DI PATRICK COCKBURN
Counter Punch
Uno sciopero generale di 48 ore, che
ha avuto inizio mercoledì, ha paralizzato la Grecia la scorsa settimana
e ha seminato dubbi sulla effettiva capacità di un governo, che
non gode più di alcuna popolarità, di attuare le riforme richieste
dall’Unione Europea in cambio di un nuovo piano di salvataggio.
Giovani dal volto coperto con maschere
nere hanno scagliato pezzi di marmo e bombe fatte con benzina contro
la polizia in assetto anti-sommossa davanti al palazzo del parlamento
nel centro di Atene. La polizia ha risposto con granate assordanti e
gas lacrimogeni durante i numerosi scontri che ci sono stati dopo le
manifestazioni di massa nelle vie limitrofe al palazzo del parlamento,
dove i contestatori hanno chiesto la fine degli aumenti delle tasse
e dei tagli agli stipendi che li stanno riducendo alla povertà. Pennacchi
di fumo nero acre si sono levati dai cassonetti di rifiuti non raccolti
infiammati e si sono mescolati con il fumo bianco delle nuvole di gas
lacrimogeno. Pezzi di roccia e vetri rotti erano sparsi per tutte le
strade intorno al parlamento.
“Stiamo tornando al livello
di vita in cui vivevano i nostri nonni”, ha detto Eliza Giannakaromi,
che marciava con i dipendenti comunali. Sta succedendo a tutti i livelli
sociali: così Georgiou Stelios, un operatore ecologico che mostrava
uno striscione lì vicino, ha dichiarato: “Vogliamo cacciare
questo governo. Guadagnavo 1.200 euro al mese ed ora ne guadagno 700.
Dovrebbero dare la caccia agli evasori fiscali e non a noi.”
Circa 100.000 persone hanno marciato
lungo le strade di Atene. Alcuni dei partecipanti hanno cercato di far
abbassare il cappuccio a chiunque ne indossasse uno, accusando coloro
che si rifiutavano di essere anarchici o agenti di polizia sotto copertura.
In serata, la guerriglia urbana si era estesa anche giù verso Ermou,
una strada famosa per lo shopping.
Ma non è sicuro che un governo
profondamente sfiduciato possa attuare riforme che la gente ritiene
che siano imposte dai governi e della banche straniere.
Questa perdita di sovranità è
profondamente sentita. Un pensionato, che ha detto di chiamarsi Nikos,
mentre stava sventolando una grande bandiera greca blu e bianca, ha
dichiarato: “Mio figlio da lunedì
lavorerà nell’esercito e non so
se essere felice o triste.”
Lo sciopero generale e il voto parlamentare
sulle riforme richieste dai creditori internazionali si sono tenuti
prima che si tenesse una riunione tra i dirigenti dell’Unione Europea,
in cui dovrà essere approvato un aiuto alla Grecia di 8 miliardi
di euro; senza quest’accordo, il Paese sarà a corto di soldi entro
novembre. In parlamento il Ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos,
ha detto ai parlamentari che la Grecia non aveva altra scelta che accettare
di affrontare nuovi sacrifici. “Dobbiamo spiegare a queste persone
indignate che vedono le loro vite cambiare che quello che sta ora accadendo
non è ancora la fase peggiore della crisi“, ha detto: “È
uno sforzo angoscioso e necessario per evitare l’ultimo, più profondo
e più duro livello della crisi. La differenza tra una situazione difficile
ed una catastrofe è immensa.“
Ma per molti greci la catastrofe è
già avvenuta e le proteste vedono sempre più coinvolti persone
ben istruite appartenenti alla classe media. Lo sciopero di ieri ha
visto partecipare, insieme ai tassisti, ai lavoratori portuali e ai
netturbini, i controllori del traffico aereo, i funzionari del fisco,
i farmacisti e i medici. Le scuole sono state chiuse e gli ospedali
sono stati aperti solo per i casi di emergenza. Lungo tutte le strade
di Atene ci sono cumuli di spazzatura non raccolta in decomposizione,
nonostante un ordine del tribunale che ha imposto al sindacato del servizio
pubblico la fine dello sciopero.
I piccoli imprenditori e i professionisti
hanno sempre più dubbi sulla possibilità che una severa austerità
serva a ottenere qualcosa, se non a spingere ancor più la Grecia verso
la recessione. C’è anche una profonda sfiducia della classe politica.
Nicolas Kominis, un fotografo, ritiene che il governo avrebbe potuto
fare qualcosa di diverso dalla accettazione acritica delle richieste
del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione Europea e della
Banca Centrale Europea: “Il problema
è che nessuno si fida del governo o dell’opposizione, perché
la gente li biasima, innanzitutto, per l’avvio della crisi.
