UE: il colpo di stato permanente della “tecnocrazia di comodo”

Con la sua Commissione, il suo Parlamento e la sua Corte di Giustizia, l'Unione Europea sembra un sistema democratico esemplare. Se non fosse che è solo una disastrosa messinscena.

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La Redazione di ComeDonChisciotte dà il benvenuto ad una nuova penna (bè, di fatto, una nuova tastiera) nella persona di Alceste de Ambris, nom de plume che celebra un famoso giornalista, sindacalista e politico degli anni a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Questa sua prima collaborazione ci propone un articolo dalla Francia. Grazie, Alceste, aspettiamo presto altri tuoi preziosi contributi dai “cugini” d’oltralpe.

 

Olivier Delorme – frontpopulaire.fr – 09/06/2022

 

Commerciante di cognac divenuto banchiere a San Francisco, Jean Monnet preferì mettersi al servizio degli Inglesi piuttosto che rappresentare la Francia libera a Washington. Poi, nel 1943, i suoi nuovi datori di lavoro americani lo inviarono ad Algeri per fornire una guida politica all’assai manipolabile generale Giraud, col quale intendevano sostituire il generale de Gaulle. Più tardi, nell’Europa della guerra fredda, il più americano dei Francesi divenne l’ispiratore – con le parole di de Gaulle – di tutte le iniziative tese a organizzare la parte occidentale del continente come una succursale  degli Stati Uniti: la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), la Comunità Europea di Difesa (CED), la struttura permanente della NATO, la Comunità Economica Europea (CEE), la Comunità Europea dell’Energia Atomica (EURATOM), il siluramento del Trattato franco-tedesco del 1963 mediante l’aggiunta da parte del Bundestag di un preambolo unilaterale.

Attraverso queste iniziative, Monnet si prefiggeva l’obiettivo di impedire al popolo di fare cose stupide applicando un metodo: ridurre la democrazia a una forma elettorale svuotata di ogni significato, dato che le decisioni vengono prese da organi non eletti che sanno meglio dei cittadini ciò che è bene per loro. Si tratta, di fatto, di un colpo di stato permanente consistente nel moltiplicare fatti compiuti, di tipo tecnico, il cui fine ultimo i cittadini non devono poter discernere, racchiudendo la politica in vincoli tali che alla fine sia possibile una sola politica – quella “ragionevole”. Fu quanto disse de Gaulle nella sua conferenza stampa del 12 novembre 1953: fondere “gli Stati, gli eserciti, le ideologie […] alla maniera dei capitali di due aziende concorrenti”, neutralizzando la sovranità dei popoli con una “tecnocrazia di comodo”, agente di questa grande trasformazione. Questa è l’intera filosofia della “costruzione europea” degli ultimi settant’anni. E non ce n’è un’altra.

 

Il cricchetto magico

In democrazia, il popolo è sovrano. Cioè, attraverso i suoi rappresentanti periodicamente eletti nell’ambito di un voto onesto e pluralista, il popolo può sciogliere ciò che ha legato. Se una maggioranza ha nazionalizzato, un’altra può privatizzare, e la successiva condurre una politica ancora opposta. Nessun settore della vita nazionale sfugge a questo principio.

Nel regime dell’Unione Europea (UE), questa facoltà non esiste più. Dal 1951 ogni trattato, ogni direttiva, ogni regolamento, ogni sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea hanno privato un po’ di più i rappresentanti eletti dai popoli di quelle competenze che sono alla base di ogni democrazia: iniziativa e voto delle leggi, e approvazione del bilancio.

Dato che nella UE nessun testo con valore legislativo viene discusso o approvato da un vero parlamento, nessun documento può essere emendato – un’altra prerogativa parlamentare che è alla base della democrazia. Tutto deve essere ‘recepito nel diritto nazionale’, pena una multa se il termine è troppo lungo, da parlamenti ridotti al ruolo di uffici di registrazione come nei regimi autoritari. Quanto al bilancio, è anch’esso precostituito dai trattati e dalle ingiunzioni periodicamente emanate dalla “tecnocrazia di comodo” attraverso gli Indirizzi di Massima per le Politiche Economiche (Gope); in caso contrario, lo Stato membro che se ne discosta viene sanzionato.

A tutt’oggi sono state elaborate e adottate più di 36.000 norme (ovvero più di 100.000 pagine!) senza l’intervento di un’istituzione uscita da un voto popolare e senza che venga dimessa o congedata nel ballottaggio successivo. Ognuna di esse ha fatto scattare un dentino del “cricchetto” dell’“acquis comunitario” che nessuna autorità uscita dalle elezioni può riportare indietro, spogliando, giorno dopo giorno, i cittadini dei mezzi per cambiare politica e influenzare il proprio destino. Tutte sono il prodotto della “tecnocrazia di comodo” che il metodo Monnet ha posto al di sopra della democrazia per neutralizzarla.

 

Un Parlamento posticcio

Ma ti stai sbagliando! o peggio: stai mentendo! C’è in realtà un Parlamento Europeo!”. Un Parlamento? Ma mi faccia il piacere! Un’assemblea deliberativa. Molti regimi autoritari hanno avuto, o hanno tuttora, assemblee elette a suffragio universale con diversi partiti ammessi a competere. La modalità di designazione non fa di un’assemblea un parlamento; lo diventa solo se ha determinati poteri: l’iniziativa delle leggi, il diritto di emendamento, il potere di votare le tasse, la capacità di insediare e sfiduciare l’esecutivo – o di bloccare la sua azione in un regime presidenziale.

Il Parlamento europeo non dispone di alcuno di questi poteri; parla nel vuoto ma non decide nulla: chiamarlo ‘Parlamento’ è una frode collettiva organizzata.

Solo il Consiglio dell’Unione Europea, su proposta della Commissione di Bruxelles, fissa le entrate del bilancio; il Parlamento europeo invece può solo emendare la ripartizione delle spese, ma con l’accordo del Consiglio – in mancanza del quale sono necessari i 3/5 dei voti espressi, che rappresentino almeno la maggioranza assoluta dei deputati! Nulla in comune, quindi, con i poteri di bilancio di un parlamento degno di questo nome.

Per quanto riguarda l’iniziativa legislativa, il Parlamento europeo ha solo la facoltà di esprimere un auspicio prima che gli venga presentata una proposta di testo. Ma è solo la Commissione – cioè la “tecnocrazia di comodo”, strettamente dipendente dalle lobby padronali (che offrono carriere lucrative ai funzionari europei che li hanno serviti bene) – che elabora direttive e regolamenti, di propria iniziativa o su richiesta del Consiglio. In ogni caso, il voto del Parlamento europeo non è mai sufficiente per adottare un testo, perché il Consiglio deve approvarlo. E il diritto di emendamento è ridotto a un simulacro poiché, quando non è vietato, su alcuni argomenti l’emendamento adottato deve essere approvato dal Consiglio. Ci vuole addirittura l’unanimità del Consiglio se la Commissione è contraria!

La nomina dei membri della Commissione è anch’essa una parodia della democrazia. I commissari, nominati da ogni governo, sono di solito delle anatre zoppe di cui ci si vuole sbarazzare sulla scena nazionale. Questo è stato il caso di Jean-Claude Juncker, compromesso in una serie di scandali che lo avevano costretto a dimettersi ed è anche quello dell’attuale presidente, Ursula von der Leyen che, secondo i sondaggi, godeva dell’invidiabile titolo di peggior ministro del governo Merkel.

Quanto all’audizione dei candidati da parte del Parlamento europeo, è soprattutto un’occasione per mostrare la loro incompetenza e nascondere i loro conflitti di interesse. Questo è naturale, visto che è la “tecnocrazia di comodo” a dover governare. Allora i deputati conservatori del Partito Popolare Europeo e quelli del Partito Socialista Europeo, ora affiancati dai liberali, convalidano tutto, al termine di una ridicola commedia in cui i primi, che hanno finto di voler bloccare un candidato sostenuto dagli altri, accettano di convalidarlo una volta che gli altri hanno rinunciato a fingere di bloccare un candidato sostenuto dai primi. C’è voluto uno scandalo impossibile da nascondere perché Sylvie Goulard venisse scartata nel 2019. Il Parlamento europeo funziona solo grazie alla connivenza e agli scambi di favori, tra partiti che si presentano in competizione davanti agli elettori ma che sono d’accordo su tutto.

La procedura di sfiducia non è meno grottesca, poiché per rovesciare l’esecutivo, a differenza di un vero parlamento dove basta la maggioranza assoluta, sono necessari i due terzi dei voti espressi che rappresentino almeno la maggioranza assoluta dei deputati – anche in questo caso, solo una serie di scandali impossibili da soffocare ha portato alle dimissioni della commissione Santer nel 1999 prima di una sfiducia quasi certa.

Una delle condizioni necessarie per definire la democrazia è la separazione dei poteri: un potere legislativo che promuove e vota le leggi; un potere esecutivo che dirige l’azione del governo, sottopone le leggi che propone al voto del potere legislativo e le fa applicare; un’autorità giudiziaria (che, come spesso si dimentica, non costituisce propriamente un “potere” perché non è eletta dal popolo), che giudica gli illeciti, le contravvenzioni e i delitti puniti dalla legge.

