono poche le persone che ne sanno abbastanza e di solito neanche loro amano discuterne. Non c’è niente per loro in essi – o per nessun altro. Proprio come chiunque altro che si crogiola nella beata ignoranza o che è stato soggetto al processo di controllo mentale usato nelle pubblicità: prova attraverso la ripetizione. Ecco un esempio contemporaneo: un fenomeno puramente fittizio dalla stagione dell’11 settembre 2010 noto come The Mosque At Ground Zero [“La moschea a Ground Zero”, ndt]. Il nocciolo di verità dietro questa storia principalmente immaginaria è il centro culturale islamico, non una moschea, che deve essere costruito in un luogo che non è affatto vicino a Ground Zero, ma viviamo oggi in un regno di finzione obbligatoria, rinforzato dalla ripetizione nelle cassa di risonanza dei media, che rendono irrilevante la verità. Una volta che i media cominciano ad inveire, è difficile per loro fermarsi e poi tirano fuori un qualche oscuro pastore evangelico dalla Florida che vuole bruciare una pila di Corani, e per la loro sopravvivenza non possono neanche smettere di parlarne. Quando poi esplodono rivolte violente in risposta in luoghi già violenti e pattugliati dai soldati americani, mettono un pizzico di pepe in più a questa storia già meravigliosa. Spero che stiate cominciando a vederci uno schema: prima un paese diventa un po’ senile, poi un notevole demente, poi un completo pazzo da legare che se ne va in giro nudo ad imbrattarti di feci. Poi si fa del male da solo. La pazzia individuale è rara, ma quella di gruppo è, sfortunatamente, la rovina delle società che si avvicinano alla loro fine.
Sembrerebbe che, se si è un certo tipo di autore famoso, un buon modo per assicurarsi che il futuro finisca per assomigliare al tuo incubo peggiore sia quello di scriverci un romanzo. Questo ha sicuramente funzionato per Orwell, Huxley e Kafka. Ma c’è anche un’alternativa: scrivi la tua finzione personale invece di accettare quella di qualcun altro, segui la tua strada e trasformala in realtà. Un buon primo passo potrebbe essere scrivere un racconto breve. Può essere molto corto e non deve neanche essere particolarmente interessante. Una cosa banale come questa potrebbe andare come incipit: “Il giorno dopo si alzò, invece di fare colazione con un bagel con crema di formaggio ed una tazza di caffè, digiunò fino al tramonto”. E poi, il mattino seguente, lei si alzò, e successe qualcosa di curioso: questa breve storia prese vita e così è accaduta. Poi sono venute altre storie, ognuna più lunga della precedente, che vanno a collegare il futuro ed il presente in maniere nuove ed infine si estendono per decenni. E con il passare dei decenni, anche queste storie prendono vita.
Questo, per come la vedo io, è il miglior modo di andare avanti in un paese depresso e sempre più demente ed incline agli incidenti che sta andando dritto verso il collasso, dove il presente (la realtà, quello che la gente crede stia succedendo, nozioni comuni dello stato delle cose) sta degenerando in inutile rumore – il clamore di persone senza indizi ma importanti che ti supplicano disperatamente di continuare a prestargli attenzione, così che possano riempirti la testa con altra spazzatura di serie B. Ma se li ignorate abbastanza a lungo, andranno via. Non sperate, non desiderate, non sognate, ma scrivete la vostra finzione personale ed usatela per creare un presente che a voi vada bene. Inventatevi dei posti per voi stessi e per coloro che amate nelle vostre storie sul futuro e poi seguite la vostra strada e vivetele. Non dovete accontentarvi del non-sense serie B di qualcun altro. E non permettete a nessuno di darvi del pazzo o di dirvi che vivete in un sogno. Non è un sogno, dannazione, è un’opera di finzione!
Titolo originale: “The Future is Rated “B”
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Fonte: http://cluborlov.blogspot.com
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13.09.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO