THE SAKER
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Abbiamo qualche notizia in più sul tipo di batterie di S-300 che i Russi hanno consegnato ai Siriani: i Russi hanno convertito un certo numero di sistemi S-300PM e S-300P2 alla versione destinata all’esportazione S-300PMU-2 “Favorit” che, tra l’altro, è anche la versione russa destinata ai Siriani e ai Cinesi. Il sistema usa il missile 48N6E2 ed ha una portata ufficiale di 195 km. Tralascio il resto dei dettagli tecnici e dirò solo che questa è una modifica recente, che conferisce al sistema ottime capacità, per cui, tutte le voci sul fatto che i Russi avrebbero fatto arrivare delle versioni antiquate di S-300 sono (come al solito) da considerarsi false. Questa non è la prima volta che i Russi consegnano sistemi di difesa in grado di “mettere la museruola” ad Israele: nel 1983 l’URSS aveva fornito alla Siria un certo numero di sistemi di difesa aerea 200VE “Vega-E” (SA-5b) che avevano limitato in modo significativo le operazioni israeliane sopra e anche attorno (gli AWACS) alla Siria.
Insieme alle contromisure elettroniche, anch’esse arrivate dalla Russia, questi sistemi di difesa aerea hanno chiaramente avuto un impatto sulle operazioni israeliane e statunitensi. Mentre gli Americani ammettono che questo, per loro, costituisce un problema, gli Israeliani, come al solito, da una parte hanno protestato contro questa fornitura e, dall’altra, si sono vantati di non preoccuparsene affatto, aggiungendo che avrebbero continuato a bombardare la Siria tutte le volte che ne avessero avuto la necessità. Gli Israeliani hanno anche dichiarato che, se fossero stati presi di mira dei loro aerei, sarebbero stati pronti ad uccidere il personale russo [addetto alle batterie].
Tutto come da copione, eccettuato il fatto che, fino ad ora, gli Israeliani si sono tenuti alla larga dai cieli siriani (ricordatevi che, secondo fonti israeliane, nel 2017 l’IDF ha compiuto più di 200 azioni sulla Siria, grosso modo un attacco ogni due giorni!).
Questa volta, non solo gli Israeliani si trovano di fronte un sistema di difesa aerea molto più efficace, ma uno dotato anche di elevata mobilità e perciò molto più difficile da localizzare, cosa che complicherà assai gli attacchi futuri. Inoltre, dal momento che un singolo battaglione di S-300PMU2 può inseguire 300 bersagli a lunga distanza (ed ingaggiarne 36 simultaneamente con 72 missili), i Siriani miglioreranno enormemente le loro capacità di allerta rapida e diventerà molto più difficile per Israele effettuare con successo attacchi di sorpresa contro la Siria.
Prima o poi, comunque, possiamo star certi che sia Israele che gli Stati Uniti dovranno cercare di colpire nuovamente la Siria, se non altro per motivi di pubbliche relazioni. Infatti, non dovrebbe risultare loro troppo difficile, ed ecco perché:
Per prima cosa, e contrariamente a quanto si afferma di solito, in Siria non ci sono abbastanza S-300/S-400 per “blindare” veramente lo spazio aereo siriano. Certo, i Russi hanno, di fatto, creato una no-fly-zone al di sopra della Siria, ma non una che possa reggere ad un attacco ampio e determinato. Quello che le forze combinate russe e siriane hanno finora realizzato è stato negare alcuni specifici segmenti dello spazio aereo sopra ed attorno alla Siria agli aggressori anglosionisti. Questo significa che [tali sistemi] sono in grado di proteggere alcuni specifici obbiettivi di alto valore strategico. Comunque, una volta che Americani ed Israeliani si saranno fatti un’idea di che cosa è stato dispiegato e dove, e di come funziona questa rete integrata di difesa aerea, saranno in grado di pianificare attacchi che, senza essere tremendamente efficaci, verranno fatti passare dalla loro macchina propagandistica come grossi successi per gli Anglo-Sionisti.
In secondo luogo, le operazioni di difesa aerea sono sempre una questione di numeri. Anche assumendo che ogni missile difensivo abbia una probabilità di far centro uguale ad uno (un missile in arrivo distrutto per ogni missile lanciato), non si possono certo abbattere più missili di quelli che è possibile sparare prima di esaurire le scorte. Gli USA/NATO/CENTCOM possono, se occorre, utilizzare, in un attacco di saturazione, molti più missili di quanti ne abbiano a disposizione i Russi per la difesa. E’ improbabile che questa situazione possa cambiare in un prossimo futuro.
Terzo, gli USA/NATO/CENTCOM/IDF dispongono di tutte le sofisticate contromisure elettroniche che potrebbero permettere loro di tentare di disturbare le capacità di individuazione e di tiro dei Russi, specialmente se negli attacchi venissero utilizzati velivoli a bassa impronta radar (come F-22, F-35, B-1B, ecc.). Aerei (e missili) poco rilevabili ai radar non devono operare da soli e, nella realtà, vengono spesso impegnati con il supporto di intense contromisure elettroniche.
Infine, l’Impero dispone anche di armi a lunga portata che potrebbero essere usate per colpire la Siria (come i missili da crociera aviolanciati AGM-158 JASSM a bassa sezione radar), sopratutto insieme a contromisure elettroniche e ad un attacco condotto da lontano con missili antiradar.
