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La Redazione

 

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Trump, la Russia e i pirati

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A cura di Davide
Il 29 Dicembre 2016
471 Views

DI JACQUES SAPIR

russeurope.hypotheses.org

Il “Presidente eletto” e non ancora insediato degli Stati Uniti, Donald Trump, è stato attaccato molto violentemente sui suoi legami reali o presunti con la Russia. Le dichiarazioni di Barak Obama (Presidente in carica fino al 20 gennaio 2017) riguardanti la possibile responsabilità del governo Russo nella “pirateria” del server informatico della direzione del Partito Democratico (DNC) sono venute ad inscriversi in questo contesto. La Harvard Gazette ha intervistato l’ex generale Kevin Ryan su questo argomento [1]. Il generale Kevin Ryan è stato generale di brigata dell’esercito degli Stati Uniti. Attualmente in pensione, è il direttore di progetti di difesa e d’intelligence al Belfer Center presso la Harvard Kennedy School, dove egli elabora le relazioni di sicurezza tra Stati Uniti e Russia, le informazioni militari e le capacità di difesa antimissile. Il generale Kevin Ryan è stato addetto alla difesa, durante la sua carriera, all’Ambasciata degli Stati Uniti in Russia e direttore capo regionale per gli Stati slavi presso l’ufficio del Segretario alla Difesa.

Egli fornisce una serie di precisazioni alle accuse riportate dalla stampa americana e riprese da una parte della stampa francese, sempre in prima linea non appena si tratta di denunciare la Russia e Vladimir Putin. E’ utile rivedere precisamente ciò che è noto e ciò che invece non è chiaro su questo tema.

Si tratta di pratiche abituali ?

L’intervista si apre con una domanda in cui si chiede al generale Ryan se l’intrusione sul server del DNC può essere paragonata ad un atto di guerra. La sua risposta, ricordandosi di ciò che erano state le sue precedenti responsabilità , è molto interessante: “No, perché questo non costituisce una minaccia né prossima né remota per l’esistenza degli Stati Uniti.” La precisazione è importante. Il server violato non era un server dell’amministrazione. Ma, il generale Ryan aggiunge subito dopo:.. “l’idea che i governi stranieri vorrebbero sostenere dei candidati amici durante un’elezione è antica. È vecchia almeno quanto la storia. E gli stessi Stati Uniti apertamente e con diverse risorse, sostengono i candidati in alcuni paesi che, secondo loro, sarebbero benefici per gli interessi e gli obiettivi degli U.S.A. nel mondo. Dunque, che un paese come la Russia tenti d’immischiarsi nel nostro processo elettorale non è sconosciuto. Non sto cercando di sostenere che sia corretto, o che sia equivalente a quello che noi abbiamo fatto, ad esempio, per aiutare i candidati e i partiti in Ucraina e Georgia con le “rivoluzioni colorate” “.

Con la sua risposta, egli riconosce che le ingerenze sono pratiche correnti. In più, ammette che si tratta di una modalità che viene regolarmente utilizzata dal governo degli Stati Uniti. Il fatto che leghi ciò agli interventi degli USA in paesi come l’Ucraina o la Georgia è altamente significativo, pur utilizzando molta cautela nell’esprimersi; e questo è riscontrabile, in virtù delle sue pregresse responsabilità nonché di quelle attuali, con l’espressione…”io non sto cercando di sostenere che sia corretto o che sia equivalente a quello che abbiamo fatto noi…”. Egli avrebbe potuto anche ricordare gli interventi dei paesi occidentali (Stati Uniti e Germania in particolare) all’epoca dell’elezioni presidenziali russe del 1996, a favore di Boris Eltsin. Queste cose sono note e documentate [2]. Infine conclude aggiungendo, circa tale presunta azione del governo russo: “… lo non la considero come un atto di guerra.” Egli lo affermerà ancora successivamente durante l’intervista ribadendo che, pur preoccupante che sia questa attività, poiché rivela una vulnerabilità sicura degli U.S. alla pirateria digitale, certamente non merita una escalation militare.

Quale influenza reale?

Interrogato sulla realtà dei fatti dell’azione attribuita al governo russo, egli aggiunge allora, e anche qui bisogna riconoscere che si tratta di parole seriamente soppesate..: “è importante notare che questa è più che una semplice possibilità, ma è meno di una certezza – io penso che è proprio questo che vogliono dire. Ciò significa, ad esempio, che il direttore dell’intelligence nazionale [James R. Clapper] ritiene che il governo russo ha diretto il processo di compromissione delle e-mail al fine d’influenzare o interferire con il meccanismo elettorale. (…) Io immagino che noi non otterremo le prove dirette… ». Il punto è importante. C’è sospetto, ma non la certezza. Bisognerebbe, per avere una qualsiasi certezza, che l’amministrazione Obama mostri delle prove, e il generale Kevin Ryan evidentemente non pensa che ne avremo.

Di questo, l’amministrazione del Presidente Obama in realtà ne ha tenuto conto, come ha detto successivamente: “Io penso(…) che abbiano scelto di non anticipare pubblicamente qualcosa (durante la

campagna elettorale). Ciò che hanno fatto, è stato che essi hanno valutato il rapporto e hanno ipotizzato l’ingerenza dei pirati russi o di chicchessia, ma che hanno ritenuto che ciò non avrebbe modificato l’esito della elezione “.

