DI KAVEH L. AFRASIABI
Asia Times Online
“È importante comprendere se esistano fatti nuovi e davvero attendibili che confermano i sospetti di componenti militari nel programma nucleare iraniano o se
stiamo parlando di un’intenzionale e controproducente esacerbazione dello stato emotivo.”
Affermazione del Ministro degli Esteri russo
Come previsto, Teheran ha reagito con durezza al nuovo report sull’Iran pubblicato dalla International Atomic Energy Agency (IAEA), che si basa sui rapporti dell’intelligence straniera per sollevare dubbi sullo scopo pacifico del programma nucleare dell’Iran.E così, mentre il Presidente Mahmud
Ahmadinejad ha accusato il direttore dell’IAEA Yukiya Amano di essere
una pedina degli Stati Uniti e ha giurato di non modificare il programma
nucleare di “una virgola“, diversi legislatori e politici
hanno attaccato il resoconto, definendolo “redatto dagli USA,
letto da Amano“. Questo mentre l’inviato dell’Iran all’IAEA,
Ali Asghar Soltanieh, ha rigettato le affermazione del report
sulle attività collegate alle armi del nucleare iraniano perché basato
su dati falsi.
In una lunga sessione di domande e
risposte all’agenzia atomica, Soltanieh ha enfatizzato che il resoconto
continua a sostenere che “non un solo grammo” di uranio
arricchito sia stato utilizzato per scopi illeciti e che, malgrado la
frenesia dei media su un “contenitore di acciaio”
alla base militare di Parchin, quel sito in particolare è stato visitato
dall’IAEA ripetutamente, e che non è stato scoperto niente
di sospetto.
Il documento della IAEA si riferisce
anche a fotografie prese dall’alto di una struttura che l’agenzia
crede di poter essere una massiccia camera d’acciaio per realizzare
esperimenti di combustione nucleare a scopo bellico. E ancora è stato
verificato Che le foto non sono recenti, essendo state scattate all’inizio
degli anni ’00, e che l’IAEA ha visitato da quel periodo
Parchin due volte e che non ha “scoperto” niente di
insolito.
Malgrado ciò, il resoconto dell’IAEA
afferma che ritiene certi i dati sull’Iran che sono stati forniti
da altre nazioni per la loro notevole “quantità” e anche
perché sono “esaustivi“. Non vengono quindi prese
in considerazione possibili, e alquanto probabili, disinformazioni da
parte dei servizi di intelligence occidentali e israeliani per
fabbricare i documenti che incriminano l’Iran.
Ma né la quantità, né
la vasta ed esaustiva natura dei documenti ipotizzati sono soddisfacenti
e per questo un’agenzia atomica obbiettiva e imparziale avrebbe dovuto
basarsi su standard di verifica più stringenti, che vanno dichiaratamente
oltre lo scopo di questa struttura delle Nazioni Unite.
“Amano probabilmente non ha
mai ha sentito parlare della parola
‘disinformazione’ e, se lui afferma che tutte le informazioni fornite
all’IAEA da altri governi sono affidabili, ciò
dimostra semplicemente sia la sua dabbenaggine che la sua tendenziosità“,
ha detto un professore di scienze politiche dell’Università di Teheran
che ha parlato con l’autore sotto anonimato.
Un’altra sezione del report
reitera le presunte affermazioni secondo cui l’Iran ha fatto simulazioni
al computer per inserire le testate nucleari sui missili e di nuovo
il giornalista investigativo Gareth Porter ha con competenza dimostrato
che il missile in questione è di un tipo che è stato abbandonato dall’Iran
molti anni fa.
Per di più, la gran parte delle attività
iraniane relative agli armamenti che sono citate nel nuovo report dell’IAEA
si riferiscono al 2003 e agli anni precedenti, rafforzando indirettamente
l’intelligence statunitense, che nel 2007 affermò che il programma
nucleare iraniano era stato pacifico fin dal 2003. Per correggere questa
dichiarazione, come ambiscono a fare con vigore i falchi della politica
USA e gli esperti pro-Israele, ci vorrebbe una “pistola fumante”
che è chiaramente assente nel report dell’IAEA.
