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DI SUSAN GEORGE
Counter Punch

Le pretese dei lavoratori europei di

avere stipendi e condizioni lavorative migliori, vite lavorative più

brevi, generose liquidazioni, ferie lunghe e tempo libero per questo

e per quell’altro devono essere tenute sotto controllo! A tutto c’è

un limite!

Dobbiamo essere grati che la Commissione

Europea abbia le risposte giuste. Presto il modello neoliberista diventerà

irreversibile e tutti questi pretenziosi nuovi ricchi dovranno tacere

una volta per tutte. Ed era ora. Con una brillante mossa, la Commissione

ha proposto un pacchetto di misure chiamato il “six-pack“,

ovvero una confezione da sei [ndt: un gioco di parole, “six-pack

si riferisce anche ai cosiddetti addominali da tartaruga], un nome allegro

che evoca feste dove la birra scorre a fiumi. Questo pacchetto è piuttosto

più austero e darà alla Commissione una leva finora sconosciuta negli

affari dei suoi Stati membri.
Con un voto risicato, lo scorso 28

settembre 2011 il Parlamento Europeo ha approvato il piano della Commissione,

un’assunzione di potere di ampio respiro sulla capacità dei singoli

stati di stabilire i propri bilanci e di gestire i propri debiti sovrani.

Da ora in poi, il Parlamento e il Consiglio (con la Commissione naturalmente

in supervisione del processo) saranno in grado di costringere i governi

a rispettare le raccomandazioni del Trattato di Maastricht, note anche

come “Patto di Crescita e Stabilità” cui recentemente gli

Stati membri avevano prestato poca preziosa attenzione. Dopo il 2005

questo Patto è parso quasi una singolare reliquia. Ma adesso, grazie

al “six-pack“, non saranno tollerati deficit superiori

al 3%, né debiti nazionali superiori al 60% del PIL. Queste persone

hanno bisogno di rigida disciplina, non bisogna commettere errori.

Cominciando con il 2012, gli europarlamentari

e il Consiglio analizzeranno i bilanci nazionali prima ancora che i

parlamenti nazionali possano esprimersi in alcun modo o persino che

possano avere la possibilità di vederli. Se gli stati non diminuiscono

il loro debito abbastanza rapidamente o se rifiutano i “suggerimenti

di bilancio di Bruxelles, entreranno in campo le misure obbligatorie.

In caso di ulteriore recalcitranza da parte degli Stati membri, la sanzione

può comportare depositare o a pagare a fondo perduto lo 0,01, lo 0,02

o persino lo 0,05% del PIL del paese all’Unione Europea, a seconda di

come severamente venga giudicata la non conformità dello stato. Nel

caso, ad esempio, della Francia, con un PIL di circa 1,9 trilioni di

euro, la Commissione potrebbe richiedere un deposito o una multa da

20 miliardi a 40 miliardi di euro, o persino 100 miliardi, se la Commissione

decidesse di portare le sanzioni allo 0,05% del PIL.

In linea con i soliti metodi tacitamente

efficaci della Commissione, queste misure permanenti del “six-pack

hanno fatto tutto l’iter fino a essere approvate senza la minima increspatura,

con poco dibattito e un coinvolgimento della cittadinanza pari a zero.

La maggioranza degli europei non hanno la benché minima idea che sia

avvenuto un cambiamento, tanto meno un attacco selvaggio alla capacità

di governo delle proprie nazioni. Grazie a questa legislazione, possiamo

far conto sul potere duraturo della dottrina neoliberista in tutta Europa,

particolarmente nell’eurozona, dove i funzionari eletti vengono espropriati

del loro diritto di redigere i bilanci da altri funzionari che non devono

rendere conto a nessuno. Hanno perso il diritto di dire la loro sulla

politica monetaria già molto tempo addietro.

Il “six-pack“, grazie

anche alla maggioranza europarlamentare di destra, è ora saldamente

radicato e sarà difficile se non impossibile renderlo reversibile.

In qualsiasi altro luogo, si sarebbero potute sentire frequenti accuse

di un colpo di stato contro i governi e le popolazioni degli Stati membri.

Ma per ora, tutto è calmo sul fronte dell’UE.

Simultaneamente, la Commissione sta

spingendo gli Stati membri a seguire un’altra parte dello scenario neoliberista,

attraverso una serie di altre direttive che assicurano settimane e vite

lavorative più lunghe e il graduale allineamento di stipendi e benefici

sociali secondo i denominatori comuni più bassi. Questo processo potrà

essere un po’ più lento, ma sarà anche potenziato dal “six-pack“.

La Corte di Giustizia Europea sta facendo

la sua parte, particolarmente per il secondo obiettivo, con almeno quattro

giudizi separati che obbligano i lavoratori ad accettare salari sotto

la norma, persino quando lavorano in paesi con forti leggi a protezione

dei lavoratori, come la Svezia o la Finlandia.

Si deve ammirare la capacità

di discrezione della Commissione e quella di fare le cose senza turbare

i cittadini o i parlamenti nazionali degli Stati membri. L’apparente

complessità tecnica della realizzazione delle misure e del processo

contribuisce a tenere tutto a bada, nonostante queste misure siano realmente

piuttosto dirette (e che, si potrebbe aggiungere, lasciano ovunque impronte

digitali tedesche).

Nel contempo, i media neoliberisti

non scorgono motivi per questionare quanto sta accadendo dietro le quinte

a Bruxelles e coadiuvano a contenere la protesta, fino a che per i cittadini

sarà troppo tardi per intervenire. Tutto questo preannuncia vittorie

più grandi per il neoliberismo e il fallimento delle economie europee.

No, scusate, fallimento per il 90% della popolazione. Per il resto andrà

bene. Non c’è niente di che preoccuparsi. Come descritto da Martin

Wolf sul Financial Times, dove ha recentemente parafrasato Tacito

per descrivere la situazione europea, “hanno creato un deserto

e lo chiamano stabilità“.

Susan George è membro del

TransNational Institute, presidente del consiglio del TNI

e presidente onorario di ATTAC France.

**********************************************

Fonte: A Coup in the European Union?

14.10.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

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