SCONTRI A ROMA: SI ATTUA IL PIANO COSSIGA?

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DA CANI SCIOLTI

Ricordate le parole di Cossiga nell’intervista a ‘La Nazione’? Dice che “le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti (gli studenti e i docenti, ndr) in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano”. Bhe, evidentemente qualcuno ha dato retta a Cossiga.

Nel video qui potete ascoltare la testimonianza di Curzio Maltese, diretto testimone degli scontri a Piazza Navona a Roma, secondo cui “gli incidenti sono stati provocati ad arte” da parte di provocatori “ignorati dalla polizia”, la quale “ha sistematicamente manganellato gli studenti senza armi e ignorato gli altri”. Sempre secondo Maltese, “i violenti non erano ragazzi e si muovevano come un gruppo abituato a fare queste cose”.

Anche questo sistema di agire ci ricorda le parole di Cossiga: “Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.” Insomma, stando a quanto dice Maltese, sicuramente i giornali e i telegiornali parleranno solo degli scontri, nonostante ci fossero migliaia di persone che manifestavano pacificamente. Un modo, quindi, di demonizzare le manifestazioni e far credere all’opinione pubblica che la Gelmini stia dalla parte della ragione. Un nuovo G8?

Fonte: http://ilblogdinicolo.splinder.com/
Link
29.10.12008

PIAZZA NAVONA: APPLICATA LA LEGGE COSSIGA?

DA LIBEROREPORTER

Un gruppo di provocatori ha accerchiato e colpito a colpi di spranghe gli studenti che manifestavano pacificamente contro la legge Gelmini sotto la sede del Senato a Roma. Il tutto sotto lo sguardo delle forze dell’ordine.

Un gruppo di provocatori, composto da giovani fra i 25 e i 30 anni, si è presentato stamattina intorno alle ore 11 a Piazza Navona con un camion pieno di spranghe e mazze da baseball e ha picchiato selvaggiamente alcuni studenti che manifestavano sotto la sede del Senato contro la legge Gelmini. Scandaloso è che durante l’aggressione le forze dell’ordine prima sono rimasti in disparte e, successivamente, hanno cominciato a manganellare nel mucchio gli studenti dimenticandosi completamente del gruppo di provocatori che al grido di “DUCE, DUCE” continuava nella sua azione violenta.
Un aggressione che ai più ha dato la sensazione di essere stata organizzata ad arte e pianificata nei minimi particolari.
Ciò che appare singolare e inquietante è che l’episodio in questione si sia verificato a pochi giorni dalle dichiarazioni rilasciate dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, e sulla scorta delle quali Liberoreporter aveva pubblicato un servizio che di seguito vi riproponiamo.
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Le esternazioni eversive di Francesco Cossiga

“Infiltriamo tra gli studenti universitari agenti provocatori e mettiamo a ferro e fuoco le città. Poi facciamo intervenire le forze dell’ordine senza pietà e mandiamo studenti e docenti tutti in ospedale”.

L’Italia è ancora un Paese democratico?

Nei giorni scorsi (per la precisione il 23 ottobre), l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha rilasciato al “Quotidiano Nazionale”, network che raggruppa le storiche testate giornalistiche de La Nazione, Il Resto del Carlino e il Giorno, un inquietante intervista i cui contenuti eversivi, ignorati per non si sa bene quali ragioni dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione nonché dagli esponenti politici di entrambi gli schieramenti, dovrebbero essere oggetto quantomeno di una particolare attenzione da parte della magistratura penale.
Le dichiarazioni del cosiddetto presidente “emerito”, proprio in ragione degli importanti e delicatissimi incarichi dallo stesso rivestiti durante alcuni dei momenti più bui e drammatici della storia dell’Italia repubblicana, non possono infatti essere liquidate come le esternazioni farneticanti di un anziano signore.
Nell’intervista in questione il senatore a vita, sulla scorta delle ultime dichiarazioni di Berlusconi il quale aveva minacciato l’uso della forza pubblica contro gli studenti che avessero avuto l’intenzione di occupare scuole e università, suggerisce al ministro dell’Interno Roberto Maroni di fare quello che egli stesso aveva fatto quando, tra il 1976 e il 1978, aveva occupato la poltrona più alta del Viminale.
«In primo luogo – argomenta Cossiga – lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».
Mentre per quanto riguarda gli universitari, la ricetta da adottare dovrebbe essere un’altra.
«Lasciarli fare – puntualizza il presidente “emerito” – Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
A questo punto, il redattore fa notare a Cossiga che di fronte a una simile cura i partner europei avrebbero denunciato che in Italia era tornato il fascismo.
«Balle – replica con sicumera l’ex capo dello Stato – questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio. Non esagero, credo che davvero il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei – aggiunge ancora il senatore a vita con il piglio di chi la sa più lunga – che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale […] Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Come si fa a non rimanere sgomenti di fronte alla gravità di tali affermazioni? Come si fa a non ipotizzare che le guerriglie urbane del 1977 possano essere state fomentate da agenti provocatori “al soldo” dell’allora ministro dell’Interno? Come si fa a non ipotizzare che dietro il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro ci possano essere stati anche agenti dei servizi infiltratisi all’interno della cosiddetta colonna romana delle Brigate rosse?
E’ vero o no che da una nota riservata, inviata appena undici giorni prima dell’assassinio dell’ex presidente della Dc dal comando generale dell’Arma dei carabinieri al comandante generale della Guardia di Finanza, si rileva che una fonte confidenziale attendibile avrebbe riferito ai militari dell’Arma che il brigatista rosso Prospero Gallinari si sarebbe incontrato a Roma il 15 novembre del 1977 con un pregiudicato al quale avrebbe proposto di partecipare ad un eclatante sequestro di persona a sfondo politico?
Come si fa a non ipotizzare che quanto è accaduto durante il G8 a Genova nel luglio del 2001 all’interno della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto si debba ai suggerimenti propugnati dall’ex presidente della Repubblica?
Di certo, il silenzio assordante che ha accompagnato le esternazioni di Cossiga non rappresenta un buon viatico per quello che ancora continua a definirsi un Paese democratico.
Toni Baldi

Fonte: http://www.liberoreporter.it
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29.10.2008

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