Questo pure è un altro punto importante. Il generale Ryan non è CERTO del coinvolgimento del governo russo (da cui la formula …”o di chicchessia “), ma sembra sicuro che per l’amministrazione Obama la pirateria sul server del DNC non ha avuto alcun impatto sull’elezione di Donald Trump. In realtà, questa intrusione digitale non ha fatto altro che rivelare le pratiche più che discutibili della direzione nazionale del Partito Democratico, che si era attivata tutta a favore di Hillary Clinton e contro il suo avversario interno allo stesso Partito, Bernie Sanders. Ora, queste modalità costituivano una flagrante violazione dell’etica così’ come delle regole interne al Partito Democratico. Risulta quindi incontestabile che, chiunque che abbia “violato” l’account del Partito Democratico, anche se si fosse trattato di Vladimir Putin in persona, non avrebbe fatto altro che opera di salubrità pubblica illuminando l’elettore americano sui metodi del DNC.

Trump e la Russia

Rimane un ultimo punto: le relazioni potenziali tra Donald Trump e la Russia. Qui è necessario riportare la domanda della” Gazette” e la risposta di Kevin Ryan :

“Gazette: ex ufficiali sei servizi segreti dicono che c’è un’altissima probabilità che la Russia abbia puntato, e eventualmente “coltivato”, Trump almeno dal 2012, da quando ha comprato il concorso di Miss Universo e anche potenzialmente a partire dagli anni precedenti.” Tenuto conto della sua conoscenza riguardo lo spionaggio russo, si tratta di una possibilità reale?

RYAN: in primo luogo, Trump non è manipolato dal FSB russo o l’ SVR [servizi di sicurezza]; Non è un “manchurian candidate” [3]. Egli prende con chiarezza le proprie decisioni e non risponde a nessun orientamento o direttiva del Presidente [Vladimir] Putin, per non parlare della maggior parte delle persone negli Stati Uniti. Ora, le agenzie di intelligence e di sicurezza russe conservano dossier su ogni americano importante giunto in Russia? Sì. In passato, saremmo potuti andare alla FBI e guardare il suo fascicolo presso l’FBI. Se lei fosse stato qualcuno di importante e avesse rilasciato dichiarazioni o fatto cose degne di nota, ci sarebbe un dossier su di lei. Io credo che anche a Mosca ci sia un fascicolo su Donald Trump da qualche parte, ed è stato riempito con ciò che ritenevano essere importante e anche con i piccoli dettagli che all’epoca non fossero stati importanti, ma potrebbero esserlo diventati in futuro. È il solo modo in cui funzionano. (…) E poi un giorno, quando improvvisamente succede qualcosa che non ti aspetti, come essere eletto Presidente degli Stati Uniti, loro riprendono il dossier e dicono: “OK, cosa c’è qui? Che cosa possiamo utilizzare?” “Ma è troppo tardi per usarlo quando è Presidente degli Stati Uniti.”

È molto chiaro. La Russia non ha in realtà alcun mezzo di pressione su Donald Trump. Si valuta fino a che punto certe cose scritte e dette sull’argomento rivelino un pensiero paranoico verso la Russia. Questa paranoia risulta evidentemente un residuo della Guerra Fredda, che ovviamente non è finita per alcuni cervelli. Forse è questo il “vero” problema oggi, nelle relazioni tra Stati Uniti e la Russia. Tutto ciò che fa la Russia viene analizzato come pericoloso, aggressivo nei confronti degli gli Stati Uniti e nulla di ciò che fanno quest’ultimi viene analizzato come suscettibile di essere percepito come aggressivo dalla Russia.

Gli Stati Uniti, evidentemente, non sono usciti dalla Guerra Fredda. Una gran parte della stampa francese neppure. Un motivo in più per ascoltare coloro che negli Stati Uniti abbiano ancora il senso della ragione.

Jacques Sapir,  suoi lavori di ricercatore si sono orientati su tre dimensioni, lo studio dell’economia russa e della transizione, l’analisi delle crisi finanziarie e delle ricerche teoriche sulle istituzioni economiche e le interazioni tra i comportamenti individuali. Egli ha continuato le ricerche a partire dal 2000 sulle interazioni tra i regimi di scambio, la strutturazione dei sistemi finanziari e le instabilità macroeconomiche. Dal 2007 è impegnato nell’analisi della crisi finanziaria attuale e in particolare la crisi della zona Euro.

Fonte: http://russeurope.hypotheses.org

Link: http://russeurope.hypotheses.org/5522

19.12.2016

 

Tradotto per www.Comedonchisciotte.org da OLIVIER

 

NOTE

(1) http://news.harvard.edu/gazette/story/2016/12/inside-the-hacked-u-s-election/?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=hu-twitter-general

(2) Sapir J., Gli economisti contro la democrazia,Parigi, Albin-Michel, 2002, capitolo 1.

(3) Allusione ad un celebre film di John Frankenheimer del 1962, ben noto ai cinefili,”the Manchurian Candidate” con Franck Sinatra nel ruolo di protagonista.

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