GRAVI ACCUSE A HASHIM THAÇI, ATTUALE PRESIDENTE DEL KOSOVO.
DI SILVIA BELLOTTI
Comedonchisciotte
Il senatore svizzero Dick Marty ha presentato all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa il suo rapporto sul presunto traffico d’organi umani gestito dall’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uçk) tra il 1999 e il 2000.
Le ventotto pagine del rapporto sono il risultato di un’inchiesta frutto di un paziente e difficile lavoro, durato due anni, in cui il rapporteur Marty ha assolto il compito affidatogli dall’Assemblea di fare luce sulle dichiarazioni contenute nel libro “La caccia”, scritto dall’ex procuratore del Tribunale Penale internazionale per l’Ex-Jugoslavia, Carla Del Ponte.
Durante il suo incarico, durato dal 1999 al 2007, la Del Ponte ha raccolto informazioni, testimonianze e prove di alcune attività criminali svolte dal cosiddetto “gruppo di Drenica”, una delle tante anime dell’Uçk, sotto il comando diretto di Hashim Thaçi, a cui però non ha potuto dare un seguito giudiziario per i limiti temporali e geografici del suo mandato. Dalle parole di Marty si evince un quadro a dir poco inquietante di crimini orrendi perpetrati ai danni di prigionieri civili e del tacito assenso da parte delle autorità internazionali per una cinica convenienza strategica nel controllo del territorio. Contrabbando di merci, prostituzione, traffico di droga, armi e organi umani sembrebbero essere la florida economia messa in piedi dall’Uçk per sostenere l’impresa bellica contro la Serbia e, soprattutto, per far arricchichire personalmente i suoi dirigenti. L’Uçk, nato nel 1996, più che a un esercito può essere assimilato a un’organizzazione armata di stampo mafioso costituita da clan familiari, talvolta in aspro conflitto tra loro. Il gruppo di Thaçi, a partire dal 1998, grazie ad una solida amicizia stabilita con gli Stati Uniti, ha cominciato a svolgere un ruolo preminente rispetto agli altri potendo quindi attingere alle donazioni internazionali per la causa indipendentista kosovara depositate su conti svizzeri e tedeschi.
Fondamentale è stato il ruolo di appoggio svolto dell’Albania durante e dopo le operazioni militari. Dal 1998 al 2000 il confine tra Albania e Kosovo era praticamante inesistente: migliaia di profughi kosovari di etnia albanese, in fuga dalle persecuzioni dell’esercito serbo, trovavano rifugio nello stato vicino e le truppe dell’Uçk operavano indistintamente al di là e al di qua del confine stabilendo basi logistiche per il deposito di armi e per la detenzione di prigionieri.
A partire dal 12 giugno 1999, con l’arrivo delle truppe NATO della KFOR (Kosovo Force) e la ritirata dell’esercito serbo di Milosevic, la guerra, almeno ufficialmente, veniva dichiarata conclusa. Secondo il rapporto, però, in quel periodo caos e terrore regnavano nella regione. L’Uçk prendeva il controllo di ampie zone del Kosovo e portava avanti operazioni di vera e propria vendetta ai danni della popolazione kosovara serba e di molte persone accusate di collaborazionismo. La Croce Rossa ha raccolto la denuncia di sparizione di 1869 persone avvenute durante il conflitto e ben altre 470 avvenute dopo l’arrivo delle truppe KFOR. Di queste persone 95 sono di origine albanese e 375 non albanese per la maggiorparte serbe ma anche rom e appartenenti ad altre minoranze.
L’Uçk sembrava aver istituito nuovi centri di detenzione nel nord dell’ Albania, diversi da quelli usati durante la Guerra. Sei centri, dislocati a partire dal confine con il Kosovo fino al villaggio di Fushë-Krujë vicino alla capitale Tirana, in cui i prigionieri venivano trasferiti dopo una progressiva selezione in base allo stato di salute e alle qualità fisiche per un eventuale espianto di organi. La tristemente nota “Casa Gialla” nel villaggio di Rripe era un centro importante poiché qui venivano effettuate le analisi del sangue e dei tessuti per stabilire la compatibilità degli organi (principalmente reni) con i pazienti bisognosi di trapianto. Da lì il trasporto in camion dei prigionieri selezionati verso l’ultima tappa, il villaggio di Fushë-Krujë. Secondo la testimonianza di alcuni autisti, il viaggio era un ulteriore strazio per le vittime, legate e chiuse nei bauli dei camion nonché stremate dalle violenze fisiche e psicologiche subite nelle settimane precedenti. Probabilmente molti sapevano dell’orribile destino che li attendeva poiché imploravano i carcerieri di “non tagliarli a pezzi”. Le fasi finali di questo triste viaggio erano brutali e senza appello: una pallottola alla nuca nella campagna circostante, poi il trasporto del corpo nella sala operatoria improvvisata in un casale e infine la corsa da Fushë-Krujë al vicino aereoporto di Tirana, per imbarcare il prezioso organo su un volo diretto all’estero.
Nel rapporto, oltre alle pesanti accuse rivolte agli Stati Uniti per aver favorito l’Uçk ignorandone la sua natura criminale, Dick Marty rivolge un accorato appello a tutte le forze internazionali perché venga fatta giustizia nella speranza di una seria prospettiva di pacificazione, proprio all’indomani delle elezioni che hanno conferito a Hshim Thaçi, uno dei principali indiziati, il compito di governare la giovanissima Repubblica del Kosovo.
Scheda
Nel 1998, nella provincia autonoma del Kosovo in Serbia, divampano le violenze. L’esercito di Liberazione del Kosovo (Uçk), supportato dalla maggioranza etnica albanese e dal governo degli Stati Uniti, guida la lotta armata contro la Serbia. Le pressioni internazionali sul presidente serbo Milosevic crescono insieme all’aggravamento delle violenze ai danni della popolazione.
La NATO dà avvio a un bombardamento aereo su Kosovo e Serbia dal marzo fino al 12 giugno 1999, data in cui prenderà ufficialmente il controllo della regione dopo il ritiro delle forze serbe. Migliaia di profughi di etnia albanese cercano rifugio negli stati vicini.
Il 17 febbraio 2008 il Kosovo dichiara la sua indipendenza dopo un fallito tentativo di mediazione dell’ONU sullo status della provincia. La Serbia considera la dichiarazione d’indipendenza illegittima.
Il 12 dicembre 2010 si svolgono le elezioni per il rinnovo del governo dichiarando vincitore l’ex leader dell’Uçk, Ashim Thaçi.
Silvia Bellotti
Fonte: www.comedonchisciotte.org
14.12.2011