Questa separazione può essere più o meno completa a seconda dei tipi di regime; è la condizione che permette al cittadino di sapere chi è responsabile di cosa ed esprimere quindi un voto informato.

Tuttavia, questo principio fondamentale è stato disatteso fin dall’origine della “costruzione europea”, tanto che nessun cittadino è in grado di distinguere chi è responsabile di cosa, in una UE basata su una totale confusione di poteri. Perché non solo il Parlamento europeo non dispone del potere legislativo, ma addirittura questo è esercitato sia dalla Commissione che dal Consiglio che rappresenta gli Stati membri, gli stessi che si dividono anche la funzione esecutiva. Insomma, abbiamo un organo pseudo-legislativo che non legifera, e due organi esecutivi, di cui uno puramente tecnocratico, che condividono la funzione legislativa… con un terzo soggetto che costituisce la peggiore negazione del principio democratico: la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Di fatto, invece di essere un’autorità giudiziaria che giudica le controversie derivanti dall’applicazione dei trattati e delle norme emanate dai due legislatori, questa corte si è auto-attribuita il potere di produrre diritto a getto continuo.

Il 20 febbraio 1979 fu un giorno nero per la democrazia: in occasione di una controversia commerciale minore tra la ditta L’Héritier-Guyot, produttore di liquore al ribes nero, e un importatore tedesco, si scoprì che la Corte, creata dalla CECA di Monnet, si era arrogata il diritto che nessun trattato, nessun parlamento e nessun popolo le aveva concesso, di interpretare “sovranamente” i trattati europei e di emanare nuove norme basate sulle sue interpretazioni, senza alcun controllo o sanzione democratica. Una meravigliosa e perfetta illustrazione del “metodo Monnet”, che consiste nello svuotare la politica di ogni contenuto attraverso il colpo di stato permanente della “tecnocrazia di comodo”.

Questo è stato fatto con la collaborazione attiva del Consiglio di Stato e del Consiglio Costituzionale francese, e con quella di tutti i cosiddetti partiti di governo – una capitolazione volontaria delle nostre élite (è diverso in Germania o, recentemente, in Polonia) che in realtà è un crimine contro la democrazia. Ma la UE viola questa democrazia ancora più apertamente. Dopo il referendum danese del 1992 sul trattato di Maastricht, al termine del quale fu necessario concedere alla Danimarca il diritto di conservare la propria moneta nazionale, la “tecnocrazia di comodo” decise che non sarebbe più capitato: da allora in avanti, se un popolo avesse votato male, si sarebbe dovuto, in un modo o nell’altro, annullare tale voto.

Quando gli Irlandesi dissero “no” ai trattati di Nizza (2001) e poi di Lisbona (2008), dovettero accontentarsi di alcune insignificanti dichiarazioni di buone intenzioni, e di rivotare sotto la minaccia di un taglio dei fondi europei. E quando Francesi e Olandesi respinsero il presunto trattato costituzionale (il cui unico scopo era quello di costituzionalizzare un ordine economico liberale conforme all’ideologia tedesca) subirono, oltre al colpo di stato permanente, un colpo di stato parlamentare. I loro rappresentanti infatti, mostrando così di rappresentare solo se stessi, ignorarono l’evidenza che ciò che è stato deciso dal popolo può essere annullato solo dal popolo, e fecero ingoiare a forza ai cittadini (con alcune rinunce simboliche) il copia-e-incolla del trattato che aveva rifiutato.

Poi nel 2011, in cinque giorni, con il dito sul grilletto dei finanziamenti, la UE pretese le dimissioni di due capi di governo eletti, Georgios Papandréou in Grecia e Silvio Berlusconi in Italia, affinché fossero sostituiti da due tecnocrati di comodo e non eletti, il greco Loukás Papadimos, ex-vicepresidente della Banca centrale europea (BCE) e l’italiano Mario Monti, un ex-commissario europeo che era stato alla banca americana Goldman Sachs… dove l’ex presidente della Commissione José Manuel Barroso trascorre giorni felici sin dal 2016. Il golpe si è ripetuto nel febbraio 2021, grazie al tradimento degli elettori italiani da parte del partito Cinque Stelle e della Lega, a favore di Mario Draghi – passato da Goldman Sachs alla presidenza della Bce.

 

La Grecia: il nostro futuro nell’Ue

Ma è in Grecia, dove è nata, che la democrazia è stata violata con più brutalità. Nel gennaio 2015, il partito Syriza aveva vinto le elezioni con la promessa di rompere con le politiche austeritarie imposte alla Grecia dal 2009. Ma dopo sei mesi di braccio di ferro – reale o simulato – e un referendum in cui il “no” alle richieste della UE, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale aveva vinto con il 61,3% dei voti, il primo ministro Tsipras e la ristrettissima cerchia del suo entourage decisero di capitolare e applicare il terzo (e peggiore) dei memorandum imposti dalla troika.

