Dmitry Orlov
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Dal momento che, attualmente, la situazione politica negli Stati Uniti è piuttosto confusa, sarebbe sciocco aggiungere all’enorme e ridicolo mucchio di commenti politici un altro mattone di sciocchezze politiche. Per di più, avrei qualche difficoltà a posare un simile mattone, perché, sinceramente e dal profondo del cuore, una cosa del genere non mi interessa più. Già dieci anni fa avevo previsto con successo la traiettoria che gli Stati Uniti avrebbero seguito durante il loro crollo ed ora posso starmene seduto, tranquillo come un Buddha, a ripetere il mio mantra politico preferito: “Gli Stati Uniti non sono una democrazia e non importa chi è il presidente.” I recenti sviluppi hanno costretto la maggior parte delle forme di vita senzienti a concordare con me che gli Stati Uniti non sono una democrazia ed è solo una questione di tempo prima che anche loro ammettano che non importa chi è il presidente.
Per gli Stati Uniti la strada da percorrere è assolutamente chiara: non c’è una strada da percorrere. Cioè, per gli Stati Uniti non c’è un cammino in avanti così come era stato concepito e fatto progredire fino al presente. Certo, una cosa o l’altra dovrà per forza accadere, non importa quanto disgustosa e lugubre possa essere. Per esempio, uno sviluppo possibile, anche se abbastanza orribile, sarebbe quello di ripristinare la pratica della schiavitù sotto forma di lavoro carcerario. Il sistema è già in atto, ha solo bisogno di essere ampliato. Un modo tradizionale per farlo, perfezionato durante la Grande Depressione, sarebbe quello di espropriare milioni di persone per poi arrestarle e imprigionarle per vagabondaggio.
Più tardi avrò altro da dire a riguardo, ma oggi intendo fare un passo indietro nel tempo e analizzare un’interessante situazione ipotetica: cosa avrebbe fatto Gengis Khan? Cosa ne sarebbe degli Stati Uniti se facessero parte dell’Impero del Cielo Azzurro di Gengis Khan?
L’Impero Mongolo, o Impero del Cielo Azzurro, un tempo comprendeva la maggior parte dell’Eurasia e della Federazione Russa che, essendo per molti aspetti il suo erede, ne ingloba ancora una parte importante. Quando l’Orda d’Oro (la parte più occidentale dell’Impero Mongolo) si era disintegrata era stata assorbita dall’Impero Russo, all’epoca fiorente, che, successivamente, nell’ampliarsi ad est verso il Pacifico e la Cina, aveva continuato ad integrare popoli già abituati al dominio mongolo, rappresentando un’alternativa decisamente migliore del combattersi a vicenda all’infinito. C’era voluto un po’ di tempo perché il termine mongolo “yasak” (tributo) venisse sostituito da russo “nalog” (tassa). Erano stati il grande genio di Gengis Khan e l’ethos che ne era derivato ad aver dato vita al più grande impero terrestre di tutto il mondo che, con nomi diversi, ha continuato ad esistere per sette secoli e che né Napoleone né Hitler sono riusciti a conquistare.
L’espansione dell’Impero del Cielo Azzurro sul continente americano era stata impedita dalla barriera geografica rappresentata dallo Stretto di Bering (i Mongoli non erano marinai, per questo avevano conquistato e governato la Corea ma non il Giappone). Lo Stretto di Bering era ancora un ponte terrestre non più di 13000 anni fa, ma questo è solo un cavillo temporale di scarsa importanza. Per amore di discussione, supporremo che i discendenti di Gengis siano stati in grado [di passare lo stretto e] di guidare le loro mandrie e i loro carri carichi di yurte verso le Americhe e che, dopo alcune battaglie decisive e forse qualche massacro dei non cooperanti e degli irragionevoli, si fosse raggiunta la pace. Immaginiamo poi che l’Impero, negli ultimi decenni, abbia avuto la sfortuna di incappare in una serie di calamità, ad esempio una lunga siccità nella prateria, ma che, dopo alcuni anni di abbondanti piogge, le sue mandrie si siano riprese e siano tornate floride. Al momento di ritornare a Washington per riprendere il controllo della situazione… cosa avrebbe trovato il Gran Khan al suo arrivo? E cosa avrebbe fatto al riguardo?
In primo luogo, il Gran Khan avrebbe trovato chiare prove di usurpazione. Vedete, all’interno dell’Impero del Cielo Azzurro i principi possono governare solo con il beneplacito del Gran Khan, espresso da un documento solenne chiamato “yarlyk,” senza il quale nessuna pretesa di potere è valida. Il fatto che nelle recenti elezioni presidenziali il vincitore sia stato annunciato dalle reti televisive è chiaramente un’usurpazione del potere supremo e, come tale, punibile con la morte. Pertanto, tutti i dirigenti e il personale di tutte le reti televisive statunitensi sarebbero stati fatti inginocchiare in un luogo pubblico e decapitati.
In secondo luogo, il Gran Khan avrebbe trovato chiare prove di tradimento. L’interpretazione mongola del concetto di tradimento è piuttosto ampia; per esempio, arrendersi in battaglia invece di combattere fino alla morte è considerato tradimento. Rompere un giuramento fatto davanti al popolo è l’istanza di tradimento per eccellenza e, per questo motivo, molti giudici, compresi quelli della Corte Suprema, così come altri funzionari statali e federali che non erano riusciti a difendere lo stato di diritto, rifiutandosi di agire pur di fronte a copiose prove di frodi elettorali, sarebbero considerati traditori. Nella pratica legale mongola (basata sul codice di leggi del Grande Yasa di Gengis Khan) alcuni atti, come, ad esempio, la mancata assistenza ad un confratello-mongolo, sono punibili con la morte. Ma il tradimento è anche considerato un difetto genetico trasmissibile da una generazione all’altra e deve quindi essere sradicato, non semplicemente punito con la morte. Pertanto, dev’essere sterminata tutta la famiglia del traditore. Poiché un’esecuzione pubblica che coinvolga donne e bambini rischierebbe di diventare troppo drammatica e caotica, i traditori e le loro famiglie verrebbero messi a morte con il fuoco direttamente nelle proprie case.
Successivamente, il Gran Khan, dopo aver giustiziato la maggior parte dei rappresentanti della classe politica degli Stati Uniti, sarebbe costretto a considerare chi mettere al loro posto. Davanti a lui si presenterebbero molte persone in rappresentanza di vari raggruppamenti sociali, come BLM, Antifa, SJW e LGBTQ+. Spiegherebbero al Gran Khan che la realtà non è reale (a causa del postmodernismo) e che solo la loro esperienza soggettiva di oppressione e discriminazione è oggettiva. I neri gli parlerebbero della Teoria Critica della Razza, secondo cui il Gran Khan è intrinsecamente razzista. Le femministe gli racconterebbero di essere oppresse dal patriarcato (di cui il Gran Khan è un esempio paradigmatico, il suo diritto di governare deriva dall’essere un discendente maschio diretto di Gengis). E tutte si lamenterebbero di essere oppresse dal maschio bianco eterosessuale. Il Gran Khan rimarrebbe per un attimo sbalordito di fronte a tutta questa follia e considererebbe che…
Per un Mongolo, l’etnia è molto importante. È un composto frattale di vari alberi genealogici che si intrecciano e modificano le identità etniche. La discendenza patrilineare aiuta i Mongoli a dare un senso ad alcune di queste complessità. Ma, ovunque, per evitare conflitti etnici, deve esserci un superethnos chiaramente definito, la cui lingua, costumi e tutto l’insieme degli stereotipi etnici siano considerati supremi e universalmente validi. Nell’Impero del Cielo Azzurro, nel suo complesso, i Mongoli sono, ovviamente, sul gradino più alto, mentre nelle diverse province possono esserci superethnos locali con propri costumi e proprio linguaggio. In Nord America il superethnos locale è, ovviamente, l’anglo: ci si aspetta che tutti parlino inglese ed emulino gli stereotipi etnici anglosassoni. Altri gruppi etnici (gli Ebrei, soprattutto) non fanno parte del superethnos, ma, a causa della loro intelligenza e ricchezza hanno una posizione di privilegio al suo interno, posizione che mantengono inalterata grazie ad un’eccellente solidarietà etnica.
All’estremo opposto ci sono i gruppi etnici che pretendono di essere vittime del sistema. La parola vittima viene qui usata in modo improprio; in realtà definisce un animale sacrificato su un altare pagano. Al Gran Khan tutte queste “vittime” sembrano un branco di sfigati. Peggio ancora, sembra che non vogliano riconoscere il loro ruolo di sfigati e che stiano solo cercando di alzare un gran polverone. Ci sono anche gruppi di vittime che si lamentano di un qualcosa che chiamano “genere,” con il quale intendono qualcosa di diverso da ciò che, secondo la vecchia terminologia latina, sono il maschile, il femminile e il neutro. Questa per il Gran Khan è una novità assoluta, per lui gli uomini sono uomini, le donne sono donne e gli stalloni che cercano di accoppiarsi con altri stalloni sono cibo per cani.
Chiaramente, nessuno di questi è candidabile a governare in nome del Gran Khan. Ma allora che dire degli Anglo (e dei loro migliori amici, gli Ebrei)? Ed è qui che il Gran Khan scopre un’orribile verità: alcuni di questi Anglo si sono inginocchiati in pubblico davanti a quegli sfigati! Una tale vergognosa perdita di dignità impedisce agli Anglo di governare nuovamente in nome del Gran Khan. L’etnia anglo dev’essere epurata. Il Gran Khan fa un respiro profondo, chiude gli occhi per un attimo e poi ordina: “Chiamate i Cinesi, dite loro che possono prendersi l’America. Qui non c’è più nessuno che possa governare.”
Dmitry Orlov
Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2021/01/genghis-khan-does-america.html
14.01.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org