DI CAROLYN BAKER
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Chiunque abbia letto la mia autobiografia sa che c’è molto della storia della mia famiglia di cui non vado fiera. Comunque, come per la maggior parte degli esseri umani, vi è almeno un aspetto del mio retaggio per il quale sono profondamente grata: il fatto di avere progenitori e parenti che fanno parte della comunità Amish. Nonostante i miei contatti con la comunità non siano frequenti, c’è stata una parte della mia vita in cui ho trascorso anni a stretto contatto ed ho imparato molto, e in prima persona, di e da questi affascinanti esseri umani, e dalla loro sottocultura.
La scorsa settimana, mentre ero in visita alla famiglia in Northern Indiana, ho avuto l’occasione di trascorrere una giornata con i miei parenti Amish. Diversamente dall’approccio avuto con loro precedentemente, questa visita è stata condizionata dalla mia forte consapevolezza del collasso della civilizzazione e delle conseguenze di quella realtà per la maggior parte di noi. Con quella predisposizione mentale, ho osservato attentamente e discusso con loro il loro stile di vita, per esempio il fatto che ora la benzina vola verso i 5 dollari a gallone. Me ne se sono venuta via con una convinzione senza precedenti: se vogliamo sopravvivere e forse prosperare negli spasimi del collasso, sarà necessario adottare un certo numero di aspetti dello stile di vita Amish.Forse è abbastanza noto il fatto che gli Amish non posseggono o guidano automobili, anche se non sono contrari a farsi trasportare o ad utilizzare mezzi pubblici. Ciò che si dovrebbe comprendere è che le abitudini Amish variano in base alla loro collocazione geografica. Per esempio, gli Amish che vivono in Pennsylvania hanno abitudini diverse da quelli dell’Indiana o dell’Ohio; comunque, non vi è nel Nord America un autentico Amish che possegga o guidi un’automobile. Per il trasporto locale, vengono utilizzati cavallo e carretto e, per i viaggi su lunghe distanze, autobus, treni, oppure è abbastanza frequente che vengano noleggiati autisti di furgoni o automobili. Quindi, gli Amish non subiscono come noi l’impatto dei prezzi esorbitanti del carburante. Utilizzano un basso quantitativo di gasolio per poter utilizzare nelle loro case e fattorie frigoriferi, lavatrici, e pompe dell’acqua. Molte fattorie Amish dispongono di giganteschi mulini a vento che pompano acqua anche per le abitazioni e per il consumo degli animali da fattoria.
Il pasto che ho condiviso qualche giorno fa con i miei parenti Amish consisteva di una deliziosa insalata fatta con verdure del loro orto, pollo macellato in fattoria, e una varietà di altri cibi tutti coltivati e preparati da loro.
Quando scende il buio, per la luce gli Amish si affidano a lanterne Coleman; comunque, alcune comunità utilizzano soltanto candele o lampade a cherosene. In ogni caso, nessuno di loro è collegato ad una fornitura elettrica e quindi non utilizzano elettricità, gas naturale, o olio per il riscaldamento delle abitazioni. Le stufe a legna forniscono il riscaldamento, ed è sempre la legna a far funzionare le stufe sulle quali si cucinano i pasti. Per gli spuntini, o per piccoli pasti, vengono utilizzati fornelli da campeggio alimentati da bombole di propano. Alcuni gruppi, più conservatori, in casa non hanno impianto idraulico, non usano motori alimentati a gasolio, non hanno frigoriferi, divani, o poltrone. Non usano acqua corrente ma soltanto quella che viene pompata dai mulini a vento o ottenuta con l’utilizzo di pompe manuali. L’attività principale degli Amish è l’agricoltura, ma il fatto che negli anni siano cresciuti costo dei terreni e delle attrezzature li ha spinti a trovare lavori all’esterno della fattoria. Gli uomini Amish spesso lavorano in cittadine vicine e le donne svolgono attività a casa, per esempio produzione di selle e accessori per la casa, tessitura, e tutta una serie di altri articoli artigianali che vendono in fattoria, o in città ai mercatini delle pulci, oppure affidandoli in conto vendita ai negozi. Sono molto orgogliosi di produrre delle cose e di farlo con così straordinaria cura e capacità. Nella maggior parte dei casi, gli Amish accolgono con gioia tutto ciò che li rende autosufficienti e che permette loro di non dipendere da un lavoro esterno per il loro sostentamento.
Uno degli aspetti più caratteristici della comunità Amish è il loro impegno nel prendersi cura gli uni degli altri. Così come nessun autentico Amish guida l’automobile, nessuno ha un’assicurazione di alcun tipo. Come a loro piace dire, l’assicurazione Amish è la comunità stessa. Se un membro della comunità accumula una quantità enorme di fatture mediche, si organizza una colletta, e con il ricavato si pagano i conti. Se brucia un fienile, o una casa, la comunità si occupa della ricostruzione. Non vi sono notizie di litigi avvenuti nella comunità Amish che siano poi finiti in tribunale proprio perché non hanno alcuna fiducia nei tribunali. Inoltre, gli Amish sono pacifisti e non credono nella vendetta di alcun tipo, fisica, emotiva o legale.