La sensazione che coloro che hanno
causato la crisi stiano scappando via sta danneggiando il governo. Uno
striscione portato alla marcia di ieri diceva: “Quando prevale
l’ingiustizia, allora resistere è un dovere.” Vasilis Zorbas,
un medico che è sindaco del distretto di Agia Paraskevi di Atene, ha
dichiarato: “I greci sono infelici a causa della impunità
di coloro che hanno accumulato soldi a loro spese.” Ha detto
di avere due figli disoccupati, la cui unica possibilità di avere un
futuro potrebbe essere l’emigrazione.
Un ex ministro del partito di governo
PASOK, che ha chiesto l’anonimato, ha dichiarato: “È questo
sentimento di mancata giustizia che sta facendo infuriare la gente.
Tutti conoscono i nomi dei ministri che si appropriavano di denaro pubblico
e hanno preso tangenti, ma nessuno li tocca.” È oggetto di
continua contestazione il fatto che i ministri e i deputati non abbiano
ridotto i propri stipendi in modo significativo, anche se il sistema
di bonus e indennità è così complesso che questo dato è di difficile
conferma.
I dirigenti della marcia hanno detto
che lo stereotipo secondo cui il settore pubblico greco ha un numero
di lavoratori in forte eccesso rispetto al resto dell’Unione Europea
non risponde al vero. Balasopoulos Themis, il capo della Federazione
pan-ellenica dei dipendenti delle organizzazioni degli enti locali,
ha detto che questa è propaganda e il numero dichiarato di 768.000
dipendenti pubblici su una forza lavoro di quattro milioni di persone
comprende anche l’esercito, la polizia e persino il clero.
Ha detto che il reddito complessivo
dei membri del suo sindacato è sceso del 40 per cento a causa
degli aumenti delle tasse e dei tagli salariali.
È improbabile che un governo etichettato
come egocentrico e corrotto possa porre in essere una vera riforma;
l’ex ministro ha detto che non aveva la forza politica per imporre il
cambiamento, dovendo fronteggiare interessi speciali molto forti. A
uno sguardo attento, la caratteristica più evidente delle riforme cui
è stata costretta la Grecia dai suoi creditori internazionali è la
distruttività e la futilità. I tagli salariali, gli aumenti delle
tasse, i tagli e i licenziamenti avallati la scorsa settimana dal Parlamento
di Atene serviranno solo a far sprofondare l’economia in una spirale
più profonda, anche se servono a ottenere gli otto miliardi di euro
dal fondo di salvataggio dell’Unione Europea. “Solo la perdita
di una guerra potrebbe essere peggiore di questa situazione“,
ha dichiarato un ex Primo Ministro di sinistra: “La cosa peggiore
è che nessun partito o gruppo politico in Grecia sta offrendo soluzioni
reali alla nostra crisi.”
A destra le lamentele sono simili.
Alla domanda se c’è la possibilità di una rivoluzione in
risposta ai disastri attuali, Simos Kedikoglou, un parlamentare del
partito dell’opposizione Nuova Democrazia, dice: “Vorrei che
ci fosse veramente una rivoluzione.” Egli sostiene che una
rivoluzione potrebbe almeno dare uno scopo e una direzione, ma “siamo
in uno stato di shock, e il pericolo, piuttosto,
è che avremo una rivolta sociale, perché
la gente ha perso la speranza.”
Le manifestazioni di massa e lo sciopero
generale di 48 ore che ha paralizzato la Grecia la scorsa settimana
sono stati un segno di quanto il popolo greco sia da lontano dall’accettare
le riforme imposte dalla Troika, costituita dal Fondo Monetario Internazionale,
dalla Banca Centrale Europea e dalla Commissione Europea, che sono invece
la ricetta giusta per un crollo permanente del tenore di vita. Le manifestazioni
di protesta sono diventate più grandi e più diversificate dal punto
di vista sociale. Donne elegantemente vestite che lavorano per le imprese
delle nuove tecnologie e funzionari di banca in pensione si mescolano
con disagio agli operatori ecologici e ai portuali, ma tutti protestano
per la stessa cosa: i loro redditi sono stati tagliati oltre il punto
in cui possono far quadrare i conti.
I greci sentono, probabilmente a ragione,
che la dimensione della loro calamità non è compresa da
parte del resto dell’Europa o, se lo è, gli europei pensano che essa
sia una punizione meritata per la loro avidità, pigrizia e corruzione.
“Pensano che siamo i parassiti dell’Europa?“, mi chiede
Sophia Giannaka, un parlamentare del partito al governo PASOK, il giorno
dopo che hanno votato con riluttanza per le riforme imposte dall’Unione
Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Lei dice che Nicolas Sarkozy
aveva detto al Primo Ministro greco, George Papandreou, che i Greci
“sono il virus che sta avvelenando l’Europa“.