Seymour Hersh in un suo articolo sul
New Yorker di alcuni mesi fa affermò categoricamente che gli Stati
Uniti non avevano prova alcuna della proliferazione iraniana delle armi
nucleari, una conclusione che ha raggiunto dopo aver intervistato vari
funzionari USA. Di certo, il resoconto dell’IAEA
aggiunge benzina al dibattito, citando in particolare uno specialista
di armamenti ucraino ce ha lavorato in Iran negli anni ’90, Vyacheslav
Danilenko.
Secondo il report, gli ispettori
dell’IAEA intervistarono Danilenko, che aveva insegnato in
Iran, e ancora non c’era alcuna indicazione che questo scienziato
avesse rivelato qualcosa che potesse danneggiare l’Iran (vedi ‘Soviet nuclear scientist’
a rough diamond, Asia Times
Online, 10 novembre 2011).
Per poter sostenere l’accusa di proliferazione
contro l’Iran, ci dovrebbe essere qualche prova di un’elusione iraniana
sul nucleare che invece manca totalmente, alla luce delle regolari ispezioni
dell’IAEA alle strutture iraniane per l’arricchimento dell’uranio,
che sono state appena citate, così come della telecamere di sorveglianza
che possono cogliere ogni tentativo di portar via del materiale.
Questo “robusto” regime di
ispezioni costituisce la miglior garanzia per il mondo intero che le
attività nucleari iraniane sono pacifiche. Invece gli Stati Uniti
e i suoi alleati hanno deciso di ignorare o sottovalutare l’importanza
delle ispezioni dell’IAEA.
Un altro importante fattore che potrebbe
ancor più garantire l’aspetto pacifico del programma iraniano
verrebbe dal fornire all’Iran il combustibile nucleare per il suo
reattore di Teheran in vista dell’offerta di Ahmadinejad di sospendere
il 20% del programma di arricchimento in cambio di questa assistenza.
Riguardo l’impianto per l’arricchimento
di Fordow – che è in fase di costruzione -, l’Iran ha informato
l’IAEA che il suo scopo è produrre uranio a basso arricchimento
(fino al 5%); l’IAEA ha già visitato il sito e sarà come
quello di Natanz che è sotto rigorosa ispezione.
All’uscita del nuovo report
è stato affermato che l’agenzia stava consultando i funzionari nucleari
dell’Iran per elaborare metodi per dissipare le aree di ambiguità,
riflettendo quindi la volontà iraniana di continuare e persino espandere
la sua cooperazione con l’agenzia atomica.
Ma ciò dipende dall’attività
“onesta” dell’agenzia, che ora è immersa in una coltre
di dubbi, dato che Amano si è consultato con i funzionari del governo
USA a Washington per questo report sull’Iran. Per questi sospetti,
Amano si è trasformato in uno strumento della diplomazia coercitiva
statunitense contro l’Iran e di una probabile iniziativa dell’ONU
contro l’Iran, malgrado i dati del nuovo documento siano ancora molto
incerti dopo le reazioni sia di Mosca che di Pechino.
Secondo il Ministro degli Esteri russo
Sergey Lavrov, la proposta russa di un approccio graduale per risolvere
la questione nucleare è ancora sul tavolo. È la benvenuta
per Teheran e potrebbe potenzialmente servire come argomento di discussione
del programma dei prossimi colloqui “dei Sei” con Teheran. Questi
comprendono i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
(Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Regno Unito) più la Germania.
Il cosiddetto “piano Lavrov”
è stato sottoposto in giugno a Teheran e auspica che l’Iran espanda
la cooperazione con l’IAEA, ipotizzando uno scenario dove a
ogni passo iraniano che serva per risolvere le questioni rimaste in
sospeso con i controllori della Nazioni Unite, la comunità internazionale
farà concessioni limitate all’Iran.
Teheran ha un interesse evidente nel
perseguire questo percorso di negoziazione, ma molto dipende dalla volontà
dei politici statunitensi di evitare le consuete minacce verbali sull’Iran
e, invece, and, perseguire un approccio razionale basato sulla diplomazia
persuasiva.
Fonte: Tehran still sees a way out
10.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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