Così, tutto quello che, in realtà, gli Anglo-Sionisti devono fare è essere molto cauti nella scelta e nell’avvicinamento ai bersagli, usare aerei e missili a bassa impronta radar con un’adeguata copertura di contromisure elettroniche e utilizzare infine un numero di missili sufficiente a garantire l’apparenza che l’Impero abbia sconfitto i Russi e le difese aeree siriane.
A giudicare dai loro recenti attacchi contro la Siria, Stati Uniti ed Israele sono molto più preoccupati dal bisogno di apparire molto potenti, efficaci e quasi invulnerabili, che dal raggiungimento vero e proprio di qualche obbiettivo militare significativo. Naturalmente, questa necessità di apparire invulnerabili significa anche che gli Anglo-Sionisti, in realtà, non si possono permettere la perdita neanche di un solo aereo, da qui la loro attuale riluttanza a mettere alla prova le capacità della difesa aerea siriana.
Prima o poi, gli Israeliani dovranno comunque tentare di “battere gli S-300”, come si suol dire.
Il fatto è che gli Israeliani, in realtà, non hanno nessun’altra alternativa valida. Il problema non è tanto di natura tecnologica, quanto, in realtà, una questione squisitamente politica.
Supponiamo che gli Israeliani portino a termine con successo un attacco contro un obbiettivo importante (se il loro attacco fosse simbolico, Russi e Siriani potrebbero limitarsi a rispondere con le solite denunce e proteste, ma senza vere azioni pratiche). Che cosa farebbe allora la Russia? Beh, i Russi (Shoigu, nello specifico) hanno già fatto sapere che, se fosse necessario, incrementerebbero il numero delle batterie di S-300 (con i relativi sistemi di supporto) già presenti in Siria. Così, l’effetto principale di un attacco riuscito contro la Siria sarebbe quello di rendere le operazioni successive ancora più difficili da pianificare e da eseguire. Sarebbe questo un risultato davvero desiderabile per gli Israeliani? Non penso proprio.
Se ogni attacco degli Israeliani portato a termine con successo rendesse sempre più ardui quelli successivi e aumentasse il rischio per i velivoli israeliani, quale sarebbe il senso di simili azioni belliche? Esistono veramente in Siria bersagli talmente preziosi, la cui distruzione da parte dell’IDF giustificherebbe un ulteriore degrado della situazione in Siria? Viceversa, se voi foste siriani (o iraniani) non vorreste che gli Israeliani attaccassero la Siria (o anche le stesse batterie di S-300) abbastanza seriamente, in modo da costringere i Russi ad inviare ancora più sistemi di difesa aerea (non necessariamente S-300, tra l’altro!)?
Proprio come era successo con Hezbollah in Libano (alla cui nascita aveva contribuito l’invasione israeliana del Libano del 1982) e l’ascesa al potere, come capo del movimento, di Hassan Nasrallah (che l’omicidio di Abbas al Moussawi, da parte degli Israeliani nel 1992, aveva portato alla carica di Segretario Generale dell’organizzazione), gli Israeliani ogni volta riscoprono l’acqua calda: anche se la forza bruta e la violenza sembrano essere efficaci nel breve periodo, a medio e lungo termine falliscono inesorabilmente, a meno che non vengano accompagnate da significative misure politiche. La grande, assiomatica verità che gli Israeliani rifiutano ostinatamente di riconoscere è che la vera sicurezza è sempre collettiva (una cosa che i Russi stanno ripetendo da anni). Nel caso della Siria, per Israele sarebbe molto, molto meglio negoziare un qualche tipo di accordo con Russi, Siriani ed Iraniani (anche in via ufficiosa!) piuttosto che cercare di prevalere bombardando obbiettivi in Siria.
Mi verrebbe anche da dire che, visto che la presidenza Trump sta accelerando in modo drammatico il rateo di caduta dell’Impero Anglo-Sionista, gli Israeliani dovrebbero iniziare a pianificare, per quanto riguarda la loro politica regionale, il coinvolgimento di altri protagonisti. La verità è che gli Stati Uniti non sono più in posizione tale da continuare a giocare un ruolo chiave nella politica del Medio Oriente e che decenni di spregevole sottomissione all’agenda dei Likudnik hanno irreparabilmente danneggiato la credibilità e l’influenza americana in Medio Oriente (e nel resto del mondo).
Paragonerei la consegna alla Siria delle batterie di S-300PMU-2 “Favorit” ad un’apertura degli scacchi o ad una mossa irreversibile come l’arrocco: non basta, da sola, a decidere l’esito della partita, ma crea un contesto di riferimento a cui entrambi i giocatori devono adeguarsi. Per i Russi, il passo successivo è abbastanza ovvio: continuare a fornire alla Siria sistemi antierei di tutti i tipi (soprattutto ancora Pantsir), con l’intento finale di riuscire a proteggere l’intero spazio aereo siriano da tutti gli attacchi israeliani o statunitensi. Gli elementi principali di un sistema di difesa aerea multistrato sono già dispiegati, alla Siria ne occorre solo un numero maggiore. Ho buone speranze che la Russia li fornisca.
The Saker
Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/s-300-in-syria-a-preliminary-assessment/
09.11.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org