Si potrebbe essere tentati di dedurre che la separazione degli Amish dai gruppi non-Amish abbia come conseguenza l’essere isolati o disinformati, ma è vero praticamente il contrario. Leggono quotidiani locali e ne hanno uno loro, il Sugarcreek Budget, fondato nel 1890, con una distribuzione che raggiunge tutta la comunità Amish del Nord America. Nonostante gli Amish non posseggano computer, possono utilizzarli per lavoro fuori dalle case, ed alcuni se la cavano piuttosto bene con Internet.
Praticamente ogni famiglia Amish conosce e pratica una qualche forma di medicina alternativa. L’uso delle erbe, di unguenti fatti in casa, cataplasmi [impiastri, pomate, N.d.T.], e la terapia dei massaggi permeano la comunità. Pur utilizzando la medicina tradizionale, fanno anche affidamento su altre modalità quali per esempio la medicina chiropratica.
In Nord America, la comunità Amish è generalmente conscia della direzione che ha preso il mondo non-Amish. Vedono il collasso scritto a larghe lettere e hanno un’ampia gamma di opinioni a questo proposito. Alcuni temono che con l’avanzare del collasso della civilizzazione il mondo non-Amish busserà alle loro porte per rubare cibo e altre risorse. Altri Amish non vedono l’ora di poter insegnare ai non-Amish il vivere sostenibile, nel caso in cui venisse loro richiesto. Recentemente, quando ho domandato ad un signore Amish che cosa avrebbe provato se i non-Amish si fossero presentati a frotte chiedendo di essere istruiti su come sopravvivere, mi ha sorriso e risposto,:”Sarebbe il nostro più grande piacere”. Inoltre, gli Amish non sperimentano l’ansia per il collasso come gli osservatori non-Amish del collasso, semplicemente perché hanno una lunga storia di auto-sufficienza e del prendersi cura delle loro famiglie e dei membri della comunità, e proprio su questi aspetti fanno affidamento per sostenersi nei periodi estremamente difficili.
Non voglio idealizzare la comunità Amish o lasciar intendere che non abbia difetti. Aborro i loro ruoli legati ai generi (maschile e femminile, N.d.T.), e la divisione del lavoro in base al sesso, così come non mi piacciono le famiglie enormemente numerose che fanno parte della comunità, con genitori che mettono al mondo da otto a dieci figli. Gli Amish forniscono scolarizzazione per i loro bambini fino all’ottavo anno [“eight grade”. I ragazzi hanno 13-14 anni, N.d.T.] ma parlando sia la lingua tedesca che l’inglese, diplomano ragazzi estremamente preparati e bilingue.
Tutte le volte che ho il privilegio di trascorrere del tempo con gli Amish, sono profondamente toccata dal loro calore, dalla generosità, e veramente non posso pensare a niente di più adatto per descrivere tutto questo che non sia la parola “amore”. Nonostante i loro rigidi ruoli legati al genere e l’alto tasso di natalità, so che se mi ritrovassi in seria difficoltà potrei rivolgermi a loro e ricevere ciò di cui ho bisogno. In questo senso, il film “Witness” [“Il Testimone”, N.d.T.] era preciso nel suo ritrarre una famiglia Amish della Pennsylvania che dava rifugio e cure ad un detective di Philadelphia gravemente ferito e ricercato dai suoi colleghi della omicidi che lui aveva scoperto essere corrotti.
Gli Amish, più che insegnare o predicare, vivono i valori di Cristo e di altri grandi maestri spirituali. Dimostrano nei fatti, quotidianamente, l’Aurea Regola [principio riscontrato da sempre in tutte le grandi religioni, che si potrebbe riassumere con “ama il prossimo tuo come te stesso”, N.d.T], e cercano di vivere in pace con tutti gli altri esseri. Nel periodo della leva militare, i giovani Amish si iscrivevano alle liste come obiettori di coscienza e lavoravano presso gli ospedali per servire il loro Paese come assistenti medici, piuttosto che partecipare alla guerra. La vita di ogni uomo e donna Amish ha in qualche modo a che fare con il “servizio”, che sia in contesti organizzati o semplicemente il vivere una vita di supporto nei confronti degli altri. E nonostante la loro religione sia Cristiana e non animistica, celebrano la terra come un dono del creatore, un dono che adorano e che si impegnano a proteggere e preservare con consapevolezza.
Un testo che offre una comprensione profonda ed imparziale della comunità Amish è “Plain Secrets: An Outsider Among the Amish” di Joe Mackall. Proprio come me, Mackall è rimasto incantato dai legami della comunità che sostengono gli Amish, e dalla loro visione del mondo, che io credo gli abbia permesso di resistere e fornisca loro il giusto equipaggiamento di quelle qualità sociali ed individuali che sono necessarie per attraversare il collasso della civilizzazione.
Nonostante io sia convinta che gli Amish verranno colpiti dal grave disastro economico, dal cambiamento del clima, e da tutti gli altri aspetti del discioglimento dell’impero, sospetto che dal punto di vista fisico ed emozionale subiranno meno dei loro vicini non-Amish grazie ai valori e ai comportamenti che per secoli li hanno sostenuti. Dal mio punto di vista, rappresentano dei perfetti modelli di semplicità, sostenibilità, e di devoto servizio alla comunità della terra.
Titolo originale: “NORTH AMERICA’S AMISH COMMUNITY: LEAST LIKELY TO BE DEVASTATED BY COLLAPSE”
Fonte: http://carolynbaker.net/
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25.05.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DANIELA FANTONI