Questi memorandum sono una negazione della democrazia. Si tratta infatti di imporre al Parlamento di uno Stato membro centinaia di misure, alcune delle quali sono addirittura contrarie alla costituzione in vigore in quello Stato. Questi elenchi sono redatti in inglese dalla “tecnocrazia di comodo”, senza la minima partecipazione di funzionari eletti. Le misure riguardano tutte le aree della vita nazionale e costringono alla vendita/spoliazione del patrimonio pubblico. Le centinaia di pagine di questi memorandum non sono nemmeno completamente tradotte prima di essere trasmesse ai deputati che, senza aver avuto materialmente la possibilità di prenderne visione, devono votare – sotto la minaccia di un arresto dei finanziamenti che impedirebbe allo Stato di pagare i dipendenti pubblici, e in virtù della procedura di emergenza – un unico articolo che autorizza il governo a recepire nel diritto interno tutto ciò che è contenuto nel memorandum.

Non si può immaginare una negazione più completa del ruolo di un parlamento, e quindi della sovranità popolare. Del resto Juncker aveva avvertito i Greci: “Non ci può essere una scelta democratica contro i trattati europei” (Le Figaro, 28/01/2015); vale a dire: non c’è più democrazia che ai margini, sociali o repressivi, poiché i trattati europei hanno realizzato il sogno di Monnet fissando l’ordine economico e sociale che è vietato ai popoli trasgredire.

La Grecia è stata il laboratorio per l’imposizione con la forza di questo ordine, che i Francesi devono capire essere il loro futuro: riduzione dei salari e delle pensioni che fa esplodere la miseria e impoverisce gran parte delle classi medie; aumento dell’età pensionabile; vendita del patrimonio pubblico; distruzione dello Stato sociale e del diritto del lavoro; tagli alla spesa statale che rendono i servizi pubblici, tra cui l’istruzione e la sanità, incapaci di adempiere ai loro compiti…

 

UE: o si esce o si muore

Per il momento, l’unico paese che ha capito dove stava conducendo questa deriva è quello il cui patriottismo è profondamente parlamentare: il Regno Unito. Perché questo è il significato della Brexit: se il Parlamento di Westminster non decide più gli orientamenti fondamentali della vita del regno, allora la democrazia non esiste più. Questo è il motivo per cui la rabbia della “tecnocrazia di comodo” si è scatenata contro la decisione degli Inglesi. E questo è il motivo per cui la Brexit doveva fallire – strano per una decisione democratica ripetuta ben cinque volte! Perché altrimenti si dava un cattivo esempio agli altri. Ma la Brexit sta andando bene: il Regno Unito moltiplica gli accordi bilaterali, il controllo delle sue frontiere genera l’aumento dei salari, la crescita nel 2021 è stata la più vigorosa dei paesi sviluppati…

Quanto ai Francesi, vivono in un regime di propaganda che inizia a scuola, e proibisce nei grandi media qualsiasi discorso che metta in discussione la “costruzione europea”, se non in modo marginale per mantenere l’illusione del pluralismo, e facendo attenzione che il dispositivo mediatico impedisca a chi, per eccezione, è invitato, di sviluppare il minimo discorso coerente. Così i Francesi si scagliano contro le politiche di austerità, la distruzione del diritto del lavoro, la tale riforma delle pensioni, il decadimento dei servizi pubblici e domani contro la privatizzazione della sicurezza sociale. Ma non vedono da dove vengono i colpi.

Manifestano, disertano le urne e sanzionano i cosiddetti partiti di governo, votano per formazioni che non hanno ancora esercitato il potere e promettono di perseguire un’altra politica. Ma non vedono che il voto si è ridotto a un concorso di bellezza tra candidati che porteranno avanti la stessa politica vincolata dal quadro dell’UE e dell’euro. Non capiscono che promettere in questo contesto di perseguire un’altra politica, o promettere di riformarla, è ingenuità o cinismo. Perché non si può né portare avanti un’altra politica in questo quadro né riformarlo. Si può solo uscire dalla UE o rassegnarsi all’agonia della democrazia.

 

olivier_delormeOlivier Delorme è uno storico e romanziere francese, autore tra altri di “La guerre de 14 commence à Sarajevo. L’attentat, les enjeux” (2014) e  “30 bonnes raisons pour sortir de l’Europe” (2016)

 

 

Link:  https://frontpopulaire.fr/articles/union-europeenne-le-coup-d-etat-permanent-de-la-technocratie-commode_ma11619221

 

Scelto e tradotto da Alceste de Ambris per ComeDonChisciotte

 

 

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