FONTE: Insurgente.org
Uno scenario troppo pessimista? Secondo
le previsioni dei consulenti di Freemarket, il Prodotto Interno Lordo
(PIL) spagnolo crescerà quest’anno solo dello 0,5 per cento,
e entrerà in recessione il prossimo esercizio, con un calo tra lo 0,8
e il 1,5 per cento. Ma, per andare di male in peggio, la Spagna
dovrà pagare nel 2012 circa 400 miliardi di euro per le scadenze di
debito pubblico e privato. Tutto ciò, aggravato dalla decelerazione
economica dell’Eurozona e dall’effetto contagio di Grecia e Italia che
fanno sì che il paese”, secondo Freemarket, presieduto da Lorenzo
Bernaldo di Quirós.
Questo resoconto, intitolato “Spagna
in tempo di sconti”, pronostica allo stesso modo che il tasso di disoccupazione
si collocherà intorno al 22 per cento della popolazione attiva nel
2011, e che non diminuirà a breve termine, perché, tra le altre ragioni,
la Spagna ha aperto le porte di una nuova fase recessiva, che ha iniziato
a fare capolino dal terzo quadrimestre di questo anno.
Neanche per l’inflazione le cose
andranno molto meglio, poiché, sempre in base alle previsioni di Freemarket,
la salita dei prezzi al consumo sarà, prevedibilmente, del 3,1 per
cento, l’1,3 in più rispetto al tasso registrato nel 2010.
Le autonomie, pozzo senza fondo
Gli analisti dell’agenzia di consulenza
segnalano un altro punto critico della Spagna: l’elevato livello
di disavanzo pubblico, zavorrato delle amministrazioni locali, che raggiungerà
la quota del 8 per cento alla fine di anno, superando per più di due
punti la cifra richiesta da Bruxelles, il 6 per cento.
L’agenzia attesta la presenza di
debito delle comunità autonome anche sotto forma di avalli concessi
a terzi, di operazioni di leasing o di finanziamento di imprese
pubbliche che non vengono considerati nei conti ufficiali, ma che prima
o dopo dovranno essere inseriti nella Contabilità Nazionale. Segnala
inoltre che il livello del debito di queste amministrazioni è tanto
insostenibile che il Governo entrante “si vedrà
costretto ad assumersi una parte sostanziale del debito delle autonomie
per cercare di evitare la loro bancarotta“.
Necessita di ricapitalizzazione
del settore bancario
Questo difficile contesto sarà
sottoposto a uno stress aggiuntivo: le necessità di ricapitalizzazione
delle banche prima del 30 giugno del 2012, così come l’obbligo di adeguare
i valori come il debito pubblico al prezzo di mercato attuale rispetto
a quello che aveva il 30 settembre del 2011. Lo studio di Freemarket
riporta che, dato che le banche e gli altri istituti di credito hanno,
salvo poche eccezioni, bloccato il finanziamento esterno privato, la
loro situazione peggiorerà quando si vedranno costrette ad “aggiornare”
ai prezzi odierni il vecchio debito pubblico, il cui valore era superiore
all’attuale.
Questo obbligo presuppone in realtà
un ribasso del rating del debito spagnolo e, come corollario,
la questione della solvibilità del Regno di Spagna, un rincaro dei
costi per il finanziamento del Tesoro, o l’impossibilità di collocare
i titoli emessi. Il risultato, per l’agenzia di consulenze, è facile
da prevedere e comprende un aggravio dell’attuale stretta creditizia.
Dati questi presupposti, le probabilità che i problemi di liquidità
possano degenerare nell’insolvenza sono molto alte.
A conferma, un altro aspetto preoccupante
è la domanda interna, che per il 2012 si prevede in fase di stallo
e che mostri addirittura il segno negativo. Ciò sarebbe dovuto all’evoluzione
del reddito disponibile dalle famiglie, eroso per l’aumento della
disoccupazione, la riduzione dei debito per lo scoppio della bolla immobiliare
e la quasi impossibilità di rifinanziarsi. E se l’euro dovesse esplodere?
Tutte questi previsioni “si verificherebbero
se l’euro dovesse esplodere“, afferma Freemarket, che indica
come questa possibilità non sia da scartare, dato che l’abbattimento
del 50 per cento del debito greco non “risolverà
il problema della sostenibilità di quel paese“. Gli
analisti dell’agenzia hanno calcolato che questa operazione colloca
il rapporto del debito sul PIL al 120 per cento per la fine dell’anno
2020, e il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) “difetta
di reali possibilità operative” per placare i timori.
Anche se l’euro non dovesse esplodere,
la Spagna sta già soffrendo a sufficienza per la crisi del debito sovrano.
Senza doverci troppo allontanare, solo ieri si è vista obbligata a
pagare interessi sul suo debito a breve termine maggiori rispetto a
quelli di Grecia e Portogallo, anche se queste due nazioni hanno una
particolare rete di sicurezza sotto forma di crediti del FMI e dell’UE.
Secondo i dati di Bloomberg, il Tesoro spagnolo, che si è fermato,
con 2.980 milioni, a solo 20 milioni dall’obbiettivo massimo dell’asta,
ha visto alzarsi notevolmente il rendimento dei titoli a tre e sei mesi,
per superare il 5%, un livello sconosciuto tra il 1993 e il 1997. L’organismo,
che dipende dal Ministero dell’economia, la settimana passata ha dovuto
promettere un tasso superiore al 7% sulle proprie obbligazioni con scadenza
2021, per la prima volta da quattordici anni.
In questo contesto, l’intervento
della Banca Centrale Europea, che dovrebbe comprare debito per sgonfiare
la pressione sugli stati periferici dell’eurozona, è una delle misure
fondamentali, secondo quanto affermato da Freemarket.
Fonte: España: entre la insolvencia y la recesión
23.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE