DI FELICITY ARBURTHNOT
Information Clearing House
Abbiamo trovato il nostro nemico: siamo noi.
Walt Kelly, 1913-1973
Nel novembre del 2006 l’analista politico Mahdi Darius Nazemroaya scrisse in dettaglio i piani degli Stati Uniti per il Medio Oriente: “L’espressione «Nuovo Medio Oriente» fu presentata al mondo nel giugno 2006 a Tel Aviv dal Segretario di Stato degli Stati Uniti Condoleezza Rice (che secondo la stampa occidentale avrebbe coniato questa espressione), a sostituzione di quella più vecchia e imponente «Grande Medio Oriente».”Il buon senso imporrebbe di considerarlo una fantasia violenta eccessiva e troppo remota, finché non ci si rende conto che l’autore della mappa di questo Nuovo Mondo, preparata nell’ambito del “Nuovo Ordine Mondiale” del Nuovo Mondo, fu il tenente colonnello Ralph Peters, che, in uno dei più agghiaccianti articoli mai pubblicati, scrisse nel 1997:
Non ci sarà pace. In ogni momento, per il resto delle nostre esistenze, saranno in corso molteplici conflitti, e in forme mutevoli, in giro per il globo. I conflitti violenti domineranno le prime pagine dei giornali […] Il ruolo che le forze armate statunitensi assumeranno di fatto sarà quello di mantenere il mondo sicuro per la nostra economia e di prepararlo a ricevere la nostra invasione culturale. Con questi obiettivi, faremo un bel po’ di stragi.
All’epoca Peters era in carica presso l’Ufficio del Vice-capo di Stato Maggiore per l’Intelligence, dove era responsabile della “guerra futura”. I suoi piani per l’Iraq hanno funzionato alla grande, salvo che dal punto di vista degli iracheni.
Un mese dopo la pubblicazione dell’articolo di Nazemroaya, William Roebuck, direttore dell’Agenzia dell’Ufficio per gli Affari del Vicino Oriente del Dipartimento di Stato, stava elaborando una strategia di fine anno per la Siria presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Damasco dove lavorò tra il 2004 e il 2007, raggiungendo la carica di Vicedirettore della Missione.
L’argomento era: “Influenzare il SARG (Governo del Regime Arabo Siriano) alla fine del 2006.”
“Il SARG termina il 2006 in una posizione interna e internazionale molto più forte di quella che aveva nel 2005.” Parlando della “crescente sicurezza di sé” del presidente Assad, Roebuck sentiva che la situazione poteva portare ad “errori e […] decisioni poco sensate […] che possono fornirci nuove opportunità”. Anche se “ulteriori pressioni bilaterali o multilaterali possono avere degli impatti sulla Siria”, evidentemente egli aveva progetti ben più ambiziosi:
Questo cablogramma riassume le nostre valutazioni delle […] vulnerabilità e suggerisce che potranno esserci azioni, affermazioni e segnali che il governo degli Stati Uniti può produrre e che aumenteranno le possibilità che tali opportunità si presentino.
Le proposte dovrebbero essere “arricchite e convertite in azioni concrete, e noi dobbiamo essere pronti a muoverci velocemente per trarre vantaggio da queste opportunità”. (No, non si tratta di Le Carré, Forsyth o Fleming, ma di un “diplomatico” che lavora a Damasco).
“Con l’approssimarsi della fine del 2006”, scrisse Roebuck, “Bashar sembra […] più forte di quanto sia mai apparso negli ultimi due anni. Il paese è economicamente stabile […] le questioni che riguardano la regione vicino-orientale sembrano aver preso una piega favorevole per la Siria.”
Ad ogni modo, “alcuni punti deboli e alcuni problemi incombenti possono fornire opportunità per aumentare la pressione su Bashar […] Parte di questi punti deboli (compresa la difficile situazione del Libano) possono essere sfruttati per mettere il regime sotto pressione. Rientrano tra i nostri interessi tutti gli atti che possano portare Bashar a perdere l’equilibrio e ad accrescere la propria insicurezza.”
“È difficile predire gli errori che [il presidente Assad] potrà commettere e i benefici derivanti possono cambiare a seconda dei casi, se siamo pronti a muoverci rapidamente e avvantaggiarci delle opportunità […]”
Un “punto debole”, ha scritto Roebuck, era il fatto che Bashar al-Asad proteggesse la “dignità e la reputazione internazionale della Siria”. Orgoglio e “protezione”, concetti evidentemente scioccanti.
Questo punto debole poteva essere sfruttato alla luce della proposta di istituire un Tribunale sull’attentato all’ex Primo Ministro libanese Rafiq Hariri (occorso il 14 febbraio 2005), nel quale persero la vita anche il suo a
mico ed ex Ministro dell’Economia Basel Fleihan e venti tra colleghi e guardie del corpo (una potente bomba esplose al passaggio delle loro automobili).
Accuse non corroborate da prove hanno di volta in volta indicato come responsabili dell’ennesima tragedia mediorientale Israele, la Siria, Hezbollah e molti altri, ma Roebuck l’ha ritenuta una “occasione per sfruttare questo nervo scoperto senza aspettare che venga istituito un tribunale apposito”.
Un’altra idea che è stata prospettata, sempre classificata sotto la voce “punti deboli”, era la sempre più solida alleanza tra Siria e Iran. “Una strategia di intervento possibile” avrebbe potuto “giocare sulle paure sunnite di un’influenza iraniana”. Benché esse fossero “spesso esagerate”, erano pronte per essere sfruttate:
Le rappresentanze egiziana e saudita in Siria […] prestano crescenti attenzioni al problema e noi dovremmo coordinarci di più con i rispettivi governi per dare maggior visibilità al tema, e concentrarvi sopra l’attenzione della regione.
Bisogna anche plasmare i capi religiosi sunniti interessati. È chiaramente il tipo di strategia divide et impera già adottato in Iraq.
Ovviamente, la strategia di propiziare divisioni interne doveva essere indirizzata anche alla famiglia del Presidente e alla cerchia dei legislatori, con “sanzioni mirate (che) devono sfruttare le crepe preesistenti e indebolire la coesione interna del gruppo delle persone al potere, invece che determinarne un consolidamento”.
Il pubblico dovrebbe anche essere sottoposto a “continui riferimenti alla corruzione […] dovremmo trovare i modi per ricordarlo alla gente”.
Un altro elemento da sfruttare era il “fattore Khaddam”.
Abdul Halim Khaddam è stato vicepresidente dal 1984 al 2005 e presidente nel 2000, nel periodo intercorso tra la morte di Hafez el-Asad e la nomina da parte del figlio Bashar nella carica da lui ricoperta.
Fu sospettato di ambire alla carica presidenziale e, dopo la morte di Hariri, ci fu una separazione aspra tra Khaddam e Bashar. Le accuse di alto tradimento a carico di Khaddam sono fondate.
Il partito al potere, scrive Roebuck:
Segue con notevole partecipazione emotiva ogni notizia che coinvolga Khaddam. Dovremmo continuare ad incoraggiare i sauditi e gli altri a dare a Khaddam accesso ai loro media […] fornendo a costui le sedi per rivelare pubblicamente gli affari sporchi del governo siriano.
Conseguenza di ciò fu una attesa “reazione eccessiva del regime, che incrementerà il suo isolamento e la sua alienazione rispetto agli stati arabi confinanti”.
Il 14 gennaio 2006 Khaddam ha dato vita a un governo in esilio, e ha poi annunciato la caduta del governo di Assad entro la fine dell’anno.
Attualmente è considerato un capo dell’opposizione, e ha dichiarato, alla televisione israeliana Channel 2, di ricevere finanziamenti dagli Stati Uniti e dalla Unione Europea per rovesciare il governo siriano.
Gli ulteriori piani del sempre creativo Roebuck prevedono anche di “incoraggiare le voci e i segnali di complotti esterni”. A questo scopo, “alleati regionali come l’Egitto e l’Arabia Saudita dovrebbero essere incoraggiati ad intrattenere rapporti con personaggi come Khaddam e Rifat al-Asad, con opportune fughe di notizie a seguito degli incontri che organizzano con loro. Ciò […] aumenta le possibilità di una reazione sproporzionata e controproducente.”
Rifaat al-Asad è lo zio di Bashar, e comandava le Brigate della Difesa che uccisero circa trentamila persone e rasero al suolo interi quartieri della città di Hama nel febbraio 1982. Abbastanza per scatenare incessanti e diffuse preoccupazioni per “violazioni dei diritti umani”. Rifaat al-Asad vive in esilio e al sicuro a Londra. Khaddam vive a Parigi.
Ecco un ragionevole motivo di preoccupazioni per chi vuole operare il rovesciamento: “Bashar continua a dar luogo regolarmente a una serie di iniziative di riforma, e probabilmente crede che esse costituiranno il suo lascito alla Siria […] Questi suoi passi hanno finora determinato il rientro in Siria degli investimenti dei siriani migranti […] (e) una crescente apertura.”
Qual è la soluzione? “Trovare il modo di mettere pubblicamente in discussione gli sforzi riformatori di Bashar.” In sostanza, si tratta di fare tutto il possibile per sminuirli e ridurne la portata.
Inoltre, “la Siria ha goduto di un notevole quantitativo di investimenti stranieri diretti”, per cui bisogna “scoraggiare” gli investimenti stranieri.
Nel maggio 2006, lamenta Roebuck, i Servizi Segreti Militari
siriani hanno protestato, perché “ritenevano che gli Stati Uniti si stessero adoperando per addestrare militarmente e rifornire di armi i curdi siriani”. Ancora una volta, traspare la strategia già usata per l’Iraq.
La risposta fu quella di “mettere in evidenza le lamentele dei curdi”. Tuttavia ciò “andrebbe fatto con cautela, dal momento che mettere in risalto nel modo sbagliato le istanze dei curdi siriani potrebbe dar luogo a ulteriori ostacoli ai nostri sforzi […], considerato lo scetticismo […] della società civile siriana nei confronti degli obiettivi dei curdi.”
Per “concludere”, questo documento imbarazzante e meschino afferma che “in sostanza, Bashar si appresta a cominciare il nuovo anno in una posizione di maggior forza rispetto a quella in cui si è trovato per anni” e ciò significa che bisogna individuare i suoi “punti deboli”: “Se siamo pronti a sfruttare la situazione, ci offriranno le opportunità per sconvolgere le sue strategie decisionali, tenerlo fuori equilibrio e fargli pagare ampiamente i suoi errori.”
Il cablogramma è stato inviato per conoscenza alla Casa Bianca, al Segretario di Stato degli Stati Uniti, al Tesoro degli Stati Uniti, alla delegazione statunitense alle Nazioni Unite, al Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, al CENTCOM e a tutti i paesi della Lega Araba e dell’Unione Europea.
L’unica altra ambasciata americana che lo ha ricevuto per conoscenza è quella di Tel Aviv. Quando William Roebuck ha lavorato all’ambasciata di Tel Aviv (2000-2003, quindi fino all’anno dell’invasione dell’Iraq), è “scampato per un pelo alla morte”. Forse anche da quelle parti qualcuno lo sopportava a fatica.
Nel 2009 era Consigliere Politico a Baghdad “a dirigere gli sforzi per lo svolgimento delle elezioni politiche irachene del 2009, particolarmente critiche”. Elezioni “libere, pulite e democratiche”, in cui la gente subiva anche minacce di veder morti i propri figli se non avesse votato nel modo “giusto”.
Il risultato fu l’elezione a Primo Ministro di Nuri al-Maliki, con tutte le sue milizie assassine. Durante il suo mandato da Ministro dell’Interno, i soldati americani scoprirono numerosi prigionieri torturati e lasciati a morire di fame.
Il cablogramma di Damasco è stato reso pubblico da Wikileaks. Il tenente colonnello Peters ha fatto appello, su Fox News, affinché il suo fondatore, Julian Assange, sia ucciso. Vale la pena ascoltare il relativo filmato di 40 secondi.
Il colonnello scrive anche storie di finzione e gialli con lo pseudonimo di Owen Patterson. Forse sogna ad occhi aperti.
Fonte: Syria: A Conspiracy Revealed
14.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ADL