La Grecia è sicuramente danneggiata
dalla percezione da parte dell’estero che il denaro che ha preso in
prestito e le sovvenzioni dell’UE abbiano finanziato un tenore di vita
sopra le righe. Gli articoli dei giornali stranieri sulla crisi greca
abbondano di parole come “sprechi aberranti” e “forza
lavoro in eccesso“. Kedikoglou ha calcolato che il numero dei
lavoratori dipendenti dello Stato è di 1,2 milioni e che dovrebbe essere
portato a 600.000, ma è chiaro che questo non può essere fatto in
una volta.
Al quartier generale del sindacato
dei dipendenti comunali – uno degli obiettivi principali delle riforme
– il combattivo dirigente Themis Basalopoulos ha denunciato che i dati
riguardanti i lavoratori del settore pubblico sono stati grossolanamente
gonfiati e che sono pura propaganda. Come già sottolineato, suggerisce
che il numero sempre citato dei 780.000 dipendenti pubblici, “comprende
i soldati, i poliziotti e persino i sacerdoti“. Ha aggiunto
che reddito di questi lavoratori è stato tagliato del 40%.
Basalopoulos è a capo dei 22.000
lavoratori del settore della raccolta dei rifiuti nella regione di Atene,
il cui sciopero ha lasciato lungo le strade cumuli di spazzatura. Il
governo sta cercando di porre fine allo sciopero con l’emanazione
di ordinanze del tribunale e l’uso di aziende privati, ma, a dimostrazione
della crescente incapacità delle autorità di farsi rispettare, tutto
ciò non si è dimostrato efficace.
Sotto le finestre dell’ufficio di
Basalopoulos, da ogni quartiere di Atene i manifestanti si assembrano
dietro i loro striscioni. Sono pochi i ventenni e molti i quarantenni
e i cinquantenni, a dimostrazione che sono pochi i greci che vogliono
lavorare con le mani. Gran parte degli sforzi economici dei genitori
sono stati spesi per le ripetizioni per i figli, per farli andare all’università
o per ottenere qualifiche professionali. Ma, all’implodere dell’economia,
proprio i lavori altamente qualificati stanno scomparendo. “Le
giovani generazioni non hanno un futuro“, afferma Kedikoglou.
“Non hanno neppure una speranza. Le nostre menti migliori stanno
andando all’estero. Se avessi 25 anni e stessi studiando all’estero,
non farei mai ritorno in Grecia.”
Nessuno di questi problemi economici
e sociali profondamente radicati sarà risolto con le prescrizioni
della Troika. Queste aumenteranno le tasse e amplieranno la base imponibile
ma, in uno stato di recessione profonda, le entrate fiscali saranno
minori del previsto. La Grecia dovrebbe cercare di attirare più turisti,
ma i ristoranti sono sempre più costosi a causa di un forte aumento
dell’IVA.
Vi è un ulteriore motivo per
cui le riforme imposte dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale
(aumenti delle tasse, tagli ai servizi pubblici, la sospensione della
contrattazione collettiva, 30.000 lavoratori dei servizi pubblici sospesi
e la base imponibile allargata) non possono preannunciare un reale cambiamento.
Vengono imposte da persone che i Greci biasimano per il cattivo governo
del paese e per la corruzione dilagante. Nessuno di loro è stato arrestato.
Gli ex ministri fanno la bella vita delle proprietà più lussuose di
Atene. Tutti parlano con rabbia dell’immunità della classe politica.
“Una sensazione di ingiustizia
incombe sulla Grecia e fa arrabbiare la gente ancor più
delle misure di austerità“, ha detto la signora Giannaka.
Lei è visibilmente a disagio per il fallimento del suo partito, che
non ha punito noti malfattori. Ammette che il partito “non
è stato in grado di creare un senso di giustizia“.
Una soluzione ovvia alla mancanza di
legittimità del governo sarebbe stata una nuova elezione. L’opposizione
lamenta che Papandreou ha minimizzato la crisi nelle ultime elezioni
del 2009. Inoltre, egli sta distruggendo lo stato sociale che il PASOK
ha creato negli ultimi trent’anni. “Stanno uccidendo il proprio
figlio“, ha detto Kedikoglou. La signora Giannaka ammette:
“Il sogno socialista della Grecia nel 1990
è stato completamente distrutto.”
Questo lascia il partito al governo
senza identità e in uno stato di grande impopolarità ma,
con 153 seggi su 300 in parlamento, ha tutte le ragioni per evitare
le elezioni.
Per il momento, il governo asseconda
debolmente tutto quanto suggerito dalla Troika, ma l’attuazione di queste
manovre è lenta ed episodica. L’isolamento del governo stesso
cresce e il parlamento è sotto assedio dalla scorsa settimana. I greci
stanno ancora cercando di accettare i cambiamenti che hanno ridotto
molti di loro in povertà nella speranza di evitare la rovina totale,
ma non capiscono perché dovrebbero pagare anche se il disastro personale
sarà inevitabile. Perché, si chiede un politico, dovrebbe “interessare
ai Greci se la Grecia va in bancarotta se loro stessi sono in bancarotta?”
Fonte: Fury Mounts Among Greek People
24.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA